Partendo
dal presupposto che amo molto il personaggio di Mello
e invece non ho molto approfondito quello di Near,
questa fic vorrebbe parlare del passato, di quegli
avvenimenti che nel fumetto non sono approfonditi o nemmeno menzionati. ERGO cose
partorite dalla mia mente malata!!!
Se
qualcuno dovesse trovare incongruenze con il fumetto troppo tirate per i
capelli me lo faccia sapere, per favore!
Bene.
Detto
questo vi lascio al prologo.
_-*-_
BuOnA LeTtUrA _-*-_
Mi
ricordo bene il giorno in cui arrivò all’orfanotrofio.
Era
un venerdì. Di questo sono sicuro perché in mensa ci hanno dato le verdure
bollite. E io odio le verdure bollite. Ed era marzo. Perché nell’aria si
cominciavano a sentire i profumi che salivano dal giardino mescolati all’odore
della pioggia. In Inghilterra piove sempre, anche col sole.
Quel
giorno infatti ero arrabbiato. Un po’ per la pioggia, un po’ per le verdure.
Guardavo
svogliato fuori dalla finestra, invece di seguire la lezione di storia. Tanto
l’avrei ristudiata da solo, come ogni notte.
Quando
la macchina nera si fermò davanti al cancello in fondo al viale, il mio cuore
mancò un battito, credendo che il fratellone fosse tornato. Osservavo la
portiera posteriore, pregustando il momento in cui lui sarebbe sceso dalla
macchina, macchiando i jeans di fango per poi scattare verso il portone
implorando Anna di mettere su l’acqua per il the. E poi gli sarei saltato al
collo, riempiendolo di graffi e morsi. E lui avrebbe ricambiato. Il nostro strano
modo di dirci “ti voglio bene”.
Invece
dalla macchina scese un marmocchio. Tra le mani stringeva il peluche di un
coniglio quasi più grande di lui. Guardava fisso avanti a se, in attesa.
All’inizio
mi arrabbiai ancora di più. Io rivolevo solo il mio fratellone.
Poi
lo guardai meglio, mentre Watari lo scortava lungo il
viale fangoso. Era piccolo. Forse di cinque anni. Sei al massimo.
Troppo
piccolo.
Mi
fece pena. Come se la sorte di rimanere orfano non fosse toccata anche a me.
Ma
i suoi occhi assenti mi colpirono come un pugno allo stomaco. Occhi che
miravano da qualche altra parte che non fosse la vita che scorreva loro
davanti.
Troppo
piccolo.
Un
furetto bianco.
Smarrito.
Distante.
Ancora
non sapevo che quel moccioso, con uno strano feticismo per i puzzle, avrebbe marchiato
la mia intera esistenza.
Parole dall’Autrice
Dunque,
dunque, dunque.
Non
so come si svilupperà questa cosa. O meglio lo so ma non ne sono sicura al
100%.
Avete
capito, vero, chi è il narratore di questo prologo?
No,
perché qualcuno è riuscito a dirmi che si trattava di Light… -_-“
Dai!
Commentate, commentate. Le critiche sono costruttive ^0^!!