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Autore: xlouisjuliet    15/10/2012    1 recensioni
La prima volta che vidi i suoi occhi capii di essermi innamorato.
L’ultima volta che li vidi ebbi la certezza che mi sarebbero mancati sopra ogni altra cosa.
«Certo che ti amo, mio piccolo Hazza.»
Un bacio, due baci. I suoi capelli a solleticarmi il viso, il naso a sfiorare il mio, solo le coperte a proteggerci dal mondo ostile che ci aspettava fuori da quella piccola bolla di paradiso che ci eravamo creati. Eravamo così noi, avevamo bisogno di sentire la presenza l’uno dell’altro, di sfiorarci e toccarci. Sentivamo la necessità di avere i nostri corpi vicini. Ci sono diverse dipendenze: droga, alcool, fumo, computer.. La nostra era il contatto fisico tra di noi.
ATTENZIONE, LARRY!
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Verdi come lo smeraldo, come la speranza.

La prima volta che vidi i suoi occhi capii di essermi innamorato.
L’ultima volta che li vidi ebbi la certezza che mi sarebbero mancati sopra ogni altra cosa.
Erano verdi, verdi come lo smeraldo, come la speranza. Bastava un loro sguardo perché mi sentissi a casa, protetto, al sicuro, amato. Erano loro a scandire le mie emozioni. Se mi sentivo bene ed in pace con me stesso era merito loro, se mi sentivo male ed in colpa era colpa loro. Quegli occhi di cui conoscevo tutte le minime sfaccettature, ogni piccola pagliuzza dorata o sfumatura di verde era impressa nella mia mente. Così come nel mio cuore e mai avrei potuto scordarmi di una sola di esse. Poche volte avevo visto quegli occhi tristi e bui, erano sempre carichi di gioia e speranza nel futuro.
Si, Harry guardava sempre al futuro. Nella sua mente andavano accumulandosi progetti e speranze ogni giorno di più. Io glielo dicevo di non programmare troppe cose, che sarebbe stato il destino a decidere per noi e che non potevamo farci nulla se non vivere ogni giorno al meglio, come se fosse l’ultimo. Ma si sa, Harry Styles è cocciuto, ribelle e raramente si faceva sottomettere dagli altri. Mi ascoltava, prendeva atto dei miei consigli, ma poi procedeva per testa sua. Era questo ad avermi conquistato di lui, il riflesso testardo che brillava nei suoi occhi, quella scintilla di ribellione perennemente accesa ed indomata.
«Louis, tu mi ami?»
La pioggia picchiettava insistente sui vetri da ore, disegnando complicati intrecci sulla superficie lucida. Ero sempre rimasto affascinato dalla pioggia, le goccioline d’acqua che si impagliano tra i capelli somigliando a tante piccole gemme. Quando ancora ero solo un bambino mi divertivo a correre a piedi nudi tra l’erba alta e l’acqua che mi inzuppava i capelli ed i vestiti. Ora non potevo più permettermelo, avevo delle responsabilità per quanto mi costasse ammetterlo. Un giorno però mi sarebbe piaciuto riprovarlo, ritornare bambino per qualche istante e godermi quelle sensazioni tanto familiari quanto lontane.
«Certo che ti amo, mio piccolo Hazza.»
Un bacio, due baci. I suoi capelli a solleticarmi il viso, il naso a sfiorare il mio, solo le coperte a proteggerci dal mondo ostile che ci aspettava fuori da quella piccola bolla di paradiso che ci eravamo creati. Eravamo così noi, avevamo bisogno di sentire la presenza l’uno dell’altro, di sfiorarci e toccarci. Sentivamo la necessità di avere i nostri corpi vicini. Ci sono diverse dipendenze: droga, alcool, fumo, computer.. La nostra era il contatto fisico tra di noi. Non sempre però potevamo soddisfare questa nostra necessità, in pubblico non ci era concesso. Dovevamo comportarci come due semplici amici, come due migliori amici. Ma noi eravamo molto di più. Noi eravamo i due opposti che si completano, lo yin e lo yang, due tessere di un puzzle, il giorno e la notte. Lui era la mia luce, la mia aria, la mia acqua. Lui per me era tutto. Se spariva lui, automaticamente sparivo io. Semplice, elementare.
