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Autore: astorminabeermug    16/10/2012    1 recensioni
Tecnicamente una ff basata sul prompt Roomates!Klaine della Klaine week, ma non sono riuscita a contenermi in un solo capitolo.
[Seblaine occasionale]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Roomates!Klaine (Part 1) 

 

Era un buio pomeriggio di ottobre. Fuori dalla finestra, il vento scuoteva violentemente gli alberi spogli, mentre alcuni lampi in lontananza annunciavano l’ennesimo temporale. L’Inghilterra era fatta così, pensò sospirando;  quando non pioveva a dirotto, una fitta nebbia avvolgeva ogni cosa, sfuocando i contorni. Blaine Anderson, dopo tre anni trascorsi nel vecchio continente, ancora non si capacitava di come fosse stato convinto a lasciare l’Ohio per frequentare il St. Andrews, collegio privato nel bel mezzo della campagna inglese. Lasciare la famiglia e i propri amici era stato devastante. Non che fosse così popolare a Lima: il suo orientamento sessuale che non aveva alcuna intenzione di nascondere costituiva un problema per la maggior parte dei suoi ottusi coetanei. I più tranquilli si limitavano ad evitarlo, o a storcere il naso in sua presenza; gli altri ragazzi erano giunti alle minacce e alla violenza fisica più volte, riducendo Blaine ad un essere vuoto, distaccato. Era stato quello che aveva spinto i signori Anderson a mettere mano sul fondo pensione e ad iscriverlo ad una scuola privata oltreoceano.

 Blaine sospirò nuovamente, tornando con lo sguardo al grande schermo dove il professore di scienze stava proiettando delle diapositive. L’aula era gremita di ragazzi annoiati come lui, in attesa dello squillo liberatorio della campanella; alcuni si erano già allentati la cravatta rossa della divisa, mentre un paio di ragazze si stavano ritoccando il trucco in piccoli specchi da borsetta. Ancora mezz’ora, e poi sarebbe stato libero come l’aria per tutto il fine settimana; la lontananza dei suoi lo esonerava dalle imbarazzanti visite domenicali dei genitori dei suoi compagni, ma a volte la nostalgia si faceva così opprimente che voleva solo rannicchiarsi a letto, le ginocchia contro il petto, e non muoversi fino a quando non gli si fossero intorpidite le gambe.

 

Bzzz

 

La vibrazione del cellulare lo scosse, credeva di averlo spento all’inizio della lezione. Ad ogni modo, nessuno sembrava essersene accorto. Prese lentamente il cellulare dalla tracolla di pelle e lo fece scivolare lungo la superficie liscia del banco. Assicurandosi di non essere visto, aprì il messaggio per visualizzarlo.

 

(16.32)

Hey sexy! -S

 

Arrossendo furiosamente, fece correre le dita sulla tastiera per rispondere. Anche se nessuno stava prestando attenzione, sentiva i loro sguardi puntati sul collo.

 

(16.34)

Sono a lezione! Cosa c’è?

 

(16.37)

Mi annoio senza di te. -S

 

(16:44)

Romantico, davvero. Ma starei cercando di seguire la spiegazione.

 

(16.45)

Come no. -S

 

(16.48)

Davvero.

 

(16.50)

Certo. Cosa fai dopo? -S

 

(16.54)

Forse ho le prove del Glee.

 

(16.55)

Non puoi non andarci per una volta e passare un pomeriggio di coccole con il tuo ragazzo? -S

 

Blaine sogghignò. Era raro che si chiamasse da solo ‘il tuo ragazzo’, e quando lo faceva, di solito era per ottenere qualcosa.

 

(16.57)

Adesso devo andare, quando arrivo ai dormitori ti chiamo o ti vengo a bussare, promesso.

 

(16.58)

Sbrigati. -S

 

(17.00)

Ti amo anch’io.

 

Al suono della campanella che segnava la fine delle lezioni, gli alunni scattarono in piedi all’unisono e iniziarono a sciamare velocemente verso i dormitori. Molti si sarebbero cambiati per uscire più tardi, i più diligenti sarebbero rimasti a studiare in stanza, mentre solo alcuni avevano scelto attività extra-scolastiche che impegnassero il sabato pomeriggio, come il gruppo di canto coreografato del St. Andrews. Il Glee Club era stato il primo posto dove Blaine si era sentito a casa dopo molto tempo, lontano milioni di chilometri da Lima. Doveva molto a quei ragazzi, quindi non aveva alcuna intenzione di abbandonarli quando mancavano solo due settimane alle regionali. Mentre stava per varcare la porta dell’auditorium, si ricordò della promessa fatta pochi minuti prima e decise di correre a fare un saluto al proprio ragazzo. Sapeva che se la sarebbe presa se fosse tornato in stanza la sera tardi e si fosse gettato sul letto, stremato dalle ore di prove, ignorandolo. Meglio avvertirlo prima. Blaine diede uno sguardo veloce all’orologio da polso, aveva circa dieci minuti; per sbrigarsi, prese le scale antincendio dell’edificio principale, una grande struttura moderna che ospitava le classi e gli uffici dei professori. Attraversando il parco del collegio si giungeva al parcheggio, al grande complesso sportivo e agli alloggi degli studenti. Le ragazze erano sistemate in stanze singole nell’ala destra , la più grande, mentre i ragazzi dalla parte opposta dividevano le camere anche in tre o quattro; solo i più fortunati avevano il privilegio di dormire da soli. A volte le stanze singole erano cedute a ore alle coppie più disperate, mentre i maggiorenni potevano permettersi un’albergo nei week-end. Trovandosi in una camera doppia con il proprio ragazzo, Blaine non aveva mai avuto di questi problemi.

