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Autore: Phoenix3    15/10/2012    18 recensioni
Una splendida notizia arriva alle orecchie di Goku e i suoi amici: Bulma, l'intrepida mente geniale, è stata appena eletta "scienziata dell'anno". Tutti avrebbero motivo di gioire, se non fosse che l'evento sta causando misteriosi problemi in ogni angolo del pianeta.
Chi odia la donna tanto da desiderare distruggerla?
Sarà il caso che intervenga Great Saiyaman?
E se dopo il dottor Gero ci fosse un nuovo scienziato a mirare alla conquista del mondo?
Ma soprattutto, nella sua innocenza, che cosa ha visto il piccolo Trunks?
Un grande mistero per Bulma e i compagni di sempre, condito di romanticismo e un po' di ironia.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Crilin, Gohan, Goku, Un po' tutti | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! ^_^
Eccomi qui con una nuova one shot, questa volta alquanto lunghetta. :)
Come al solito prima di inserirla ho riflettuto se separarla in più parti o meno, ma alla fine sono giunta alla conclusione che che sia giusto venire incontro ai lettori che, se mai saranno incuriositi, vorranno scoprire subito come finisce, mentre al contrario chi si annoierà potrà smettere di leggere e basta (spero che non accadrà, ovviamente XD). Io come al solito mi sono impegnata al massimo, se poi non vi coinvolgerò sarete voi a dirmelo con i commenti. :D

Prima di lasciarvi alla lettura, voglio cogliere l'occasione per ringraziare tutte le persone che da qualche settimana a questa parte hanno recensito le mie storie o le hanno inserite tra le preferite.
Per questa storia in particolare, seppur da tempo nella mia testa, devo la volontà di metterla per iscritto a lilly81, che con la sua ultima "capsula" mi ha fatto venire in mente che anch'io potevo raccontare qualcosa sulla popolarità di Bulma. ^_^ Ne approfitto quindi per ringraziarla pubblicamente, non solo per questa storia ma anche per tutti gli spunti che sono usciti dai nostri recenti scambi di opinione. :)

Questa one shot è dedicata, per motivi di stile e genere affine, a tutti coloro che finora hanno recensito la mia storia "Scommettiamo?", ovvero
  kioppertoi, venereth92, Blue Heart, spaghettafunk, mikchan, Frulallas, Newmoon, aly8865, tsubasa83 e PZZ20.

Voglio inoltre ringraziare moltissimo JeanneValois
per le sue recensioni accurate, che mi aiutano sempre ad avere più fiducia in me stessa (la mia autostima non è mai stata tanto alta >_<).

Due piccole note sul testo:
- come forse vi sarete accorti leggendo altre mie storie lunghe, io ho la mania di inserire un sacco di personaggi e di volerli rendere tutti il più possibile IC; questo significa che, anche se questa è fondamentalmente una Vegeta/Bulma, la storia inizialmente potrebbe sembrarvi dedicata a tutt'altro; beh, voi fidatevi di me e andate avanti XD;
- anche se ho tradotto la parola "scientist" come "scienziata" (al femminile), ci tengo a precisare che il titolo di "Scientist of the Year" nella mia storia viene dato a chiunque meriti indipendentemente dal sesso; nel politically correct anglosassone le professioni vengono indicate con termini volutamente "neutri", ma in italiano questo di solito non viene fatto, quindi ho optato per il femminile; lo preciso perché ci tengo a non essere fraintesa (anzi, diciamo pure che la sola idea di un premio scientifico separato per maschi e femmine mi disgusterebbe).

Non aggiungo altro, se non che mi piacerebbe sapere quali parti vi sono piaciute (se ce ne saranno). ^_^


BUONA LETTURA! ^_^

 

 


Scientist of the Year
Scienziata dell’Anno

 

 
 
C’erano molti pregi ad avere una forza sovraumana.
Quando Great Saiyaman sfrecciava nel cielo si ritrovava spesso a pensarci. Un terrestre qualunque, crescendo nei monti Paoz, non avrebbe mai potuto frequentare l’Orange Star School di Satan City o atteggiarsi a supereroe. Lui, invece, poteva fare tutto questo continuando ogni giorno a gustarsi i deliziosi piatti della madre, a giocare con il fratellino e, da pochi mesi a questa parte, ad andare a pescare con il padre.
Portò le braccia in avanti, mentre lasciava che il suo costume si infilasse tra le nuvole come un ago in un batuffolo di cotone.
Avvicinò la mano al polso e premette il tasto del suo speciale orologio. Il supereroe lasciò il posto al liceale.
Sorrise. In fondo, se poteva condurre quella doppia vita, non era solo merito della forza sovraumana, ma anche di chi con le sue invenzioni geniali gli permetteva di nasconderla.
Atterrò davanti alla soglia di casa e fece il suo ingresso con passo deciso. «Sono tornato!» esclamò, e andò ad appoggiare la borsa in camera.
«Ciao, tesoro!» lo salutò la voce di Chichi dalla cucina. «Vieni pure a tavola, stiamo già mangiando!»
Gohan estrasse un oggetto di carta dal proprio bagaglio e raggiunse gli altri con un sorriso. «Papà,» disse, gli occhi puntati sull’uomo intento a divorare il terzo piatto di riso, «possibile che da quando sei tornato in vita l’ora di pranzo sia stata anticipata?»
Son Goku si grattò la folta chioma e abbozzò un sorriso. «Scusa, figliolo, ma davvero non riesco a resistere fino al tuo rientro da scuola!»
Goten, seduto a un altro lato, annuì. «È vero, è molto più bello mangiare prima!»
Gohan sospirò, notando che ogni volta che il fratellino si portava dei chicchi alla bocca ne faceva finire qualcuno tra i capelli.
«Goten, non parlare con la bocca piena!» intervenne la madre con uno sguardo fulminante.
Gohan prese posto sulla sedia libera, poi diede un colpo di tosse per richiamare l’attenzione. «Grandi novità, gente!» annunciò.
L’intera famiglia puntò gli occhi su di lui.
«È qualcosa che riguarda Videl?» domandò Goten, che negli ultimi tempi aveva iniziato a tempestarlo di domande sul rapporto tra lui e la ragazza.
Il giovane si sentì arrossire. «M-ma no, cos’avete capito? Videl non c’entra niente, davvero!» Detto ciò, sollevò l’oggetto che aveva in mano e lo appoggiò sul tavolo. «Avete visto il notiziario di oggi? L’avranno detto sicuramente anche lì! A Satan City ne parlano tutti!»
Goku allungò lo sguardo verso la postazione di Gohan e sbatté le palpebre. «Un giornale?»
Chichi si voltò e accese la televisione sul canale delle news.
«Già» disse il liceale. «Si chiama “Big Science” ed è la rivista scientifica più venduta al mondo. Anche a scuola nell’ora di fisica la leggiamo spesso. E guardate un po’ chi c’è in copertina!»
Chichi spalancò gli occhi. «Incredibile, è proprio lei!»
«Bulma!» esclamò Goten. «Perché è finita lì sopra?»
Gohan puntò il dito sulla prima pagina. «Leggete bene» disse. Sulla carta, di fianco al sorriso solare della scienziata, che esibiva il suo aspetto giovanile con una maglietta aderente della Capsule Corporation, si leggeva a chiare lettere SCIENTIST OF THE YEAR.
«Cosa vuol dire, fratellone?»
«Che è stata nominata scienziata dell’anno» spiegò Gohan, e sorrise. «Pensate, la prossima settimana verrà all’Orange Star School a tenere una lezione speciale per gli studenti migliori!»
Goku continuò a osservare la copertina. «Beh, questo è sicuramente degno di lei! Dovrò farle i complimenti la prossima volta che la vedo!»
«Ora che ci penso, mi aveva detto qualcosa a riguardo» mormorò Chichi, e si portò una mano al mento. «Credo che tra un impegno e l’altro manchi da casa da più di dieci di giorni. Avevo chiesto a Trunks se voleva stare qui da noi, ma a quanto pare preferisce allenarsi con suo padre.»
Goten si prese altro riso. «Beh, oggi Trunks mi ha detto che il suo papà lo porta al parco, perché nella Gravity Room ieri è stato bravo. Io comunque sono andato a trovarlo quasi tutti i giorni, e dopo gli allenamenti ha sempre giocato con me!»
«Non avete rotto niente, vero?» chiese Gohan inarcando un sopracciglio.
Il bambino sorrise. «No, niente di importante. Solo un piccolo vaso, ma tanto era molto vecchio. C’erano delle scritte illeggibili ed era pieno di crepe!»
Chichi si mise una mano in fronte. «Non sarà stato un reperto antico, vero?»
«Non preoccuparti, cara» disse Goku. «Bulma è nostra amica, non ci chiederà mai i soldi indietro.»
«Non lo so,» disse Goten, «Vegeta quando ci ha scoperto ha detto a Trunks: “Lo dirò a tua madre”. Non è grave, vero?»
La sigla del notiziario nella televisione dietro di loro interruppe la conversazione. Dopo qualche notizia di cronaca, il giornalista annunciò l’elezione dello scienziato dell’anno e passò la linea a un collega da Satan City.
«Bulma Briefs ha deciso di concedersi in esclusiva ai nostri microfoni» stava dicendo l’uomo, e alla sua destra apparve una nota figura femminile, sulle cui forme il giornalista indugiò più del dovuto. «Ci dica, signora, che cosa si prova a essere la scienziata migliore del mondo?»
Bulma sorrise, in un atteggiamento che Gohan riconobbe all’istante come la sua tipica falsa modestia. «Oh, mi sento davvero onorata» disse la donna. «Essere la figlia dell’inventore delle capsule hoi-poi non è mai stato facile, perché la gente tende a pensare che la tua fama sia dovuta solo alla parentela e non alle tue reali capacità. Per questo non mi aspettavo proprio di vincere questo premio, anche se naturalmente avendo immesso sul mercato il jet più veloce del pianeta avrei potuto avere qualche sospetto.»
«Ipocrita» disse Chichi, e sbuffò. «È evidente che non aspettava altro che mettere le mani su quel titolo.»
Goku rise. «Bulma non cambierà mai. Ha sempre voluto essere la numero uno, e ora si sta godendo il suo momento di gloria.»
«Signora Briefs,» continuò il giornalista, richiamando di nuovo l’attenzione della famiglia Son sullo schermo, «lei sa che la sua popolarità è destinata a salire a dismisura?»
«Sì, ne sono consapevole» rispose lei, e sorrise di nuovo. «Ho visto i cartelloni pubblicitari qui a Satan City.»
«Ce ne sono in tutto il mondo» disse il giornalista. «Non teme che questa pubblicità possa avere anche effetti negativi?»
«No, perché dovrei?» rispose Bulma. «In fondo io sono una donna molto affascinante, quindi la mia immagine non può che abbellire le città.»
Gohan si coprì il volto con la mano.
Ed ecco che la maschera di falsa modestia era andata a farsi benedire.
Ah, Bulma, in fondo ti vogliamo bene lo stesso.
 

