Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Emily999    14/10/2012    1 recensioni
Dopo aver fallito nel tentativo di diventare un grande cantante, mi sono laureato come avvocato.
Ho salvato circa quattro persone, eii sono ancora giovane.
Ma mi hanno detto che questo caso è molto più difficile dei soliti...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo aver fallito nel tentativo di diventare un grande cantante, mi sono laureato come avvocato.

Ho salvato circa quattro persone, eii sono ancora giovane.

Ma mi hanno detto che questo caso è molto più difficile dei soliti.

Entro nella stanza dove avrei incontrato la ragazza che  dovuto aiutare, una mia coetanea, 24 anni.

-Ciao- la saluto chiudo la porta alle mie spalle, poi mi volto per guardarla.

Canottiera bianca, braccia coperte di tatuaggi, orecchio destro pieno di pircing e dilatatori, jeans stretti e strappati , capelli biondi tagliati stile americana, piastrati  ma spettinati, quando alza lo sguardo vedo gli occhi di un'azzurro incredibile, sembra un oceano pieno di emozioni. La matita che ha messo intorno e internamente all'occhio le danno uno sguardo forte, sicuro, ma allo stesso tempo spaventato.

-Che c'è non ti siedi? - mi chiede scontrosamente ma trattenendo le lacrime. Mi siedo, sono lotano da lei ma è perché in quel momento mi trovavo li. Sbuffa ridendo leggermente

-Non preoccuparti non ho intenzione di ucciderti- disse guardandomi con gli occhi lucidi, è praticamente sdraiata sulla sedia con il braccio destro intorno allo schienale e le gambe allungate.

-Piacere Harry, Harry Styles. Sono il tuo avvocato- allungai la mano per stringere la sua. Lei prima la guarda storto poi la afferra stringendola leggermente, trema.

-Hai ucciso veramente tu quelle persone?- chiesi guardandola dritto negli occhi. Non so perché.. ma ero convinto che era innocente.

-Sei un avvocato o un poliziotto?- fa una specie di risatina  girandosi dall'altra parte per trattenere le lacrime.

-Devo saperlo non credi?-

-io non uccido!-disse voltandosi stringendo i denti e i pugni.

-Ti credo- dissi sorridendo e sfogliando le carte con scritto tutti i suoi dati.

-Cos'hai detto?- mi chiede tirando su la schiena e appoggiandosi con i gomiti sul tavolo

-Ho detto che ti credo- le risposi tranquillamente.

-e io credo che tu sia l'unico-

-Se collabori riusciremo a convincere anche gli altri- l'apostrofai.

Alza lo sguardo

-Qual'è la pena se non ci riusciamo?- 

-L'ergastolo- chiuse gli occhi stringendoli e mordendosi il labbro inferiore.

-Ce la farò- le dissi avvolgendo il suo pugno nella mia mano.

-Come mai non hai paura di me?- mi chiese stortando la testa verso destra

-Perchè? Dovrei forse averne?-

-Di solito una carcerata piena di tatuaggi vestita così non fa tenerezza- disse con una smorfia

-Io non guardo l'aspetto esteriore, sei debole dentro, hai paura, vedo il terrore nei tuoi occhi e si capisce anche che non hai il coraggio di uccidere, non sei stata tu, non sei la colpevole, lo vedo dai tuoi atteggiamenti, dal tuo sguardo quando incrocia il mio e dalla tua reazione quando ti ho detto la pena che dovrai scontare se non sarò in grado di salvarti- le sue guance si rigarono di lacrime, scorrevano una dietro l'altra rovinandole la matita che poco prima era perfetta. Si passava velocemente le mani sulle guance per asciugarle.

-Aiutami ti prego- disse tra le lacrime con un filo di voce. Mi limitai a guardarla con compassione, dovevo assolutamente provare la verità. Ma come…

 

 

Due settimane dopo

 

-Posso vederla?- chiesi alla guardia che controllava le celle.

-Chi sei?- mi chiese con aria dura.

-Il suo avvocato- dissi con un tono di voce fermo e sicuro. Lui mi squadrò da capo a piedi e poi aprì la cella.

Entrai in quella stanza buia e umida, la cercai con lo sguardo era seduta su quella specie di letto, abbracciava le sue gambe e nascondeva il viso.

