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Autore: Aelin_    14/10/2012    5 recensioni
Steve ha una richiesta e Tony non è sicuro di poterla esaudire.
Post!Avengers, è presente anche Peter Parker.
Tony\Steve.
Che altro dire?
Leggete. Mica vi spoilero qualcosa!
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tony alzò gli occhi dal marchingegno che stava costruendo quando sentì la porta del laboratorio richiudersi.
Un attimo dopo, due forti braccia lo stava cingendo da dietro, portando la sua schiena a contatto con un petto tonico. Chiuse le palpebre, esalando un lieve sospiro, e reclinò la testa sulla spalla di Steve, che, con un lieve sorriso, gli baciò dolcemente il collo.

“Salve” mormorò il capitano, facendo alzare in piedi il suo amante e stringendolo meglio a sé. “Strano che tu sia sveglio a quest’ora”

Tony fece saettare lo sguardo verso l’orologio sulla parete. Le 14. “Ah ah, divertente” mise su il broncio, dandogli uno scappellotto.
Steve sorrise, gli occhi azzurri luminosi e i capelli biondi resi più chiari dalla luce artificiale delle lampade al neon. “Ehi, mica è colpa mia se il signor Stark ha la malsana abitudine di alzare alle tre del pomeriggio” scherzò, chinandosi in avanti per reclamare un lieve bacio. Tony si protese in avanti per prolungarlo, ma il soldato si tirò indietro.

“Che ci fai qui, comunque? Odi scendere nel mio laboratorio” chiese il miliardario, assottigliando gli occhi. Se Steve era venuto fino a lì e non si era ancora lamentato, significava che gli serviva qualcosa. Non riuscì a soffocare un moto di interesse dentro di sé. Forse poteva ottenere delle coccole extra.

“Mmh, ci dev’essere per forza un motivo per il quale voglio vedere il mio fidanzato?” ribatté l’altro sfacciato, evitando il suo sguardo. Si mise a giocherellare con un cacciavite, appoggiando il bacino contro il tavolo.

Tony scosse le spalle, apparentemente ritornato alla sua occupazione precedente. Interiormente, invece, fremeva dalla curiosità. Non aveva mai visto Steve così nervoso per qualcosa. Certo, il soldato lo stava nascondendo bene, ma lo vedeva nei suoi gesti, nella postura, sul viso. Dopo un anno che stavano insieme, lo conosceva piuttosto bene.

“Senti…” iniziò il capitano, e Tony dovette reprimere un sorriso. “Ti ricordi Peter?”

Il miliardario corrugò leggermente la fronte. Peter… conosceva un sacco di Peter, ovviamente, ma nessuno gli balzava all’occhio. C’era Peter l’autista, Peter il fattorino, Peter il ragazzino di dodici anni che aveva incontrato l’altra volta e che lo aveva guardato con occhi adoranti, chiedendogli se era davvero lui Iron Man… Sbuffò. C’era ancora gente che non ci credeva, nonostante tutto quello che era successo negli ultimi anni.

Vedendo la confusione nei suoi occhi, Steve sbuffò di rimando. “Peter Parker” chiarì.

Ah. Quel Peter. Quel ragazzino di sedici anni straordinariamente intelligente che passava ore nel suo laboratorio, aiutandolo nei progetti. Come aveva fatto a non pensarci prima?

“Sai che siamo molto amici, no?” cominciò l’altro, grattandosi leggermente la nuca.

Che cavolata.

Quei due semplicemente si adoravano. Non facevano altro che stare insieme, andavano in palestra insieme, si allenavano insieme, Steve lo accompagnava a scuola e poi lo andava a riprendere. Gli faceva pure lezioni di storia su quello che ricordava della guerra, cavolo! Se Peter non fosse stato così giovane, Tony sarebbe stato geloso marcio.

“Che è successo? Si è messo nei guai? Posso risolvere tutto, lo sai” rispose, abbassando gli occhi sulle armi che stava progettando. Fury gli aveva chiesto gentilmente se poteva creare un nuovo armamento per la Vedova Nera e Occhio di Falco, e lui aveva accettato. Non che avesse qualcosa da fare, ultimamente. Le Stark Industries andavano a gonfie vele, da quando vi aveva messo Pepper a capo, e in quel periodo non aveva battaglie da combattere, e ciò significava che l’armatura avrebbe preso un po’ di polvere, se quel ferro vecchio non avesse avuto l’ordine di spolverarla ogni giorno. D’altronde, la polvere a lungo andare poteva infilarsi nelle intercapedini e provocare malfunzionamenti.

“Niente di tutto questo. Sai che è un ragazzo tranquillo. ”

“Tranne quando va in giro a testa in giù per la città” lo corresse Tony, sistemando il caricatore di una pistola. Il silenzio che seguì la sua affermazione lo insospettì, costringendolo ad alzare lo sguardo. Steve aveva gli occhi rivolti a terra, il labbro inferiore mordicchiato dai denti, e le braccia incrociate. Sembrava combattuto.

“Ehi, cos’è successo?” chiese il miliardario, cominciando a preoccuparsi. Posò sul tavolo tutto quello che stava facendo e dandogli totale attenzione.

“Sua nonna è morta, ieri sera” disse infine Steve, alzando lo sguardo verso di lui. “Stamattina era veramente distrutto, non me la sentivo di farlo allenare, non in quelle condizioni” si mordicchiò l’interno della guancia, indeciso. “Non ha più nessuno” concluse infine.

