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Autore: _Nica89_    17/10/2012    3 recensioni
Finnick è all’inizio della sua carriera da mentore. Capitol City è già riuscita a mettere le mani su di lui e lo sta schiacciando, ma la sessantanovesima edizione degli Hunger Games, segna un punto di svolta nella sua vita: è l’edizione nella quale viene sorteggiata Annie. Pochi giorni di convivenza cambieranno per sempre le loro vite.
AnnieXFinnick
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: Prima di lasciarvi alla lettura di questa fan-fiction devo fare un paio di precisazioni necessarie: la storia è stata scritta per il contest "C'è una frase per te" di Fanny_rimes, classificandosi al terzo posto. Nel testo sono state evidenziate in grassetto le citazioni contenute nel pacchetto scelto, rispettivamente  tratte da "La sirenetta", "La Bella e la Bestia", e "Il Re Leone". I personaggi presenti nella saga di Hunger Games non mi appartengono, al contrario di quelli inventati, che sono frutto della mia fantasia. La storia è stata postata con alcune correzioni rispetto a quella partecipante al concorso, seguendo alcuni suggerimenti di Fanny_rimes, che mi ha, gentilmente, inviato la copia corretta dell'intera storia






Prologo

L’orologio sul muro segna le due del pomeriggio. Tra un’ora la mia casa si riempirà nuovamente dei miei preparatori: un insieme di persone di Capitol City chirurgicamente modificate che hanno fatto della mia immagine la loro unica ragione di vita. Mi domando tra quanto tempo potrò cedere questa patata bollente a un altro vincitore. Le mie elucubrazioni vengono interrotte dal suono del campanello. Lancio un nuovo sguardo alle lancette dell’orologio che si sono spostate solo di cinque minuti: non è possibile che siano già qui. Riluttante mi alzo dal divano e vado ad aprire, annotandomi mentalmente una serie d’insulti alla volta di chiunque si sia incollato al mio campanello. Faccio per mettere in atto i miei propositi, ma la vista di Mags mi blocca in gola ogni sillaba dell’elenco che mi ero preparato:   
“Ah, sei tu” mi limito a dire.   
“E chi ti aspettavi di trovare a quest’ora, Crystal?- mi risponde, squadrandomi dall’alto in basso, per poi continuare – Se vuoi un consiglio fila a tagliarti quei quattro peli che ti crescono sul volto prima che le vanga una crisi isterica appena ti vede”.    
I rimbrotti della mia mentore mi fanno sorridere. Mags è una donna straordinaria, sebbene sia sulla settantina. Da quando ho vinto gli Hunger Games, quattro anni fa, è diventata la mia nuova famiglia.   
“Senti Mags – inizio, facendomi serio – io non voglio tornare a Capitol City quest’anno. Non voglio vedere morire altri tributi” spiego, tenendo nascosto l’altro grande motivo per cui non voglio più essere un mentore. So che lei sa tutto: non ha mai fatto domande quando, durante le feste a Capitol City, sparivo per ore e riapparivo accompagnato ora ad una, ora ad un’altra, delle ricche donne di Capitol City; e in fondo le spiegazioni che si sarebbero potute dare non erano molte.
“Finnick, non puoi tirarti indietro. Sei uno dei vincitori del distretto quattro. Sei già stato fortunato che per due anni ti abbiano lasciato in pace, accettando Lorentz al posto tuo”.
“Non vedo perché non possa continuare ad essere lui il mentore del distretto quattro, insieme a te” borbotto, quasi come un bambino viziato di Capitol City che tenta la carta del broncio, prima di passare alla tattica degli strilli disperati.   
“Sii serio – mi esorta Mags – un bruto cinquantenne come Lorentz, al posto di un aitante diciannovenne? Chi credi sia più apprezzato dal pubblico?” continua, lasciando intendere diverse implicazioni che già conosco. Il pubblico –soprattutto quello femminile- vuole me. È stata la mia bellezza a fare di me un vincente nell’arena, e quindi sarà anche la mia punizione per essere sopravvissuto ad altri ventitré tributi.   
“Ho capito, vado a rendermi presentabile, prima che lo facciano quei pazzi dei miei preparatori” acconsento, a denti stretti. Sin dall’inizio sapevo che non avrei avuto possibilità di sottrarmi ai sessantanovesimi Hunger Games, ma quello che non sapevo è che quell’edizione avrebbe stravolto nuovamente la mia vita.


  
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