***

 
Era una giornata luminosa alla Kame House.
Crilin aveva programmato di farsi un bagno rilassante tra le onde e di godersi il sapore di un buon gelato, ma qualcosa l’aveva fatto desistere dai suoi progetti.
Era rimasto immobile, le gambe infilate sotto il basso tavolo, mentre osservava con scarsa attenzione la figlia che giocava con le bambole.
«Cara, cosa ne pensi?» domandò alla moglie, accomandata in una poltrona all’angolo della stanza.
Marron intanto aveva afferrato la testa di una bambola e aveva iniziato a strapparle i capelli.
«Non credo sia il caso di preoccuparsi» rispose Diciotto. «Evidentemente qualcuno è invidioso del successo della tua amica.»
Crilin si portò una mano al mento. «Questo sembra evidente» disse, mentre Marron accentuava la calvizie al proprio giocattolo. «Quello che hanno fatto è davvero un gesto orribile. Se davvero c’è uno scienziato che detesta Bulma, spero che lo individuino presto.»
«Guarda, papà!» esclamò Marron, e puntò il dito sul mobile alle spalle dell’uomo. «Adesso la mia bambola è come te nella foto!»
Crilin scrutò di sfuggita la cornice indicata dalla figlia, e si lasciò sfuggire un sorriso. In quell’immagine, con la sua storica testa pelata, era ritratto insieme al suo maestro, a Olong e a Bulma. I suoi occhi si concentrarono su quest’ultima figura.
Perché ce l’hanno con te?
Solo il giorno prima, seguendo il notiziario, aveva scoperto che l’amica era stata eletta scienziata dell’anno. Ne aveva parlato anche con Yamcha, che gli aveva raccontato di aver visto la faccia della donna in dimensione extra-large stampata sulle insegne pubblicitarie di Citta dell’Est, residenza della sua nuova fiamma.
Nessuno di loro era ancora riuscito a farle i complimenti, dato che al telefono della Capsule Corporation Trunks aveva affermato di non vederla da molti giorni.
Ma ciò che aveva turbato Crilin, e che continuava a mettergli una certa apprensione, era stato il notiziario di quella mattina.
Crilin incrociò le braccia e si voltò verso la moglie. «Sei sicura che il vecchio esercito non sia coinvolto?»
Diciotto lo fissò impassibile. «Stando alle mie conoscenze, non ci sono altri sopravvissuti nel Red Ribbon. È vero però che il dottor Gero ci teneva all’oscuro di parecchie cose.»
«Non potresti chiedere a tuo fratello? Insomma, Bulma è pur sempre una persona legata a Goku, e l’invidia che uno scienziato può provare nei suoi confronti potrebbe averlo spinto ad agire nel peggiore dei modi. Non sono molto tranquillo.»
Diciotto puntò lo sguardo glaciale oltre la finestra, mentre Marron iniziò a strappare i capelli di un’altra bambola. «Non lo so, Crilin. A me continua a sembrare un gesto privo di importanza. Tra l’altro, non hai detto che il dio drago mesi fa ha resuscitato tutti i terrestri tranne i malvagi?»
Crilin annuì. «Hai ragione, ma le persone possono cambiare. Se chi un tempo era malvagio può diventare buono, può accadere anche il contrario» disse, e si lasciò sfuggire un sorriso nei riguardi della moglie.
Lei parve cogliere l’allusione, ma distolse lo sguardo. «Se sei così preoccupato, chiedi aiuto a Son Goku.»
Crilin tornò a fissare la figlia, che con un pennarello stava ora disegnando sei puntini sulla fronte delle bambole pelate.
Quei vandali misteriosi, di cui la polizia pareva aveva perso ogni traccia, non lo convincevano per niente. Crilin strinse i pugni, mentre la sua mente gli portava il ricordo delle immagini televisive di Città Centrale e di Città dell’Ovest, dove quella mattina ogni cartellone pubblicitario che ritraeva Bulma era stato ridotto in cenere.
«Lo farò.»
 