-Ciao- cercai di attirare la sua attenzione, ma niente. Andai a sedermi accanto a lei tirando fuori le carte.

-Quanto è passato?- mi chiese con voce rotta

-Quindici giorni, scusa se non ho potuto aggiornarti prima, ma stavo lavorando al tuo caso e non ho avuto tempo per passare di qua. Come stai?-

Non mi rispose, dopo qualche secondo alzò lentamente il viso iniziando a tremare come una foglia, si girò verso di me.

-Che ti è successo?- chiesi scattando in piedi e avvicinandomi a lei prendendo il suo viso tra le mani

-Una guardia- si limitò a rispondere mentre mi guardava dritto negli occhi.

Iniziai a muovere lentamente il mio pollice sulla sua guancia come per consolarla, aveva una botta sulla fronte, a destra e il labbro spaccato.

- Cos'hanno deciso?-

-Andremo in tribunale settimana prossima, hanno trovato dei testimoni-

-Spero che i testimoni siano veri, e non gente che hanno pagato per incastrarmi- disse muovendo il viso e togliendolo dalle mie mani iniziando a piangere.

Chiusi gli occhi buttando leggermente la testa all'indietro, sentii improvvisamente il cuore pesarmi come mai. ha perfettamente ragione, è una cosa più che probabile.

-Harry posso chiederti una piacere ?- mi disse alzando nuovamente il viso verso l'alto per guardarmi

-Si, certo- sussurrai

-Puoi tornare a trovarmi prima del giorno di andare al tribunale?- sorrisi leggermente

-Certo- dissi risedendomi accanto a lei.

-Grazie- 

Stavo sistemando distrattamente i documenti perché pensavo a lei, intanto la beccavo a guardarmi alcune volte.

Si girava lentamente e appena mi voltavo anch'io distoglieva lo sguardo forse per la vergogna.

Sapevo che era finita li per errore, si voleva far vedere una ragazza dura, ma so benissimo che non lo è.

Vorrei solo abbracciarla e farle capire che ci tengo a lei, forse mi sono affezionato ad una mia cliente, non mi era mai successo.

-Tu credi nell'amore a prima vista?- mi chiese stranamente più tranquilla

-Si- ammisi

-Io fino a poco fa  no, ma credo di essermi innamorata- disse tutto d'un fiato

-.. della guarda che ti ha bicchierata?- chiesi corrugando la fronte sconvolto e voltandomi verso di lei

-Senti, so benissimo che non ricambi insomma.. una ragazza come me, una delinquente.. ma io credo di.. di essermi innamorata di te- disse chinando il capo

Aveva ragione, io non l'amavo. Ma sentire quelle parole mi procurò un brivido che mi attraversò la schiena. Lei capì e non disse niente.

-Ha finito?- mi chiese una guardia comparendo improvvisamente nella cella, annuisco mi volto verso di lei e la vedo spaventata.

Mi alzo salutandola quando improvvisamene scatta in piedi e mi afferra bruscamente un polso

-no no ti prego resta qui- si inginocchio per terra ancora stringendomi la mano. Capì subito che era quella la guardia che l'aveva picchiata.

Non potevo restare, le lasciai lentamente la mano allontanandomi, quell'uomo alto il doppio di me chiuse le sbarre, mi fermai ad osservarla piangere piegata in due per terra.

Sentii un peso enorme dentro di me, iniziai a respirare più velocemente e gli occhi mi iniziarono a bruciare. Me ne andai.

 

Una settimana dopo

 

Entrai a testa bassa consapevole di averla lasciata sola anche se le avevo promesso il contrario

-Senti… volevo scusarmi ma..-

mi fece segno di tacere, si alzò da terra con la testa sempre contro il muro, mi avvicinai a lei, eravamo talmente vicini che sentivo il suo respiro irregolare sbattere contro il mio collo, la sua mano si posa sul mio petto coperto da una camicia bianca.

-Non fa niente, capisco che non sia il miglior posto dove passare i pomeriggi- disse ridendo mantenendo lo sguardo basso, le alzai il viso con un dito.

-Non è questo..- la verità era orribile, tremenda non avevo il coraggio di digliela

-e cos'è allora?- chiese lei con gli occhi già lucidi. Sentii un nodo alla gola, come avrei fatto a diglielo? Perché dovevo farlo io?