Gli altri ragazzi ci definivano diabetici, io non ero d’accordo. Era semplicemente il nostro modo di amarci e si alternava a momenti di dolcezza a momenti di passione. Il nostro rapporto non era basato sul sesso, potevamo stare anche settimane senza doverci spingere oltre, l’importante era che fossimo insieme. Questo bastava ad entrambi.
«Io però ti amo di più»
Lui era Harry, il ragazzo che sempre voleva aver ragione su tutto e tutti. Non si arrendeva mai finché non otteneva ciò che voleva. Difficilmente non ne usciva vittorioso, conosceva tecniche di persuasione completamente ignorate dalle persone comuni. Con me però aveva vita semplice. Amavo troppo il sorriso che andava a dipingerli il volto quando vinceva la sfida, le fossette ad adornargli le guance come due piccole gemme, gli occhi che si illuminavano di vita propria. Mi drogavo di quel sorriso ed ogni ragione era buona per assumerne una nuova dose.
«Non ne sono così sicuro»
«E invece è la verità!»
«No, ti amo di più io»
«No, io»
«Io ti amo quanto l’infinito»
«Ed io sempre uno in più di te»
Finivano sempre così i nostri piccoli “dibattiti”. Lo conoscevo ormai troppo bene, sapevo che avrebbe concluso con “io sempre uno più di te”. Avrei potuto prevenirlo senza problemi, avrei potuto uscirmene subito con quella stessa frase. Ma io volevo che vincesse.
Dopo qualche secondo di silenzio come previsto assunse un’espressione gioiosa, quella della consapevolezza di aver vinto. Aveva messo in trappola la sua preda senza darle alcuna via di scampo ed ora si sarebbe goduto il bottino.
«Ho vinto! Allora, qual è il mio premio questa volta?»
Nel suo sguardo si poteva leggere la punta di malizia che aveva accompagnato quelle parole. La lingua aveva fatto capolino da un angolo della bocca inumidendo quelle labbra che solo io conoscevo così bene. Stava già pregustando quello che sarebbe avvenuto, il piccolo Harry aveva sempre avuto un’immaginazione fervida.  Mi spostai leggermente, quel poco che bastava per posizionarmi meglio sul suo petto. Una mano andò a poggiarsi sul suo ombelico, accarezzando la sottile strisciolina di peluria che scompariva sotto i boxer. L’altra s’impossessò dei suoi capelli, seguendo ed accarezzando ogni piccolo riccio castano. Avvicinai il mio viso al suo facendo scontrare i nostri nasi. Iniziai baciandogli il lobo dell’orecchio destro, seguii il suo zigomo ed il profilo della mascella. Gli baciai il naso e l’ultimo, piccolo bacio andò a depositarsi ad un angolo della sua bocca. Poi lo guardai negli occhi, sorridendo malandrino, e mi alzai di scatto scoppiando a ridere fragorosamente alla vista dell’espressione sconvolta del ragazzo. Avrebbe dovuto aspettare, avevo in serbo per lui una sorpresa speciale.
«Ogni cosa a suo tempo, mio piccolo Hazza»
Dopodiché scomparvi dietro la porta mentre lui mi malediceva in ogni lingua di sua conoscenza. Per fortuna non erano molte.

Il resto della giornata l’aveva passato senza rivolgermi alcuna parola, imbronciato, sul divano. La testa poggiata perennemente al bracciolo, i ricci ad incorniciargli il viso bambino. Dagli occhi trapelava quanto si divertisse a comportarsi come un bambino capriccioso, ma dall’irrequietezza dei suoi gesti si capiva che gli mancavo. Aveva bisogno di sentire il mio corpo accanto al suo, come me d’altronde.
