Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: Wildheart    28/04/2007    12 recensioni
Il tempo in cui erano solo “piccoli” mocciosi è ormai lontano come l’innocenza che Al e Ed hanno perso, trasgredendo alla proibizione della trasmutazione umana. Il loro futuro è incerto, come le ceneri della loro casa. Per Edward sarà più forte la maledizione del suo destino o le sensazioni che un’amica d’infanzia saprà risvegliare al suo ritorno nella terra d’origine?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve gente

Salve gente!

Ho scritto questa one-shot in un momento di ispirazione, senza pensare bene a cosa stavo facendo. Non ha un riferimento preciso nel tempo, comunque c’è da prendere in considerazione che non ho ancora visto l’anime e sono arrivata solo al sesto volume del manga. A parte i casini nel tempo della narrazione originale, spero non sia venuta fuori proprio una schifezza... Beh, buona lettura! ^^’

--------------------------------------------------------------------------

Carne, Mente, Anima.

_

Quella doveva essere una delle sere tranquille che era solito passare a Resenbool: una normale passeggiata sotto il pigolio delle stelle, dopo la cena servita da zia Pinako.

Ma non era la stessa strada quella che stava percorrendo Ed. Non era nemmeno la stessa compagnia quella che aveva accanto: nessun suono sferragliante di armatura, nessun orologio d’argento a pressare nelle più profonde angosce della sua mente.

Accanto a lui c’era un fantasma.

Il fantasma di sua madre. Il ricordo della vita vissuta, che non aveva saputo apprezzare abbastanza.

“La vita non è un oggetto e io non sono Dio.

Le parole della maestra Izumi gli riecheggiavano nelle orecchie come il vento tiepido che andava ad insinuarsi tra i suoi capelli, costretti nella morsa della treccia che portava abitualmente. Legati, come una promessa suggellata nel fuoco della disperazione, che lo univa ad Al con il sangue.

Quindici anni sono pochi per guardare in faccia la morte e tentare di vincerla. Quindici anni sono pochi per fare promesse che nemmeno un adulto saprebbe mantenere. Ma in quindici anni, una farfalla vive almeno dieci delle vite di un uomo ed impara a volare, come nei sogni più liberi.

Non sarebbe andato incontro alle ceneri del suo passato, inchinate ai piedi di quell’albero che un tempo era solo l’appoggio per un’altalena. Non avrebbe accarezzato la pietra ruvida di quel ricordo che feriva ogni giorno, con la sua evanescente ed acre presenza.

Non aveva meta Ed, quella notte. Non sapeva dove stava andando, ma sapeva dove non voleva andare.

Il paese era fin troppo stretto, soffocante. Ma il cielo era così distante da spaventarlo.

Quella sera non indossava divise, guanti o marchi. La maglietta leggera e i pantaloni larghi gli ricordavano solo il nome “Edward Elric” e il suo braccio d’acciaio era solo una protesi: niente di meno, niente di più.

Se mai fosse riuscito ad ottenere la pietra filosofale e il corpo del suo fratellino, cosa mai avrebbe fatto? Lui era come il fuoco: devastante e indomabile. Non sapeva stare fermo in un luogo più dello stretto necessario, e non sapeva di cosa stesse andando alla ricerca il suo cuore. Era come un vuoto, quell’essere impalpabile che sentiva dentro. Ma adesso capiva che non era solo il vuoto di sua madre. C’era qualcosa di più. Cosa fosse, rimaneva un mistero.

Senza rendersene conto, si trovò davanti all’edificio della sua vecchia scuola. Sorrise con un ghigno malefico, ripensando alle mille lezioni marinate per poter studiare l’alchimia e i mille tiri mancini che aveva giocato all’insegnante, insieme a suo fratello. Non era mai stato il tipo che seguiva le regole.

« Scommetto che la maestra ti riconoscerebbe subito se ti vedesse… sei piccolo come allora. »

Uno scatto fulmineo, infuocato, devastante.

« A chi hai detto piccolo?!? »

Winry rise di gusto. « Sei sempre il solito, solo più stupido e con un po’ più d’acciaio. »

« Chi sarebbe lo stupido, maniaca degli auto-mail? Dovresti curare di più i tuoi modi, in fondo sei una ragazza anche tu. »

Una chiave inglese andò a piantarsi esattamente al centro della fronte del più giovane Alchimista di Stato.

« Cosa significherebbe “in fondo sei una ragazza anche tu”? » gli occhi di Winry scintillarono con odio assassino.

Edward non ebbe la lucidità di replicare immediatamente. Rimase sdraiato a terra con un enorme bernoccolo nella testa pulsante, ma la sua reazione non tardò a farsi sentire: « Ma sei impazzita?? »

Il buio.

Nessuna risposta, solo un’altra chiave inglese scagliata con precisione psicotica in mezzo agli occhi.

