Attenzione: avendo letto le scans, ho deciso di seguire le cose più importanti della storia già esistente (es. la nuova arma anti-akuma di Allen). Ho deciso, inoltre, di partire dalla fine dell’ottavo manga, in modo che tutti capiscano cosa sta succedendo.
Ringrazio Usuyuki-Hime, che mi ha aiutato nella realizzazione della trama.
Spero vi piaccia, e beh… commentate!
77th
Night
Quando la piccola barca su
cui viaggiavano attraccò al molo, tutti i passeggeri tirarono un sospiro di
sollievo. Erano arrivati e non li si poteva certamente biasimare se si erano
catapultati a terra col sorriso sulle labbra. Il loro non era certo stato un
viaggio comodo. No, oserei dire quasi il contrario. Prima uno stormo di akuma li
aveva bloccati, avevano perso un compagno (probabilmente era morto, anche se
loro speravano nell’esatto contrario) e infine un akuma di livello tre
accompagnato da dei livelli due li avevano nuovamente attaccati portandoli alla
disperazione.
Ormai solo otto paia di
piedi toccavano il suolo maledetto di Edo, la città del Conte. Sapevano bene che
andare lì voleva dire andare incontro alla morte. Non solo lì si potevano
trovare akuma di livello tre, ma anche di
superiori.
- Lenalee… ce la fai? – il
rossino le tese la mano, aiutandola a
camminare.
- Grazie Lavi… Chomesuke,
non c’è il pericolo che qui ci trovino? – disse l’ultima frase rivolgendosi
verso l’akuma modificato da Cross Marian. Quando avevano messo piede a terra,
l’akuma aveva assunto le sembianze di un’umana, per confondersi meglio fra loro
e non attirare più di tanto l’attenzione.
- Si, il rischio c’è, ma
dopotutto siamo nella terra del Lord del Millennio, quindi…
-
Lavi prese sulle spalle
Lenalee per non farla faticare, nonostante le continue polemiche della
ragazza.
- Guardate, il cielo
piange… - disse, interrompendo il silenzio, con il dito puntato al cielo una
donna dall’aria molto stanca con dei capelli castani abbastanza
ondulati.
- Già Miranda… - rispose
Lenalee con una nota di sofferenza nella voce. Lavi osservò con attenzione il
viso della ragazza che portava sulle spalle: era triste. Ma non era una
tristezza passeggera, era quella che era tornata tante volte da lei durante gli
ultimi giorni, da quella notte…
- Lavi, perché ti sei
fermato? – chiese l’akuma in testa al gruppo.
- Scusa, stavo pensando…
non era niente. Andiamo avanti -
Davanti a loro c’era un
ampio piazzale, con tutt’attorno delle case mezze diroccate: nessuno doveva
vivere lì da anni. Tutto taceva, tranne qualche urlo lontano che rabbrividiva
tutti, soprattutto Lenalee.
Iniziarono a camminare,
prendendo le strade più piccole. Anche se erano sicuri di non trovare anima
viva, non volevano trovare quelle morte: gli akuma. Chomesuke li guidava con
prudenza, cercando di non fare rumore e di non attirare l’attenzione degli akuma
che ogni tanto solcavano il cielo nuvoloso.
- Allen…
-
- Cos’hai Lenalee? –
chiese Lavi girandosi verso di lei. Si era addormentata. Probabilmente stava
sognando. Il ragazzo sorrise, almeno nel sonno il mondo che vediamo non è la
realtà. Possiamo pure dormire, sapendo che è tutta finzione. Senza
preoccuparci.
- Lavi, dalla a me… mi
sembri stanco -
- No, riesco a portarla
Crowlino, non preoccuparti… -
- Ok, ma appena ti stanchi
dimmelo -
- Si – rispose Lavi con un
sorriso. “Ormai non importa se la guerra verrà vinta da noi. Qui si possono
vedere benissimo gli effetti che ha procurato la follia del conte. I
sopravvissuti sono akuma, nessun umano.” Pensò il rossino guardandosi
intorno.
La pioggia cadeva ancora
copiosa quando Chomesuke decise di fermarsi.
- Venite, entriamo qui –
disse indicando una casa che in confronto alle altre si poteva dire ancora in
buono stato.
- Sei sicura che non ci
siano degli akuma? Non possiamo rischiare di farci scoprire, altrimenti qui
ingaggeremo una lotta a viso aperto – chiese un uomo
anziano.
- No Bookman, non ci sono
akuma – rispose Chomesuke.
- Come fai ad esserne
sicura? – domandò Lavi.
- Sesto senso – concluse
movendo la mano con un gesto elegante che tornò ad indicare la
casa.
Gli esorcisti e i tre
sopravvissuti dell’equipaggio della nave di Anita si guardarono un attimo e poi,
uno dopo l’altro, entrarono.
All’interno, pezzi di
parete erano crollati, mostrando i mattoni appoggiati ordinatamente uno sopra
l’altro chissà quanti anni prima. Le scale scricchiolavano al loro passaggio,
dando l’impressione di essere molto fragili e
instabili.
- In questo momento Allen
sarebbe molto utile – esclamò Lavi.
Improvvisamente si ritrovò
gli sguardi arrabbiati di tutti che lo fissavano, mentre sul viso di Lenalee
compariva una lacrima. – L’hai fatta piangere… - esclamarono all’unisono i
presenti.
- Scusami Lenalee… non
intendevo dire… -
- Ho capito Lavi, non c’è
bisogno che ti scusi. Tu… hai detto che sarebbe… utile, perché… per via del suo
occhio… giusto? – chiese fra i singhiozzi.
Il ragazzo annuì,
asciugando con una mano le lacrime sul viso sporco e bagnato della
ragazza.
