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Autore: northernlight    18/10/2012    5 recensioni
Dom, Matt e le stelle.
Un letto con lenzuola rosse e le mille domande e dubbi che li circondano.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Mnemosyne.



Aveva sognato il mare quella notte e fu proprio il mare a svegliarlo, il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli lì vicino gli solleticarono l’udito costringendolo ad aprire gli occhi.

Ugh” gemette Dom non appena un raggio di sole invase il verde del suo sguardo. Voleva proteggersi gli occhi ma le sue mani erano impegnate altrove. Sorrise notando che le sue mani – e anche le braccia e tutto il resto del corpo – erano occupate a proteggere, a tener stretto a sé, la cosa più bella ed importante della sua vita. Inspirò profondamente, un ciuffo di capelli neri gli solleticò il naso: odore di mare, di sudore, di una manciata di fragole mangiare la sera prima, profumo di Matt.

Matthew” sussurrò spontaneamente, assaporando ogni lettera di quel nome.

“Mmh” unico mugugno che gli giunse in risposta.

“Sssh” mormorò Dom ad un Matt che iniziava a svegliarsi “continua a dormire, Mattie.”
E così fece. Dom non voleva che si svegliasse, voleva continuare a guardarlo così, silenzioso, addormentato. Un altro leggero raggio di sole danzava sulla pelle diafana del cantante che sembrava porcellana per quanto era bianca e anche per quanto era fragile. Dom lo strinse ancora più forte a sé, voleva che quel momento non finisse più. Non appena si fossero svegliati, sarebbe finito tutto, sarebbero ripartiti per il tour e non avrebbero avuto tempo per stare insieme. Cioè, insieme sarebbero stati comunque, ma non insieme in quel senso, come lo erano in quel momento e in quel momento erano così insieme da essere una cosa sola: stessa pelle, stesse ossa, stessa anima. Dom avvolgeva letteralmente Matt. Erano a casa del batterista, a Nizza, in un letto enorme tra una valanga di lenzuola di seta bordeaux soffici e profumate di pulito. Stesi entrambi su un fianco, Dom abbracciava Matt, il suo braccio sinistro gli cingeva il petto e poteva sentire il suo cuore pulsare attraverso il sottile strato di pelle che lo proteggeva dal mondo esterno e Matt era aggrappato a lui, le scheletriche dita strette in una morsa di delicato acciaio. Era aggrappato alle braccia di Dom come se fosse la sua ancora di salvezza e gliel’aveva anche detto, la sera prima. Avevano cenato sul terrazzino di casa Howard con sushi ed un ottimo vino rosso italiano scelto da Matt. Terminata la cena, finirono mezzi – se non completamente – sbronzi a guardare il cielo stellato, Dom con la testa sul petto di Matt che gli accarezzava dolcemente i capelli.

“Dommie?” chiese titubante il cantante.

“Mh?” rispose il batterista. Matt rimase in silenzio.

Forse ha dimenticato cosa voleva dire’ pensò Dom.
“Dommie?” chiese nuovamente Matt qualche minuto dopo.

“Dimmi!”

“Un giorno ci andremo?”

“Dove, Matt?” chiese il biondo, stupito non riuscendo a capire l’amico. Di solito per Dominic, capire Matt era una passeggiata: per lui era un libro aperto, Matt era lo yin e Dom lo yang, si completavano a vicenda e infatti non era raro che si capissero con un solo sguardo o anche senza parlare affatto. Loro erano abituati, era sempre stato così da quando si erano conosciuti circa quindici anni prima a Teignmouth, però erano gli unici due a capire: gli altri vedevano solo due amici che facevano i coglioni ed è per questo che il mondo non era ancora pronto a sapere di loro e forse non lo sarebbe stato mai. Matt non rispose alla domanda di Dom e questo, aggiungendo il fatto che il suo respiro sembrava essere rallentato, gli suggerì che l’amico si era addormentato. Si girò a guardarlo pensando che fosse così schifosamente bello, così dannatamente perfetto. La luna illuminava il volto spigoloso del cantante rendendolo ancora più pallido, così pallido da sembrare sovrannaturale. Iniziava a fare freddo però Dom non aveva il coraggio di svegliare Matt che sembrava dormire tranquillo dopo tanto tempo, perciò dovette fare appello a tutta la sobrietà che gli rimaneva – e non era molta – per alzarsi e prendere il leggero corpo dell’amico tra le braccia per portarlo a letto. Ridacchiò per quella strana situazione, anche quello era sempre stato così, era sempre stato lui a rimettere Matt a letto dopo le sbronze e i casini vari in passato.

