Amore e Libri
Non importava dove doveva
andare, se alla mattina si alzava, e si stiracchiava stanca, per la notte
passata in bianco. La sua pelle era lì, a riscaldarle il cuore e a invitarla a
prendere un bel caffè prima di andare a lavorare. Gli occhi cerchiati erano per
lui il segno del loro amore consumato alla notte.
Lei tornava a casa
stanca, accarezzando quella mandria di gatti così ingombranti, che ti saltavano
addosso alla prima occasione, e non si spostavano, ingombranti come la televisione.
La sua casa era così silenziosa, con lei dentro. Aveva la quiete dei libri. Quella
grande libreria, dono di nonni, genitori, librai. Era la donna che più amava le
cose profumanti di inchiostro e vita, delle citazioni a bordo pagina e delle
foto dimenticate dentro un libro mai aperto. Lei respirava la loro polvere, e ricambiava
con una carezza e amore.
Era così bella poterla
osservare lì, accucciata in quella poltrona così vecchia e così grande, lei,
così piccola da entrare in un vano libero della libreria.
Era così bella poterla
osservare lì, scaldarsi con un caffè un giorno o la cioccolata l’altro, a
seconda se era un classico o narrativa.
Era così bella poterla
osservare lì, nelle sue più grandi espressioni, dimentica del mondo e del
lavoro che pesava, del capo che la insultava e delle risate delle colleghe.
Era così bella poterla
osservare lì, avvolta da un maglione peloso che sapeva di lei, di polvere e
zucchero, e qualche pelo di gatto.
Era così bella poterla
osservare lì, perché così passava il tempo. Così viveva la sua vita, e quella
dei libri.
Ma era ancora più bella,
avvolta da un pigiama comodo e morbido, che avvolge il suo corpo minuto e dolce,
adagiarsi affianco a lui e amare, amare fino alla fine, stanca, con gli occhi
ancora pesanti.
Lei non riusciva a
dormire senza di lui, e lui non riusciva a vivere senza di lei.
Lei non riusciva ad amare
senza di lui, e lui non riusciva a dare amore senza di lei.
Lo chiuse, conscia di
aver amato ancora, lo adagiò sul comodino, spense la candela e si addormentò contenta.
Lui, sul comodino,
risplendeva ancora del suo sguardo sognante, piangeva ancora per le sue
lacrime, l’abbracciava ancora nei momenti tristi e la coccolava nelle notti in
qui si sentiva sola. Sentiva ancora la dolcezza della sua pelle sui lembi delle
sue pagine.
Ogni notte, da quando si
erano incontrati, in quella libreria. Si era perso, e desiderava la morte.
Poi lo raccolse, e l’amò.
Perché un libro non si
può che amare.
E lui, quel giorno, tornò
alla vita.