***

 
La ricetrasmittente l’aveva svegliata di soprassalto.
Si catapultò in bagno, poi corse in camera per infilarsi qualcosa di decente, optando per dei pantaloni di tuta e una maglietta bianca con la scritta SATAN. Varcò la soglia della stanza in equilibrio su un piede, mentre tentava invano di infilarsi una scarpa, quando la sua faccia affondò in una molle pancia rosa.
«Bu!» esclamò la ragazza. «Non metterti in mezzo, c’è un’emergenza!»
Il mostro rosa inclinò la testa, fissandola con i suoi occhi a fessura. «Davvero, Videl?»
«Sì!» rispose la giovane, mentre Bee prese a scodinzolarle intorno alle gambe con la lingua fuori. «Non ti ci mettere anche tu! A cuccia!»
Il cagnolino si fermò sul posto con gli occhi abbassati, finché Mister Bu non si decise a prenderlo in braccio.
«Io vado, ragazzi» disse Videl raggiungendo le scale. «Se mio padre si sveglia ditegli che torno subito.»
«Va bene, ciao ciao!» salutò l’amico rosa agitando il braccio.
La ragazza si fiondò all’esterno con grandi falcate e si prese un istante per riflettere. Se il delinquente aveva già agito dall’altra parte della città, non restava che il suo quartiere. Si voltò dunque verso destra e iniziò a correre.
A quest’ora non c’è nessuno in giro, constatò con un’occhiata fugace ai marciapiedi.
Sorrise, e aumentò la propria aura per sollevarsi in volo.
L’avrebbe raggiunto.
Lei non era una persona qualunque, ma la figlia di Mister Satan. Ok, da pochi mesi a questa parte aveva compreso quanto la sua forza fosse esigua rispetto a quella del supereore per cui si era presa una gran cotta, ma finché non aveva a che fare con un saiyan poteva ancora dimostrare il proprio valore.
Ci sono quasi.
Videl accelerò e raggiunse il parcheggio del centro commerciale. Le prime luci dell’alba illuminavano l’asfalto deserto. Mosse il capo a destra e a sinistra e individuò l’obiettivo dall’altra parte della zona. Con un enorme salto balzò sul posto.
Troppo tardi.
Il cartellone, che fino al giorno prima pubblicizzava l’ultimo numero della Big Science, era ora un ammasso di bruciature.
«Maledizione!»
Videl strinse i pugni, mentre una sirena alle sue spalle la costrinse a voltarsi.
«Non riusciamo a capire dove potrebbe essere fuggito» disse il poliziotto al volante del proprio mezzo. «Ci servirebbe l’aiuto di Great Saiyaman.»
«Non è in città in questo momento» rispose la ragazza, pensando che Gohan, nei monti Paoz, fosse con ogni probabilità ancora nel mondo dei sogni. «E a dire il vero non so se potrebbe fare qualcosa.»
«Dobbiamo provare» disse il poliziotto, e scese dall’auto. «È da ieri mattina che nelle varie città i cartelloni di questo tipo prendono fuoco, e il proprietario della Big Science sta andando fuori di testa. Non è una semplice questione privata, ma qualcosa che rischia di sconvolgere l’intero campo scientifico. I piani alti sono spaventati dalle dimensioni di questi incidenti, perché è evidente che atti così ramificati coinvolgono un gran numero di persone. Si sospetta che un’organizzazione terroristica, con sedi nascoste nelle più grandi città del mondo, stia programmando un attacco contro gli scienziati migliori del pianeta.»
Videl spalancò gli occhi. «Ma perché dovrebbero fare una cosa simile?»
L’uomo scosse la testa. «Ancora non lo sappiamo, ma alcuni agenti speciali stanno interrogando proprio adesso le persone che hanno partecipato all’elezione dello scienziato dell’anno. Non le so dire di più, signorina Videl, in fondo sono solo un semplice poliziotto, ma a mio modesto parere credo che vogliano ottenere da Bulma Briefs delle armi pericolose.»
Videl inarcò un sopracciglio. «In che senso?»
Il poliziotto agitò le braccia. «Armi nucleari, armi chimiche o altre diavolerie da scienziati pazzi. Secondo alcune voci perfino Cell sarebbe stata un’arma di distruzione creata da un sopravvissuto al servizio di un vecchio esercito. Non si sa mai cosa potrebbe passare per la testa a certa gente.»
Ed era vero. Videl aveva ascoltato con attenzione Gohan quando gli aveva parlato dell’origine del mostro verde. Ma Bulma non avrebbe mai fatto niente del genere. Per questo, forse, l’avevano presa di mira.
«Ho capito, grazie mille» disse. «Contatterò Great Saiyaman al più presto e gli spiegherò la situazione.
Il poliziotto annuì. «Grazie a lei, signorina.»
 

***

 
Chichi scrutò il suo ospite con un sopracciglio inarcato, restando in piedi di fronte al tavolo. Non era riuscita a farlo parlare più di tanto, né tantomeno a offrirgli del cibo, in quanto lui si era limitato ad accomodarsi nel posto di Gohan e ad appoggiare i gomiti sul legno.
«Non so a che ora potrebbe svegliarsi Goku» gli disse, e si concesse uno sbuffo. «Quello stupido ieri sera si è allenato fino a tardi!»
L’altro sorrise. «Non preoccuparti, Chichi, aspetterò.»
Proprio in quel momento il soggetto delle loro conversazioni fece capolino dalla camera da letto. «Ehilà!» salutò, e si voltò verso il tavolo. «Ciao Crilin! Che ci fai da queste parti?»
Chichi squadrò il marito da capo a piedi, notando che si era presentato con addosso solo un paio di boxer. «Goku!» sbraitò, e si avvicinò a lui con passo deciso. «Ti sembra questo il modo di presentarti agli ospiti? Vai immediatamente a vestirti!»
Goku la fissò negli occhi e si grattò la chioma a palma. «Scusa, tesoro, non ci ho nemmeno pensato. Comunque non preoccuparti, Crilin non si scandalizza certo per queste cose!»
L’amico rise. «Goku per me è uno di famiglia, stai tranquilla, Chichi.»
La donna in tutta risposta riservò a entrambi uno sguardo fulminante.
«Va bene, va bene, vado a vestirmi!» disse allora Goku, e sparì dietro la porta.
La moglie incrociò le braccia.
Non cambierà mai.
Quando il saiyan rientrò, i due coniugi si sedettero ai rispettivi posti e rivolsero la loro attenzione a Crilin.
«Cosa succede?» domandò Goku.
Chichi aveva intuito subito che la visita dell’amico non era di semplice cortesia, per cui restò sull’attenti.
Crilin gettò sul tavolo un quotidiano. «L’avete sentito anche voi?» disse. «Ieri mattina si sono verificati i primi incidenti e stamattina sono state colpite altre città, tra cui Satan City.»
Chichi, senza leggere nulla, fece scattare le mani in avanti e afferrò il terrestre per il colletto. «Il mio Gohan!» esclamò, e iniziò a scuoterlo avanti e indietro. «Sta bene?! È successo qualcosa?!»
«S-stai calma!» rispose Crilin, il cui volto stava assumendo le stesse tonalità di un cadavere. «Gohan non c’entra niente!»
Ma Chichi non si fermò. «Hai parlato di Satan City, e lui adesso si trova a scuola!»
«Stai tranquilla, cara.» Goku le mise una mano sul braccio. «Riesco ad avvertire la sua aura, sta benissimo.»
Chichi emise un sospiro di sollievo. «Meno male! Goten per fortuna è qui in giardino, ma a quanto pare non possiamo mai goderci la pace!»
Restò a fissare un punto vuoto della stanza, quando un colpo di tosse la ridestò.
«E-ehm, Chichi» farfugliò Crilin. «Potresti lasciarmi adesso?»
La donna sussultò. «Oh, scusa!» disse, e mollò la presa di scatto.
«Urca, qualcuno deve odiare davvero Bulma!» esclamò d’un tratto Goku, e Chichi si accorse che aveva iniziato a leggere il giornale. «Stanno distruggendo tutte le sue immagini!»
La moglie si avvicinò al saiyan, e i suoi occhi furono catturati dalla foto che spiccava in prima pagina: un cartellone pubblicitario incenerito, che la didascalia dichiarava provenire da Città del Sud.
«È proprio questo che mi preoccupa» disse Crilin. «Potrebbe non essere nulla di grave, ma dopo la minaccia del Dottor Gero non mi fido più di ciò che coinvolge degli scienziati scatenati.»
«Non è che tua moglie sa qualcosa?» domandò Chichi.
L’uomo scosse la testa. «No, secondo lei è solo un atto di cattiveria di qualche invidioso. Non ritiene che ci sia qualche pericolo reale.»
La porta d’ingresso si spalancò.
I tre si voltarono verso la soglia, vedendo due bambini fare il loro ingresso.
«Trunks» lo salutò Chichi. «È un po’ che non ti si vede da queste parti.»
Il bambino dai capelli lilla sorrise, mentre Goten si fiondò ad abbracciare il padre.
«Devo diventare più forte!» esclamò il piccolo moro, mentre Goku lo faceva sedere sulle sue gambe. «Trunks in questi giorni si è allenato tantissimo, e ormai faccio fatica a combattere con lui!»
Gli occhi dell’uomo si illuminarono. «Non preoccuparti, da domani inizieremo un addestramento più duro del suo!»
«Tsk, non ci credo» intervenne Trunks con le mani ai fianchi. «Non riuscireste mai ad allenarvi al ritmo di me e mio padre.»
«Che ne dite di mangiare qualcosa?» propose Chichi. «Ormai è quasi ora di pranzo.»
I tre saiyan si voltarono di scatto con l’acquolina in bocca.
«Certo, mamma!» esclamò Goten.
La donna allora si avvicinò ai fornelli, e sentì che alle sue spalle qualcuno aveva acceso la televisione.
Mentre prendeva le pentole, le notizie di altri incidenti arrivarono alle sue orecchie.
«Quei farabutti!» esclamò Trunks. «Appena scoprirò chi sono e se la vedranno con me!»
«Beh, non vorrei essere nei loro panni» disse Crilin.
«Ma perché non riescono a trovarli?» domandò Goten.
«Non saprei,» rispose Goku, «forse sono molto furbi.»
«In effetti è strano» intervenne di nuovo Trunks. «Stamattina hanno attaccato Satan City, giusto? Perché Gohan non li ha stesi?»
«Probabilmente a quell’ora era ancora a letto» disse Crilin. «In fondo hanno attaccato all’alba.»
Chichi si voltò verso di loro, e vide che Goku continuava a scrutare la prima pagina con un sopracciglio inarcato.
«C’è qualcosa che non mi convince» mormorò il saiyan. «Ma non riesco a capire cosa sia.»

