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Autore: becky    30/04/2007    3 recensioni
Ispirato al romanzo “Dominus”: Marco,giovane e ricco patrizio romano, vive la sua vita agiata e senza problemi all’insegna del divertimento e delle belle donne. Tutto ciò fino a quando non fa un incontro inaspettato:dopo dieci anni rivede per uno scherzo del destino lei, la sua piccola Rhea…e tra di loro si intrecceranno passione, amicizia, attrazione e forse anche molto altro… NON è NECESSARIO AVER LETTO IL ROMANZO!!!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti !!! Questo è il primo capitolo della mia storia, a cui tengo moltissimo,e spero che mi lascerete qualche commento, sia che vi piaccia oppure no!

È d’obbligo però fare una piccola premessa: mi sono liberamente ispirata per l’ambientazione e per il protagonista maschile al bellissimo romanzo di Emma Pomilio, Dominus. Ma non è necessario averlo letto per seguire la fiction, poiché del romanzo c’è solo il personaggio, null’altro.

Il rating per ora è PG 13, ma se la storia verrà apprezzata (lo spero molto!!!) la seconda parte sarà una NY 17.

Detto questo…fuoco alle polveri!

Buona lettura

Red Rome

Piccola descrizione di Marco: è un rampollo della società romana, e quindi è un ragazzo viziato, prepotente, presuntuoso e straordinariamente bello. Aristocratico e ricco, è senza limiti. Ovviamente è portato a pensare che Roma sia la potenza più grande del mondo, e che i Romani come lui siano i migliori. Ma la sua altezzosità non deve ingannare. È anche un ragazzo dolce e generoso, che non sopporta le ingiustizie e non tollera i pregiudizi. È vivace, sempre allegro ed un gran combina guai. È legatissimo al suo fratellastro Ardach, col quale è cresciuto e spinge perché diventi un uomo libero e venga riconosciuto come suo fratello. Suo padre Caio è un senatore romano molto conosciuto, ma per il giovane Marco è stato lo schiavo Milone a rappresentare la figura paterna nella sua infanzia

Per chi ha letto il libro: Marco, Ardach e Milone sono da poco tornati dalla Grecia. Tra Ardach e Caio non ci sono ancora dissapori e ovviamente, per il fine della storia (ma anche per gusti personali) Elettra non esiste.

??Ë??

Capitolo 1: Un Incontro Inatteso

Roma, I sec. a.C.

Era una serata come molte a Roma. Una tipica notte estiva che si prospettava uguale a tutte le altre. Il cielo sereno stellato illuminava le vie deserte della città, mentre l’afa opprimeva come di consueto i cittadini. Non c’era un filo di vento. Le fronde degli alberi erano immobili, i grilli canticchiavano annoiati e il riverbero della luna piena si infrangeva sui muri colorati delle ville e dei tanti templi della capitale.

Marco stava girovagando svogliatamente per la villa. Cercava inutilmente di sfuggire dal fracasso che gli amici di suo padre stavano producendo nella sala da pranzo. Quanto li odiava quegli stupidi banchetti. Dopo anni non era ancora riuscito a capirne il motivo. Proprio si rifiutava di comprendere il perché quell’idiota di suo padre dovesse invitare alla villa metà del senato e tutti i ricchi mercanti di Roma. Non era forse già abbastanza potente e rispettato in città? Non riusciva a capacitarsene. Ma quella sera, in particolare, suo padre aveva deciso di dargli il tormento. Non gli bastava aver trasformato la casa in un bordello di terza categoria colmo di ubriachi. No, questo sarebbe stato il minimo, pensò Marco mentre si aggirava furtivo per i corridoi deserti della casa in cerca di tranquillità. Quella sera, il buon Caio, aveva deciso di introdurlo nel mondo della politica. Pensava che fosse giunto il momento di presentarlo alla società. In fondo, aveva sapientemente argomentato, aveva raggiunto la maggiore età, e poi era l’unico erede dell’illustre famiglia dei Cedici. E così, da qualche settimana a quella parte, Caio cercava di farlo partecipare attivamente ai suoi convivi, illudendosi di fargli un favore. In verità Marco non ne era minimamente interessato. Era giovane, ricco, bello e rispettato da tutti, l’ultima cosa di cui voleva occuparsi era la politica. Un giorno, non molto lontano, avrebbe ereditato da suo nonno una fortuna immensa e dal padre probabilmente il ruolo di senatore. Aveva studiato nelle migliori scuole del mondo, dalla Grecia a Roma, era di bell’aspetto, forte e in salute. Non gli interessava nulla di quello che il padre gli stava offrendo. Voleva solo divertirsi, godersi gli ultimi anni di adolescenza, trascorrere il tempo con gli amici a non fare assolutamente nulla di faticoso o impegnativo. In fondo Marco era un ragazzo come tutti gli altri. Se non fosse che il padre gli dava il tormento, come quella sera. Marco aveva provato a inventarsi una scusa per non trovarsi a casa quella sera, ma non era servito a nulla. Caio lo aveva costretto ad essere presente al banchetto minacciandolo. E per di più, come se la sfortuna non gli avesse già voltato le spalle abbastanza, Ardach era stato mandato a controllare una tenuta fuori Roma proprio quella sera. Accidenti, aveva pensato il giovane rampollo Romano. Senza il suo fratellastro si stava annoiando a morte. Dopo un paio d’ore infatti tutti i vegliardi invitati dal padre si erano riversati sui comodi divani ubriachi fino al midollo, e Marco conosceva perfettamente il proseguimento della serata. Prima Caio lo avrebbe presentato a qualche famoso mercante, magari anche cercando di accasarlo con una ragazza dell’alta società, e poi il padre avrebbe concluso la serata con una specie di orgia generale. No, non faceva per lui quella roba. Certamente, Marco era un amante di bacco e delle belle donne, ma la presenza di tutti quei vecchi in casa sua lo indispettiva parecchio.

