Sono una giovane donna di 19 anni. Abito a Londra ma durante l’estate lavoro sulle coste sud-orientali dell’Inghilterra come bagnina. Lì le coste sono meravigliose, piene di promontori ideali per i tuffi. Oggi mi è stata assegnata una spiaggia che sta esattamente sotto al promontorio più alto che abbia mai visto. Dalla mia torre di controllo scruto l’oceano con il binocolo. Sembra una giornata tranquilla, quando noto un gruppo di ragazzi salire sul promontorio. Non corro da loro, ma per sicurezza li tengo d’occhio. Li vedo buttarsi uno dopo l’altro e ridere come bambini. Ne sono rimasti due in cima. Uno sta per buttarsi quando con orrore vedo l’altro inciampare e cadere dalla scogliera. Senza pensarci due volte scendo con un balzo dalla mia postazione e comincio a correre. Mi butti in acqua e comincio a far mulinare le braccia nuotando come mai prima di allora. Faccio la bagnina da solo due anni fino ad allora non mi erano mai capitati casi così gravi. Arrivo al punto in cui era precipitato il ragazzo. Trattengo il fiato e mi immergo. Vedo il ragazzo con un piede incastrato nelle alghe. Mi precipito verso di lui e con un paio di strattoni gli libero la caviglia, poi lo prendo da sotto le braccia e lo porto verso la superfice. Con un ultimo sforzo lo trascino a riva. Lo volto a pancia in su e comincio a praticargli il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Dopo una manciata di secondi vedo il petto del ragazzo alzarsi e con uno spasmo e un colpo di tosse sputa fuori dell’acqua.
-Su su va tutto bene- gli dico dandogli una mano ad alzarsi a sedere. Gli batto una mano sulla schiena mentre lui continua a tossire, poi lui mi guarda. In quel momento realizzo che questo ragazzo che ho appena salvato il più bello che abbia mai visto: i capelli corvini che gli ricadono bagnati sulla fronte con un ciuffo biondo che fa capolino fra essi si sposano perfettamente con la carnagione ambrata; gli avambracci, la zona sotta alla nuca e i pettorali erano decorati con singolari tatuaggi, che gli davano l’aspetto da ‘bad boy’. E gli occhi! Di un castano unico, così belli e profondi che mi ci perdo.
-Ti devo la vita- mormora fissandomi.
-Vieni  con me. Ti devo portare in ospedale per qualche accertamento- gli dico riprendendo il controllo. Intanto arrivano di corsa quattro ragazzi bagnati. Probabilmente sono gli amici di quel ragazzo.
-Zayn!- urla un biondino.
-Zayn! Omioddio Zayn!- urla un altro ragazzo con i capelli ricci. Io intanto ho preso sottobraccio il ragazzo, Zayn, e lo sto aiutando ad alzarsi.
-Siete suoi amici?- chiedo ai ragazzi.
-Sì, io sono Louis. Come sta Zayn?- mi chiede il ragazzo castano con gli occhi azzurri.
-Ha espulso parecchia acqua, ma ce ne potrebbe essere ancora un po’ nei polmoni. Dobbiamo portarlo in ospedale per qualche accertamento, ma dovrebbe stare bene. Se mi permettete vorrei accompagnarvi io- dico io. Chiamo il quartier generale per farmi dare il cambio poi scorto i ragazzi in ospedale con la jeep dei guardaspiaggia. Fanno entrare in pronto soccorso solo me e Zayn, facendo aspettare fuori gli altri. Mentre aspettiamo il nostro turno per gli esami facciamo un po’ conoscenza.
-Come ti chiami?- mi chiede lui sorridendomi.
-Crystal. E tu sei Zayn a quanto ho sentito prima dalle urla dei tuoi amici- rispondo io. Lui ride e io mi perdo nella bellezza del suo sorriso.  Passa ancora una mezz’ora prima che arrivi il turno di Zayn, così usiamo quel tempo per conoscerci meglio. Lui mi dice che non sa nuotare, poi mi parla della sua band, i One Direction, e del successo che stanno avendo. Poi comincia un interrogatorio chiedendomi tutto quello che poteva chiedermi.
-Sei fidanzata?- è l’ultima domanda. Io scuoto la testa accennando un sorriso, e vedo i suoi occhi che si illuminano. Prima che possa chiederne il motivo, un’infermiera viene a chiamarci. Dopo un’altra mezz’ora usciamo dall’ospedale.
-Ehm, io e i ragazzi dobbiamo andare. A presto- dice Zayn prendendomi  la mano. Mi fissa negli occhi per qualche secondo, poi si avvicina velocemente e sfiora le mie labbra con le sue. Io rimango immobilizzata e lo guardo andarsene insieme ai suoi amici. Dopo una manciata di secondi mi accorgo che mi ha lasciato un biglietto in mano. C’era scritto “Incontriamoci domani pomeriggio sul promontorio dal quale sono caduto” poi c’era un numero di telefono. Spalanco gli occhi. Mi infilo in tasca il biglietto e torno a casa. Passo tutta la sera seduta sul letto con il foglietto in mano , fissandolo e cercando di prendere una decisione. La mattina dopo mi sveglio molto tardi e dopo pranzo mi prende il panico. Indosso un vestitino bianco, un paio di sandali ed esco di casa. Mi ritrovo a passeggiare per la spiaggia dove tutto è cominciato. Alzo gli occhi verso il promontorio e mi sorprendo di vedere Zayn fare avanti e indietro sulla punta del promontorio. Lo vedo voltarsi e i nostri sguardi si incontrano. Muovo qualche passo indietro e faccio per andarmene ma poco prima di voltarmi lo vedo sorridere e buttarsi in acqua.
-Omioddio!- esclamo, poi mi levo i sandali e mi fiondo in acqua. Lo vedo sott’acqua privo di sensi, ma questa volta fortunatamente senza alghe che lo costringono. Così lo afferro e lo porto in superficie. Comincio la respirazione bocca a bocca, ma prima che possa staccarmi e cominciare anche il massaggio cardiaco, due mani mi afferrano la testa e mi tengono ferma contro le labbra di Zayn, che cominciano a muoversi sotto alle mie. Dopo qualche secondo apre gli occhi e mi lascia la testa, poi si mette a sedere.
-Questa volta ho trattenuto il respiro- dice sorridendo.
-Ma sei pazzo? Tu non sai nuotare!- esclamo.
-Sì, lo so. Però avrei fatto di tutto per avere un altro bacio-.