 
***

 
Quando la porta si aprì, Son Goku non aveva ancora finito di mangiare. Lanciò un’occhiata a Goten e Trunks, che pur avendo già concluso i loro pasti erano sulla buona strada per raggiungere il livello di appetito di un saiyan adulto, e decise di gustarsi l’ultima coscia di pollo.
«Sono tornato!» sentì esclamare dalla soglia.
Sorrise, mentre con la coda dell’occhio vide il figlio maggiore recarsi in camera. In quegli anni era davvero cresciuto tantissimo, e il padre ancora faticava a credere che si stesse ormai facendo uomo.
«Buongiorno a tutti» salutò la ragazza entrata dietro di lui, mentre con passi lenti si avvicinava al tavolo.
«Ehilà, Videl!» esclamò Crilin. «È un po’ che non ci si vede. Stai davvero bene con la divisa scolastica.»
Le guance della giovane si colorarono di un lieve rossore. «Grazie» disse, per poi spostare gli occhi sul resto del gruppo. «A quanto pare oggi siete in molti. Chiedo scusa, non sarei dovuta venire.»
«Non dire così!» intervenne Goku. «Noi siamo sempre felici di vedere gli amici, non è vero Chichi?»
La moglie sorrise. «Certo, non c’è alcun problema» disse, e si rivolse a Videl. «Goku per fortuna non ha ancora mangiato tutto, quindi è rimasto del cibo anche per te.»
«E per me no?» domandò Gohan, che nel frattempo li aveva raggiunti.
Goten e Trunks scoppiarono a ridere.
«Non lo so, forse mi sono fatto prendere un po’ la mano!» confessò Goku grattandosi la testa.
Come già due giorni prima era avvenuto, la sigla del notiziario televisivo attirò la loro attenzione.
«È terribile» disse Videl prendendo posto. «Stamattina quel delinquente mi è sfuggito sotto il naso!»
Gohan si sedette accanto a lei e le mise una mano sulla spalla. «Te l’ho detto, non devi prendertela così. Capita a tutti di sbagliare.»
«E invece a me non dovrebbe capitare!» esclamò la ragazza, e Goku notò che aveva iniziato a fissare il quotidiano portato da Crilin. «Posso capire di non poter competere con voi, ma qui il problema è solo un comune essere umano!»
Goku inarcò un sopracciglio.
E se non fosse stato così?
«Videl,» domandò, «hai sentito la sua aura, per caso?»
La ragazza lo fissò. «Beh, ecco, a dire il vero… non ci ho fatto caso prima di raggiungere il luogo dell’accaduto, ma quando sono arrivata non ho percepito alcuna presenza nella zona. Credevo che il responsabile fosse ancora nei paraggi, invece a quanto pare si era già dileguato.»
«Oppure non aveva aura» intervenne Crilin.
I presenti sussultarono.
«Intendi come Diciotto?» chiese Trunks.
Crilin annuì.
«Un cyborg» mormorò Gohan, e s’irrigidì. «Se così fosse, la situazione potrebbe essere più grave di quel che sembra.»
«Ehi, guardate!» esclamò Chichi, e alzò il volume del televisore.
Goku, che aveva la visuale coperta dalla testa dei bambini, si inclinò di lato per osservare meglio.
«Siamo qui in diretta speciale da Città dell’Ovest» stava dicendo un giornalista, mentre sullo sfondo un gruppo di vigili del fuoco stava esplorando le rovine di un edificio. «Non conosciamo ancora tutti i dettagli dell’incidente, ma possiamo rassicurarvi sull’assenza di vittime.»
«Io conosco quel posto!» intervenne Trunks, e strinse i pugni. «Maledizione, so cos’è successo!»
«Calmati, Trunks» gli disse Goku. «Che cosa sai?»
Il bambino distolse lo sguardo irritato dal televisore e lo abbassò sul tavolo. «Me la pagheranno» disse. «Non dovevano permettersi di fare questo a mia madre.»
«Ecco ai nostri microfoni una testimone» disse nel frattempo il giornalista, e Goku tornò a concentrarsi sul televisore. «Ci dica, che cos’è successo a questa tipografia?»
La donna che apparve sullo schermo, i capelli coperti di cenere, inspirò profondamente. «I macchinari sono andati tutti distrutti, e con loro tutte le copie del numero speciale della Big Science che sarebbe dovuto uscire nei prossimi giorni.»
«Ci potrebbe raccontare quello che ha visto?» le chiese il giornalista.
La testimone si mise le mani tra i capelli. «Credo che qualcuno abbia lanciato delle bombe! Non c’era nessun estraneo all’interno della tipografia, eppure a un certo punto ho avvertito delle esplosioni in varie stanze dell’edificio! Le persone sono fuggite e nessuno è stato colpito, ma siamo ancora tutti sotto shock!»
«La ringrazio, signora» disse l’intervistatore, e la donna sparì dallo schermo.
L’uomo allora si mise una mano sull’auricolare che portava all’orecchio, e parve restare in ascolto. «Ci sono delle novità» comunicò poco dopo. «A quanto pare il numero speciale della Big Science avrebbe dovuto essere dedicato interamente a Bulma Briefs, la scienziata dell’anno. Questo fa propendere per una connessione tra coloro che hanno distrutto i cartelloni e questo attentato. Per ora è tutto, linea allo studio.»
Il televisore si spense, e Goku vide che Chichi aveva ancora il telecomando in mano.
«Il mondo è pieno di pazzi» fu il commento della donna.
Crilin annuì.
«Beh, non dovevano osare prendersela con lei» disse Trunks, le tempie che pulsavano.
«Sono davvero cattivi» mormorò Goten.
Qualcuno suonò alla porta.
Chichi andò ad aprire, mentre il resto dei presenti si voltò verso l’ingresso.
Goku si grattò la testa, pensando che quel giorno c’erano davvero più ospiti del solito.
«Ve l’ho detto, non ho bisogno di guardie del corpo!» sbraitò una voce femminile dalla soglia. «Andatevene subito, i miei amici sanno proteggermi meglio di voi!»
Il saiyan sorrise, vedendo che il soggetto delle conversazioni degli ultimi due giorni stava facendo il proprio ingresso affiancato da due uomini possenti.
L’orgogliosa scienziata dell’anno, che indossava un corto vestito verde e una collana di perle, lanciò ai due sconosciuti accanto a lei uno sguardo penetrante. «Allora, volete sparire o no? Posso andare a trovare gli amici in santa pace o dovete seguirmi anche mentre vado in bagno?»
«È tutto a posto, signori» disse d’un tratto Videl, e si sollevò dalla sedia per raggiungerli. «Proteggerò io la signora Briefs.»
Goku vide i due uomini fissarla a occhi sgranati, e si lasciò sfuggire una breve risata.
«Ma lei…» farfugliò quello a sinistra. «È la figlia di Mister Satan?»
«In carne e ossa» disse la giovane, e sorrise. «Ora, se volete scusarci, preferiremmo parlare in privato. Vi ringrazio per la protezione che avete offerto alla signora, è sempre bello vedere che qualcuno difende la giustizia. Lo riferirò sicuramente a mio padre.»
Gli occhi delle guardie del corpo si fecero lucidi. «Oh, davvero?» esclamò quello a destra. «Hai sentito, amico? Mister Satan in persona saprà di noi!»
Bulma sbuffò. «Sì, tutto molto bello, ma ora andatevene.»
«Certo, agli ordini!» dissero entrambi in coro, e dopo aver fatto un saluto militare uscirono dall’abitazione.
La scienziata chiuse gli occhi e fece un sospiro di sollievo. «Accidenti, da quando sono iniziati quegli strani incidenti le forze dell’ordine non mi lasciano più viaggiare senza la scorta!»
«Beh, non hanno tutti i torti» disse Gohan. «Anche noi siamo molto preoccupati per te.»
Bulma sollevò le palpebre, e a Goku parve che solo in quel momento lei si fosse accorta della presenza degli altri ospiti. «Trunks!» esclamò, e corse incontro al figlio. «Non pensavo di trovarti qui!»
Il bambino si tirò in piedi. «Ciao, mamma» disse con tono allegro, ma il suo umore mutò non appena la donna lo strinse tra le braccia. «E dai!» esclamò il giovane distogliendo lo sguardo. «Non davanti a tutti, mi metti in imbarazzo!»