Certe cose non cambiano mai’ pensò Dom. Una volta preso in braccio, Matt si aggrappò al collo di Dom.

“Dominic” disse Matt usando il suo nome per intero “se mi lasci cadere per terra ti cavo gli occhi e li metto in un barattolo sotto il letto” aggiunse poi sfregando il naso sul collo dell’amico. Quel gesto fece correre un brivido strano lungo la schiena di Dom.

“Tranquillo, Bells, pesi quanto un cuscino di piume. Dormi!” rise il batterista.

“Mmh” mugugnò Matt scoccandogli un bacio nello stesso punto sul collo dove aveva sfregato il naso prima. Dom mise Matt sul letto, gli tolse le scarpe e i pantaloni sapendo dell’abitudine del cantante di dormire solo con la maglia e i boxer. Purtroppo in quella casa c’era un solo letto e quindi dovevano dormire insieme, non che la cosa dispiacesse a qualcuno, ovviamente. Lo coprì con le lenzuola, gli diede un bacio sulla tempia sinistra e decise che aveva proprio bisogno di una doccia. Quando tornò in camera, Matt era ancora lì nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato una ventina di minuti prima. Mentre gironzolava per la stanza in cerca di una maglia per dormire, Matt si mosse.

“Le stelle, Dom, le stelle” disse mezzo assonnato.

“Le stelle cosa, Matt?” chiese Dom fermo in mezzo alla stanza con solo un paio di boxer neri addosso.

“La risposta alla domanda di prima, se… se un giorno ci andremo.”
Dom rimase in silenzio.

“Bells, stai delirando, sei sbronzo. Dormi, per favore” gli consigliò il batterista.

“Sono lucido, sono più lucido dei tuoi pantaloni di pelle lucida, Dom.”

“E anche più sexy” aggiunse sommessamente il batterista. La stanza ripiombò nel silenzio e Dom pensò che il suo amico si fosse finalmente riaddormentato, si mise una maglia e si infilò sotto le lenzuola. Dopo qualche minuto, il tempo di regolarizzare il battito cardiaco, Matt rotolò verso di lui che giaceva a pancia in su fissando il soffitto. Non si girò a guardare Matt ma si sentiva osservato. Alla fine cedette e si girò verso di lui e lo trovò inaspettatamente con gli occhi sgranati. Dom lo guardò e Matt piantò il suo sguardo azzurro negli occhi verdi del batterista. Guardare quegli occhi era stupefacente ogni volta: parlavano da soli, dicevano tante cose, facevano tante silenziose domande anche se le labbra rimanevano serrate e mute.

“Insieme” sbottò Matt all’improvviso interrompendo il flusso di pensieri di Dom.

“Oggi... oggi non ti capisco. O sono più rincoglionito del solito o non so” confessò il batterista.

“Più del solito? Grande impresa, Dominic” scherzò il cantante. Per dispetto Dom si girò dall’altro lato, ignorandolo. Tutto rimase statico, sospeso ed immobile per qualche minuto finché Matt gli si avvicinò e lo abbracciò.

“Oh, andiamo, non puoi essere arrabbiato con me” gli sussurrò all’orecchio.

“Come no? Lo sono e anche tanto, Matthew.”

“È inutile che uso il mio nome completo, Dominic James, non attacca” ridacchiò Matt la cui mano arrotolava attorno alle sue dita delle ciocche dei biondi capelli dell’amico.

“Ma tu non stavi dormendo prima, dannazione?”

“Da quando ti do fastidio, Dommie?”

“Smettila di chiamarmi così!” replicò Dom stizzito.

