Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: AnnieLeto22    14/10/2012    1 recensioni
La nostra Annie, per inseguire il suo sogno di attrice, si trasferisce a Los Angeles con la sorellina Sophie, amante di una band, i 30 Seconds to Mars, che Annie non conosce. Ma quando sua sorella la convincerà ad andare un giorno in montagna a sciare, un incontro cambierà la sua vita....Prima in peggio, ma poi decisamente in meglio ;D ... Ricco di colpi di scena, alternanza di momenti felici e tristi, vi consiglio di leggerla ;) Spero vi piaccia!!! :D
Queste sono alcune frasi che ritroverete nella mia prima FF che abbia mai scritto.
*- Però ricorda…Segui i tuoi sogni, non importa cosa, puoi fare tutto se lo vuoi. Buona fortuna Annie -
*…Quando si voltò, il mio cuore saltò un battito. Era lui. Era proprio lui.
*- Scusate, mia sorella Sophie è una vostra grandissima fan e…-
- Echelon, non fan…Siamo una famiglia -
*- Ecco, Annie, io ti ho invitato a ballare ma devo ammettere che…sono una frana -
- Non importa, lascia che la musica ti guidi -
*- Quando vi ho ascoltato…Ho provato delle emozioni forti…Non so come spiegartelo…-
- Così? - e appoggiò le sue morbide labbra sulle mie.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FANFICTION 30 SECONDS TO MARS

 

CHAPTER 1 – L’INIZIO DI UN SOGNO

 

I bagagli erano quasi pronti, mancava soltanto la terza valigia, ora aperta sul mio letto. Ci misi dentro le ultime cose, lo spazzolino per i denti in una bustina di plastica chiusa e il pettine per i capelli. Chiusi la cerniera e la spostai per terra. Era pesantissima, sperai non superasse i venti chili previsti per un bagaglio, anche se era improbabile che pesasse di meno. Mi guardai in giro. La camera, che purtroppo da quel giorno non sarebbe stata più la mia, era piena di borse di tutte le grandezze. Tentai di infilarne una dentro l’altra e ottenni due valigie grosse.
Cosa mancava? Niente, riflettei, la cosa più difficile l’avevo conclusa il giorno prima, ovvero licenziarmi dal mio lavoro di ostetrica. Il mio capo era stato solo preoccupato del fatto che adesso avrebbe dovuto trovarmi una sostituta, figurati se gli importava che stavo per andare a vivere dall’altra parte del mondo.
Guardai l’orologio: segnava le nove, dovevamo andare. Diedi un’ultima occhiata alla stanza, avevo preso tutto, le pareti erano spoglie, avevo sistemato in valigia il cucù a forma di gufo che tanto amavo e tutte le foto, dedicando un’attenzione maggiore a quella che raffigurava me a tredici anni che tenevo in grembo mia sorella appena nata e sorridevo alla telecamera; Sophie indossava un pigiamino rosa e mi fissava sorpresa. Era la mia foto preferita, l’avevo scattata papà il giorno del secondo mese della piccola…
Ebbi un tuffo al cuore…Papà
-Annie! Sei pronta? -  Sophie aveva aperto la porta della mia camera e sporto la testa all’interno. Non l’avevo proprio sentita arrivare.
- Sì sì! Adesso arrivo -   risposi e iniziai a trascinare le valigie in corridoio. - Hai portato con te duecento poster, vero? -   le domandai sorridendo.
- Non sono duecento! -  ribatté lei  - E poi sono sottilissimi, che fastidio possono dare?-
- Beh, se sono tanti fanno spessore -
- Ma non son…-  fece per ribattere lei, ma la interruppi: - Stavo scherzando, stellina! - dissi. La chiamavo spesso “stellina” perché anche mamma era solita soprannominarla così e lei voleva che facessi lo stesso in memoria sua. Scoppiai a ridere e lei fece l’offesa, poi però sorrise. Sapevo che non potevo dire niente di negativo sulla sua band preferita e così non continuai. Avevano un nome strano, che non ricordavo mai, qualcosa con “30” e “Mars”…ah già, 30 Seconds To Mars. Li ascoltava da quando mamma e papà erano morti, ovvero da circa quattro anni, diceva sempre che la loro musica l’aveva aiutata a superare quel momento molto difficile e delicato e quando sentiva le loro canzoni la vedevo spesso sorridere, perciò provavo un senso di gratitudine nei loro confronti, anche se non li avevo mai ascoltati.
Portammo i bagagli all’ingresso e ci girammo a guardare la casa per l’ultima volta. Sì, forse un giorno ci saremmo ritornate, ma non sarebbe stata più la nostra casa, bensì quella della mia migliore amica Roxy. Gliel’avevo venduta a buon prezzo perché lei abitava fuori città e per andare a lavorare impiegava un sacco di tempo.
- Ti senti pronta ad iniziare una nuova vita? -  chiesi a Sophie.
- Sì, e tu? -
- Anche io. Lo faccio anche per te, stellina, lo faccio per noi -

