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Autore: Theresa_94    18/10/2012    3 recensioni
Cit. Calore,troppo calore. Dolore alla testa. I polmoni pieni di fumo. Ancora un po’ stordita aprì gli occhi. In pochi secondi rivisse tutto:John,la pistola,Patrick,ti amo… quelle parole,le aspettava da tanto tempo pronunciate dalle labbra del suo consulente preferito.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non ci credeva,avevano risolto anche questo caso. Le aveva rubato un po’ di tempo,ma di certo avevano fatto un grande,anzi,un grandissimo lavoro. Teresa si poteva ritenere soddisfatta. E allora perché se ne stava nel suo ufficio,con gli occhi gonfi per il troppo piangere? La soluzione di questo enigma non è troppo complicato:durante la risoluzione del caso aveva litigato col suo consulente. E non uno di quei litigi a cui ormai entrambi erano abituati, questa volta c’erano andati giù pesante e non poco:lui bacia una sospettata per confonderla,lei  è gelosa; lui le chiede scusa,lei nomina la famiglia di Jane. I risultati di questo non dovrebbero essere difficili da immaginare:lui rinchiuso in soffitta,lei rinchiusa nel suo ufficio. Entrambi piangendo. Lei vorrebbe tanto andare da lui,abbracciarlo e chiedergli perdono,ma non può. Insomma è Teresa Lisbon,il capo forte,senza lacrime da piangere sul posto dal lavoro, in poche parole, è troppo orgogliosa per abbassarsi a chiedere scusa a un suo sottoposto. Che poi lui,per lei,sia molto più di un sottoposto, è solo un piccolo,insignificante,trasparente dettaglio. Un ultima lacrima le rigò il volto,prima che lei si decidesse a recarsi in bagno per sistemarsi un po’. E se mentre,a passo lento,camminando nel corridoio, vide un tipo losco,sicuramente non facente parte del CBI,non era affatto un dettaglio importante. Ma una volta arrivata allo specchio,una volta aver visto la sua immagine riflessa,beh lo aveva capito. Urgeva davvero che si sistemasse quel volto sfigurato dal dolore,dal rimpianto. E lui nel frattempo,fece lo stesso:si specchiò e si sciacquò la faccia. Lei di nuovo la solita Lisbon. Lui di nuovo il solito Jane.
Ormai se ne erano andati tutti,o quasi. Un certo consulente passeggiava nervosamente nel bullpen,rendendo una certa agente decisamente nervosa. Teresa abbassò gli occhi su quei maledetti documenti. Li avrebbe bruciati con lo sguardo se continuava a fissarli in quel modo,come se volesse che sparissero con la sola forza del pensiero.

“Questo non si può fare,lo sai.”

Teresa,respira,calma.

“Jane esci!”

“Lisbon,ascolta,mi dispiace…”

“Jane non farmelo ripetere,non ti voglio ascoltare.”

“Ma ti credi che tu stia dalla parte del giusto? Pensa un poco,io non la vedo così. Ma sai che ti dico me ne vado,non vale la pena parlare con te.” Esclamò Jane,alzando la voce,ma non troppo. E così se ne andò.

Pensava che avrebbe smesso di piangere per quella giornata,ma non era così. In un impeto di rabbia gettò tutte quelle scartoffie a terra,capovolse la sua scrivania,e per poco non ruppe il vetro della porta del suo ufficio col fermacarte. Era cocciuta,orgogliosa e stupida.

“Ti amo Jane,maledetto. Ma non posso io non ti merito.” Disse tra una lacrima e l’altra.

“Occhi verdi,forse è lui a non meritarti. Sai che ci tiene molto a te,non dirmi che non te ne sei accorta prima.!”

Questo non se lo sarebbe mai aspettato. Quella voce maligna,la maschera,l’abbigliamento. Lo aveva intravisto prima nel corridoio. Non poteva essere altro che lui:Red John. Iniziò a guardarsi intorno,in cerca di qualcosa con cui colpirlo o in cerca di una via di fuga. La pistola era troppo lontana,nel suo impeto di rabbia la aveva gettata dall’altra parte dell’ufficio,troppo lontano.

