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Autore: Liy    26/04/2007    6 recensioni
Ho scritto questa fanfic dopo aver letto tutte le scans uscite fin'ora... quindi userò alcune cose che accadranno veramente, ma in modo diverso...
Cosa succederàall'Unità Cross una volta arrivata in Giappone? Come si concluderà la storia? Scopritelo leggendo questa mia What's if...
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Road Kamelot, Tyki Mikk | Coppie: Allen/Lenalee
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione: avendo letto le scans, ho deciso di seguire le cose più importanti della storia già esistente (es. la nuova arma anti-akuma di Allen). Ho deciso, inoltre, di partire dalla fine dell’ottavo manga, in modo che tutti capiscano cosa sta succedendo.

Ringrazio Usuyuki-Hime, che mi ha aiutato nella realizzazione della trama.

Spero vi piaccia, e beh… commentate!

 

77th Night

 

Quando la piccola barca su cui viaggiavano attraccò al molo, tutti i passeggeri tirarono un sospiro di sollievo. Erano arrivati e non li si poteva certamente biasimare se si erano catapultati a terra col sorriso sulle labbra. Il loro non era certo stato un viaggio comodo. No, oserei dire quasi il contrario. Prima uno stormo di akuma li aveva bloccati, avevano perso un compagno (probabilmente era morto, anche se loro speravano nell’esatto contrario) e infine un akuma di livello tre accompagnato da dei livelli due li avevano nuovamente attaccati portandoli alla disperazione.

Ormai solo otto paia di piedi toccavano il suolo maledetto di Edo, la città del Conte. Sapevano bene che andare lì voleva dire andare incontro alla morte. Non solo lì si potevano trovare akuma di livello tre, ma anche di superiori.

- Lenalee… ce la fai? – il rossino le tese la mano, aiutandola a camminare.

- Grazie Lavi… Chomesuke, non c’è il pericolo che qui ci trovino? – disse l’ultima frase rivolgendosi verso l’akuma modificato da Cross Marian. Quando avevano messo piede a terra, l’akuma aveva assunto le sembianze di un’umana, per confondersi meglio fra loro e non attirare più di tanto l’attenzione.

- Si, il rischio c’è, ma dopotutto siamo nella terra del Lord del Millennio, quindi… -

Lavi prese sulle spalle Lenalee per non farla faticare, nonostante le continue polemiche della ragazza.

- Guardate, il cielo piange… - disse, interrompendo il silenzio, con il dito puntato al cielo una donna dall’aria molto stanca con dei capelli castani abbastanza ondulati.

- Già Miranda… - rispose Lenalee con una nota di sofferenza nella voce. Lavi osservò con attenzione il viso della ragazza che portava sulle spalle: era triste. Ma non era una tristezza passeggera, era quella che era tornata tante volte da lei durante gli ultimi giorni, da quella notte…

- Lavi, perché ti sei fermato? – chiese l’akuma in testa al gruppo.

- Scusa, stavo pensando… non era niente. Andiamo avanti -

Davanti a loro c’era un ampio piazzale, con tutt’attorno delle case mezze diroccate: nessuno doveva vivere lì da anni. Tutto taceva, tranne qualche urlo lontano che rabbrividiva tutti, soprattutto Lenalee.

Iniziarono a camminare, prendendo le strade più piccole. Anche se erano sicuri di non trovare anima viva, non volevano trovare quelle morte: gli akuma. Chomesuke li guidava con prudenza, cercando di non fare rumore e di non attirare l’attenzione degli akuma che ogni tanto solcavano il cielo nuvoloso.

- Allen… -

- Cos’hai Lenalee? – chiese Lavi girandosi verso di lei. Si era addormentata. Probabilmente stava sognando. Il ragazzo sorrise, almeno nel sonno il mondo che vediamo non è la realtà. Possiamo pure dormire, sapendo che è tutta finzione. Senza preoccuparci.