« Allora? Questa risposta? » chiese la ragazza dai lunghi capelli dorati, poggiando con nervosismo una mano sul fianco.

Ed arretrò strisciando fino ad attaccare la schiena al muretto di pietra delle scuola: « c-certo che sei una ragazza… »

« E i miei modi?» Fece lei, avvicinandosi minacciosa e sovrastandolo con la sua ombra.

Edward pensò che non era il caso di far arrabbiare ulteriormente l’amica d’infanzia, doveva ancora finire di ritoccare il suo auto-mail e sicuramente, con Winry di quell’umore, l’unico a rimetterci sarebbe stato lui.

Balzò in piedi con uno scatto fulmineo e la faccia da sbruffone ipocrita coperta dal suo ventaglio preferito, spuntato da chissà dove.

« Meravigliosi, o mia regina. »

Winry lo fissò stranita, nei furbi occhi dorati.

« E sei la migliore in fatto di auto-mail. » l’adulò, circondandole le spalle. « “Ultimi ritocchi” avevi detto? » continuò Edward con un sorriso malefico.

La ragazza si trovò ad arrossire. Ma fu solo per un breve attimo. Guardò la mano umana di Ed posata sulla sua spalla, i suoi occhi da sciacallo… e tirò fuori la chiave inglese.

« Pensi che sia così stupida da cadere nei tuoi patetici trucchetti?! »

« MALEDETTA STREGA! » sbraitò il giovane alchimista, massaggiandosi la testa dolorante.

« Fagiolino! »

« MASCHIACCIO! »

« Mezza cartuccia! »

« …Brutta Stronza! »

« Cane dell’Esercito!! »

Edward si bloccò di colpo. Gli occhi spalancati per quello che aveva appena udito. Vide Winry, davanti a sé, assumere la stessa espressione: la mano sulla bocca e gli occhi azzurri rabbuiati di colpo in un’espressione triste. Ma non c’erano lacrime.

Edward attese le sue scuse, ma quelle non arrivarono. Infondo se lo meritava: sapeva benissimo che i genitori della sua migliore amica erano morti nella guerra di Ishbar, un conflitto voluto dall’esercito. L’Arma le aveva portato via la sua famiglia e adesso lui si era unito al “nemico” nel tentativo di riportare alla normalità il corpo di suo fratello, per non dover più lacerarsi nel senso di colpa e tentare di espiare l’arroganza del momento in cui aveva voluto paragonarsi a Dio.

Egoista. Ecco cos’era.

« Come hai fatto a trovarmi? » chiese, voltando la testa di lato, per non doverla guardare.

« Non sono stata io a farlo, è stato Dan. »

Ed si accorse solo allora del cane bianco e nero alle spalle della padrona. La sua zampa in auto-mail riluceva sotto la luna.

« Perché-- »

« Perché l’hai detto tu » lo fermò Winry « devo finire gli ultimi ritocchi al tuo braccio. »

Entrambi rimasero in silenzio, ognuno voltato nella propria direzione, ma nessuno col coraggio di allontanarsi o di pronunciar parola.

Ed accarezzò Dan, che si era avvicinato a leccargli una mano, chinandosi alla sua altezza e appoggiandosi con le spalle al muretto, sempre tenendo lo sguardo il più lontano possibile dalla direzione di Winry.

« Mi dispiace, Ed. »

Il ragazzo si voltò verso la compagna, ma non incontrò i suoi occhi: lei continuava a fissare il vuoto, stringendosi in un abbraccio, mentre l’oro dei suoi capelli andava a nasconderle i lineamenti.

« Non avevo il diritto di dire quello che ho detto. »

« Winry… »

« Quello che hai fatto e che continui a fare è solo per Al. Cosa credi? So che ti stai dando da fare principalmente per lui. Se poi tu riavrai o meno il tuo braccio e la tua gamba, è una questione secondaria. »

Edward fissò lo stesso punto lontano che sembrava aver catturato la ragazza al suo fianco e sospirò, senza dir nulla. La notte era tranquilla, il silenzio che li avvolgeva era così inusuale, dopo il trambusto di Central City. Ma il silenzio fisico che aveva intorno, non bastava per mettere a tacere la confusione della sua anima.

“Tutto è Uno, Uno è Tutto

« Al e zia Pinako ci staranno aspettando. » tagliò corto Ed, senza accennare minimamente ad alzarsi.

Winry annuì e si staccò dal muretto a cui si era appoggiata, provocando la reazione immediata di Dan, che le si avvicinò scodinzolando.

Il giovane alchimista vide spuntare una mano davanti ai suoi occhi e alzò lo sguardo con perplessità, fino ad incontrare le iridi azzurre che gli erano tanto vicine e familiari.