Mi avvicinai a lei facendo sfiorare appena le mie labbra con le sue, le provocai brividi, risi leggermente per la sua reazione e lei fece lo stesso diventando rossa in volto.

-Mi ami ancora?- chiesi mettendo le mani contro il muro ai lati del suo viso

-Credo di si- ammise.

Mi riavvicinai a lei facendo sfiorare i nostri nasi, poi avvicinai lentamente la mia bocca semiaperta alla sua, le diedi un piccolo bacio assaporando il suo sapore,lei prese il colletto della mia camicia  avvicinandomi ancora, ci demmo un altro piccolo bacio ma poi mi fermai senza allotanarmi da lei..

-Devo dirti una cosa-

-Dimmi- mi spronò lei..

-Forse.. insomma…- mi morsi il labbro, mi si spezzava il cuore.

-Se perdiamo, rischi o l'ergastolo o…- chiusi gli occhi abbassando leggermente la testa 

-dimmelo ti prego- stava per piangere…

-o ti uccideranno con l'elettrochock- silenzio. Il suo respiro diventò irregolare, le sue mani strinsero più forte la camicia e affondo la testa sul mio petto, una lacrima mi rigò il volto scivolando fino a cadere sul mio collo confondendosi con le sue, le misi una mano sulla schiena per abbracciarla mentre con l'altra le accarezzavo i lunghi capelli

un po' più spettinati  rispetto alle settimane prima

-Io non c'entro niente- parlava con la voce strozzata -Ti prego aiutami- ogni parola una coltellata al cuore, sapevo che non avrei potuto fare più di tanto -Harry per piacere- lacrima.

-Cercherò di fare il possibile- riposi. Le posai un bacio tra i capelli lasciando le mie labbra attaccate per qualche secondo coccolandola, poi mi staccai appoggiando la guancia sulla sua testa. 

Le mie mani iniziarono a percorrerle il profilo del corpo, una andò a finire dentro la sua maglietta, le accarezzai la schiena gelata, provocandole altri brividi.

Lei mi baciò il collo respirando respirando a malapena per il pianto.

Feci scontrare dolcemente le nostre fronti, le asciugai la guancia per poi prenderle il viso con la mano e baciarla, questa volta fu un bacio lungo e dolce, lei mi mise le mani tra i capelli stringendoli leggermente mentre io le tenevo i fianchi.

-Hai intenzione di venire così in tribunale?- gli chiesi dopo qualche secondo da quando ci staccammo

-in che senso?- mi chiese corrugando la fronte

-Nel senso che è da un po' che non ti fai una doccia decente-

-e che vorresti fare?- mi chiese cercando di capire, aveva ancora le mani tra i miei capelli, e io la tenevo attaccata a me come per proteggerla.

-Vieni con me- dissi sorridendo

-e dove?- mi chiese piegando leggermente la testa verso destra

-A casa mia, ti lavi e poi ti riporto qui- dissi orgoglioso della mia idea

-Non posso lo sai- riaffondò la testa sul mio petto

-Magari riesco a convincerli, è per un paio di ore e poi sono il tuo avvocato no?- mi staccai uscendo dalla cella, chiesi il permesso e dopo circa mezz'ora di tentativi non c'era stato modo di convincerli. Tornai da lei seduta sul letto speranzosa, mossi il capo leggermente per farle capire.

-Domani vieni tu a chiamarmi?- mi chiese non so esattamente per quale motivo

-No, ci vedremo in trubunale-  fece un respiro lungo e profondo. e mi fece di si con la testa.

-Ci vediamo domani- le dissi lasciandole un tenero bacio sulla guancia, uscii senza ottenere risposta, la vidi raggomitolarsi nel suo letto sotto quel lenzuolo sporco e leggero.

 

 

18 agosto

 

 

Le porte del tribunale si aprirono, c'erano quattro guardi intorno a lei mentre camminava lentamente verso di me con le mani legate dietro la schiena e il viso basso come sempre. La fecero sedere in parte a me liberandole le mani. Lei le portò sul tavolo massaggiandosi i polsi rossi. Quando le guardie si spostarono le presi la mano.

-Ce la faremo vedrai- sorrise leggermente, ma credo che lo fece solo per farmi contento non perché le era venuto naturale.

il giudice entrò e tutti ci alzammo, guardai il mio rivale con odio mentre lui sorrideva soddisfatto ancora prima di cominciare.

