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Autore: Frulli    29/04/2007    3 recensioni
Prequel del film "300". Come, secondo la mia fantasia, si sono conosciuti Re Leonida e la Regina Gorgo; come una ragazza, una spartana, deve combattere per la propria libertà, contro suo padre, contro le leggi, contro gli dèi stessi. Tutto per un oracolo...
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il sole lentamente, come se fosse stanco di nascere di nuovo, si affacciò oltre le aspre montagne innevate che abbracciavano le spalle della città

Capitolo 1: una via da prendere

INTRODUZIONE: Questo racconto può essere definito un racconto d’amore…ma non aspettatevi grandi scene romantiche, baci appassionati e smielate rivelazioni. Questo racconto può essere definito un racconto d’avventura, ma non aspettatevi grandi battaglia e sanguinosi duelli tra grandi eroi.

Aspettatevi quello che c’è da aspettarsi. L’amore, l’avventura e l’ironia di Sparta.

Lentamente il sole si affacciò oltre le aspre montagne innevate che abbracciavano le spalle della città. Il grano divenne luminoso più dell’oro quando i raggi solari giunsero su di esso, e una dolce brezza mattutina smosse le tende delle camere, trasportando da lontano il sapore del mare e della neve, del caldo e del freddo. Lievi passi risuonarono lungo i corridoi della dimora dello Spartiato Ebdacle.

Sua moglie si apprestava a raggiungere la stanza della loro figlia. La donna entrò lentamente, senza far rumore, mentre le candide e velate tende si avvolgevano appena intorno alle colonne e le oscuravano la vista del letto, sopra cui giaceva, dormiente, la propria figlia. Le si avvicinò, senza far rumore: osservò il suo viso delicato ma dai tratti decisi; osservò a lungo i suoi ricci neri che le discendevano lungo la schiena; osservò il suo corpo, forte e tonico, bello come un fiore ma forte come il ferro.

Le si strinse il cuore solo a pensare perché doveva svegliare quella splendida fanciulla, solo a pensare al suo sdegno e alla sua delusione alle parole che suo padre le dovrà dire. Tuttavia doveva obbedire a suo marito.

Si inginocchiò e lentamente sussurrò il nome di sua figlia, più volte, per svegliarla. La fanciulla mugugnò qualcosa come “ancora un po’”. La madre ridacchiò dolcemente.

– Devi svegliarti, figlia mia. Tuo padre vuole vederti, devi prepararti – le rispose accarezzandole la nera chioma.

La ragazza aprì lentamente i profondi occhi neri, sbadigliando e mettendosi a sedere. – Va bene, sono sveglia, madre – rispose, e subito si alzò per prepararsi.

Quando il sole ormai illuminava tutta la pianura, Gorgo e sua madre si diressero verso il cortile interno della dimora, dove il capo famiglia le attendeva. Sotto il porticato si fermò la moglie del consigliere, mentre Gorgo avanzò lentamente, sollevando appena la bianca tunica retta da fasce di cuoio.

– Lieto giorno, figlia mia. Dormito bene? – disse l’uomo seduto su un seggio di legno. Gorgo si sedette davanti a lui, posando le mani sulle gambe. Osservò il viso di suo padre, uno degli uomini più saggi e vecchi (aveva oltrepassato la soglia dei cinquanta anni) della città.

– Si, padre. Mi avete fatto chiamare…- rispose pacatamente Gorgo.

- Sì, è vero, figlia mia. Ormai è venuto il momento di decidere la tua via. Tuo fratello minore ha terminato ormai l’agogè e lo stesso Re Leonida vuole nominarlo fra le sue Guardie personali. Ma tu, figlia mia, tu cosa vuoi? – le chiese infine, sorridendo, il padre.

– Io voglio sempre e solo servire Sparta, padre. Qualunque cosa tu deciderai per me, io l’accetterò – rispose Gorgo chinando il capo, mentre i corvini ricci oscillavano appena davanti al viso.

- Bene, allora. Sappi che gli Efori ti hanno scelta come loro oracolo. Domani all’alba partirai con una piccola scorta verso la loro dimora – rispose Ebdacle. Gorgo si sollevò di scatto dalla sedia e subito sua madre le corse incontro, in silenzio.

– Padre, come potete fare una cosa simile?? Sapete benissimo che il mio ultimo desiderio è quello di vivere tra quei schi… - cominciò ad opporsi Gorgo, ma subito l’uomo si alzò e sollevò secco una mano.

– Non osare definire negativamente i saggi Efori, donna! E’ un grande privilegio divenire loro oracolo! – rispose alzando la voce.

– Sì, è anche un privilegio per te avere una grande ricompensa dagli dèi, vero?!? – ribatté ironica Gorgo sollevando le mani al cielo.

– Questa è la mia decisione, così avverrà! – urlò tonante Ebdacle.

Per un attimo padre e figlia si fronteggiarono con lo sguardo, poi Gorgo chinò il capo, stringendo forte il tessuto della veste.

– Sì…padre – rispose in un sussurro, quindi si avviò a passo veloce oltre il porticato, sparendo alla vista dei genitori.

Ektha osservò suo marito, rimproverandolo solo con un’occhiata.

– Non guardarmi così, donna, non mi fai sentire per nulla in colpa – annunciò Ebdacle alla moglie, mentre si sedeva lentamente sul seggio.

– Dovresti, invece. Tu non sei uno stolto, marito mio, e fra gli Spartiati sei il più saggio e il più giusto. Sai dove finisce l’adempimento delle leggi e l’inizio della dignità umana. Sapevi fin dall’inizio che tua figlia non avrebbe accettato una cosa del genere, eppure ti sei fatto abbindolare dalle parole di quei vecchi stolti! – ribatté subito la moglie.

