Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: il muffin di tomlinson    14/10/2012    9 recensioni
«Scusami per il tono della mia amica» disse sottolineando l’ultima parola, come se avesse voluto farle capire qualcosa
La ragazza fissò il giovane, cercando di capire il motivo di quelle scuse, ma non ne trovò nessuno, in fondo di sicuro non ci stava provando con lei, insomma era una cameriera e da come era vestito lui, di sicuro, i soldi non gli mancavano e neanche le ragazze da portare a letto, visto la ragazza bionda cotonata che aveva portato a cena quella sera.
«Fa...nulla» rispose balbettando, sentendosi in difficoltà, sentendo quei due occhi scuri puntati su di sé.
«Mi dispiace Effy» sussurrò accennando un sorriso, facendole perdere un battito del suo cuore che sarebbe potuto esplodere all’istante se solamente lui avesse sorriso di nuovo.
Non poteva essere vero, un ragazzo, con solamente due parole, le aveva tolto la forza di parlare.
Non seppe cosa dire e l’unica cosa più normale che le apparve di fare, fu tornarsene in cucina e lasciare il giovane da solo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A voi che leggerete questa storia.







La ragazza osservava il cielo scuro di notte.
La pioggia fredda bagnava velocemente le strade di quella città fredda e buia, bagnando anche la giovane che si era ritrovata all’aperto, lontana da casa, senza un ombrello nel bel mezzo di un temporale.
Odiava la pioggia, odiava quelle gocce bagnate che la facevano innervosire.
Quando c’era la pioggia tutto diventava buio e l’unica cosa felice del suo paesino scompariva, il sole se ne andava e lasciava spazio al buio e lei odiava il buio, odiava non vedere cosa il mondo le offriva.
Elisabeth osservò il cielo grigio che le si prospettava davanti agli occhi.
Osservò le piccole gocce di acqua calare giù dal cielo e quando trovò finalmente un tetto sotto cui ripararsi andò al sicuro.
Un brivido le percorse tutto il corpo, quel leggero golfino zuppo d’acqua non serviva a nulla, come d’altronde quel portico sotto al quale si era messa, la pioggia continuava ad arrivare.
L’unico lato positivo di quelle gocce noiose e fastidiose era il fatto che poteva piangere quanto poteva, poteva lasciar scorrere le lacrime sul suo volto senza che nessuno se ne accorgesse, come se qualcuno mai se ne sarebbe potuto accorgere, in fondo lei era la ragazza sfigata che non veniva considerata da nessuno.
Lei era quel tipo di persona invisibile che in ogni posto in cui andava non veniva considerata, nessuno sentiva mai la sua presenza, nessuno conosceva il suo nome o la sua storia, nessuno sapeva nulla di lei, ma in fondo a lei tutto ciò non dispiaceva, preferiva vivere sola che insieme ad una massa di deficienti che non la capivano.
Aveva sedici anni, tanti dolori alle spalle e tanti dolori futuri, aveva una vita piena di errori, sbagli, azioni che ora non vorrebbe ricordare, ma non se ne pentiva.
Della sua vita non sapeva che dire, non sapeva se ritenersi fortunata o sfortunata.
Si riteneva sfortunata perché aveva problemi di peso, perché odiava il suo corpo, perché era invisibile, perché nonostante tutto le dava fastidio non essere considerata.
Non aveva amici, molte delle volte quando lei arrivava le persone se ne andavano, cambiavano lato della strada conoscendo parte della sua storia, conoscendo la sua famiglia.
Il suo problema era la famiglia, sua madre, lei era solamente figlia di una prostituta rimasta incinta a diciassette anni, lei era l’errore per tutti.
Tutti stavano alla larga da lei e per questo aveva iniziato a pensare che fosse invisibile, anche se sapeva alla fine che tutti conoscevano il suo nome, sapeva che tutti sapeva che si chiamava Elisabeth Stonem, ma tutti facevano finta di non saperlo.
Si odiava, odiava essere figlia di una prostituta drogata, odiava essere figlia di un uomo che non si era mai fatto vedere, odiava la sua famiglia, odiava la sua vita, ma amava essere nessuno.
Un giorno se ne sarebbe andata da East Bowling, un giorno se ne sarebbe andata nella capitale ed avrebbe fatto ciò che amava, almeno lo sperava.
Le gocce lentamente diminuirono, le nuvole se ne andarono e lasciarono spazio ad un cielo stellato.
Effy, come amava farsi chiamare, chiuse gli occhi e respirò lentamente per qualche secondo, sentendo il profumo della pioggia.
Lentamente riaprì gli occhi e dopo aver tirato un lungo sospiro si alzò e lentamente andò verso casa sua, dove sua madre, probabilmente dopo aver finito il suo lavoro, la aspettava con un po’ di insalata della settimana prima.
Ancora quella sera avrebbe mangiato poco, ancora quella sere avrebbe mangiato qualcosa che l’avrebbe fatta vomitare e stare ancora male.
Per qualcuno sarebbe stato qualcosa impossibile da sopportare, per lei era normale, preferiva spendere i soldi per i vestiti, almeno cercando di fingere di essere normale come gli altri, al posto di mangiare bene, era meglio così, credeva lei, non c’era un giusto un sbagliato, era la sua scelta e tutto questo doveva andare avanti così, purtroppo, perché sapeva che nulla sarebbe cambiato, nulla.
 