« Sai, che puoi contare sulla nonna e su me. Quel poco che posso fare per aiutarti a salvare Al, sarà la mia priorità. »

Edward distolse lo sguardo con aria irritata e si alzò senza accettare l’aiuto dell’amica: « Tu non sai nemmeno di che stai parlando. »

« Forse. Ma tu ed Al non mi dite mai niente… sono diventata abile ad interpretare. »

Il ragazzo sospirò, chiudendo gli occhi e mettendosi una mano sulla fronte: « Winry… io non merito il tuo aiuto. Non merito la comprensione di Al, e non merito nemmeno una casa a cui fare ritorno. Tutto quello che ho fatto è stato per il mio puro egoismo: ho cercato di riportare in vita la mamma perché non ero in grado di sopportare il vuoto che aveva lasciato, ed ora sto cercando di riavere i nostri corpi per non sentirmi ancora più in colpa. »

La giovane meccanica si accigliò, guardandolo con irritazione: « Ma che stai dicendo? »

« La verità, Winry. Mi sono sempre chiesto come facevi ad accettare la morte dei tuoi senza cercare di far nulla. Non capivo come potevi star lì a progettare nuove protesi, senza nemmeno arrabbiarti per quello che era successo. In realtà, tu hai sempre saputo la Verità, senza nemmeno cercarla. »

La ragazza guardò l’amico con occhi tristi: « Che verità, Ed? »

« Uno è Tutto e Tutto è Uno… non si può fermare la morte: servirebbe soltanto a distruggere quello che c’era stato prima e quello che deve ancora accadere. Ho dovuto sacrificare tutti quelli a cui tengo per comprenderlo. »

L’Alchimista d’Acciaio perse il suo sguardo all’orizzonte: in mezzo ai prati, agli alberi e al profumo dei fiori portato dal vento. Ma un dolore improvviso e lancinante alla testa lo fece imprecare, coprendo la sue visuale con allegre stelline e armature danzanti col tutù.

« Quanto sei stupido Edward Elric! » sbraitò Winry con la chiave inglese ancora stretta in pugno.

Ed iniziò a sudare freddo, fissando l’amica con occhi terrorizzati: « Ma che ho fatto? »

« Sei nato idiota! Ecco che hai fatto!! »

« Ehi! Modera le parole, miss “Grazia e Finezza”! »

« Zitto, puffo! »

« Maledetta vipera! prova a ripeterlo se hai il coraggio! »

Il ragazzo aveva ancora la vena della tempia che pulsava dall’ira, quando Winry iniziò a ridere a crepapelle.

« Ma che cavolo hai da ridere, stupida? » chiese con espressione stranita.

Lei si ricompose e lo guardò negli occhi con una dolcezza che era molto rara, vista nel suo sguardo.

« Dammi la mano, Ed. »

Lui la guardò ancora più confuso e borbottò: « Non puoi aspettare che rientriamo a casa per finire la manutenzione? »

« No, idiota. Dicevo l’altra mano. »

Edward la guardò ancora più confuso e arrossì, notando la sua espressione risoluta e lievemente imbarazzata. Esitante, levò una mano e la poggiò delicatamente su quella di Winry. Sentì le sue dita stringersi attorno alla superficie della pelle e assaporò quel contatto così inaspettato e piacevole.

Gli occhi della ragazza si abbassarono per fronteggiare quel silenzio imbarazzato.

« Cos’è l’uomo per l’alchimia? » chiese, dopo un attimo.

Ed continuò a fissare i lineamenti delicati del suo viso abbassato, incorniciati dai capelli lucenti come le stelle. « L’uomo è l’insieme di tre elementi fondamentali: la carne, la mente e l’anima. »

Winry sorrise e finalmente guardò Edward negli occhi: « Beh, per la mente direi che sei un caso senza speranze, sul corpo, ci stai lavorando… ma la tua anima, Ed, non puoi soffocarla per sempre. »

Il ragazzo rimase sorpreso dalle parole uscite dalla bocca della sua migliore amica. Non riusciva a dire niente di stupido per tagliare quel discorso. Il calore della mano di Winry stretta nella sua non gli permetteva di allontanarsi.

« Tutti devono avere una casa a cui far ritorno. » La ragazza intrecciò le sue dita con quelle dell’alchimista, mentre lacrime leggere si affacciavano ai suoi occhi, trattenute con forza. « Ed… io e nonna Pinako saremo sempre qui ad aspettarvi. Ma come credi possa sentirmi ad aspettare qualcuno, che non so mai se vedrò più riapparire? Io ho sempre pensato che fosse la cosa più bella, partire alla ricerca del proprio scopo, sapendo dove far ritorno alla fine. » Una lacrima scivolò leggera sulla sua guancia. Ed spalancò gli occhi con una punta di timore.

