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Autore: Isaka chan    17/10/2012    18 recensioni
Salutò la tomba con un inchino e tornò a casa. Si stese sul letto ormai troppo grande per lui, accarezzò il lato vuoto e pianse. [...]
< Sei andato via troppo presto, dannato bastardo > [...]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shinobu Takatsuki , Yō Miyagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccolo, era di nuovo lì. Un altro anno era passato e lui era di nuovo lì.
Guardò affranto la tomba, le si sedette davanti e parlò. Lo faceva spesso, lo faceva sentire bene, per quanto bene, ovviamente, potesse sentirsi un vecchio solo e privato della persona che più aveva amato al mondo.
Raccontò al tumulo silenzioso tutto ciò che in quell’anno era accaduto, cosa fece, chi incontrò e quanto i suoi ultimi studenti –perché presto sarebbe andato in pensione- lo facessero dannare.
Il mezzo sorriso tirato sparì. Pregò a lungo, come faceva ogni anno da 3 anni. Ogni volta chiedeva al cielo di poter raggiungere presto il suo amato, perché il dolore era troppo grande da sopportare. Lui resisteva, andava avanti sebbene il desiderio di ricongiungersi al suo uomo fosse immenso. Non aveva mai pensato di togliersi la vita, sapeva che lui non avrebbe voluto, sapeva che lui desiderava vederlo felice nonostante la sua assenza. Era difficile, ma resisteva. E ogni anno tornava in quel cimitero e gli raccontava ciò che non aveva potuto vedere.
Salutò la tomba con un inchino e tornò a casa. Si stese sul letto ormai troppo grande per lui, accarezzò il lato vuoto e pianse. Non piangeva mai davanti alla tomba, il suo orgoglio –rimasto nonostante gli anni passati- glielo impediva.
< Sei andato via troppo presto, dannato bastardo >  singhiozzò stringendo a sé il cuscino dell’uomo.
Shinobu ora aveva sessantasette anni ed era insegnante nell’università che suo padre aveva gestito fino alla pensione. La cattedra era passata poi a Miyagi e ora apparteneva a Kamijou.
Lui non voleva diventare un rettore, voleva continuare a insegnare per distrarsi dal dolore. La morte del suo Miyagi era stata tanto inaspettata quanto dolorosa. Ricordava nitidamente il giorno in cui si svegliò e lo trovò accanto a sé privo di vita. Quel giorno sarebbero dovuti andare al lago, il luogo del loro primo appuntamento. La sera prima, Shinobu aveva preparato i cestini del pranzo, avevano parlato del più e del meno, e si erano coricati dandosi l’abituale bacio della buonanotte. La mattina seguente, il mondo dell’anziano insegnante crollò. Prima il pensiero di uno scherzo di cattivo gusto, poi la paura e infine la consapevolezza: al lago non sarebbero andati mai più.
Al funerale non pianse, guardò con aria assente la bara che veniva calata giù e coperta di terra. Poi, a casa, nel silenzio che la solitudine portava, crollò. L’accettazione fu difficile, ancora adesso gli capitava di sentire la voce roca di Miyagi che lo rimproverava di essere troppo duro con i suoi studenti.Assomigli a Kamijou, diceva.
Le lacrime si fermarono, il sorriso tornò a rischiarare il volto oscurato dalla sofferenza: sarebbe andato al lago nel fine settimana e avrebbe portato con sé Miyagi. Nel suo cuore, ovviamente. E avrebbe cucinato cavoli, ormai era diventato bravo. Si rialzò dal letto e si sgranchì le ossa doloranti: era invecchiato anche lui, ma quanti anni sarebbero passati prima di potersi riunire a  Miyagi?
Non lo sapeva, ma aveva la speranza che un giorno lo avrebbe comunque raggiunto. Sfiorò la foto sul comodino e lasciò la stanza sorridendo: presto o tardi lo avrebbe di nuovo incontrato e lo avrebbe sgridato per averlo lasciato solo così presto.
 
 
 
 
 
 
Angolo della beota:
Io sto piangendo, non so voi. Mentre lo scrivevo avevo le lacrime che mi colavano, forse perché mi  ero immaginata la storia per  filo e per segno.
Che dire, è nata da un pensiero sul pullman perché, come dico sulla mia pagina facebook, in pullman o dormi o pensi. E io ho pensato ad un ipotetico futuro in cui Miyagi è morto e Shinobu si ritrova da solo. Dato che non riuscivo a liberarmi da questo pensiero, ho deciso di scriverlo sottoforma di fanfic e questo è il risultato. L’ho messa tra le flashfic perché ha 530 parole, non sfora poi tanto il limite. Vorrei sapere cosa ne pensate, più che altro perché io la sento davvero questa storia, ho pianto mentre la scrivevo, come vi ho già detto.
Spero che vi sia piaciuta!
A presto,
 
SakuraX16
   
 
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