«Al tavolo due ti aspettano due ragazzi»esclamò il capo della ragazza, distogliendola dai suoi pensieri.
Ricordati che questi soldi ti servono, Effy pensò la ragazza, stringendo il vassoio che teneva fra le mani, cercando di mantere la calma e di non piantare l’oggetto in faccia al capo
La mora si diresse verso il luogo indicato e ripetè le solite parole che ogni giorno diceva
«Benvenuti alla ‘Pizzeria Italia’, posto con tipici piatti italiani, io sono Effy e sarò la vostra cameriera, cosa desiderate? »chiese con un falso sorriso stampato in viso che ero obbligata a sfoggiare se non voleva essere licenziata all’istante
Osservò i due ragazzi davanti a lei, un ragazzo sulla ventina ed una ragazza che doveva avere la sua età o essere più grande.
Lui il tipico ragazzo moro, con occhi stupendi, magro e non molto alto, lei quella che pensa solo alla linea, che non ha nulla di speciale, ma che tutti adoravano perché apre le gambe facilmente.
«Vorrei una pizza alla marinara, per piacere»disse il giovane con tono gentile, accennandole un sorriso e togliendole il respiro per qualche secondo, facendole notare che il suo sguardo si posò su tutto il suo corpo.
«Io un’insalata con pomodorini freschi, insalata fresca e cipolla, quella di Tropea e olio, ovviamente d’origine controllata e aceto di mele»disse la ragazza al suo fianco con tono autoritario, guardandola con aria altezzosa.
«Subito»sussurrò, andandosene all’interno della cucina, cercando di trattenere la rabbia dentro di sé, quella rabbia che da anni cercava di non tirar fuori, avendo paura di dire cose troppe brutte, non volendo far sentire troppo la sua presenza.
Le facevano male le mani, la notte precedente aveva riparato sette macchine nell’officina davanti a casa sua ed ora sentiva un dolore atroce alle dita, facendo fatica a tenere tutto ciò che le passava fra le mani.
«Effy, il tavolo di prima, ti vogliono»disse la voce seria del suo capo che la stava squadrando da testa a piedi, osservando il suo corpo con aria pervertita.
La mora sbuffò e tornò al suo tavolo, solo che questa volta c’era solo il ragazzo.
«Scusami per il tono della mia amica»disse sottolineando l’ultima parola, come se avesse voluto farle capire qualcosa
La ragazza fissò il giovane, cercando di capire il motivo di quelle scuse, ma non ne trovò nessuno, in fondo di sicuro non ci stava provando con lei, insomma era una cameriera e da come era vestito lui, di sicuro, i soldi non gli mancavano e neanche le ragazze da portare a letto, visto la ragazza bionda cotonata che aveva portato a cena quella sera.
«Fa...nulla»rispose balbettando, sentendosi in difficoltà, sentendo quei due occhi scuri puntati su di sé.
«Mi dispiace Effy»sussurrò accennando un sorriso, facendole perdere un battito del suo cuore che sarebbe potuto esplodere all’istante se solamente lui avesse sorriso di nuovo.
Non poteva essere vero, un ragazzo, con solamente due parole, le aveva tolto la forza di parlare.
Non seppe cosa dire e l’unica cosa più normale che le apparve di fare, fu tornarsene in cucina e lasciare il giovane da solo.













Image and video hosting by TinyPic
Effy Stonem







Buonasera gente, sono sempre la solita rompicoglione che arriva per scrivere, ma se qui non pubblico storie, a che cavolo mi sono iscritta?
Va beh, evito di fare dialoghi da sola inutili e passo ai fatti.
Allora che dire?
Beh questa storia la dedico ad una ragazza che ho conosciuto attraverso EFP, una ragazza che scrive divinamente e tra l'altro vi consiglio di leggere le sue storie, anche se penso che le conoscerete già, non è una sconosciuta come me, comunque lei è
jawaadhugsme una persona a dir poco fantastica, a cui mi sono affezionata moltissimo.
Lei, in questa storia, sarà la protagonista.
Spero che vi possa piacere e spero che qualcuno la considererà.
Aggiornerò una volta lla settimana.
Prossimo aggiornamento mercoledì sera, se avrò tempo.
Un bacio, il muffin di tomlinson

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: il muffin di tomlinson