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Autore: Burning    14/10/2012    2 recensioni
Dal testo:
E poi davvero c'era ancora gente che si chiedeva perché il leader fosse lui?
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole splendeva, quella mattina.
O meglio, questo è ciò che ci si sarebbe aspettato.
Taemin sbuffò, infastidito dalle nuvole che rendevano la giornata spenta e grigia. Si gettò sul divano, vagamente cosciente – e compiaciuto – di ciò che occhi esterni avrebbero colto nel volgersi nella sua direzione: lui, ovviamente – e già questo doveva essere motivo di viscerale ed estatica adorazione –, languidamente sprofondato tra i cuscini, con la camicia aperta e il petto glabro e sensuale in bella vista, un broncio – un bellissimo broncio – a dare espressione al suo viso – un bellissimo viso –.
E poi, ovviamente, l’atmosfera: l’aria cupa e statica che lo rendeva l’unica macchia – c’è bisogno di specificare che speciale e stupenda e irresistibile macchia fosse? – di colore, avvolta nel placido silenzio… interrotto solo dal suono dei passi di Onew che entrava rovinando la perfezione della scena.
Lo sentì sospirare divertito mentre, dopo avergli lanciato un’occhiata sorniona cominciava a sfotterlo sulle note di Lucifer.
<< Che razza di pallone gonfiato e compiaciuto è mai ancorato al divano? >>
<< Zitto, stronzo >> gorgogliò Taemin sofferente, continuando a languire senza farsi nessun problema, e, anzi, diventando ogni secondo che passava più sciolto e rilassato – e bello, bello, bellissimo! –.
Onew rise, dirigendosi verso la cucina ballando sulle note di Sherlock. Entrò nella stanza, e subito sussultò, portandosi le mani al petto con un’imprecazione: Key era steso a terra, l’espressione sofferente e lo sguardo fisso. Respirava, però, e sembrava in grado di intendere e di volere, perciò Onew si limitò a maledirlo e scavalcarlo per raggiungere il frigo. Dopo attenta ispezione, estrasse un bricco di succo e lo appoggiò al bancone, dirigendosi verso il lavello. Risciacquò un bicchiere, poi scavalcò – di nuovo – Key e riempì il vetro con il liquido rossastro. Se lo portò alle labbra, osservando con placido interesse l’amico che aveva cominciato a mormorare parole incomprensibili guardando il soffitto.
<< Che hai? >> gli chiese alla fine, continuando a bere.
“Uhm. Frutti di bosco. Buono.”
Key chiuse gli occhi, una lacrima che brillava sulle folte ciglia nere e le sopracciglia così aggrottate da stringere il cuore.
<< E’ finita. – mormorò, lugubre, con un singulto struggente. – Non ci sono più. Se ne sono andati… per sempre. >>
Si voltò su un fianco, rannicchiato, piangendo in silenzio lacrime amare.
Per nulla toccato, Onew sorseggiò il succo ancora una volta, perfettamente calmo, quasi disinteressato.
<< Specifica, Kappa. Esprimiti. >>
Key lo guardò con gli occhi annebbiati da un velo di lacrime – e anche da qualcos’altro, in tutta probabilità una malattia psichica allo stadio terminale –.
<< E’ finita la torta – labbro tremulo. – E non ci sono più biscotti. >>
E via, di nuovo a piangere come un disperato.
Onew leccò l’ultima goccia dal bordo del bicchiere, e lo ripose nel lavandino riempiendolo d’acqua. Tornò verso l’entrata, scavalcando il corpo immobile di Key e nascondendo malamente un sorriso dietro uno sguardo seccato.
<< In freezer ci sono i gelati. >> disse, uscendo.
Lo strillo di gioia di Key mascherò la sua risata.
Sorpassò Taemin, ancora steso sul divano a riflettere sulla propria perfezione – perché era bello, bello, bellissimo! – ed entrò nella stanza di Jonghyun.
Lui non c’era.
O meglio, al suo posto era comparso un bozzolo di coperte e sonnolenza dal quale non emergeva neanche un arto del ragazzo.
Onew sospirò, avvicinandosi a lui e scuotendolo senza ottenere alcun segno di vita. Allora gli diede una piccola sberla, e questa volta il risultato fu promettente: un mormorio basso e confuso provenne da un punto indistinto del piumone.
Fiducioso, Onew cominciò a scavare, tentando di raggiungere la fonte del suono prima che si spegnesse. Dopo qualche secondo di intensa ricerca, riuscì a portare alla luce prima il naso, poi una guancia e infine un occhio, ermeticamente chiuso. Sollevò la palpebra con un dito e vide l’iride castana fissarlo con la stessa intelligente coscienza di un pesce rosso nell’acquario.
Una mano sbucò dallo coperte rapida come un fulmine, richiudendo lo spiraglio.
Onew sospirò ancora più profondamente: come tutte le mattine, non c’era che un unico modo per svegliarlo.
Districò le coperte e cominciò a levarle, strato dopo strato: prima il piumino verde acqua, spesso come il materasso stesso, che da solo costituiva gran parte della protezione; poi toccò al copriletto, che venne brutalmente e faticosamente rubato; e infine, dopo molteplici tentativi, anche le lenzuola – sì, al plurale: Jonghyun ne aveva tre. – vennero sottratte. E così, da un mucchietto di lana e incoscienza, il ragazzo si trasformò in un agglomerato di brividi, freddo, rincoglionimento e puro odio nei confronti di colui che l’aveva richiamato a sé dal mondo dei morti.
<< Abgahargh >> mugolò, aprendo un occhio.
<< Sono d’accordo, Jon. >> annuì Onew, la voce terribilmente seria: non aveva capito nulla, ma guai contraddire Jonghyun di prima mattina – anche se era mezzodì –.
Il Bello Addormentato rotolò giù dal materasso, rimbalzando sui sul piumone e atterrando ai piedi di Onew, che lo fissò senza dire una parola. Aprì mezzo occhio, cosa di per sé abbastanza inquietante, e cercò si assumere un’espressione intelligente – o quantomeno lucida –.
<< Mh… - si impigliò nelle parole, confuso. Guardò Onew da sotto in su, deciso, poi socchiuse le labbra e tentò ancora. – Buon Natale, mammina. >>
<< Certo, certo. Vado a prendere il tuo regalo. >>
Jonghyun sorrise beatamente, tornando a chiudere gli occhi con espressione soddisfatta. Onew ricomparve in camera reggendo una bottiglietta d’acqua appena uscita dal frigo.
Per un attimo – uno solo, eh – ebbe quasi pietà di lui, appisolato a terra, e pensò che era davvero una bastardata visto che non indossava altro che i boxer e la propria pelle – e ovviamente non aveva idea di quante ragazze avrebbero pagato per poter essere al suo posto e vederlo così –.
Poi scosse la testa, tolse il tappo e inclinò la mano.
Taemin storse il naso – un signor naso, dritto e perfetto. In linea col resto, cioè. –, infastidito: uno strillo acuto, degno delle loro migliori performance, lo aveva distratto dalla contemplazione di se stesso.
Un attimo dopo, Onew ricomparve dicendo:
<< A che ora sei andato a letto ieri? >>
Dietro di lui, un Jonghyun fradicio si trascinava agonizzante.
<< Alle dieci >> rispose, battendo i denti.
<< Idiota. Sai che hai bisogno di almeno quattordici ore per carburare! >>
Onew sospirò – ancora -, dirigendosi verso la porta del bagno e lasciando a Jonghyun il tempo di raggomitolarsi sul divano assieme a Taemin. Batté sul legno della porta a palmo aperto, con forza.
<< Min! – chiamò, lievemente irritato. – Sono due ore che sei rinchiuso lì! >>
Silenzio.
Onew si spazientì.
<< Minho, esci immediatamente, altrimenti… >>
Non fece in tempo a concludere quella che aveva tutta l’aria di essere una minaccia che l’uscio si spalancò.
Una ventata di vapore col calore specifico del nucleo solare lo investì, ostruendogli i bronchi e levandogli l’ossigeno. Cominciò a tossire come un vecchio tossicodipendente malato di polmonite, pensando che nemmeno la nebbia della Pianura Padana d’Italia – e lui l’aveva vista. Cioè sì, insomma, vista… non vista, ecco. - poteva competere con la densità di quel fumo.
Un’ombra oscurò una parte del biancore accecante, prendendo poi i contorni sfumati di un essere umano – forse –. Dopo un paio di secondi, Minho emerse dalla foschia trascinandosi dietro un alone di profumo soffocante. Quasi volteggiando tanto era rilassato, rinvigorito e riposato, rivolse un’occhiata placida e tranquilla all’amico, che, tra un colpo di tosse e l’altro, riuscì a chiedergli:
<< Ma con cosa diamine hai fatto il bagno? Lava? >>
Minho gli rivolse uno sguardo quasi di compassione, e poi, senza rispondergli, cominciò ad enunciare le varie e molteplici qualità dell’acqua calda.
Onew lo ignorò, e con un sospiro –per il quale fece fatica a trovare l’ossigeno necessario – entrò nel bagno e iniziò a riordinare la sublime confusione di saponi, profumi, creme, lozioni e carta igienica che l’amico aveva lasciato.
…carta igienica…?
Scosse la testa senza porsi domande – anche perché probabilmente non avrebbe voluto sapere le risposte – e andò ad aprire la finestra per permettere all’ambiente, e a se stesso, di respirare.
E poi davvero c’era ancora gente che si chiedeva perché il leader fosse lui?
 








