15/10/2012
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Red lipstick
Quello scampanellio era inconfondibile, come quella miscela incisiva di caffè e di disinfettante che era diventata parte integrante della sua mattinata; eppure non gli andava a genio il fatto che tutto ciò lo disorientasse paurosamente.
E, soprattutto, non gli andavano a genio quelle labbra così rosse, come un bacio scarlatto e senza spine, e volgari.
Ruby era così inconfondibile, eppure imprevedibile.
Lo sceriffo Graham si accomodò al solito posto al bancone, in posizione strategica per rimirare quel peccaminoso vessillo e permettere ai suoi occhi scrutinatori di ammonirlo senza proferire verbo; l’unica arma più potente della penna e della spada era proprio il suo sguardo.
Ma lei non faceva testo.
Quello sguardo accattivante si confaceva perfettamente alla lenta seduzione che aspettava solo di essere rifinita; sortiva un certo effetto quella lentezza disarmante, che rasentava la lascivia, che Ruby aveva nel versare il caffè caldo nella tazza dello sceriffo senza che lui lo chiedesse.
E quella lenta prigionia, quella lasciva agonia mattiniera non gli permettevano di bere il suo caffè.
Ma quelle labbra rosse erano molto volgari. Non le si addicevano. Proprio no.
Ti inducevano in tentazione.
Quel rosso era immorale; un vessillo del vizio più lussurioso, una vera indecenza. E lei era ambasciatrice della corruzione.
Era una bambina impertinente che giocava con i peccati senza alcun ritegno e si divertiva perversamente a boicottarlo.
Tutto ciò era inconcepibile, proprio come dicevano i suoi occhi.
Il suo sguardo era incontestabile.
“Sai Ruby …” esordì all’improvviso, con piglio ammonitore, senza distoglierlo da quel connubio scarlatto di impudicizia e corruzione “Quelle labbra rosse non ti si addicono… Sono davvero volgari”
A quel punto, lei elargì un sorriso cedevole e accattivante, che evidenziava ancor di più la sua licenziosa compiacenza.
“E allora perché non fai altro che guardarle?”