-Mamma?- domandò Neville Paciock guardando la donna dagli occhi neri e lattiginosi.
La figura chiamata avanzò verso il figlio, mentre i lunghi capelli bianchi dondolavano alle sue esili spalle.
-Mamma?- ritentò il ragazzo, sperando in una risposta. Breve e piccola, ma una. Nonostante i week-end passati compagnia del figlio, Frank e Alice, non lo riconoscevano come tale. "Mamma" e "papà" erano parole al vento, ma quel bruno ragazzo insisteva a collocarli in certi sostantivi.
-Papà?- Neville provò a chiamare a sé il vecchio Auror.
Frank si voltò, e un barlume di speranza si accese nel sorriso del ragazzo. L'uomo alzò la mano in saluto, poi tornò a guardare il paesaggio fuori dalla finestra.
Una donna tonda e panciuta entrò nell'aula esortando Neville e sua nonna a uscire dalla stanza, poiché per i due pazienti era l'ora del riposo.
-Che vuol dire "mamma"?- chise Alice a suo marito, appena i visitatori uscirono


NOTE DELL'AUTORE (ANGOLINO DI SEV.)
Buon salve a te che hai letto questo coso che chiamiamo "testo" . Allora se non vado errato ho contato 184 parole. Il che è una bugia. Io sbaglio sempre i conti. Poooooi...cosa volevo dire? Ah,sì. Siete pregati di segnalarmi ogni errore di morfologia,ortografia etc... ma anche di lasciare per strada qualche recensione. 
Non sapendo gli orari del San Mungo, ho stabilito che Neville andasse ogni week-end .
Mi sa di aver finito... (porca vacca le note di Sev., sono più lunghe della storia stessa O-O)
Vostro
      Severus