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Autore: _itsviolet    16/10/2012    3 recensioni
Niall mi prese le guance e mi fissò negli occhi: “Ascoltami.Tu sei tutta la mia fottuta vita,capito?Non posso permettere che un bruto come tuo padre ti tratti in questo modo. Nessuno può permettersi di trattarti così.Io gielo farò capire,in un modo o nell'altro. Lo farò,Isabella.” sospirò profondamente “Perchè io ti amo,capito?” restai imbambolata,senza sapere bene cosa dire. “Ti amo, hai capito?” quasi urlò,e dai suoi occhi azzurri sgorgarono due lacrimoni.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi sentivo maledettamente sola.
Sola e indifesa.
Ancora troppo piccola per questo mondo fatto di sofferenze.
Era uno di quei momenti in cui avrei voluto rifugiarmi tra le braccia calde e materne di mia madre, come facevo un tempo. Avrei tanto voluto tuffarmici dentro e scoppiare a piangere, con lei che mi cullava a sé e mi consolava con paroline dolci,accarezzandomi i capelli.
Ma mia madre non c'era più.
Era scappata, quella sera. Dopo l'ennesimo litigio con mio padre,aveva preso la borsa ed era uscita di casa,maledicendo il giorno in cui si sposò con quel rude uomo quale suo marito. Aveva sbattuta la porta dietro di sè con rabbia, senza voltarsi indietro. Neanche per salutarmi.
Non sapevo quando sarebbe tornata.
Forse mai più.
Mi aveva abbandonata nelle grinfie dell'orco, nelle grinfie di mio padre,la persona più disgustosa su questo pianeta. 
Sono innumerevoli le botte che mia madre subì, innumerevoli le volte in cui la picchiò. E io restavo lì, inerme, sul divano, ad aspettare che quella tortura finisse.
Ad aspettare la fine delle urla e dei pianti di mia madre.
Ad aspettare la fine di tutta quella sofferenza.

Così, quella sera, decisi di andare dall'unica persona che mi amava veramente.
Dalla mia ancora di salvezza.
Da Niall.
Salii in camera da letto, incurante del fatto che mio padre continuasse a parlare da solo e a bestemmiare; cacciai qualche vestito a caso dentro ad una borsa e infilai frettolosamente una felpa calda. Non avevo la minima intenzione di trascorrere ancora cinque minuti in quella casa con quel pazzo. Raggiunsi la porta sulla punta di piedi, sperando che mio padre non mi avesse sentita. Ma, naturalmente, non andò come volevo.
“Dove vai tu, eh?” mi imprecò contro “Scappi come quella stronza di tua madre?!” stava urlando a pochi centimetri dal mio viso,sputacchiando ad ogni 's' che pronunciata.
Io feci per aprire la porta, cercando di scappare, ma lui mi afferrò per un braccio con la sua presa ferrea da camionista.
“Dove credi di andare, puttanella?!” mi scagliò uno schiaffo ben dato sulla mia guancia destra, lasciandomi il segno delle cinque dita.
Scoppiai a piangere, incapace di difendermi.
Incapace di dire qualsiasi cosa.
Ma, non so come, riuscii a blaterare : “Ho 16 anni, faccio quello che voglio”
“Per un cazzo, tu resti qui!” un'altra manata mi colpì la guancia, facendomi gemere dal dolore.
“Vado da Niall, lasciami in pace!” mio padre neanche sapeva chi fosse Niall, ma poco importava, dovevo liberarmi di lui.
A quel punto mio padre si divincolò dalla presa e sbraitò :”Allora vai, Isabella. Scappa pure come ha fatto tua madre” mi sputò “Ma non osare mettere più piede in questa casa”
Non ne ho la minima intenzione, pensai.
Uscii di casa senza voltarmi, sbattendo la porta alle mie spalle.

Mi tremavano le gambe, avevo freddo ed ero ancora troppo impaurita per poter ragionare razionalmente. Presi un respiro profondo e cercai di asciugarmi i grossi lacrimoni che mi erano sgorgati dai miei occhi verdi, con scarso risultato: altre lacrime amare iniziarono a scendere.
Mi sentivo inutile.
Fragile.
Come una foglia secca durante una tromba d'aria. Pronta a sbriciolarsi da un momento all'altro.
Dovevo andare da Niall, dal mio angelo custode.
L'unico essere umano sulla faccia della terra che mi amava veramente, che mi voleva un bene infinito. L'unica persona a cui tenevo.

Così, mi feci coraggio e con la poca buona ragione che mi era rimasta nel cervello strinsi forte la maniglia della borsa e feci un passo in avanti. Poi due, poi tre, poi quattro.
Fortunatamente la casa di Nialler si trovava a poca distanza dalla mia, altrimenti non saprei proprio come avrei potuto raggiungerla, in quelle condizioni.
Suonai il campanello con insicurezza. Il ragazzo ci mise un po' a raggiungere la porta... forse stava dormendo e mi morsi un labbro, dispiaciuta. Un Niall (in boxer) sorridente e assonato mi aspettava sull'uscio,ma non appena vide le mie condizioni quel sorriso meraviglioso che aveva in viso si tramutò.

Senza bisogno di parole, mi tuffai tra le sue braccia, con la testa sopra il suo petto freddo.
Avevo ripreso a piangere, ma in quel momento non volevo smettere.
Lui mi teneva stretta e mi sussurrava parole dolci all'orecchio, ma non le capivo, era come se fossi diventata improvvisamente sorda e l'unica cosa che in quel momento riuscivo a fare era piangere. Mi sentivo una stupida, ma proprio non riuscivo a smettere.
Poi guardai Niall, disperata e lui mi sussurrò: “Vieni dentro, piccolo uccellino spaventato” e mi sorrise dolcemente.
Forse già aveva capito cosa era accaduto. Ovviamente lui sapeva tutto di me,e quando dico 'tutto',intendo proprio tutto; per esempio sapeva meglio di me i giorni del mio ciclo. Comunque sia,era il mio unico confidente,e quindi, quasi tutti i giorni gli raccontavo del mio rapporto disastroso con i miei genitori.