« Vorrei tanto poter tornare come un tempo: tu, Al ed io. »

Winry percepì il giovane alchimista allentare la presa dalla sua mano e infine liberarsi. Fu del tutto inaspettato, sentire le sue dita sulla guancia, nel tentativo di asciugare la lacrima fuggiasca. Alzò gli occhi su di lui: l’inevitabile mezzo sorriso furbo disegnava il suo volto.

« Sei sempre la solita piagnucolona. »

« Almeno io so quando è il momento di piangere. » rispose lei, brusca.

Edward rise: la prese per mano e la condusse con sé sulla via di casa, con Dan che era già scattato davanti a loro. « Torniamo a casa, stupida. »

« La so trovare anche da sola la strada, idiota. » replicò l’altra senza tanta enfasi.

Il ragazzo fece per mollare la presa, ma Winry strinse la sua mano, rivelando la paura che se l’avesse lasciato andare, non l’avrebbe mai più rivisto. Gli occhi dorati di Edward la fissarono con aria interrogativa, ma poi un sorriso gentile andò a rassicurarla, mentre entrambi riprendevano a camminare con la mano nella mano.

Percorsero tutta la strada in silenzio, senza guardarsi né accennare una parola. Solo il rumore dei loro passi, la volta celeste, e la percezione della loro inusuale vicinanza.

Quando rientrarono in casa, le luci erano già spente, ma i ragazzi avevano intravisto la sagoma di un’armatura distesa sul prato nel retro della casa.

« La nonna deve già essere a dormire. Vado anch’io. » disse Winry, avviandosi verso le scale.

« Ehi! Ma non dovevi finire di aggiustarmi il braccio? » la rincorse lui.

La ragazza sorrise malinconica. « È tutto a posto, Ed. L’avevo detto per farvi restare un po’ di più. Comunque cerca di non svegliarmi domattina. Per colpa tua, sono stata di nuovo costretta a fare ore di lavoro extra. »

Si voltò, per salire le scale, ma la mano di Ed la prese per un polso. Quando lo guardò in faccia, la giovane meccanica vide soltanto un mezzo sorriso e due occhi dorati da volpe. Non disse nulla, le poggiò soltanto una mano sulla testa, mantenendo quel sorriso a metà tra il dolce e l’ironico, come si fa per rassicurare i ragazzini.

Winry sorrise e si avvicinò a lui, abbracciandolo brevemente.

Fu solo un rapido momento, ma Ed sentì che la presenza di Winry così vicina a lui, era riuscita a colmare il vuoto che ormai lo accompagnava come un fido compagno. Il viso di lei che sfiorava il suo collo e i lunghi capelli che gli solleticavano la guancia, lo lasciarono completamente disorientato. Non fece in tempo ad assaporare il suo morbido profumo e a sentire le esili braccia avvolte attorno alle sue spalle, che Winry gli stava già sfuggendo.

« Buonanotte. » disse la ragazza, allontanandosi da lui e iniziando a salire le scale.

Edward accennò un sorriso: « Buonanotte, Win. »

………………………

Alphonse percepì la presenza del fratello avvicinarsi lentamente, fino a sdraiarsi accanto a lui sul prato verde.

« Questa è una notte proprio serena, eh, fratellone? »

Edward sorrise e mise le mani dietro la nuca come cuscino: « È proprio vero. »

Il silenzio che li avvolgeva, pareva voler lasciare alla leggera brezza il palcoscenico del mondo, per farla librare nella sua danza fluttuante e instancabile. Solo il tremolio delle stelle sembrava degno di accompagnarla.

Al sospirò, alzando le mani al cielo, come nel tentativo di afferrare una di quelle stelle.

« Quando sono in giro, a volte mi manca tutto questo. »

Ed non rispose. Si limitò a chiudere gli occhi e assaporare la sensazione di pace che era riuscito ad ottenere quella notte.

« Winry ha finito con il tuo auto- mail? Domattina ripartiamo? »

Alphonse attese. Si voltò verso il fratello e lo vide sorridere al nulla, tenendo le palpebre abbassate.

Alla fine riaprì gli occhi e si voltò a guardare il l’armatura che racchiudeva la sua anima. « Non ancora. Ha detto che manca qualche piccola rifinitura. »

Gli occhi di Al parvero sorridere, poi tornò a guardare il cielo.

« Sono contento. »

« Anch’io. »

_

_

FINE

____________________________________________

Vorrei dedicare questo sklero ai due moschettieri che mi hanno iniziato e continuano a deviarmi alla nobile arte della “Lettura Manga”, soprattutto di FMA. Grazie Faith! Grazie Diablo! ^^. Tutta la storia è uscita senza alcuna progettazione, solo mano, mente e cuore, per cui, chiunque pensi che non faccia proprio schifo o abbia voglia di condividere la sua opinione, mi lasci una recensione XD Ciao, ciao!

Wild ;-)

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Wildheart