– Sono antichi sacerdoti, dotti e saggi più di quanto tu non immagini, donna! – esclamò furioso Ebdacle.

– Oh certo, solo quando vedono oro e fanciulle a cui sottrarre la dignità e l’orgoglio! – esclamò sarcasticamente Ektha.

Ebdacle fece per ribattere, ma non trovò le parole. Rimase a bocca aperta, mentre sua moglie l’osservava corrucciata.

– Mi ritiro nelle mie stanze, marito mio – sussurrò infine la donna; chinò il capo e si diresse altrove, lentamente.

Gorgo si affrettò ad uscire dalla sua dimora, camminando più velocemente che poteva, il viso coperto dai lunghi capelli neri.

– Mia signora! – , una voce la richiamò, pochi metri dietro di lei. La ragazza si volse, stringendo forte i lembi del velo. Vide avvicinarsi a lei Delios, soldato spartano di circa trent’anni, ritenuto uno dei più forti e valorosi soldati. Lo conosceva ormai da molto tempo, vicini di casa e segreti confidenti.

– Mia signora, dove vai così di fretta? – le chiese l’uomo, ansante.

– Via da qui – rispose seria Gorgo, quindi si volse e camminò verso le porte della città. Delios le si avvicinò e le prese un braccio, trattenendola.

– Via da Sparta? E perché? Un uomo ti ha disonorato, forse? Dimmelo, lo punirò io stesso! – esclamò furioso Delios. Gorgo si volse e sorrise appena, scuotendo il capo:

- Ti ringrazio, spartano, ma nessun uomo mi ha disonorato. Mio padre ha deciso per me: domani all’alba devo essere condotta dagli Efori come loro oracolo… - rispose a capo chino la ragazza.

Vi fu un attimo di silenzio tra i due ed il cuore di Delios di riempì di rabbia e di incredulità.

– Mia signora, il mio cuore piange per la tua sorte, ma il volere di un padre è legge per una figlia – rispose mestamente il giovane uomo.

– E allora vorrà dire che andrò contro le leggi per salvare la mia dignità di spartana e di donna! – ribatté in un sussurro Gorgo, osservando il soldato.

Delios osservò la giovane donna negli occhi e in essi vide la determinazione, il coraggio e l’orgoglio che solo le donne spartane posseggono. Sorrise lievemente:

- Mia signora, il tuo coraggio è pari a quello del più valoroso dei soldati, ma purtroppo devo ricordarti che sei una donna…e per quanta importanza tu abbia, puoi essere uccisa per aver trasgredito un ordine paterno – rispose infine l’uomo, mentre entrambi camminavano sotto i portici dell’agorà.

– Allora preferisco morire o essere torturata o imprigionata, piuttosto che vivere sotto gli ordini di quelle luride bestie. Sono una donna, certo, ma sono anche una spartana e prima ancora una donna libera! – esclamò furiosa Gorgo. Delios le fece cenno di abbassare la voce, poi subito chinò il capo per salutare due Spartiati che passavano di lì.

– Mia signora, è pericoloso parlare così ad alta voce nell’agorà. Ben sai che i nostri pensieri sugli Efori sono diversi da quelli degli anziani. Se ci sentono… - rispose Delios, ma subito Gorgo lo interruppe: - Che ci sentissero, allora! - .

– Mia signora, sai anche cosa accade a chi è accusato di blasfemia. Lo stesso Re Leonida ha rischiato la prigionia per i suoi ideali e si è appena riconciliato con il Consiglio – rispose Delios. Entrambi si fermarono sotto i portici, osservando la piazza ancora poco frequentata.

- Delios! – una voce imperiosa richiamò il giovane uomo. Entrambi si volsero verso la soglia di un edificio, la sala d’addestramento. Un uomo attendeva Delios, in silenzio.

Mio signora, io devo andare. Stai attenta, ti prego…A presto! – la salutò l’uomo prima di attraversare l’agorà e di entrare nell’edifico. Per un attimo il veterano osservò Gorgo, poi chino appena il capo e scomparve anch’egli oltre la soglia.

La ragazza si osservò intorno, come spaesata. Che fare, ora? Non poteva fuggire, lo sapeva: non sarebbe andata lontana, non conosceva il mondo esterno a Sparta. Ma era certo che non poteva attendere inerme il suo destino! “Uno Spartano non si arrende mai, uno Spartano non si ritira mai!”.

Non si sarebbe nascosta: sarebbe andata dagli Efori e li avrebbe convinti a scegliere un’altra ragazza per divenire oracolo. Ma ora, ora che fare? Senza una méta si diresse verso le porte della città. Proprio lì incontrò una madre con le proprie figlie, tutte e tre cariche di brocche d’acqua.

– Lieto giorno, Spartane. Dove vi state recando? – chiese Gorgo chinando il capo. Le tre donne chinarono anch’esse il capo, in segno di saluto e rispetto, poi la madre rispose:

- Ci stiamo recando, per nostra spontanea volontà, nei campi di grano dove mio marito ed altri uomini si stanno allenando. Portiamo loro acqua fresca – spiegò.

- Ti prego, Spartana, lascia che ti aiuti…Vedo tutte e tre affaticate ed io non ho nulla da fare, per il momento – rispose Gorgo cortese. La madre annuì e sorridendole le porse una brocca d’acqua.

Gorgo la ringraziò, quindi prese la brocca. Si fecero aprire i cancelli e si avviò verso gli alti steli di grano, dove intravedeva delle lontane figure.

  
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