 

Sorridendo scosse la testa e si affrettò lungo le scale. Giunto al lungo e stretto pianerottolo fra una rampa e l’altra, inciampò in un borsone abbandonato a terra. Trattenendo un’imprecazione, si spolverò i pantaloni e si chinò per riallacciarsi una scarpa.

 

-Perché non sposti questo affare? –fece arrabbiato. Lo sconosciuto, di cui ora vedeva uno stivale nero, non aveva ancora aperto bocca –Potevo farmi male sul serio!

 

Si rialzò e sollevò lo sguardo. Oh no -pensò- lui no. Davanti a lui una figura sottile era appoggiata mollemente contro il muro di mattoni. I capelli erano spettinati dal vento che soffiava lì fuori, mentre il naso delicato era rosso dal freddo. Nonostante stesse palesemente rabbrividendo, non riscaldato abbastanza dalla giacca di pelle che indossava, il pallido ragazzo non faceva una piega. Rimase lì impassibile, con la sigaretta fra le labbra e lo sguardo di Blaine addosso.

Proprio oggi dovevi incontrare il sociopatico della scuola, eh Blaine? L’asociale, il duro, lo stronzo. Quello che non esita a metterti le mani addosso anche se sa di essere in svantaggio fisico.Quello che non ha amici, che sta sempre da solo. Quello… Blaine avrebbe potuto continuare il suo ragionamento fino a sera, ma venne interrotto da uno spintone dell’altro.

 

-Che cazzo hai detto? –fece il ragazzo.

 

-Uhm, ecco, adesso me ne vado .

 

-Chiedi scusa –sibilò il primo, piantando gli occhi di ghiaccio in quelli dell’altro.

 

-Ehm, certo, perdonami –borbottò l’altro.

 

-Non ho sentito, brutta checca –fece Kurt con rabbia, sollevandolo per il colletto e sbattendolo al muro. Era evidente che stesse cercando un pretesto per attaccare briga. Tuttavia Blaine non era certo il tipo che avrebbe preso a pugni qualcuno senza essere prima attaccato, perciò rimase calmo. Non era certo la prima volta che veniva minacciato. Alzò lo sguardo fieramente e fissò il viso irritato di Kurt.

 

-Non ho intenzione di scusarmi con te per il mio orientamento sessuale. Adesso lasciami andare.

 

Schivò appena in tempo il pugno dell’altro e gli affibbiò un poderoso calcio all’inguine in risposta. Lasciandolo a contorcersi sul pavimento freddo, raccolse la tracolla e fece per andarsene. Dopo un paio di passi tornò indietro, assicurandosi che fosse visto bene dall’altro.

 

-Sai una cosa, Hummel? Da come mi fissi il culo ogni volta che mi giro, non credo di essere l’unica checca qui intorno. Stammi bene.

 

Blaine, eccitato per la scena appena accaduta, raggiunse la camera del proprio ragazzo in pochi minuti, quasi saltellando; bussò sonoramente un paio di volte contro il legno chiaro della porta. Ormai era troppo in ritardo per le prove, sarebbe rimasto nel dormitorio con.. La porta si aprì e i suoi pensieri furono interrotti da un lungo bacio appassionato. Mugolando qualcosa, si staccò da lui per riprendere fiato.

 

-Sebastian! Ti sono mancato, eh?

 

 

 

Note dell’autrice

Tecnicamente questa doveva essere una one shot nata dal prompt per la Klaine week (Roomates!Klaine), ma non sono riuscita a fare tutto in un capitolo. Per onorare il mio dono della sintesi, ho cancellato molte cose inutili, perciò alla fine non è venuto esattamente un papiro.

Piccolo spoiler:  Sebastian non durerà molto con Blaine, povera stella.

 

Per Sara, evita di commentare. Lo so. Faccio schifo, ma per colpa tua mi è venuta voglia di scrivere.

 

F.

  
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