Mi trascinò per un braccio in casa, e mi abbracciò di nuovo,facendomi sentire al sicuro.
Scoppiai a piangere di nuovo,naturalmente. Ormai non c'erano più buoni motivi per trattenermi. Ero nelle braccia della persona di cui mi fidavo di più al mondo. Al sicuro.
Mi mise a sdraiare sul divano,senza chiedere spiegazioni, e mi coprì con una coperta di lana,quando vide che tremavo. Si sdraiò affianco a me e mi strinse tra le sue braccia calde,lasciandomi dolci baci sul collo. Brividi mi percorrevano la schiena,come sempre quando ero con lui. Sapeva come farmi stare bene,senza bisogno di consigli o spiegazioni.
“Aspetta un attimo” mi sussurrò dolcemente all'orecchio,sorridendomi. Io gli sorrisi di rimando,con incertezza. Non riuscivo ancora a sorridere del tutto,anche se Niall aveva già migliorato il mio umore.
Aspettai cinque minuti e infine il mio angelo custode arrivò con una tazza di tè caldo in mano e notai che si era infilato dei pantaloni e una felpa. Mi misi a sedere e così fece lui. Ci raggomitolammo uno con l'altro, e sorseggiai il tè bollente in silezioso, con Niall che mi accarezzava i capelli.
Stavo decisamente meglio.
Anche se...anche se avevo nelle viscere dello stomaco quella sensazione di paura. Paura che tutto quell'amore tra me e lui potesse svenire da un momento all'altro,paura di perderlo. Lo amavo così tanto.
Dopo aver finito di sorseggiare il tè, Niall mi baciò intensamente: “Allora,cosa è successo questa volta?” chiese infine,fissandomi con quegli occhi azzurro cielo. Sospirai ed iniziai il racconto, cercando di trattenere il magone che mi risaliva la gola. Lui mi ascoltava in silenzio, corrucciato e concentrato.
Quando finii di raccontare, rimase in silenzio e poi disse: “Questo è troppo.”
“Cosa?”
“Questo è troppo.” ribadì,deciso. “Non può passarla liscia anche questa.”
Ero allarmata. “C-cosa intendi?”
Niall si alzò bruscamente dal divano e s'avviò verso l'uscio,afferrando la giacca dall'appendiabiti in corridoio. “Niall, dove stai andando?” chiesi, con voce strozzata.
Lui non rispose e aprì la porta. “Aspettami qui,vado a parlare con tuo padre”
Le sue parole mi risuonavano nella testa.
COSA?!
“Sei impazzito?” lo afferrai per un braccio e lo feci rientrare in casa con uno strattone. Gli occhi mi si erano riempiti di lacrime. “Non mi lascerai qui da sola, e non andrai da nessuna parte!”
Niall sbuffò: “Isabella, tuo padre ha esagerato questa volta. Deve capire di aver sbagliato.”
“Ma non ti farà entrare in casa!E' inutile!” protestai,disperata.
Niall mi prese le guance e mi fissò negli occhi: “Ascoltami. Tu sei tutta la mia fottuta vita,capito?Non posso permettere che un bruto come tuo padre ti tratti in questo modo. Nessuno può permettersi di trattarti così.Io gielo farò capire,in un modo o nell'altro a tuo padre.Lo farò,Isabella.” sospirò profondamente “Perchè io ti amo,capito?” restai imbambolata,senza sapere bene cosa dire. “Ti amo, hai capito?” quasi urlò,e dai suoi occhi azzurri sgorgarono due lacrimoni.
Tremavo. “Ti amo anchio,Niall.” tra una lacrima e l'altra riuscii a dire “Più della mia stessa vita” e ci scambiammo un bacio lungo,profondo,triste,malinconico,pieno di passione e sofferenza. Quando ci staccammo,scoppiamo a ridere entrambi per la disperazione.
“Vengo con te” dissi. Lui cercò di protestare,ma niente da fare: salii in macchina con lui e ci dirigemmo verso casa di mio padre.

Passammo il viaggio in macchina entrambi in silenzio, senza sapere bene cosa dire.
Arrivati davanti a casa di mio padre, Niall bussò la porta e io mi strinsi a lui,terrorizzata.
Ora quel malessere nelle viscere dello stomaco era più forte.
Ma non capivo perchè.
Un uomo ubriaco e rosso in viso quale mio padre, ci venne ad aprire la porta. Scoppiò a ridere,come se trovare me e Niall davanti alla sua porta fosse una cosa divertente.
Poi tirò da dietro la schiena una pistola.
Quello che successe dopo è tutto confuso e buio.
Ricordo solo di aver sentito uno sparo,e una pallottola piantarsi nella cassa toracica di Niall.  


FINE.

Buonasera a tutte/i!
Yeah, sono tornata. *non mi caga nessuno*
Da quant'è che non scrivo qui? uno due tre,quattro mesi? Boh. 
E' che io sono fatta così,che potete farci LOL.
Sono tornata con questa OS particolarmente triste e tragica ahah ma visto che sto passando un periodo di merda,la mia mente malata sforna solo queste tipo di storie ahahah. Perdonatemi.
Beh, che altro dire: questa storia non avrà seguito. Finisce così,aihmè. Lo so,sono cattiva.
Bene,spero in qualche recesione e/o parere.
Se trovate errrori grammaticali,perdonatemi,ma sono stanca e non ho riletto molte volte.
Un bacio,

Violet.

  
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