“Okay, ti chiamerò Emily allora.”
Dom gli assestò una leggera gomitata, ridendo ma alla fine cedette e si girò incrociando il viso dell’amico ad appena due centimetri dal suo. Poteva sentire il suo fresco respiro solleticargli la pelle.

“Le stelle. Un giorno ci andremo, tra le stelle, io e te. Insieme, in modo da poter restare così per sempre.”

“Così come?” chiese innocentemente Dom.

“Così” sussurrò Matt prima di baciarlo sulle labbra, cogliendolo di sorpresa. Dom sorrise contro le sue labbra e rispose al bacio di Matt avvicinandosi ancora di più a lui, modellando il suo corpo sull’esile figura del cantante.

“Vivremo tra le stelle. Ti ricordi il tuo ventitreesimo compleanno, Dom?” disse Matt staccandosi dalle labbra del batterista che gemette dispiaciuto della cosa. Dom non rispose, ma ricordava perfettamente quel compleanno. Matt aveva montato un telescopio nel giardino di casa Howard, quando ancora abitavano lì nelle pause del tour e alle tre di notte era andato da lui svegliandolo perché doveva dargli il suo regalo di compleanno.

“Cazzo, Bells, non puoi aspettare domani?”

“No, scendi” disse secco Matt.

“Fottiti, ci vediamo domani.”

“Sei un coglione e io sono il tuo frontman. Si tratta di stelle, Dominic, stelle! Perciò muovi quel tuo culo ossuto e scendi, cazzo!”
Due minuti dopo erano in giardino, infreddoliti ed imbacuccati nei loro cappotti essendo dicembre e nel pieno del freddo inglese.

“Allora?” chiese scocciato Dom.

“Guarda qui” gli disse Matt porgendogli il telescopio. Dom ci guardò dentro e vide un puntino luminoso tra un ammasso di stelle più piccole e meno brillanti. Quando si stacco da lì evidentemente aveva un punto interrogativo dipinto in faccia perché Matt gli porse una pergamena che lui subito aprì. Il foglio diceva:

Buon compleanno, Dommie!
Non sapevo cosa regalarti perché sai cosa penso dei regali, soprattutto quelli stupidi ed inutili e che durano poco e ora che abbiamo un po’ di soldi potresti comunque comprarti qualsiasi cosa. Perciò ho pensato di regalarti una cosa un po’ più duratura: una stella. Qui ci sono le sue coordinate, così puoi guardarla quando vuoi usando il telescopio di tua sorella. Il suo nome è
Mnemosyne che è il nome greco della madre delle Muse, scegli tu a cosa collegarlo. Quando ti senti solo o io non ci sono, tu guardala e io ci sarò!


Un bacio rapido lo riportò al presente.

“Allora? Ricordi?” insistette Matt.

“Ovvio che ricordo, Matt. C-come potrei dimenticarlo” disse Dom con un nodo in gola.

Mnemosyne è nostra e ci aspetta. È la nostra ancora di salvezza come tu sei la mia ancora di salvezza in tutta questa merda.”
A Dom si strinse il cuore a sentirlo parlare così, lo abbracciò ancora più forte. Matt lo baciò ancora, ancora e ancora finché lentamente quei pochi vestiti che avevano addosso, scivolarono via ai lati del letto come piccoli promemoria che ricordavano loro la spiacevole sensazione che prima o poi tutto sarebbe dovuto finire. Ma a loro non importava, lentamente si persero in quelle lenzuola bordeaux, dello stesso colore del vino bevuto poco fa ma ora non erano ubriachi di alcool: erano ubriachi di loro stessi, della quiete che trasmettevano, dell’intonsa sensazione di purezza che avvolgeva i loro corpi nudi bagnati dal riflesso della luna che si amavano, si toccavano, si baciavano, si univano..
Prima di addormentarsi Matt posò un bacio sulla fronte di Dom.

“Sei la mia luce guida, Dom” biascicò già per metà tra le braccia di Morfeo. Dom sorrise, lo avvolse tra le sue braccia e si addormentò con lui, felice come non lo era da tempo.
  
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