Ecco perché, non appena si era liberato per pochi secondi dalla stretta del padre, Marco si era dileguato alla svelta, imboscandosi nei corridoi più lontani della villa.

Camminava lentamente e svogliatamente per i meandri della grande casa ormai da parecchio, quando udì dei passi concitati alle sue spalle. Il cuore iniziò a battere più veloce, e non appena udì la voce di uno schiavo urlare – Signorino Marco… dove siete? Vostro padre vi sta cercando! Signorino Marco!- ebbe un profondo sussulto. Non doveva farsi trovare, altrimenti sarebbe stata la fine, sarebbe dovuto tornare al banchetto. Si guardò attorno frettolosamente, in cerca di una via d’uscita, ma nulla. Era nell’ala orientale della casa, quella adibita ai notabili. Davanti a lui vedeva solo il buio, ma sapeva benissimo che al fondo dell’oscuro corridoio c’era una porta. Di slancio iniziò a correre in quella direzione, sentendo oltre tutto i passi avvicinarsi terribilmente in fretta. A pochi passi dalla porta però si fermò di colpo. Gli era appena venuta in mente una cosa: la porta era bloccata. L’aveva fatto serrare sua madre anni addietro per impedire alla lucertole di entrarvi, e da allora era rimasta serrata. Marco imprecò sottovoce. Rapidamente fece mente locale. Si trovava in una zona che conosceva benissimo. L’aveva percorsa centinaia di volte quando era bambino, assieme ad Ardach e ad altri bambini vi giocavano a nascondino. Doveva pur ricordarsi se c’era un’altra via d’uscita. E la soluzione gli apparve immediatamente. Si ricordò improvvisamente che sulla sinistra c’era un vecchio magazzino, per metà murato. Ora era poco più di una nicchia nel muro, ma quando era piccolo si nascondevano sempre lì. Si stava stretti, è vero, ma era perfetto. Nascosto dall’esterno da un grande arazzo rosso era praticamente invisibile dall’esterno, a meno che qualcuno non lo conoscesse già. Perfetto. Senza pensarci un secondo di più, e rendendosi conto che il suo inseguitore era poco lontano, fece un paio di passi verso la sua sinistra e si tuffò verso l’arazzo. Fece appena in tempo a nascondercisi dietro che lo schiavo aveva svoltato l’angolo comparendo nel corridoio deserto.
Ma oltrepassato l’arazzo Marco ebbe una gran brutta sorpresa. Il suo nascondiglio era già stato occupato. Si ritrovò premuto contro un altro corpo, inconfondibilmente umano. E vivo, soprattutto. Al buio non poteva riconoscerlo, ma poco ci mancò che Marco non pretendesse un attacco di cuore. Si aspettava di trovarlo vuoto, e invece vi aveva trovato un altro ospite, che evidentemente doveva essere spaventato tanto quanto lui. Infatti non appena Marco gli era piombato addosso aveva emesso un piccolo gemito. Fortunatamente i riflessi del giovane romano erano ottimi, e in un secondo appoggiò la sua grande mano sulla bocca dell’altro individuo. Rimasero immobili per lunghissimi secondi. Marco tese l’orecchio in ansia, senza togliere la mano dal viso dell’altro ospite del nascondiglio. Attese di sentire i passi dello schiavo che lo stava cercando. Quando lo avvertì passare oltre l’arazzo trattenne il fiato e anche l’altro lo imitò. Lo schiavo percorse tutto il corridoio, per poi tornare sui suoi passi e andarsene. Intanto il bel moro stava iniziando a rilassarsi. Il pericolo era scomparso. Però c’era un’altra questione da risolvere: il secondo inquilino del nascondiglio segreto. Mentre lo schiavo si allontanava chiamandolo per nome, poté concentrarsi meglio sulla persona che stava tenendo premuta contro la parete. Erano talmente vicini che poteva quasi sentire i batti del suo cuore. Lentamente iniziò a percepire meglio la sua figura e istintivamente ebbe un tremito. Non poteva sbagliarsi, non lui, non Marco Cedicio. Quella era una donna. Assolutamente una donna. Lo capiva dalla carnosità delle labbra sotto il suo palmo, dalla setosità della pelle premuta sulla sua e ovviamente dal corpo sinuoso ed estremamente femminile stretto a contatto col suo più massiccio e virile. Quelle era senza dubbio una donna. Si stupì di come non se ne fosse accorto subito. In fondo era buio pesto lì dentro, e non sarebbe mai riuscito a distinguerne i lineamenti. Ma la cosa che lo colpì maggiormente fu il suo profumo. Fu quello a fargli capire la natura di quella persona, senza nemmeno vederla. Un profumo intenso, femminile, forte, vivace ed estremamente attraente. Non sapeva spiegarlo, ma lo deliziava ed eccitava allo stesso tempo, come una droga.