«Suvvia, tesoro! Sono passata di qui perché ero sulla strada, ma non vedevo l’ora di tornare a casa per rivederti! In fondo non ci vediamo da quasi due settimane!»
Il volto di Trunks si fece rosso. «I-insomma, potevi anche aspettare che fossimo soli!»
Goku scoppiò di nuovo a ridere, notando quanto il figlio dell’amica fosse diverso dal proprio.
«Fa sempre così» gli disse Goten, che stava ridendo a sua volta. «Non gli piace essere abbracciato, dice che è da femminucce.»
Goku appoggiò un gomito sul tavolo. «Tutte apparenze.»
Bulma sciolse la stretta e mostrò il suo sorriso smagliante. «Allora, ragazzi, come state?» domandò. «Crilin, vedo che ci sei anche tu.»
«Già» disse lui grattandosi la testa. «E pensa un po’: mi stavo perfino preoccupando per te.»
«Oh» Le iridi azzurre della scienziata si bloccarono sul quotidiano abbandonato sul tavolo. «Dunque le cose stanno così» disse, e il suo sorriso scomparve. «Mi dispiace avervi fatto stare in pensiero. Non dovevate preoccuparvi per me, in questi giorni non sono mai stata davvero in pericolo.»
«Questo è un sollievo» disse Gohan. «Ma non possiamo escludere alcuna pista. Sai se qualche scienziato è particolarmente invidioso del tuo successo?»
Bulma storse le labbra in una smorfia. «Beh, a dire il vero lo sono un po’ tutti. Certo, alcuni sono più arroganti di altri, ma non mi sembra che si siano comportati in modo strano.»
«Eppure qualcuno ti odia» disse Crilin.
«Già» confermò Videl, che era rimasta in piedi vicino all’ingresso. «Non sapete quanto mi dispiace non aver acciuffato il colpevole nella mia città.»
«Ah, non dirlo a me» sbottò Bulma, e si mise le mani a fianchi. «Quei manigoldi mi stanno distruggendo la reputazione! Ora tutti hanno paura di provare ammirazione verso la persona più intelligente e affascinante dell’universo!»
«Beh, questo non è per forza un male» disse Trunks d’un tratto.
Il resto dei presenti lo fissò, facendo calare il silenzio.
Goku lo vide abbassare il volto a terra, come se stesse cercando di nascondere qualcosa.
Chissà che gli prende.
Bulma inarcò un sopracciglio. «In che senso?» gli chiese.
Trunks deglutì, gli occhi puntati sul vuoto. «Ecco, io… ho sentito delle cose strane, tutto qui.»
Gohan e Crilin si alzarono dal tavolo e si avvicinarono a lui.
«Quali cose?» lo incitò la madre.
Il bambino strinse i pugni. «È successo due giorni fa, mentre tornavo dal parco. C’era un cartellone pubblicitario anche lì, e due ragazzi lo stavano fissando. Mi sono fermato poco lontano da loro e li ho sentiti fare dei discorsi che non ho capito bene.»
«E lo dici adesso?» intervenne Chichi. «Potrebbero essere loro i vandali, non ci hai pensato?»
«Lascialo parlare, mamma» disse Gohan, e le mise una mano sulla spalla. «Probabilmente è una cosa che si vergogna di raccontare.»
«È così, Trunks?» gli chiese Bulma.
Il piccolo annuì.
Goku allora si alzò a sua volta e lo raggiunse. Quel bambino era stato davvero coraggioso contro Majin Bu, non poteva arrendersi di fronte a un problema così semplice. Gli mise una mano sul capo e gli sorrise. «Coraggio, figliolo, non preoccuparti. Tu non hai paura di nulla, giusto? O devo pensare che nelle tue vene non scorra più il sangue della più nobile stirpe saiyan?»
Trunks corrucciò di colpo lo sguardo. «Tsk, non dire sciocchezze. È ovvio che non temo nulla, cosa credi? Posso raccontarti tutto quello che vuoi sapere!»
Goku tolse la mano e incrociò lo sguardo di Bulma, che lo stava ringraziando con un sorriso complice.
«Allora, cos’hanno detto quei due tizi?» domandò Goten affiancandolo. «Sono davvero curioso!»
Trunks mantenne la sua espressione fiera e incrociò le braccia. «Beh, hanno fatto dei complimenti alla mamma, ovviamente.»
«C’era da aspettarselo, dato che è davvero una scienziata geniale» disse Videl.
«Mmm» mormorò il bambino dai capelli lilla. «A dire il vero non hanno parlato molto di quello. Sembravano particolarmente interessati alla sua maglietta: hanno detto che le risaltava le tette.»
«Trunks!»
L’urlo di Bulma era risuonato per tutta la casa, mentre la donna si era coperta d’istinto il petto.
«Sto ripetendo quello che hanno detto, mamma!» esclamò il bambino. «Non è colpa mia!»
«E cos’altro hai sentito?!» domandò allora la scienziata, che Goku ora non avrebbe più saputo dire se era rossa per l’imbarazzo o per la rabbia.
«Tante altre cose, non mi ricordo tutto» rispose il bambino. «Uno di loro mi pare abbia detto: “La trovo molto più sexy delle pornostar. Il fatto che lei non lo sia rende il tutto molto più eccitante.”»
Gli altri si bloccarono.
«Eh?!» esclamò Bulma. «Ma come si permette quel pervertito di fare certi paragoni?!»
«E poi il suo amico gli ha dato ragione, dicendo che solo guardandoti sarebbe potuto “andare”. Non ho capito cosa vuol dire. Ah, no, ho sbagliato! Non ha detto “andare”, ha detto “venire”.»
Il volto dei presenti divenne color fragola, e Goku si accorse che la moglie era sul punto di svenire.
«Cosa vuol dire che con Bulma poteva venire?» domandò Goten, e a quel punto Chichi cadde a terra.
«Tesoro, non fare così!» esclamò Goku balzando verso di lei.
«Ah, non lo so» disse Trunks. «Forse intendeva dire che voleva andare a trovarla.»
«Esatto!» gridò Crilin, e celò una risata nervosa. «Intendeva proprio dire quello!»
Goku sollevò la moglie in braccio e la fece stendere sul divano.
«Meglio lasciarla lì, papà» disse Gohan. «Dubito che reggerebbe il resto della conversazione.»
«C-cosa?!» esclamò Videl, che si era portata le mani sul viso. «Vuoi dire che quello che ha detto non è sufficiente?!»
«Beh, mi ricordo anche qualcos’altro» disse Trunks, richiamando nuovamente l’attenzione. «Anche se non credo sia molto importante.»
«Contiene parolacce?» domandò Bulma.
Il bambino scosse la testa.
«Allora dilla.»
Trunks inarcò un sopracciglio. «Ma sì, hanno parlato del numero speciale in uscita della Big Science. L’abbiamo sentito anche noi in televisione: la copertina avrebbe dovuto contenere di nuovo una foto della scienziata dell’anno. Uno dei due tizi ne ha parlato con una faccia entusiasta, poi non so perché ha iniziato a sbavare e ha detto che se la sarebbe appesa in bagno. Non capisco, cosa dovrebbe farci con una copertina davanti al gabinetto?»
«O-ovviamente nulla!» intervenne Crilin, e Goku sorrise ricordando i bei vecchi tempi in cui anche lui, osservando le abitudini del vecchio maestro, si era posto certi interrogativi.
«È una cosa brutta, vero?» disse Trunks. «È per questo che non ve lo volevo dire!» Il bambino tornò ad abbassare lo sguardo, e la madre si chinò per abbracciarlo di nuovo.
«Non preoccuparti, tesoro» disse. «Hai fatto bene a parlare. Ora sappiamo che qualcuno pensa davvero a me in termini che non apprezzo.»
«Questo però non prova niente, Bulma» intervenne Gohan, e tutti si voltarono verso di lui. «Se quei due ragazzi erano, ehm, interessati a te, perché avrebbero dovuto distruggere le tue immagini?»
Crilin si portò una mano al mento. «Hai ragione, non ha proprio senso.»
Trunks strinse i pugni. «Uffa, ne ho abbastanza! Sentite, mi spiegate almeno una cosa?»
Bulma, che pur avendo mollato la presa era ancora chinata di fianco a lui, lo guardò negli occhi. «Che cosa, tesoro?»
Il bambino incrociò le braccia. «Cosa vuol dire che hai le labbra da pomp…»
«Trunks!» Bulma questa volta gli tappò la bocca in tempo.
«Le labbra da pomp-cosa?» domandò Goten, e Goku ringraziò che sua moglie fosse ancora priva di sensi.
«L’hanno detto quei ragazzi?!» domandò Gohan, mentre Videl per il troppo imbarazzo aveva affondato il viso sul suo petto.
