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Autore: Phoenix3    18/10/2012    8 recensioni
Breve one shot dedicata a chi apprezza la coppia Vegeta/Bulma durante la nascita di Bra.
Potete considerarlo lo spin-off romantico di "Scommettiamo?", anche se non è necessario averla letta per comprenderlo.

Gli avevano giocato qualche brutto scherzo.
Non poteva essere altrimenti, dato ciò che si trovava di fronte.
Vegeta si avvicinò alla culla, mantenendo le braccia conserte. Non sapeva nemmeno cosa diavolo ci fosse venuto a fare in quella stanza, lui che quella sera aveva programmato un allenamento intensivo. Ma ormai era inutile domandarselo, da troppi anni si ritrovava a compiere gesti che la sua natura saiyan non riusciva a spiegargli.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! ^_^
Ormai avrete capito che ultimamente sono ispirata, quindi sorbitevi pure questa storia. XD
Come ho detto nell'introduzione, sotto certi aspetti può essere considerata uno spin-off di "Scommettiamo?", una sorta di epilogo romantico/sentimentale. Ma non preoccupatevi se non l'avete letta, dovreste capire comunque quasi tutto. :)

 

Di solito quando scrivo preferisco intervallare le parti "fluffose" a momenti comici o misteriosi, ma questa volta mi sono concessa un'eccezione (senza esagerare, comunque). In fondo io adoro Vegeta e Bulma intorno alla nascita di Bra (molto di più di quelli intorno alla nascita di Trunks, e qui forse sono strana io, vista la sproporzione di fan fiction ambientate nell'altro periodo), quindi, insomma, qualcosa su di loro dovevo pur scrivere, no? :)

Non aggiungo altro, se non


BUONA LETTURA! ^_^
 



Uguale

 
 