Dopo che lo schiavo se ne fu andato i due rimasero immobili per qualche istante, aspettando che i passi si esaurissero. Infine Marco si decise tremante a togliere la mano dal viso della donna. Era vicinissimi, i visi a pochi centimetri l’uno dall’altro, i corpi che si sovrapponevano completamente. Leggermente imbarazzato Marco sussurrò un – Scusa…ma non volevo che mi trovassero-. Una banalità, ma non sapeva cosa altro dire. Era una situazione talmente irreale che lo coglieva completamente impreparato. Sentì la donna muoversi leggermente e poi sussurrare a sua volta – non ti preoccupare…lo avevo capito. Neppure io volevo che mi trovassero!-. La voce era giovanile ma profonda, dolce e sensuale al punto giusto. Marco pensò che doveva essere una ragazza della sua età all’incirca, a giudicare dalla voce gioviale. Probabilmente una schiava che si nascondeva per non lavorare. Sospirò profondamente, mentre sentiva la ragazza spostarsi verso la sua sinistra. Da quella parte infatti c’era un piccola concavità del muro, leggermente più spaziosa. E se ricordava bene anche una piccola finestrella che dava sul giardino interno della villa. Infatti la ragazza l’aprì velocemente, come se anche lei conoscesse l’esistenza di quello spioncino. I raggi della luna filtrarono all’interno del nascondiglio, illuminando di poco i due ragazzi. Marco non riusciva ancora a distinguere i tratti della fanciulla, ma solamente la fisionomia generale. Ora erano divisi da circa un metro di spazio,ma stranamente il moro riusciva ancora a percepire il suo profumo intenso sulla pelle.

Dopo qualche secondo di silenzio, nel quale Marco ebbe l’impressione che la ragazza stesse ridacchiando divertita, si decise ad interromperla. Con voce profonda il ragazzo disse – Allora…si può sapere come facevi a conoscere questo posto?-. Questa volta non si poteva confondere la risatina cristallina della ragazza. Stava veramente ridendo, e di cuore anche! Marco si inalberò subito. Non era famoso per la sua pazienza, no di certo. Detestava quando le gente rideva di lui, soprattutto se senza motivo, come in quel caso. Adirato borbottò – Perché stai ridendo? Ho detto qualcosa di divertente?-. Vide la ragazza negare con la testa e trattenere a sento le risate. Infine, mentre stava per imprecare ancora, la fanciulla disse – No, scusa, è che … non mi hai riconosciuta, Marco?-. Al ragazzo gelò il sangue nelle vene. Quella ragazza conosceva il suo nome, e ora anche a lui sembrava di riconoscerla. Le ricordava qualcuno, dimenticato nei meandri più profondi dell’anima. Quella frase, quel tono divertito e gioco, quella naturalezza…gli richiamavano alla mente qualcuno. Ma non riusciva ancora a mettere a fuoco chi potesse essere. Eppure…sentiva di conoscerla, e anche molto bene. Si perse nei proprio ricordi. Quel posto… quel nascondiglio…tanti, tantissimi anni prima… si, ora iniziava a ricordare. Un’immagine. Lui, Ardach e un’altra bambinetta come loro che correvano per la casa, che si nascondevano e rideva. Che finivano sempre dietro a quell’arazzo.

Ma no, non era possibile, si disse Marco. Non poteva essere lei, sarebbe stato troppo assurdo. Eppure…non era così impossibile in fondo. Erano pochissimi quelli che conoscevano quel nascondiglio, forse solo loro tre. E poi quella voce, quel tono, quel profumo. Doveva fare un tentativo, forse era veramente lei.

Con voce tremante, del tutto inaspettata da un ragazzo sicuro di se come lui, disse - Rh…Rhea?-.

Note dell’autrice:

I ringraziamenti qui sono d’obbligo, altrimenti rischio il linciaggio! Un grazie a coloro che hanno letto per primi la mia storia, e non si sono scandalizzati troppo per i capitoli successivi che sono più Hot, ovvero Vale, Giu, Silvy, Giulia, Kia, Fra,Giorgia e Pachi e naturalmente al mio “editore” Jaki…Facciamo il botto!!! ^__^

Becky

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