Erano giorni che progettavo tutto nei minimi dettagli. Volevo che rimanesse stupito, sorpreso. Volevo regalargli qualcosa che nessuno aveva mai pensato di dargli. Sentivo di dovergli tutto me stesso, il mio corpo e la mia anima erano suoi. Ma dovevo dimostrargli con gesti concreti quanto lo amassi e, non appena mi era venuta in mente l’idea, avevo lavorato per concretizzarla.
Avevo trovato un signore di mezza età disposto ad affittarci un rifugio di montagna per una notte. Non era stato semplice, la gente di là è sempre molto diffidente nei confronti di noi ragazzi di città. Avevo dovuto fargli vedere una generosa dose di banconote per fargli cambiare idea. Mi aveva avvisato che per il fine settimana ci sarebbe stata la neve e che l’acqua calda era limitata. Non sorgevano problemi nei miei piani, la neve avrebbe reso il tutto più magico, per l’acqua avremmo fatto la doccia in due per risparmiarne il più possibile. Era una casetta modesta, con tre uniche stanze: un salotto con angolo cottura, una camera da letto ed un bagno. Avevo provveduto a tutto. Una volta arrivati le dispense sarebbero state piene grazie ai rifornimenti che avevo fatto il giorno prima, una moltitudine di candele erano disposte in ogni stanza. Bastava accenderle ed il gioco era fatto. Avevo testato il letto. Era grande ed il materasso a due piazze morbido. Avevo cambiato le lenzuola e le coperte, in bagno avevo preparato asciugamani, accappatoi ed il nostro doccia schiuma preferito, quello con le fragole ed il miele. Quando ero entrato per la prima volta nell’aria alleggiava un odore acro, di chiuso e fumo. Profumatori per l’ambiente ed una lavata al pavimento avevano risolto il problema.
Saremmo stati isolati dal mondo intero. Niente amici, fan, familiari e manager a dirci cosa fare. Solo io e lui, solo Louis ed Harry. Come quella prima volta in cui ci siamo incontrati, lontano dagli schermi e da sguardi indiscreti. Come al nostro primo “ti amo”, a casa sotto le coperte per proteggerci dal rumore assordante dei tuoni. Harry ne era terrorizzato, per quello era venuto in piena notte a svegliarmi picchiettando delicatamente sulla mia spalla. Mi era bastato vedere il suo sguardo perso e spaurito per spostarmi e scostare le coperte, facendogli segno di distendersi accanto a me. Eravamo stati abbracciati per ore, senza che uno dei due riuscisse ad addormentarsi sopraffatto dalle emozioni che in quel momento riempivano corpo e mente. Era successo tutto così velocemente, aveva alzato il viso verso il mio. Stavo annegando in quel mare verde che sempre avevo ammirato di nascosto quando le sue labbra si posarono sulle mie, in un bacio dolce e casto, intriso di tutto l’amore che provavamo l’uno per l’altro. Poi mi aveva sorriso sussurrando quelle due paroline che tanto avevo agognato e velocemente aveva nascosto il suo viso sotto il mio braccio tentando di addormentarsi. Sentii le mie labbra schiudersi senza che potessi padroneggiarle, rivelando i sentimenti che provavo per lui.
«Harry?»
Nessuna risposta.
«Hazza?»
Silenzio.
«Harry Styles alza il culo che usciamo»
Sentii il divano cigolare ed il fruscio delle coperte cadere a terra rivelando il corpo seminudo del mio ragazzo. Permisi ad il mio sguardo di indugiare qualche istante di troppo sulla sua figura. Vidi le gote del ragazzo avvampare donando un tocco di colore al suo viso sonnolento. Presi lo zaino dove stava tutto il necessario per la notte, poche cose indispensabili, e salii in macchina. Nel giro di qualche minuto mi raggiunse anche Harry coperto dai miei pantaloni della tuta ed un giubbotto pesante che servirà in montagna. Mi si siede accanto senza dire una parola, solo uno sbuffo sonoro ad accompagnare ogni suo gesto. Trattenni a stento una risata, se solo avesse saputo cosa lo stava aspettando qualche chilometro più in là. Il viaggio sarebbe dovuto durare due ore più o meno, salvo imprevisti. Il primo quarto d’ora lo passammo in silenzio, solo la musica come sottofondo.