Tony si grattò il dorso della mano, schiarendosi la voce. Gli dispiaceva, certo. Gli dispiaceva come amico di Peter, non come conoscente della sua parente. “Posso dargli una casa, e tutti i soldi che vuole. Beh, magari non tutti, ha ancora sedici anni, per Dio” mormorò, sovrappensiero.

“È questo il punto. Ha solo sedici anni. Ha bisogno di una famiglia”

Tony guardò Steve, non capendo dove voleva arrivare. L’altro lo stava guardando implorante, cercando di fargli capire cosa voleva intendere. Aveva bisogno di una famiglia, certo. E loro l’avrebbero aiutato a crearsela, certo, d’altronde Steve era un po’ un padre per lui, e quin-

“No, non puoi chiedermi questo” esclamò Tony, allontanandosi un po’ e allargando le braccia.

“Tony, sì ragionevole. Questa casa è talmente grande che ancora mi ci perdo, nonostante ci risieda da dieci mesi ormai. Hai talmente tante stanze che puoi invitare tutti i Vendicatori al completo e avanzerebbero comunque. Sei talmente ricco che mantenere una persona in più non farebbe praticamente differenza. Qual è il problema? ” chiese. Aveva parlato talmente veloce che alla fine aveva il fiatone.

“Non possiamo adottarlo! Ha bisogno di una famiglia vera, di una donna che si prenda cura di lui, e io non so fare il padre. E neanche tu!”

“Peter è un ragazzo intelligente e straordinariamente adulto per la sua età. Ha solo bisogno di una casa dove tornare la sera e di persone attorno a lui che gli vogliono bene! Non dovresti fare il padre, come non dovrei farlo io. Dovremmo solo stargli vicino come amici. E Pepper è abbastanza materna da poter bastare addirittura per due genitori! Ha avuto a che fare con te, d’altronde! ”

“Quindi stai dicendo che io sono infantile!!” s’infiammò Stark, irrigidendosi.

“Non fare lo stupido, sai benissimo che non sei un bambino, nonostante il tuo comportamento! Dico solo che in passato eri molto più irresponsabile di adesso, e Pepper, tutta sola, se l’è cavata. Peter avrebbe noi tre! ”

Tony sospirò, massaggiandosi delicatamente le meningi. Non voleva litigare, era un cosa che odiava, nonostante accadesse abbastanza spesso. Sapeva che Steve lo amava, e sapeva di ricambiarlo appieno, cavolo, ma la vedevano diversamente su moltissimi aspetti, e questo portava a dei diverbi inevitabili. Come quello di qualche secondo prima.

“Ci penserò, ok?” concesse infine, stressato. “Dammi qualche ora per pensarci.”
 




Quella sera Tony cercò di evitare Steve con tutte le sue forze, arrivando addirittura a nascondersi dietro divani, porte o tende quando lo sentiva avvicinarsi. Era più forte di lui.

Adottare Peter… Non gli sarebbe dispiaciuto, non era quello il problema, quel ragazzo era fantastico e molto intelligente, e andavano d’accordo alla grande, loro due. Era più che altro che… Non era pronto ad assumersi una responsabilità così grande. Si parlava di adottare una persona, cazzo! Lui e il concetto di padre erano mondi paralleli che non si sarebbero mai incontrati!

“Tony” la voce calma di Steve, dietro di lui, lo fece sobbalzare. Come quel pomeriggio, le sue braccia lo strinsero, mentre il soldato lo attirava a sé per baciarlo. Il miliardario si rilassò quasi subito, sciogliendosi a contatto con le labbra dell’altro, mentre sentiva la ragione scivolare via.

Oh, al diavolo!!
 





1 anno dopo.
 
“Tony, calmati” Steve lo trattenne per un braccio, tirandolo poi verso di se per farlo sedere sul divano.

“Non è ancora tornato, Steve! Può essergli successo di tutto! Una ragnatela ha ceduto, è stato catturato, ha perso la presa, lo hanno picchiato… potrebbe essere morto!” Tony rabbrividì all’idea, la preoccupazione dipinta a chiare lettere sul suo viso.

“Non fare il melodrammatico! Sono solo le cinque di mattina” cercò di tranquillizzarlo il capitano, ricevendo in risposta un’occhiataccia ansiosa.

Il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva attrasse la loro attenzione.

Peter emerse dalla penombra, sbadigliando, sfilandosi la maschera e passandosi una mano tra i capelli arruffati. Poggiò le chiavi sul tavolo, troppo stanco per notarli.

“TU!” urlò Tony, alzandosi di scatto e dirigendosi ad ampie falcate verso l’adolescente che, sgranati gli occhi, si rannicchiò leggermente su se stesso. “Piccolo scapestrato, come osi farmi preoccupare in questo modo e rientrare a quest’ora?! Io…” sembrò combattuto, poi sbuffò e lo strinse forte al petto, mozzandogli il respiro. “Non farmi preoccupare mai più in questo modo” esalò, baciando la fronte del ragazzo.

Steve si appoggiò al muro con la spalla, un piccolo sorriso sulle labbra. Erano così dolci. Tony si era rivelato un padre eccezionale, forse migliore di tutti gli altri. Si era legato subito a Peter e lo considerava ormai come un figlio proprio.

“Sto bene, papà” mormorò Peter, la voce soffocata contro il petto del genitore. “Quel delinquente era più resistente del necessario…”

“Sei ancora andato a giocare con i delinquenti?! Ma hai idea di quanto è pericoloso?!”


Steve sbuffò una lieve risata, osservando Peter che subiva la paternale. Stark non sarebbe cambiato mai.






 
 
 
   
 
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