Il piccolo mezzosangue annuì, e si liberò dalla mano della madre. «Allora, cosa vuol dire?»
Nessuno rispose.
«E dai, siete cattivi! Anche papà non me l’ha voluto dire!»
Son Goku si sentì attraversare da una scossa elettrica.
Si bloccò, incapace di dar voce ai propri pensieri.
Ho sentito bene?!
Avanzò con cautela verso il bambino, il corpo rigido come un burattino di legno, mentre nel suo cervello risuonava un campanello d’allarme.
«C-cos’hai detto, scusa?» riuscì a farfugliare.
Trunks lo fissò con le braccia conserte. «Ma sei sordo o cosa? Ho detto che nemmeno mio padre ha voluto spiegarmi cosa vuol dire quello che hanno detto quei tizi!»
Il campanello nella sua mente aumentò di volume.
I suoi ricordi vagarono a due giorni prima, quando all’incirca a quella stessa ora Goten aveva accennato a un’uscita al parco di Trunks. Con suo padre.
«Lui… era con te?» mormorò.
«Sì, perché?» rispose il bambino.
«E ha sentito?»
«Cosa?»
«Quello che hanno detto quei ragazzi.»
Trunks gli squadrò il volto con un sopracciglio inarcato. «Certo che ha sentito, lui a differenza tua ci sente benissimo! Ma non credo che gli interessasse, ha continuato a camminare verso casa dicendomi di non fargli domande stupide.»
Il cervello di Goku prese a rimbombare, spedendolo con la mente sul pianeta dei Kaiohshin.
Foto.
Bulma.
Pervertito.
Quel miscuglio, se a contatto con la sostanza sbagliata, minacciava ogni secondo di esplodere.
«Che ti prende, papà?» domandò Gohan, che lo fissava con gli occhi spalancati.
Bulma avanzò di un passo. «Oh, no, non può essere!» esclamò, e si mise una mano in fronte. «Goku, ti prego, dimmi che non è come penso.»
Il saiyan scattò in avanti e si sbloccò di fronte al quotidiano sul tavolo. «Avevo ragione!» disse, gli occhi fissi sulla copertina. «Lo dicevo che c’era qualcosa di strano in questa foto!»
Crilin si portò al suo fianco. «Che cosa?»
Goku sospirò, mentre la sua mente digeriva quella consapevolezza. «Eh sì, non c’è alcun dubbio» disse, e si sentì più leggero.
In fondo non c’era niente di cui preoccuparsi. Anzi, quella situazione in un certo senso aveva perfino qualcosa di divertente.
Poco importavano i danni, la cosa rilevante era che nessuno, negli ultimi due giorni, era mai stato davvero in pericolo.
«Guardate bene» disse il saiyan. «Il cartellone non è stato bruciato. Dovreste riconoscere anche voi questo effetto.»
«Hai ragione!» disse Gohan. «Qualcuno ha incenerito la foto di Bulma…»
«… con un ki blast» completò Trunks.
I guerrieri alzarono il volto dal giornale e si guardarono negli occhi.
«Ah, io non ho fatto niente!» esclamò Crilin.
«Non guardate me» intervenne Gohan.
«Anch’io non c’entro» affermò Goten.
«Io non so lanciare colpi energetici» disse Videl.
«Io non farei mai una cosa del genere!» sbottò Trunks.
La porta di casa si spalancò dall’interno.
Bulma, ferma sulla soglia, lanciò al figlio uno sguardo fulminante. «Vieni, tesoro, andiamo a casa.»
Il bambino deglutì. Quel tono non prometteva nulla di buono. «V-va bene, mamma, ma che succede? Ho fatto qualcosa che non va?»
«Tu? Oh, no, mio caro» rispose la donna, ed estrasse una capsula dalla borsa. «È solo che all’improvviso mi sono ricordata di dover tenere un colloquio molto importante.» Strinse la presa sull’oggetto, e Goku capì che se fosse stata una guerriera l’avrebbe già ridotto a pezzi. «Allora, ti muovi?!»
Trunks la raggiunse.
«Ciao, ragazzi, ci vediamo!» salutò la donna, e i due lasciarono l’abitazione sotto gli occhi perplessi degli altri.
«Ma che le ha preso all’improvviso?» domandò Videl sbattendo le palpebre.
Goku scoppiò a ridere.
«Tu sai qualcosa, papà?» gli chiese il primogenito.
Il saiyan mantenne il suo sorriso. «Beh, devo ammettere che in questo momento non vorrei proprio essere nei panni del colpevole!»
«Cosa?!» ribatté Gohan. «Hai capito chi è?»
«Certo» disse Goku.
«E allora perché stai ridendo?» domandò Crilin inarcando un sopracciglio. «Non c’è niente di divertente in ciò che ha combinato.»
Ma il moro mantenne la sua espressione. «Invece vi sbagliate. Vedete, noi siamo sempre partiti dal presupposto errato, è per questo che non abbiamo individuato la pista giusta. Abbiamo dato per scontato che il suo fosse un gesto d’odio, quando in realtà si è trattato di tutt’altro.»
«Di tutt’altro?» domandò Gohan. «Quella persona, ammesso che sia umana, ha distrutto tutte le immagini di Bulma! Cos’altro dovrebbe averlo spinto se non l’odio?!»
«Oh!» intervenne Videl, e si portò le mani al viso. «Forse il colpevole è uno di quegli assassini psicopatici che uccidono la donna che amano!»
Goku sollevò le mani. «Ehi, ragazzi, state calmi! Non ho detto questo, guardate che non è mica un assassino! Cioè, sì, lo è, ma non questa volta!»
I presenti lo fissarono come se fosse uscito da un manicomio.
«Oh, insomma, non è difficile!» provò di nuovo il saiyan. «Gohan, tu come ti sentiresti se i due ragazzi di cui ha parlato Trunks avessero detto quelle cose di Videl?»
Il due liceali arrossirono di colpo.
«Non sarebbe contento» disse Goten. «Perché il mio fratellone è innamorato di lei!»
«Goten!» gridò Gohan. «Ti avevo detto che era un segreto!»
«E dai, tanto l’avevamo già capito tutti» disse Goku.
Crilin fece spallucce. «Ti sta bene, Gohan. Così ora capisci cos’ho provato io quando hai detto a tutti che ero innamorato di Diciotto.»
«Ma sono passati più di sette anni!» esclamò il giovane.
«E-ehm, ragazzi» intervenne Videl, ancora rossa come un pomodoro. «Non state cambiando argomento troppo in fretta?»
«Giusto» disse Gohan, e si grattò il capo. «Beh, Goten comunque ha ragione, non sarei per niente contento di sapere che la gente pensa certe cose di… insomma…»
«Non devi vergognartene» disse Crilin. «Anch’io sarei geloso se certi pervertiti iniziassero a fare discorsi sconci su mia moglie. Anzi, ora che ci penso, se Diciotto fosse famosa come Bulma non sarei per niente contento di sapere che potrebbero esserci persone così in ogni città! Sentendo certe cose mi arrabbierei così tanto che potrei perfino arrivare a desiderare che ogni sua immagine venga distr...» si bloccò, gli occhi spalancati. «Ora ho capito!»
Goku sorrise, facendogli cenno con la mano di stare in silenzio. «E tu, Gohan? Cosa faresti?»
«Beh…» Gohan deglutì. «Pure io, in effetti, anche se non arriverei mai a mettere in pratica sul serio certe idee, ammetto che potrei pensare per un attimo di disintegrare tutto.»
«E lo faresti per odio nei confronti di Videl?»
«Certo che no!» esclamò Gohan. «Al contrario, lo farei per... sì, insomma, avete capito! Non vorrei sentire certe cose e basta!»
«Gohan, così mi fai sentire in imbarazzo!» intervenne Videl, che sembrava non sapere più in che direzione guardare per sentirsi più a proprio agio.
Crilin sollevò il viso con sguardo sognante. «Ah, l’amore, che bel sentimento!»
«Che schifo!» disse Goten. «Trunks dice che è da femminucce!»
Goku si grattò la testa ed emise un breve risolino. «Beh, cambierà idea non appena saprà la verità.»
Gli altri si bloccarono. «Eh?!» esclamarono in coro.
«Giusto» disse Videl. «Se la distruzione delle foto di Bulma è stato un gesto di gelosia, chi può essere stato? Insomma, stiamo parlando di qualcuno che non si è fatto alcuno scrupolo ad attaccare le città di tutto il mondo e a far esplodere un intero edificio!»
Gohan e Crilin sussultarono. Si guardarono negli occhi, per poi ruotare il capo verso Goku pronunciando in coro: «Vegeta?»
 

