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Autore: None to Blame    17/10/2012    2 recensioni
Non è un caso che sia accaduto tutto di giovedì – e lo sai.
Lo sai da quando avevi cinque anni ed un giovedì il terranova dei vicini ti ha squartato il gatto.
Da quando un giovedì hai bigiato la prima volta a scuola per uscire col ripetente di quinta e sei tornata a casa con le lacrime agli occhi ed una fresca sensazione di perduto.
Da quando, vestita di bianco, hai detto le parole “Lo voglio” di giovedì e tre anni dopo hai urlato “Fuori di qui”.
E proprio di giovedì doveva venirti il rimorso – vecchio amico che ogni tanto ti ricorda dell'esistenza di tuo fratello. Un travolgente desiderio di rivederlo, parlargli, ascoltare i suoi consigli e di ignorarli e le sue paternali cariche di quotidianità e affetto – da sette anni neanche una cartolina.
Per raccontargli tutto, per rivelargli nulla e riprenderti un po' di sicurezza – in te stessa, nel mondo, negli altri.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Non sai neanche tu da dove hai preso la forza di farlo.

Forse avevi accumulato un desiderio nel petto senza nemmeno accorgertene, forse hai solo trasformato il rancore in paura, in bisogno.

 

Inconfessabile, come il tuo passato, un boomerang che vola lontano, abbastanza da farti credere che si sia dimenticato la strada di casa, ma poi torna quando meno te l'aspetti e tutto svanisce – il senso di pace, la tranquillità e la voglia di andare avanti.

 

Non è un caso che sia accaduto tutto di giovedì – e lo sai.

Lo sai da quando avevi cinque anni ed un giovedì il terranova dei vicini ti ha squartato il gatto.

Da quando un giovedì hai bigiato la prima volta a scuola per uscire col ripetente di quinta e sei tornata a casa con le lacrime agli occhi ed una fresca sensazione di perduto.

Da quando, vestita di bianco, hai detto le parole “Lo voglio” di giovedì e tre anni dopo hai urlato “Fuori di qui”.

E proprio di giovedì doveva venirti il rimorso – vecchio amico che ogni tanto ti ricorda dell'esistenza di tuo fratello. Un travolgente desiderio di rivederlo, parlargli, ascoltare i suoi consigli e di ignorarli e le sue paternali cariche di quotidianità e affetto – da sette anni neanche una cartolina.

Per raccontargli tutto, per rivelargli nulla e riprenderti un po' di sicurezza – in te stessa, nel mondo, negli altri.

 

Ed eccoti lì, seduta in un volante catorcio fucsia che sorvola la Germania, un giallo fra le mani e dei pantaloni ormai troppo stretti – perché sai che la cioccolata può far bene.

 

« È la prima volta in aereo? »

 

Dovrebbe essere illegale rivolgere domande al proprio vicino di posto di punto in bianco.

 

Sollevi lo sguardo dalle pagine consunte.

Quando viaggi porti sempre lo stesso libro – Uno studio in rosso, perché Arthur Conan Doyle è sempre nuovo e Sherlock Holmes non annoia mai – per essere sicura di non doverti accontentare di una lettura deludente mentre non puoi procurarti altro.

 

Il tizio che ti parla è bianco.

Ecco la prima impressione.

Pallido come se fosse allergico al sole ed una piccola zazzera di capelli quasi trasparenti – ma avrà all'incirca dieci anni in più di te. I suoi occhi ti trasmettono calore e affetto – o forse è solo la curiosità dei pettegoli camuffata dalle luci dell'aereo.

 

« No, ho già volato altre volte »

 

« Che bella notizia! Sa, è difficile trovare un'altra.. giovane d'altri tempi che usi gli apparecchi volanti! »

 

« Se considera che ormai è più di un secolo che l'uomo vola, la cosa non dovrebbe sorprendervi più di tanto. »

 

« Già, ma gli anziani sono così timorosi! »

 

« È la morte che si fa più vicina »

 

Cerchi di interrompere quella conversazione con acidità o qualsiasi altro mezzo, ma quello non demorde. Continua imperterrito a rivolgerti domande alle quali non vuoi rispondere, perché è la tua vita, la tua mente, la tua sfera personale e nessuno vi ha accesso – a volte neanche tu.