«Dove stiamo andando?»
La curiosità lo stava divorando, si poteva leggere nei suoi occhi. Voleva sapere dove lo stavo portando, ma si fidava di me. Dubitavo che avesse intuito i miei piani, ero stato bravo a lavorare di nascosto senza che sospettasse delle mie azioni. Nemmeno gli altri ragazzi sapevano cos’avevo organizzato. A loro avevo solo detto che avevo in mente una sorpresa per Harry e che il sabato e la domenica saremmo stati occupati. Avevano annuito ed accettato le mie parole senza parlare, si fidavano di me.
«E’ una sorpresa, Harry»
Rallentai la corsa fermandomi al semaforo rosso. Non ero un guidatore molto spericolato. Avevo si preso qualche multa, ma con Harry in macchina ero sempre il più prudente possibile, cercavo di avere occhi da tutte le parti. Se mai gli fosse successo qualcosa a causa mia non me lo sarei mai perdonato.
«Ti amo Louis»
«Ti amo Harry»
La luce del semaforo diventò verde. Aspettai come sempre due secondi prima di partire, non sia mai che qualcuno dall’altro lato non si sia accorto del rosso venendoci addosso. Ingranai la marcia e premetti il piede sull’acceleratore.
Accadde tutto troppo velocemente, non ebbi nemmeno tempo di accorgermene. Vidi una grande chiazza nera, con tutta probabilità un tir, sparato a tutta velocità venirci incontro. Frenai, ma non servì a nulla. Sentii la mano di Harry sulla mia, stringerla fino a bloccare la circolazione del sangue in essa. Sentii la sua voce, urlava angosciato e terrorizzato il mio nome. “Harry –avrei voluto dirgli- tranquillo, si sistemerà ogni cosa. Come sempre”. Ma non riuscivo a trovare la mia voce. Era svanita, così come il tempo attorno a noi. Vidi verde, verde smeraldo e la speranza che mai abbandonava il suo animo. Poi il buio s’impadronì del mio corpo e della mia visuale.
La prima volta che vidi i suoi occhi capii di essermi innamorato.
L’ultima volta che li vidi ebbi la certezza che mi sarebbero mancati sopra ogni altra cosa.
 

LOOOOL


No okay lo so, non c'entra un niente con il capitolo. Cioè, proprio non ci sta. Vi posto una cosa deprimente come questa e poi sbuco fuori con questa cosa enorme che è un colpo nell'occhio.
Ma capitemi, ho fatto verifica di fisica ed è tanto se ho preso quattro (allegria!), ho fatto verifica a sorpresa d'inglese (quella troia della prof ._.) ed ho appena visto la nuova puntata di tvd e si, sono rimasta traumatizzata. Ma che poi lo sapete che Ian viene in Italia per la convention su tvd? abjfdsgjag
Passiamo a questa one shot che mi sono mezza depressa (okay togliamo il "mezza") a scriverla, ho pianto e non avevo la forza di scrivere il finale.
Okay basta, dovrei studiare scienze io che non mi ricordo niente (tralasciando il fatto che siamo in seconda e stiamo facendo il programma di quarte di chimica ._.).
Ringrazio principalmente tre persone: uaaan) Nicky che non mi ricordo come si chiama su efp (tipo Nicky_Sun se non sbaglio u.u) perchè mi resta sempre accanto nonostante tutti i miei problemi, ciuuuuu) Lau che proprio non so come si chiama su efp perchè è dolcissima in una maniera assurda e le voglio troppppppo bene (come si fanno ad allungare le consonanti? :o ), triiiiii) la mia Giulietta che mi ha involontariamente dato uno spunto per la os (vedesi dibattito di Boo ed Hazza su chi ama di più l'altro).
Penso di aver finito.
Grazie anche solo a chi entrerà.
Adddddioooos.
  
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