***

 
Quell’idiota non era in casa.
Bulma l’aveva cercato in tutte le stanze, per poi sentirsi dire da Trunks che non percepiva la sua aura nei dintorni.
Maledetto!
Che se ne andasse pure all’inferno, lei avrebbe saputo tirare avanti da sola.
Voleva rovinarle la carriera? Bene, gli avrebbe dimostrato di che stoffa era fatta una stupida terrestre come lei.
Rimase tutto il giorno in laboratorio, trovandosi costretta a staccare il telefono a causa dei continui squilli di giornalisti e stalker di vario tipo, poi si avviò a cenare, scoprendo durante il tragitto che uno dei suoi vasi più preziosi era sparito dalla mensola su cui si trovava. Sospirò, decidendo di rimandare a domani la ricerca del reperto antico, poi si costrinse a mangiare in tranquillità con i genitori e il figlio.
Una bella doccia calda nel bagno annesso alla camera da letto era ciò che ci voleva. Bulma si lasciò accarezzare dall’acqua bollente, sperando che ciò la aiutasse a sbollire anche la rabbia che aveva accumulato in quelle ore.
Niente da fare.
Dopo essersi asciugata, indossò la corta camicia da notte e uscì.
Sussultò, sentendosi irrigidire.
Lui era lì, immobile come una statua.
Capelli sparati in aria, sguardo penetrante rivolto alla finestra, schiena appoggiata al muro di fronte al letto, braccia conserte, tuta da combattimento dello stesso modello con cui aveva affrontato Majin Bu.
E Bulma in quel momento lo odiò, perché era arrabbiata con lui, ma allo stesso tempo sapeva quanto quello stupido le fosse mancato. Per un attimo ebbe la tentazione di dimenticarsi ciò che era successo e di sfilargli la battle suit di dosso, ma il suo orgoglio ebbe la meglio.
Si avvicinò con cautela, le mani ai fianchi. «Ma guarda un po’ chi ha il coraggio di intrufolarsi in camera mia
Non era più una camera singola da parecchio tempo, ma nei momenti di collera a Bulma piaceva ricordare al principe dei saiyan a chi appartenesse ogni angolo dell’edificio su cui sembrava intenzionato a trascorrere il resto della propria vita.
Vegeta, che non l’aveva ancora degnata di uno sguardo, si limitò a muovere con lentezza le iridi verso di lei. «Se vuoi che me ne vada, ti accontento subito» rispose. «Tanto non mi pare che in questi giorni tu abbia reclamato la mia presenza.»
Sul volto di Bulma si disegnò un lieve ghigno. «Sarebbe un modo per dirmi che ti sono mancata?»
«Tsk, non dire assurdità» rispose il saiyan, e tornò a fissare il cielo oltre la finestra.
La scienziata si sentì infiammare, mentre tutta la rabbia che aveva accumulato in quelle ore si preparava a esplodere. «Maledizione, Vegeta!» esclamò, e gli puntò contro il dito indice. «Spiegami perché l’hai fatto!»
L’altro non rispose.
Bulma allora avanzò di un passo. «Non fingere di non aver capito, sai benissimo di cosa sto parlando.»
Vegeta mantenne il suo silenzio.
«Possibile che non ci arrivi?» proseguì la donna. «Erano tutti preoccupati per me. Io dovevo girare con la scorta, e al telegiornale si parlava di terroristi, di organizzazioni segrete, di armi nucleari, di un nuovo Cell! Sono passata da Goku, prima, e stavano tutti cercando di capire chi potesse aver compiuto nei miei confronti un simile gesto d’odio
Il sopracciglio del saiyan vibrò in maniera quasi impercettibile.
«Vegeta, guardami quando ti parlo!» esclamò la donna, e allungò le dita sulla sua guancia per costringerlo a voltarsi.
Quel contatto, a due settimane di distanza dall’ultimo, ebbe l’effetto di una scarica elettrica.
Nessuno dei due avrebbe voluto litigare. Bulma, di questo, ne fu di colpo consapevole.
Ma se c’era un’altra cosa che aveva compreso, era che nessuno dei due avrebbe ceduto a quel desiderio senza opporre resistenza.
Perché nei loro giochi d’orgoglio, in fondo, otteneva la vittoria chi convinceva l’altro di poter fare a meno di lui.
«Piantala di seccarmi» disse Vegeta, e si staccò dal muro per affacciarsi al vetro chiuso. «Io non devo spiegazioni a nessuno.»
«E invece le devi a me!» insistette Bulma fissando la sua schiena. «Ho il diritto di sapere perché hai deciso di rovinarmi la reputazione attaccando le città dell’intero pianeta!»
Vegeta non si voltò. «Come se non ci fossi già arrivata da sola.»
La donna storse il labbro. «Beh, tu dimmelo!»
Il saiyan si voltò, fissandola con un sopracciglio inarcato. «Sarebbe questo il motivo per cui sei arrabbiata con me? Perché non voglio spiegarti quello che hai già capito benissimo?»
Bulma abbassò lo sguardo. «Oh, insomma!» sbottò, e strinse i pugni. «Possibile che tu sappia esprimerti solo usando la forza? Che bisogno avevi di distruggere la mia fama in questo modo? Avresti potuto avvertirmi, e io avrei trovato una soluzione! Ti sarebbe bastato raggiungermi e dirmi: “Ci sono dei pervertiti che parlano di te come se fossi una pornostar, e io sono geloso!” E invece no, meglio fingere davanti a Trunks che non te ne importi nulla, meglio agire silenzioso nell’ombra, perché a quanto pare essere il principe dei saiyan non ti impedisce di comportarti come un codardo!»