 

Quando uscimmo di casa, il freddo di fine inverno mi investì come una valanga di ghiaccio. Era inizio febbraio, mi ero messa una maglietta a maniche lunghe nera e dei jeans pesanti. Sophie indossava una t-shirt bianca della sua band preferita, come al solito, con strani simboli dappertutto, un cappotto caldo sopra e dei pantaloni lunghi scuri; ai piedi, delle scarpe nere brillantinate su cui aveva scritto delle frasi con il pennarello indelebile, aveva detto che erano parti delle canzoni dei 30 Seconds To Mars. Le indossava sempre, non potevano mancare quel giorno così importante.
In quel momento un’auto svoltò nella via e si fermò davanti a noi. Roxy scese dal posto di guida e ci venne ad abbracciare. L’avevo conosciuta quando avevo tre anni alla scuola materna, avevamo frequentato anche le elementari e le medie insieme, poi avevamo scelto superiori e università diverse ma eravamo inseparabili. Ci aiutò a mettere le valigie nel bagagliaio della C3 grigia, poi salimmo sull’auto e Roxy mise in moto verso l’aeroporto di Malpensa. Il traffico milanese era intenso e arrivammo a destinazione alle nove e cinquanta. Trascinammo i bagagli fino al check-in, dove imbarcammo le mie due valigie e quella di mia sorella. Comprammo dei panini da mangiare in aereo e attendemmo su delle panchine vicino al nostro gate. Un cartello indicava a scritte grandi e nere: MILANO - LOS ANGELES. Alle dodici una signorina dall’altoparlante ci annunciò che potevamo salire sull’aereo, abbracciai di nuovo Roxy, stavolta una stretta lunga e forte.
- Abbi cura di te, tesoro, e di tua sorella  -  mi disse.
- Certo che lo farò -  risposi, poi mi ricordai delle chiavi di casa che avevo in tasca e gliele diedi, lei le prese e poi abbracciò anche Sophie.
- Sei contenta di partire? -  le chiese.
- Sì. Lì ci abita la mia band preferita, non si sa mai che li incontro -  esclamò lei e sorrise. Ero sollevata dal fatto che lo dicesse, ma sapevo che aveva sofferto nel salutare le sue amiche; e poi a Los Angeles avrebbe dovuto parlare una lingua che non era la sua, per quanto fosse portata in inglese. Ringraziai Roxy perché comprando la mia casa a Milano mi aveva dato i soldi necessari per il viaggio e parte di quelli per acquistare la casa in America. Poi salimmo sull’aereo, mostrando biglietti e passaporto, e ci sedemmo nei posti assegnati. Al rombare dei motori strinsi forte la mano di Sophie perché l’aereo mi aveva sempre dato un senso di inquietudine.
- Sembri tu la quattordicenne e io la ventisettenne -  commentò lei e scoppiò a ridere. Accennai un sorriso anche se avevo una paura tremenda. Quando fummo in aria mi tranquillizzai e iniziai a leggere un libro in inglese. Ero sempre stata portata per questa lingua, sperai di non avere problemi ad abituarmici. Sophie si mise le cuffiette e iniziò a ticchettare con le dita di una mano sulla ginocchia. Con l’altra si toccò la collanina che portava 24 ore su 24 al collo, ovvero un triangolo argenteo tagliato a metà. L’aveva comprata su Internet qualche anno prima e mi aveva detto che si chiamava “Triade” ed era il simbolo di quella che lei chiamava “Grande famiglia”, gli Echelon, i fan della sua band. Ma, non avevo mai capito perché, odiava quando io dicevo “fan”. La vidi sorridere guardando fuori dal finestrino, poi lei notò che la stavo fissando, si tolse una cuffietta e me la tese. - Vuoi ascoltare? -  mi chiese. Le risposi di no, che volevo leggere un po’, così si rimise la cuffietta e riprese a guardare le nuvole. Era bello vederla felice. Chissà, magari un giorno li avrei ascoltati anche io, e forse mi sarebbero anche piaciuti.

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NOTA AUTRICE :  Spero che come inizio vi piaccia, lasciate pure un commento e...Al prossimo capitolo!!  :D

 

  
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