- Lavi, dalla a me… mi sembri stanco -

- No, riesco a portarla Crowlino, non preoccuparti… -

- Ok, ma appena ti stanchi dimmelo -

- Si – rispose Lavi con un sorriso. “Ormai non importa se la guerra verrà vinta da noi. Qui si possono vedere benissimo gli effetti che ha procurato la follia del conte. I sopravvissuti sono akuma, nessun umano.” Pensò il rossino guardandosi intorno.

La pioggia cadeva ancora copiosa quando Chomesuke decise di fermarsi.

- Venite, entriamo qui – disse indicando una casa che in confronto alle altre si poteva dire ancora in buono stato.

- Sei sicura che non ci siano degli akuma? Non possiamo rischiare di farci scoprire, altrimenti qui ingaggeremo una lotta a viso aperto – chiese un uomo anziano.

- No Bookman, non ci sono akuma – rispose Chomesuke.

- Come fai ad esserne sicura? – domandò Lavi.

- Sesto senso – concluse movendo la mano con un gesto elegante che tornò ad indicare la casa.

Gli esorcisti e i tre sopravvissuti dell’equipaggio della nave di Anita si guardarono un attimo e poi, uno dopo l’altro, entrarono.

All’interno, pezzi di parete erano crollati, mostrando i mattoni appoggiati ordinatamente uno sopra l’altro chissà quanti anni prima. Le scale scricchiolavano al loro passaggio, dando l’impressione di essere molto fragili e instabili.

- In questo momento Allen sarebbe molto utile – esclamò Lavi.

Improvvisamente si ritrovò gli sguardi arrabbiati di tutti che lo fissavano, mentre sul viso di Lenalee compariva una lacrima. – L’hai fatta piangere… - esclamarono all’unisono i presenti.

- Scusami Lenalee… non intendevo dire… -

- Ho capito Lavi, non c’è bisogno che ti scusi. Tu… hai detto che sarebbe… utile, perché… per via del suo occhio… giusto? – chiese fra i singhiozzi.

Il ragazzo annuì, asciugando con una mano le lacrime sul viso sporco e bagnato della ragazza.

- Si, hai indovinato – le disse sottovoce.

 

Nel frattempo, da qualche parte in Giappone…

- E’ ancora vivo… ancora… - sibilava una carta continuamente.

- Ho capito, non c’è bisogno che tu me lo ripeta così tante volte. Sai, non sono sordo – replicò Tyki Mikk. Il Noah si passò una mano fra i capelli. “Quello che non capisco è come ha fatto a sopravvivere…”

- E’ vivo… vivo… - ripeté nuovamente Cell Roron, sporgendo la piccola testa fra le sbarre.

- Uff… farò qualcosa per riparare questo mio errore – disse alzandosi di scatto.

- Sono d’accordo con te. Fai qualcosa. ? - esclamò una figura in ombra. – Però questa volta non sbagliare… non vorrai rovinare di nuovo rovinare la mia sceneggiatura? ? -

- Certo che no, Lord del Millennio… - rispose il giovane, incamminandosi verso una porta, - Manderò un livello tre… se ne occuperà lui -

- Ok! ? -

 

La pioggia non aveva mai smesso di cadere, nemmeno durante la sera. Lavi aveva iniziato, assieme a Crowley, a pattugliare l’entrata della casa, per assicurarsi che nessun indesiderato entrasse si soppiatto.

- Crowlino, ha cosa stai pensando? – chiese improvvisamente il rossino.

- Perché questa domanda precipitosa, invero? – replicò Crowley.

- Così, tanto per fare un po’ di conversazione… qui non c’è anima viva e tutti sono depressi: Miranda per i passeggeri della nave, come quei tre e Lenalee per… - si bloccò. Stava per ridire quel nome. Sapeva che Lenalee sentendolo pronunciare sarebbe corsa da loro a chiedere se Allen fosse arrivato o molto probabilmente sarebbe scoppiata in lacrime, per colpa dei rimorsi. Già, Lenalee si sentiva colpevole della morte del loro giovane compagno e nessuno era riuscito ad aiutarla.