Gli avevano giocato qualche brutto scherzo.
Non poteva essere altrimenti, dato ciò che si trovava di fronte.
Vegeta si avvicinò alla culla, mantenendo le braccia conserte. Non sapeva nemmeno cosa diavolo ci fosse venuto a fare in quella stanza, lui che quella sera aveva programmato un allenamento intensivo. Ma ormai era inutile domandarselo, da troppi anni si ritrovava a compiere gesti che la sua natura saiyan non riusciva a spiegargli.
Forse per questo quella piccola creatura aveva quell’aspetto.
Voleva schernirlo, ricordargli che suo padre, il vero Re Vegeta, l’avrebbe ritenuto il disonore di tutta la razza. Di quella stessa razza di cui lui, imperterrito, continuava da anni a vantarsi di appartenere.
Le tempie di Vegeta pulsarono.
Sarebbe stato più facile giustificare Kakaroth. Lui aveva sbattuto la testa, non aveva ricevuto la giusta educazione, e comunque era solo un guerriero di infimo livello.
Ma il principe dei saiyan, maledizione, come si era ridotto in quello stato?
La neonata aprì occhi. Li girò in varie direzioni, poi li fermò su di lui. Intensi e azzurri, lo scrutavano con curiosità.
Vegeta rimase immobile, osservando i radi capelli chiari che sovrastavano i lineamenti gentili della neonata. Come aveva potuto il suo seme concepire una creatura del genere? Era inutile continuare a fissarla come un idiota, il suo aspetto non sarebbe mutato. Per quanto continuasse a gettarle occhiate, lei sarebbe continuata a sembrare dannatamente terrestre.
Dannatamente uguale a una terrestre.
L’uomo distolse lo sguardo. Gliel’aveva fatta, quella strega. Aveva partorito una copia di se stessa, piazzandogliela sotto il naso con espressione soddisfatta. E aveva aggiunto nuove catene a quelle che già da anni lo tenevano imprigionato su quell’insulso pianeta. Non poteva più fingersi indifferente, adesso. Con Trunks era stato più semplice: aveva messo tutto sul piano della lotta, facendo passare i suoi sentimenti attraverso gli allenamenti e l’orgoglio di vedere il proprio figlio diventare più forte di quello di Kakaroth.
Ma con quella bambina, come avrebbe fatto? Anche se la sua aura era più sviluppata di un comune terrestre, il suo aspetto continuava a ingannarlo, facendogliela percepire come qualcosa di debole. Come qualcosa da proteggere.
Strinse i pugni.
Maledizione! 
Perché doveva assomigliare proprio a lei? Come aveva fatto quella donna? Non le era bastato farlo sentire una nullità per non essere mai stato in grado di torcerle un capello? Ci mancava pure la sua versione minuta!
La sua mano scattò in avanti e sfilò la coperta della neonata. La piccola coda si contorceva in mezzo alle esili gambe. Vegeta si esibì in un ghigno soddisfatto. Quella era l’unica parte del corpo che aveva ereditato da lui. L’unica di cui un vero saiyan sarebbe andato fiero.
«Cosa c’è, hai ancora dei dubbi su chi sia il padre?»
Quella voce divertita gli giunse dalla soglia della camera. Vegeta si voltò. Non l’aveva sentita avvicinarsi, segno che quella sera gli si stava davvero spappolando il cervello.
La donna avanzò di un passo, mantenendosi distante dalla culla.
Il saiyan la fissò. «Non dire assurdità» le disse. «So benissimo che è mia.»
Si bloccò, stupito dal tono con cui aveva pronunciato le sue stesse parole.
Da quando era diventato così possessivo verso certe debolezze umane?
Bulma sorrise. «E allora cosa succede?» domandò, e finse di guardarsi intorno. «Forse qualcuno qui ha perso una scommessa?»
Vegeta emise un grugnito. «Non l’hai vinta nemmeno tu, se è per questo. A meno che tu non voglia farmi credere di essere nata con la coda.»
La scienziata si avvicinò, il sopracciglio inarcato. «Beh, non è il caso di tenerne conto. È naturale che lei abbia la coda, visto chi ha avuto la faccia tosta di mettermi incinta.»
«Tsk, come se non fossi stata tu a chiedermelo.»
Bulma si portò le mani ai fianchi. «E con questo?!» esclamò. «Tu hai accettato, quindi ora devi assumerti le tue responsabilità. Non è colpa mia se ti sei messo in testa che il nostro secondo figlio sarebbe stato un Vegeta in miniatura, avresti dovuto mettere in conto tutte le possibilità fin dall’inizio!» Si affiancò a lui, storcendo la bocca in una smorfia. «Guarda che ti conosco benissimo, Vegeta. Ti tengo d’occhio da giorni ormai. Cos’è che stai cercando di capire? Che dato che non ti assomiglia non puoi volerle bene? Che la riterrai uno scarto come Trunks alla sua stessa età?»
«Piantala, Bulma!» Vegeta si appoggiò al bordo della culla con entrambe le mani, il volto abbassato sulla piccola ormai addormentata. «I tuoi discorsi stupidi non mi interessano.»
«Ah, è questo che sono per te? Una che fa discorsi stupidi?» La voce della donna gli giunse meno limpida del solito, costringendolo a sollevare lo sguardo su di lei. I suoi occhi azzurri si erano fatti lucidi, in un raro atteggiamento di sconfitta. «Se qui c’è una persona stupida, Vegeta, non sono di certo io. Non l’hai capito da solo, vero?» Bulma si bloccò, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Vegeta non rispose.
Ma che le prende, adesso?!
«Non mi è mai importato davvero del sesso o dell’aspetto del bambino» continuò la donna. «Sono felicissima così, ma sarei stata altrettanto felice di stringere tra le braccia un maschietto dai capelli neri. Ed è la cosa più normale di questo mondo, sai perché?» Si fermò di nuovo, asciugandosi l’unica lacrima – di tristezza o di commozione – che aveva osato bagnarle le gote. «Perché l’unica cosa che ho desiderato davvero in questi mesi era mettere al mondo nostro figlio. Mio e tuo, capisci? Allo stesso tempo, senza alcuna differenza, perché in quella piccola creatura, anche se a una prima occhiata non si vede, scorre il sangue di entrambi.»
Vegeta le diede le spalle. Osservò il piccolo armadio rosa, sulle cui ante risaltavano dei fiori azzurri.
Dannazione!
Cosa diamine gli stava venendo in mente adesso?
Cosa avrebbero pensato di lui i veri saiyan?
Beh, in fondo suo padre poteva restarsene all’inferno, tanto di lui e di tutti quelli che erano esplosi con il suo pianeta non gli era mai importato un accidente; e poi nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con la misericordia di Kakaroth, o con lo sguardo malinconico del proprio figlio venuto dal futuro, o con quella maledetta terrestre che non aveva alcuna forza combattiva ma che, diamine, qualcosa in quegli anni doveva pur avergli fatto, che si chiamasse “stregoneria” o con quell’altra parola umana che lui di certo non avrebbe mai pronunciato.
Si voltò, il portamento fiero, e puntò nuovamente i suoi occhi sulla bambina addormentata.
Fu un gesto deciso.
Mentre la piccola continuava a dormire, la sua mano afferrò la coda e la strappò.
«Vegeta!» esclamò la donna al suo fianco, ma nemmeno la sua voce svegliò la figlia. «Ma che ti prende?»
Lui le mise la coda in mano. «L’hai fatto anche a Trunks, quindi ora non mostrarti dispiaciuta.»
Bulma sbatté le palpebre. «Beh, ma non capisco: quella non era l’unica cosa del suo aspetto che la faceva assomigliare a te?»
Vegeta non rispose, e si avviò verso la soglia.
«Aspetta» si sentì dire alle spalle. «Non la starai ripudiando, vero?»
Il saiyan si bloccò. «Non dire assurdità.»
Le braccia della donna gli circondarono il collo da dietro. L’uomo poteva sentire il suo alito fresco, l’odore dei suoi capelli, il seno gonfio di latte premuto sulla sua schiena. «Gliel’avevo tenuta apposta, sciocco» gli disse all’orecchio, e il saiyan notò che teneva la coda ancora in mano. «Sapevo che avresti potuto sentirti a disagio ad accettare una figlia dall’aspetto terrestre, così ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vedere l’unico particolare che ricordasse chi fosse il padre. Non capisci che hai rovinato tutto, Vegeta? Adesso che non c’è l’ha più per te sarà tutto più difficile.» Sospirò, mettendogli la mano libera tra i capelli. «Così l’hai resa davvero uguale a me.»
Vegeta avanzò di un passo, liberandosi dalla sua presa.
Quella giornata doveva finire al più presto. Si sarebbe coricato, sprofondando la testa sul cuscino, e la mattina dopo sarebbe tornato l’orgoglioso principe dei saiyan.
Si avvicinò al corridoio, i passi risoluti. «Lo so benissimo, stupida.»
 
 

FINE

 



Nota finale: oltre a "Scommettiamo?", altre mie Vegeta/Bulma sono "Scientist of the Year", "Solo il suo nome" e "Promessa saiyan", o quelle più sul comico "What a powerful bra" e "Degna di un saiyan". Dedicata a Bra, invece, ho scritto "Camera blindata".
Gradisco sempre moltissimo i commenti, anche a distanza di tempo. ^_^

Alla prossima!

  
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