- Si, hai indovinato – le
disse sottovoce.
Nel frattempo, da qualche
parte in Giappone…
- E’ ancora vivo… ancora…
- sibilava una carta continuamente.
- Ho capito, non c’è
bisogno che tu me lo ripeta così tante volte. Sai, non sono sordo – replicò Tyki
Mikk. Il Noah si passò una mano fra i capelli. “Quello che non capisco è come ha
fatto a sopravvivere…”
- E’ vivo… vivo… - ripeté
nuovamente Cell Roron, sporgendo la piccola testa fra le
sbarre.
- Uff… farò qualcosa per
riparare questo mio errore – disse alzandosi di
scatto.
- Sono d’accordo con
te. Fai qualcosa. ?
-
esclamò una
figura in ombra. – Però questa volta non sbagliare… non vorrai rovinare di nuovo
rovinare la mia sceneggiatura? ? -
- Certo che no, Lord del
Millennio… - rispose il giovane, incamminandosi verso una porta, - Manderò un
livello tre… se ne occuperà lui -
- Ok! ?
-
La pioggia non aveva mai
smesso di cadere, nemmeno durante la sera. Lavi aveva iniziato, assieme a
Crowley, a pattugliare l’entrata della casa, per assicurarsi che nessun
indesiderato entrasse si soppiatto.
- Crowlino, ha cosa stai
pensando? – chiese improvvisamente il rossino.
- Perché questa domanda
precipitosa, invero? – replicò Crowley.
- Così, tanto per fare un
po’ di conversazione… qui non c’è anima viva e tutti sono depressi: Miranda per
i passeggeri della nave, come quei tre e Lenalee per… - si bloccò. Stava per
ridire quel nome. Sapeva che Lenalee sentendolo pronunciare sarebbe corsa da
loro a chiedere se Allen fosse arrivato o molto probabilmente sarebbe scoppiata
in lacrime, per colpa dei rimorsi. Già, Lenalee si sentiva colpevole della morte
del loro giovane compagno e nessuno era riuscito ad
aiutarla.
- Io pensavo ad Eliade,
invero – disse sospirando Crowley, - lui mi aveva aiutato quando l’avevo uccisa
e ora io non posso fare niente per lui -
- Cambiamo argomento… non
mi va di parlare di lui – non lo aveva detto per cattiveria, ma per malinconia.
Sapeva già cosa voleva perdere una persona cara, ma con Allen è stata tutta
un’altra cosa: lo aveva appena conosciuto che già sapeva tutto di lui. “Ma lui
se né andato… ci ha lasciati proprio nel momento del pericolo, quando Lenalee
rischiava di morire.”
Non parlarono più, la
nostalgia penetrava in tutto quello che dicevano, anche se provavano ad essere
forti e fare finta di niente.
“Dove sono? No… non di
nuovo quel posto… perché? Allen! Allen!”
Nell’acqua galleggiava il
corpo del suo amico. Ormai era successo tante volte, però piangere ancora sul
suo cadavere le veniva spontaneo. “No… Allen!” Le lacrime le cadevano copiose
lungo il volto e lei non tentava neanche di fermarle.
“Allen…”
Perché lo aveva lasciato
solo? I suoi sogni, se così ormai li poteva chiamare, le avevano mostrato tante
volte la morte del caro compagno, ma lei lo aveva abbandonato. “E’ colpa mia,
scusa Allen…!”
- Miss Lena… miss Lena,
svegliati – disse Bookman dandole delle lievi pacche sulla
schiena.
- Cosa…?
-
- Scusami se ti ho
svegliato, ma ho visto che stavi piangendo -
La ragazza si portò una
mano sul viso e notò che era umido. – Io… -
- Non servono spiegazioni.
Non voglio intromettermi nei tuoi sentimenti, però… ricordare non fa male –
Dette quelle parole Bookman si allontanò, lasciando la ragazza sola con i suoi
pensieri ad emozioni.
- Sai Miranda, non ho
potuto nemmeno dirgli addio -
- No Lenalee. Non importa
se non gli hai mai detto addio, non serve, sarebbe stato un saluto inutile
perché lui tornerà – le disse con un sorriso la donna, voltandosi verso di
lei.
- Lo spero…
-
- Lavi
-
- Si, panda? – chiese il
giovane allievo di Bookman.
- Sento una strana
sensazione… credo che stia per accadere qualcosa
-
- Argh! I miei denti! –
urlò Crowley, balzando in piedi, - deve esserci qualche akuma nelle vicinanze
-
- Spero non sia un livel…
- il rossino non fece in tempo a terminare la frase che la porta dietro le sue
spalle si frantumò in mille pezzi. -… lo tre -
Dal polverone di polvere
che si era formato all’ingresso ne emerse un akuma di livello
tre.
- Oh, no! – urlò Lavi, -
questo no! -
Dalle scale scesero,
attirate dal rumore e dalle urla, Miranda e Lenalee. Quando videro il livello
tre si bloccarono, ricordando cos’era successo l’ultima volta che ne avevano
incontrato uno simile.
- Esorcisti… esorcisti! Vi
uccido! – L’akuma fece per lanciarsi sulla ragazza più giovane, ma venne quasi
immediatamente bloccato da dei fili usciti dal
nulla.
- No, tu oggi non
ucciderai nessuno – disse una voce maschile. La figura di un ragazzo dai capelli
bianchi si stagliava ora di fronte a loro che, deciso, alzò la mano sinistra e
colpì l’akuma, frantumandolo in un attimo.
Il ragazzo avanzò ancora
qualche passo verso di loro, convertendo la sua arma anti-akuma, per farla
tornare il solito braccio di sempre, quello che aveva tanto
odiato.
- Allen! – Il ragazzo si
voltò verso Lenalee e le sorrise.