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Autore: Sheireen_Black 22    20/10/2012    5 recensioni
Uther Pendragon è morto; Arthur rimane tutta la notte accanto al corpo del padre, diviso tra il dolore per la sua perdita e la paura per ciò che il destino gli riserverà, rassegnato ad una nuova vita di doveri e solitudine. Non immagina che, a poca distanza, Merlin condivide la sua sofferenza e sente il bisogno di rimanergli vicino.
(One shot dal punto di vista di Arthur, Merthur friendship)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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“Non volevo che vi sentiste solo”
 





 
 
 

Mio padre è morto.
Arthur non riesce a fare in modo che la sua mente si discosti, anche solo per un istante, da quel pensiero inaccettabile quanto inverosimile.
Eppure il corpo senza vita di Uther Pendragon giace appena qualche passo dinnanzi a lui, rammentando al principe la recente perdita e la necessità sempre più urgente di un successore al trono di Camelot.
Gli occhi spenti di Arthur si soffermano su ogni dettaglio del volto del padre, cercando di imprimerne nella mente un’immagine che conserverà fra i suoi ricordi più cari, quando il tempo ne logorerà inesorabilmente la memoria.
L’espressione di Uther è serena, colma di quella pace che solo la morte ha saputo  dargli. Non più afflitta e disperata, come Arthur la ricorda da quando Morgana è fuggita, tradendo la sua fiducia e il suo affetto. Non più fiera e combattiva, come quando, solo il giorno prima, ha lottato con rabbia e coraggio per salvargli la vita, perdendo così la propria.
Uther riposa tranquillo e Arthur si ritrova a chiedersi se non abbia ritrovato sua madre Ygraine, da qualche parte, in un luogo molto lontano da lì; al tempo stesso questa immagine lo rassicura, recandogli un conforto che non avrebbe mai pensato di poter provare in quella stanza buia, e lo rattrista, ricordandogli la solitudine alla quale, da quel giorno, è condannata la sua esistenza.
Sorride fra le lacrime, il principe Arthur, che non riesce a ricordare nemmeno uno dei tanti motivi di litigio con il padre, che conserva memorie vivide e cariche di affetto del suo orgoglio, della sua reale testardaggine, dei suoi modi imperiosi e autoritari.
Sei stato un grande re”, sussurra, accostandosi all’orecchio di Uther, con la remota speranza che, per quanto lontano sia in quel momento, possa riuscire a cogliere il profondo affetto e la struggente malinconia delle sue parole, guidandolo nei suoi passi futuri.
La notte scorre via veloce, rendendo insopportabilmente breve il momento dell’ultimo addio, ma Arthur non si sente ancora pronto a salutare il padre, prendendone il posto alla guida di Camelot. I primi raggi del mattino attraversano il vetro trasparente delle finestre, mentre i rumori della città oltrepassano i muri solidi del castello, infastidendo il principe, che sente che il tempo del lutto non è ancora finito; gli amici, le persone a lui care, gli paiono lontanissimi, appartenenti ad un passato che non esiste più, ad una vita ormai conclusa per sempre.
Sfiora le braccia raccolte del padre, socchiudendo gli occhi ed inspirando profondamente, per assorbire la forza di Uther e lasciare in quella stanza appena rischiarata dai raggi del sole tutte le proprie debolezze.
Quando si volta, lasciandosi alle spalle il corpo del padre, dirigendosi lentamente verso il portone che lo separa dal resto del castello, è pronto a rinunciare alla sua vecchia vita, per abbracciare una nuova esistenza fatta di doveri, di responsabilità, di completa solitudine, per governare al meglio su Camelot. Una vita da re.
Camelot ha bisogno del suo re.
Questo pensiero aumenta la velocità e la decisione dei suoi passi. Non è tempo di esitare, di tremare di fronte all’enormità di quanto è accaduto e deve ancora accadere; Arthur sa che, da quel momento, ogni sua azione avrà più grandi ed importanti implicazioni.
Quando spalanca il portone, tornando alla realtà e al tempo, che per lui si era fermato nell’esatto istante in cui il cuore di Uther aveva cessato di battere, scorge una figurina scura, rannicchiata sul primo gradino della scala.
Nell’istante in cui, con estrema sorpresa, riconosce l’inconfondibile bandana del suo inutile servitore, ogni paura scompare definitivamente dal suo cuore, che riacquista gioia e vigore; trema, Arthur, mentre quel nome affiora spontaneamente sulle sue labbra e lui ritrova a malapena un po’ di fiato per pronunciarlo, colmando ogni singola lettera di incredulità, sollievo ed emozione.
Merlin”. Il principe non domanda, il principe afferma. Afferma che l’abbandono che ha provato accanto al corpo di suo padre non era giustificato, che non potrà mai provare la solitudine a cui ormai si era rassegnato. Quel nome è una certezza a cui aggrapparsi, un’ancora di salvezza in quel mare di dolore, una speranza che sgretola ogni sua incertezza.
Al suono della sua voce, gli occhi blu di Merlin si posano sui suoi, apparendogli stanchi e provati; in quegli occhi, Arthur riconosce il dolore che l’ha immobilizzato per tutta la notte accanto al corpo del padre e non può fare a meno di chiedersi il significato della presenza di Merlin lì.
Sei rimasto qui tutta la notte?”.
Non volevo che vi sentiste solo”. Merlin si stringe nelle spalle, semplicemente, adducendo l’unica spiegazione possibile, l’unica che Arthur avrebbe mai voluto sentire. Quella frase esprime tutta la vicinanza del servitore al futuro re, il cordoglio che avrebbe voluto risparmiargli e che spera di aver in parte ridimensionato con la suo presenza lì, l’affetto che va ben oltre il naturale rispetto verso un principe che promette di essere un re giusto e generoso. Con le sue poche parole, Merlin condivide il peso che Arthur porta sulle sue spalle, il macigno che grava sul suo cuore; forse, quella notte, in quella stanza troppo grande, il principe si è sentito solo, ma la solitudine è svanita nel momento in cui ha incontrato gli occhi di Merlin, sofferenti ma pieni di forza e fiducia in lui.
Sei un amico leale, Merlin”. Sono le uniche parole che Arthur riesce a pronunciare, sperando che possano esprimere, almeno in minima parte, la sua gratitudine e l’eterno legame che lo unisce a lui.
Perché, mentre richiude il portone dietro di sé, capisce che si sta lasciando alle spalle un’era e che, da quel momento in poi, tutto sarà diverso. Ma, allo stesso tempo, percepisce la presenza di Merlin, il suo affetto immutato e la sua incrollabile fiducia, e sente che tanto basterà perché possa affrontare tutto quello che verrà l’indomani.
Perché Merlin è la sua speranza, la sua forza, la sua certezza.
Come ha potuto credere che l’avrebbe lasciato solo?
 
 
 
 




 
Angolo dell’ “autrice”
Ecco, la tentazione di scrivere qualcosa su Merthur è stata troppo forte, alla fine. Credo che la 4x03 sia la mia puntata preferita in assoluto, quella frase di Merlin è perfetta, esprime meravigliosamente il loro rapporto e li ha consacrati come mio OTP. Il gesto di Merlin è stupendo, prova che il loro legame è unico e va oltre all’amicizia ♥ E’ una puntata rivelatrice! Spero di essere riuscita, in minima parte, ad esprimere i sentimenti di Arthur.. Ringrazio tanto chi leggerà e chi vorrà lasciare un commento! :)
Alla prossima,
Sheireen_Black 22

  
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