Sono domande superficiali che chiamano risposte di cortesia, ma ti turba.

Qualsiasi domanda ti turba.

È la gente che ti turba, l'altro da te.

 

« Cosa sta leggendo? »

 

« Sherlock Holmes »

 

Il viso rugoso del vecchio si illumina.

 

« Doyle è il mio autore preferito! Quale vicenda è? »

 

« Uno studio in rosso »

 

« Come mai il primo? Ha scoperto Holmes da poco? »

 

« No, sono anni che lo leggo. È solo che questo è uno dei miei preferiti »

 

« Ci sono molti altri casi interessanti, come.. »

 

« No, non è per quello. Dopo averli letti una volta, il fattore suspance non c'è più, perciò non posso contare sulla particolarità di un caso per trovarlo interessante »

 

Non dovresti continuare, ma non parli con qualcuno da settimane – forse anni, non parli davvero dall'ultima volta che hai visto tuo fratello, poi ci sono solo state frasi di circostanza e qualche richiesta al supermercato.

 

« È il fattore umano che mi interessa. Come Holmes riesca a incastrare Watson alla perfezione nella propria esistenza, come se ci fosse sempre stata una piccola nicchia lì pronta per lui. Ed invidio la cieca fiducia che Watson ripone in un totale sconosciuto dalle abitudini poco chiare quale Holmes. Il loro rapporto, così intenso e mai abitudinario, è semplicemente.. »

 

Ti fermi per riprendere fiato.

Hai parlato ininterrottamente col volto acceso dall'entusiasmo, le rughe intorno agli occhi che non pesano più sulla tua età.

Guardi il tuo vicino – sembra affascinato dalla tua opinione o forse dal modo in cui l'hai espressa.

 

« Mi scusi, mi sono lasciata travolgere »

 

« Oh, non deve affatto scusarsi! È stato davvero piacevole ascoltarla.. Prego, continui »

 

Scivoli con gli occhi sulle tue mani – rovinate dal lavoro, dagli acidi e dai prodotti domestici – e poi sul finestrino. Una coltre di oscurità copre il cielo, notte inoltrata che ingloba ogni cosa.

 

« Mi piacerebbe riposare un po', se non le spiace. Sa, abito lontana dall'aeroporto e ho già fatto un viaggio di tre ore in pullman per arrivarci. »

 

« Non abita vicino Budapest? »

 

« No, affatto »

 

« Beh, allora dorma pure! Io, sa, sono dalle parti di Buda, non ci metto molto fino all'aeroporto.. Si riposi. La sveglierò quando sarà ora di riallacciarsi le cinture. »

 

Ti sorride e tu ricambi, felice che non si sia presentato.

Ti piace parlare con gli estranei, forse perché non conoscono le tue macchie del passato, forse perché ti puoi creare una personalità diversa – quella che hai sempre desiderato e mai potuto avere.

Forse perché ti puoi mostrare per come realmente sei.

 

Le palpebre si fanno pesanti ed il sonno si insinua tra le ossa.

 

Il viaggio durerà ancora poco – la Francia è ormai vicina. E tuo fratello ti aspetterà, la testa calva ed il nipotino attaccato alle ginocchia.

Forse a Parigi farà più caldo, forse ti troverai fresca e riposata, forse affogherai nel rimpianto.

Ma la cosa fondamentale è il viaggio.

Perché è un passo verso un punto – avanti o indietro non t'importa, basta che ti muovi.

E ti stai muovendo.

L'orizzonte è lontano, indefinito, ma è ben distante dal rimorso e dalla rabbia.

 

E chiudi gli occhi, sentendoti leggera.

E dormi, senza chiederti – per una volta – se te lo meriti.

 

 

   
 
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