KappaBi’s corner
Buondì. Questa merda… ehm, schifo… ehm… cagata… OneShot, è nata dal nulla, come si può notare. Ci tengo a precisare che i caratteri dei poveri SHINee sono così inventati, ma così inventati che suppongo che se la leggessero – sempre che riuscissero a capirci qualcosa, visto che io non so il coreano e loro non sanno (credo.) l’italiano – gli si rizzerebbero i capelli. Più del solito, intendo.
Però mi sono talmente divertita a scriverla che non ho potuto non postarla, soprattutto dopo tutti i rischi corsi per scriverla mentre una professoressa irritata a livelli estremi – sì, scrivo durante le lezioni. Sono idiota. – abbaia tutta la sua ira.
Vorrei ringraziare anche la mia fantastica Noctis17, che ha rischiato di venire sbranata dal mastino per colpa mia per cause di forza maggiore.
Vi do ufficialmente il permesso di tempestarmi di pomodori. O verdura di stagione. O anche di Alex Pettyfer, per me non c’è problema! (Ah-ah, battuta. Notare che non faccio ridere nemmeno me stessa.)
Ora, se volete scusarmi, vado a nascondermi dietro una barriera anti sommossa per evitare di essere uccisa dall’ira delle fan di questi cinque bellissimi e talentuosi ragazzi – di cui faccio parte pure io, LOL (delle fan, eh, non dei cinque bellissimi e talentuosi ragazzi, visto che manco di tutte e tre le caratteristiche) –.
Un bacio e un inchino,
Burn.
 
Ps: scusate se ho scritto parecchio in questo modo nelle note, ma ho appena scoperto come si fa – visto che sono una perfetta impedita col computer non ci avevo mai provato prima – e mi gusta parecchio.
Pps: Oh porca merda accipicchia, l’ho rifatto D:
Ppps: Fanculo Capperi, anche adesso!
Pppps: Okay, la smetto.♥
  
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