- Io pensavo ad Eliade, invero – disse sospirando Crowley, - lui mi aveva aiutato quando l’avevo uccisa e ora io non posso fare niente per lui -

- Cambiamo argomento… non mi va di parlare di lui – non lo aveva detto per cattiveria, ma per malinconia. Sapeva già cosa voleva perdere una persona cara, ma con Allen è stata tutta un’altra cosa: lo aveva appena conosciuto che già sapeva tutto di lui. “Ma lui se né andato… ci ha lasciati proprio nel momento del pericolo, quando Lenalee rischiava di morire.”

Non parlarono più, la nostalgia penetrava in tutto quello che dicevano, anche se provavano ad essere forti e fare finta di niente.

 

“Dove sono? No… non di nuovo quel posto… perché? Allen! Allen!”

Nell’acqua galleggiava il corpo del suo amico. Ormai era successo tante volte, però piangere ancora sul suo cadavere le veniva spontaneo. “No… Allen!” Le lacrime le cadevano copiose lungo il volto e lei non tentava neanche di fermarle. “Allen…”

Perché lo aveva lasciato solo? I suoi sogni, se così ormai li poteva chiamare, le avevano mostrato tante volte la morte del caro compagno, ma lei lo aveva abbandonato. “E’ colpa mia, scusa Allen…!”

- Miss Lena… miss Lena, svegliati – disse Bookman dandole delle lievi pacche sulla schiena.

- Cosa…? -

- Scusami se ti ho svegliato, ma ho visto che stavi piangendo -

La ragazza si portò una mano sul viso e notò che era umido. – Io… -

- Non servono spiegazioni. Non voglio intromettermi nei tuoi sentimenti, però… ricordare non fa male – Dette quelle parole Bookman si allontanò, lasciando la ragazza sola con i suoi pensieri ad emozioni.

- Sai Miranda, non ho potuto nemmeno dirgli addio -

- No Lenalee. Non importa se non gli hai mai detto addio, non serve, sarebbe stato un saluto inutile perché lui tornerà – le disse con un sorriso la donna, voltandosi verso di lei.

- Lo spero… -

 

- Lavi -

- Si, panda? – chiese il giovane allievo di Bookman.

- Sento una strana sensazione… credo che stia per accadere qualcosa -

- Argh! I miei denti! – urlò Crowley, balzando in piedi, - deve esserci qualche akuma nelle vicinanze -

- Spero non sia un livel… - il rossino non fece in tempo a terminare la frase che la porta dietro le sue spalle si frantumò in mille pezzi. -… lo tre -

Dal polverone di polvere che si era formato all’ingresso ne emerse un akuma di livello tre.

- Oh, no! – urlò Lavi, - questo no! -

Dalle scale scesero, attirate dal rumore e dalle urla, Miranda e Lenalee. Quando videro il livello tre si bloccarono, ricordando cos’era successo l’ultima volta che ne avevano incontrato uno simile.

- Esorcisti… esorcisti! Vi uccido! – L’akuma fece per lanciarsi sulla ragazza più giovane, ma venne quasi immediatamente bloccato da dei fili usciti dal nulla.

- No, tu oggi non ucciderai nessuno – disse una voce maschile. La figura di un ragazzo dai capelli bianchi si stagliava ora di fronte a loro che, deciso, alzò la mano sinistra e colpì l’akuma, frantumandolo in un attimo.

Il ragazzo avanzò ancora qualche passo verso di loro, convertendo la sua arma anti-akuma, per farla tornare il solito braccio di sempre, quello che aveva tanto odiato.

- Allen! – Il ragazzo si voltò verso Lenalee e le sorrise.

 

   
 
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