Vegeta scattò in avanti e l’afferrò per la camicia da notte. «Non osare mai più dire una cosa del genere.»
Bulma sorrise malefica, tenendo i nervi saldi. «Cosa c’è, la verità fa male? Ti dà fastidio sentirti dire di aver agito nella vergogna?»
«Sta’ zitta!» ribatté il saiyan, e la gettò di schiena sul letto. «Io non mi vergogno proprio di niente, hai capito?»
«Ah no?» Bulma, impassibile, si sollevò sui gomiti. «E allora perché ti fai problemi a dirmi cos’è successo?»
Vegeta si mise carponi sopra di lei. «Perché quello che io faccio non è affar tuo.»
Bulma gli sfiorò una guancia con le dita e premette le proprie labbra sulle sue. «Se è per questo, nemmeno quello che faccio io dovrebbe interessarti.»
Il saiyan si scostò, sedendosi sul letto a braccia conserte. «Infatti non mi pare di averti mai chiesto nulla delle tue abitudini.»
La donna si inginocchiò sulle coperte, restando di fianco a lui. «Certo, salvo poi distruggere qualunque immagine mi rappresenti.»
«Adesso piantala!» sbottò il saiyan. «Mi spieghi cosa diamine ti importa di quelle stupide foto?»
Bulma sbuffò. «Non vuoi proprio capire, eh?! Voglio piacere alla gente, tutto qui. E dovresti saperlo benissimo, dato che fino a prova contraria condividi la tua vita con me da parecchio tempo.»
Il saiyan fissò un punto vuoto. «Tsk, se vuoi piacere a quegli stupidi terrestri non hai nulla da temere. Quello che ho fatto non ti toglierà certo il titolo di scienziata dell’anno.»
La donna si portò le mani ai fianchi. «Questo lo so, ma non è l’unica cosa di cui vado orgogliosa, e lo sai.» Gattonò con gesti lenti verso di lui, poi si posizionò a cavalcioni sulle sue gambe. L’uomo, mantenendo le braccia conserte, la fissò per un istante, poi distolse di scatto lo sguardo, preferendo la parete al suo seno.
«Suvvia, Vegeta.» Bulma gli mise le mani dietro al collo e gli affondò le dita tra i capelli scuri. «Mi piace essere guardata dalla gente, non è una novità! Voglio essere trovata attraente, sentirmi desiderata. Sarà anche una cosa stupida, ma fa parte della mia personalità, e tu devi accettarla.»
L’uomo le afferrò i polsi di scatto e li allontanò dal proprio corpo.
Tornò a guardarla, incrociando le iridi nere sulle sue. «Dimmi una cosa, Bulma. Hai idea di chi io sia?»
La donna sbatté le palpebre. «In che senso?»
«Rispondi e basta.»
«Beh, sei Vegeta.»
«Non ti ho chiesto il mio nome, stupida.» L’uomo continuò a fissarla con sguardo penetrante.
Bulma inarcò un sopracciglio. «Sei il principe dei saiyan?»
«Risposta esatta. E ora dimmi, chi sei tu?»
«Io? Sono Bulma, figlia del dottor Briefs e scienziata dell’anno.»
«Sbagliato.»
«Una terrestre?»
«No.»
«Un genio?»
«Finiscila.»
«La donna più attraente dell’universo?»
«Questa poi.»
Bulma rifletté un attimo in silenzio, poi si sentì arrossire di colpo. La sua voce si ridusse a un sussurro. «Tua moglie?»
Vegeta la lasciò andare e distolse di nuovo lo sguardo. «Ora mi spieghi cos’altro vuoi?»
E la donna di colpo comprese.
Cosa importava, in fondo, piacere a una massa di gente comune, quando lei era riuscita a scalfire l’animo del più spietato dei guerrieri? Cosa le importava essere corteggiata dai terrestri, quando il principe dei saiyan la considerava la sua consorte? Quando lui non solo voleva per sé il suo corpo, ma non accettava che altri avessero accesso a copie cartacee dello stesso?
Non era questo, forse, il modo più profondo di sentirsi desiderata?
Bulma cercò le sue labbra, e si sentì ricambiare. Si attaccò al suo corpo, mentre loro lingue si intrecciavano. Il saiyan si stese piano all’indietro, e lei lo seguì posizionandosi sopra di lui.
Non ancora.
La donna si staccò dal bacio, sentendo che entrambi i corpi fremevano più del solito a causa dell’astinenza. «Dimmelo, Vegeta.»
Lui inarcò un sopracciglio. «Che cosa?» domandò, e si sfilò i guanti bianchi.
«Quello che ti ho chiesto prima» disse lei, poi si sollevò la camicia da notte.
Vegeta questa volta mantenne lo sguardo sul suo corpo. «Piantala. Sei una dannata testarda.»
Bulma sorrise, e si sganciò il reggiseno. «Dimmi perché la scienziata dell’anno dovrebbe stare qui con te e non su quei cartelloni.»
Vegeta l’afferrò per le spalle e la ruotò, portandola sotto di lui. «Perché io ho deciso così, e qui sono io che comando.»
Falso, pensò Bulma, mentre lui si sfilava la maglietta blu.
«E perché hai deciso così?» chiese di nuovo la donna.
I loro occhi si incrociarono. Bulma mantenne lo sguardo, leggendo in quello del saiyan il conflitto di chi stava decidendo come agire. Ma lei non avrebbe ceduto, e sapeva quanto anche lui ne fosse consapevole. E non avrebbe potuto essere altrimenti, perché solo così poteva essere entrata nell’animo del principe dei saiyan.
Vegeta avvicinò le labbra al suo collo, e Bulma provò l’impulso di liberare entrambi dal resto dei vestiti.
Non ancora.
Sorrise, quando si accorse che Vegeta si era avvicinato al suo orecchio.
«Perché ti voglio, maledetta scienziata dell’anno.»
 
 

FINE

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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