 

 

-Harry io…- iniziai a camminare avanti e indietro per la cella con le mani tra i capelli irritato e scazzato

-..ci hai provato- la sentii sussurrare

-CI HO PROVATO? CI HO PROVATOO? SI è VERO! MA NON BASTA!- dirai un calcio a un cestino di plastica nero che trovai li davanti a me, lei sobbalzò mettendosi le mani sugli occhi. 

-Scusa, non volevo spaventarti- dissi sedendomi accanto a lei

Due guardie entrarono bruscamente strappandomela dalle braccia, lei scoppiò in un pianto disperato gridando il mio nome 

-LASCIATELA- urlai andandole in contro

-Te la riportiamo tra un'ora- disse uno con un ghigno che non mi piacque affatto chiudendomi nella cella

-Che fate? aprite!- urlai mettendo le mani sulle sbarre

-Harry- la sentii urlare mentre spariva dietro l'angolo trascinata da quei sue giganti. 

Un ora dopo vidi solo uno dei due che le stringeva un braccio buttandola dentro, mi alzai appena in tempo per prenderla prima che potesse cadere.

Era pulita, niente trucco sul volto, le sue mani non erano più sporche di polvere ma erano morbide e rosa.

-Adesso sono pronta per morire- disse quando si accorse che la stavo fissando alzando le braccia e ridendo leggermente, dio, ma come fa a ridere adesso.

-è tutta colpa mia, è solo colpa mia- dissi iniziando a piangere come un bambino, questa volta fui io ad affontare la testa sul suo petto.

-Non è vero. Mi hanno incastrata, non potevi fare niente. Hai lavorato 3 settimane al mio caso.. mi sento onorata- disse ridendo ancora mentre le lacrime sembravano non voler smettere di lavare le mie guance

-Non te lo meriti! Sei giovane, sei bellissima, sei innocente!- urlai

-è andata così. è il mio destino- rispose semplicemente.

 

 

La baciai, fu il più bel bacio di tutta la mia vita, passionale ma allo stesso tempo dolcissimo.

Sentivo il suo sapore, mentre accarezzavo il profilo del suo braccio tatuato, non volevo più staccarmi ma sapevo che avrei dovuto farlo. o lei o io.

-Addio Harry- mi sussurrò quando si stacco da me rimanendo a un millimetro distante dalle mie labbra. brividi.

Quando la portarono dentro alla stanza il suo viso divenne buio e lo sguardo perso, i miei occhi bruciavano me li sentivo gonfi e rossi.

La porta si chiuse alla sue spalle, sentii un giro di chiavi e dei passi pesanti che la portarono, credo sulla sedia elettrica.

Inizia a respirare profondamente chiusi gli occhi e appoggiai la testa contro il muro.

Dopo due minuti di silenzio sentii la sua voce.

Una voce più alta di un ottava gridare e chiedere istericamente aiuto.

Le mie gambe iniziarono a tremare come mai mentre mi immaginavo la scena. Non poteva morire così. Perché sempre i più buoni se ne vanno da questo mondo?

Dio, perché? 

Le sue urla mi fecero fermare il sangue nelle vene, per un attimo credetti che anche il mio cure si fosse fermato.

Dopo qualche secondo, che mi sembrò durare un eternità, un silenzio assordante riempì tutto il corridoio e la stanza.

Era morta. L'avevano uccisa ed io non ero riuscita a salvarla. Mi ricordai del suo sorriso poche ore prima, di come si stringeva al mio petto e di come mi aveva baciato.

Il suo sapore, il suo profumo, la sua mano che accarezzava i miei capelli… 

…sussurrai un leggero addio Tiffany  con la voce strozzata.

 

 

 

 

 

 

 

 BUONGIORNO POPOLO DI NARNIA

Un po' triste vero?

Spero vi sia piaciuta. Scustae non l'ho riletta quindi non so se ci sono errori grammaticali o ripetizioni.. sorry.. :

Nel scrivere l'ultima parte mi tremavano le mani… dico sul serio.

Ho scoperto ieri dell'esistenza dell'elettroshock e ho volto scrivere questa One-Shot. 

Si, non me ne intendo di queste cose.. ahahaha ma spero di averla scritta al meglio <3 Fantemi sapere cosa ne pensate ;)

Schaoooo :D

 

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Emily999