“Sai,mi dispiace che debba pagare tu per lui. Ti pentirai di averlo incontrato,morirai nelle fiamme,proprio come avresti fatto morire le carte che dovevi compilare. Ti accartoccerai come loro,brucerai lentamente e maledirai il giorno in cui hai incontrato Patrick Jane! La colpa non è tua,ma se non mi faccio notare ogni tanto,il gioco non avrà più senso. Immagina Jane,dilaniato dai sensi di colpa,non solo per aver ucciso la sua famiglia,ma anche per aver fatto soffrire così tanto anche te. Non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando domani si sveglierà e scoprirà la tua triste fine.”

“Sei solo un sadico bastardo. Io non rimpiango niente,di averlo incontrato,di essermi innamorata di lui. L’unica cosa che maledirò sarà il giorno in cui tu hai distrutto la sua vita,anche se questo implicherebbe il non averlo mai conosciuto.” Disse,stringendo i pugni e trattenendo le lacrime. Il fuoco l’aveva sempre spaventata.

“Scusami,Teresa,continuerei molto a lungo a chiacchierare con te,ma rischierei di mandare all’aria il mio piano. Addio occhi verdi!”  così lo vide buttare un accendino per terra e vide il pavimento prendere fuoco. L’ufficio ne  era circondato. Non c’era scampo,sarebbe morta con il rimpianto di aver fatto soffrire l’uomo più importante della sua vita,e soprattutto con il rimpianto di non averglielo mai detto. Si accovacciò in un piccolo angolo,dietro al divano. Dietro al divano che le aveva regalato. Si mise un fazzoletto di fronte alla bocca. Aspettava solo che lui arrivasse; non si può dire che non avesse paura,al contrario. Odiava il fuoco,ne era sempre stata terrorizzata. Ma piangere non le sarebbe servito. Sapeva che avrebbe sofferto,sapeva che avrebbe urlato per il dolore,ma forse una possibilità c’era. Si trascinò dall’altra parte dell’ufficio,raccolse la pisola. Sarebbe morta comunque,ma così non avrebbe sofferto. Tolse la sicura. Punto la sua pistola alla sua tempia. Chi lo avrebbe detto,finire carbonizzata nel suo luogo preferito,nel luogo che rappresentava la sua importanza e la sua dedizione al lavoro. Aveva sempre immaginato che sarebbe morta nel suo letto,al caldo. Be non si può dire che qui il calore mancava,ma forse era un po’ eccessivo. Premette il grilletto e bum. Il colpo partì. Era tutto finito,solo che qualcosa non quadrava. Perché riusciva ancora a pensare? Forse era la sua anima…

“Ma per favore,non dire stupidaggini,Lisbon alzati,dobbiamo andarcene da qui” piano piano tutte le cose iniziarono a ristabilirsi nella sua mente. Ecco la causa della sua non-morte. Chi altri se non Jane? Ancora abbastanza confusa si alzo e iniziò a correre. Passo in mezzo alle fiamme,al fuoco,era confusa,stordita,stanca. E poi si fermarono.

“Merda,siamo circondati. Merda,merda,merda. Lisbon mi dispiace…” E si accasciò a terra,con la sua principessa arrabbiata stretta fra le braccia.

“Che ci fai qui?”

“Stavo tornando indietro per parlarti,quando da dietro un’automobile è spuntato lui,John. Mi ha sbattuto contro una macchina e mi ha detto che se volevo avrei potuto spararlo,ma che se lo avrei fatto,non avrei fatto in tempo a salvarti. Appena ho visto le fiamme e ho capito,non ci ho pensato due volte. Sono corso da te,non volevo perderti,non prima di averti detto che ti amo. Ti amo Teresa Lisbon.”

“Jane anche io… Patrick non mi sento bene…” la vista si offuscò,tutto perse forma e colore lasciando il posto al buio,al nero totale. Era svenuta,fra le braccia del suo consulente. E lui non poteva resistere,le sue labbra,le aveva sempre sognate,e ora ne aveva l’occasione. E così la baciò,leggermente, assaporando ogni secondo di quel momento meraviglioso. Se non fosse il fatto che stavano per morire si sarebbe potuto considerare l’uomo più felice sulla faccia del pianeta. Non aveva paura,ma si rimproverava il fatto di averla fatta aspettare,di non aver potuto mai trascorrere una giornata solo con lei,e non per questioni di lavoro. Non pensò ancora al lungo. Il fuoco era ormai vicinissimo,il calore insopportabile. Non sentì più niente,perché svenne anche lui.
Calore,troppo calore. Dolore alla testa. I polmoni pieni di fumo. Ancora un po’ stordita aprì gli occhi. In pochi secondi rivisse tutto:John,la pistola,Patrick,ti amo… quelle parole,le aspettava da tanto tempo pronunciate dalle labbra del suo consulente preferito. Dovevano salvarsi,voleva continuare a vivere la sua vita,magari affiancata da quel corpo che ora sembrava senza vita. Mise ordine nella sua testa,si guardò intorno. Il calore delle fiamme le ustionava la faccia,non riusciva bene ad orientarsi,c’era troppo fumo,calore. Sapeva che stava per risvenire,ma in un ultimo momento di lucentezza mentale lo vide. L’estintore. Jane in fondo l’aveva salvata,solo che non se n’era reso conto. Senza pensarci due volte lo prese e spense le fiamme,tuttavia il risultato non era esattamente quello sperato. In questo modo aveva rallentato solo il momento della loro fine. Così lasciò cadere l’estintore,prese Patrick fra le sue braccia e fece quello che qualche secondo prima lui aveva fatto: lo baciò,con le lacrime agli occhi, pregando di soffrire il meno possibile. E poi successe quello che non si sarebbe aspettata mai. Jane si risvegliò,strinse le sue braccia intorno al suo collo e rispose al bacio. Piano piano si tolsero i vestiti,riuscendo malapena a respirare per il fuoco ormai troppo vicino. Fecero l’amore,senza smettere di ripetersi che si amavano e che li dispiaceva non averlo mai detto prima. E così svennero nuovamente,abbracciati l’uno all’altro.
E così li ritrovarono Grace,Cho e Risgby. Si perché John il Rosso voleva continuare a divertirsi con Jane,non poteva permettere che morisse così. E così aveva avvisato anche i pompieri e la squadra li aveva trovati,certamente,in una condizione che non si sarebbero aspettati.

***(due giorni più tardi)

Bip.Bip.Bip. Continuava a sentire quel rumore fastidioso,la sveglia non poteva di certo essere,e poi si sentiva come … legata. Aprì gli occhi. Si trovava in ospedale, e accanto c’era Jane, addormentato su una sedia vicino al letto. Non avrebbe voltuto farlo,ma aveva bisogno di vedere i suoi occhi,di sentire la sua voce. Aveva rischiato di perderlo, e ora più che mai, capì che non avrebbe mai resistito un giorno di più senza lui accanto a lei.

“Jane”

Lentamente aprì gli occhi e quando vide che chi lo stava chiamando era la sua Lisbon si sentì come … rinato.

“Non ci posso credere,finalmente,pigrona.”

“Come mai tu stai bene e io sono legata in questo letto?”

“Avevi respirato troppo fumo,io invece non avevo riportato danni… mi hai fatto prendere un bello spavento quando mi hanno detto che forse…”

“Ei,Patrick,guardami. Ora e tutto finito,e vorrei che mi facessi un grande favore. Baciami.”

“Oh,mi piace quando fai l’autoritaria con me”**

E si baciarono,si abbracciarono,pronti ad affrontare una nuova realtà,pronti ad affrontare John,pronti ad amarsi per molto tempo,ma non ancora pronti a smetterla di litigare:

“Sai,la squadra ci ha ritrovati…”

“Si,lo so senza vestiti.. che vergogna… tu che hai detto loro?”

“Niente di che,solo che tu mi hai baciato,che abbiamo fatto l’amore… e che tra poco ci fidanzeremo ufficialmente.”

“Cosa hai fatto?”

“Te lo devo ripetere,davvero penso che tu abbia capito bene.” Disse Jane alzandosi e allontandosi,pronto a uscire dalla stanza.

“Jane vieni qui!”

“Davvero,ho tanto da fare... torno fra mezz’ora se ti sarai calmata. Infermiera il paziente si è risvegliato.”

“Jaaaaaaaane!!”

“Agente si calmi”fece l’infermiera,pronta a sottoporla a tutti i test di questo mondo. E Lisbon si ritrovò costretta ad ascoltare e ad aspettare ti terminare tutti quegli esami.

Gìà,infondo non erano pronti a smetterla di litigare.
 
**Citazione episodio 5x03,se non l’avete ancora vista vi consiglio di farlo **
E eccomi qui con la mia prima fic,per favore fatemi sentire le vostre opinioni,negative o positive che siano.
Grazie,
Th.
 
   
 
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