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Autore: assasymphonie_    20/10/2012    0 recensioni
Anche lui era stato per anni alla disperata ricerca di una luce da raggiungere e nella quale bruciare.
Una scintilla appena accennata, che avrebbe dissipato le tenebre anche se questo avrebbe significato allungare le ombre.
E l'aveva trovata, l'aveva trovata da tempo.
Era da lei che stava tornando.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa;

I personaggi di cui si narra in questa vicenda, sono OC di un GDR di cui faccio parte.
Aidan Keith Eriksen è di mia invenzione e si fa riferimento alla sua storia che potete leggere qui: http://heartline.blogfree.net/?t=4173481#entry15914569 . Ma credo si capisca abbastanza la cosa anche senza le basi.
Divan Dragore invece, menzionato nell'ultima parte, è di esclusiva proprietà della bella Kiku aka Smile_ dog qui su EFP.
Non so come considerare questo lavoro. Non scrivevo da tempo ed improvvisamente mi è semplicemente tornata la voglia. Lascio a voi il (dis)piacere di subirvi tutto ciò.
Baci; yucchan.

 

moth soul;

 

Aidan chiuse prima un occhio, poi l'altro.
Il soffitto del motel appariva quasi decente se lo si guardava con una palpebra abbassata. Le chiazze di umidità sfumavano nello scrostato intonaco color panna e i morenti bagliori della lampada al neon sembravano seguire il ritmo inventato di una melodia invisibile; le falene tutt'intorno mossero pigramente le ali, una, due, tre volte prima di adagiarsi sulla superficie incandescente e rimanere folgorate.
Insetti stupidi, veniva da pensare, destinati a morire perché incapaci di resistere ad una cosa tanto effimera ed ingannevole come la luce.
Il mago sorrise del suo sorriso sbieco, quello che faceva assumere alle sue labbra rosso scuro un' espressione che sembrava essere stata coniata apposta per loro.
Stupidi, certo. Come dovevano apparire insignificanti quegli esserini a coloro che si ritenevano i grandi dominatori del pianeta: uomini troppo concentrati sul come raggiungere assurde aspirazioni per curarsi dei piccoli desideri altrui. Ma Aidan non si era ma ritenuto parte di quel gruppo dell'umanità la cui opulenza aveva condannato il resto della specie alla rovina.
No, lui le capiva, le falene. Capiva il loro desiderio di uscire da quel buio freddo e di meritarsi un raggio di sole, seppur di un sole artificiale, nel caso di quella scassata lampadina di marca svedese.
D'altronde, per uno la cui mente stessa era stata allevata nelle tenebre più fitte, la voglia di evadere non era certo un sentimento recente.
Un alito di vento freddo, penetrato dal vetro scheggiato delle finestra, gli sfiorò la pelle nuda, facendolo rabbrividire appena; il corpo dello sconosciuto sdraiato accanto a lui ebbe un sussulto prima di rigirarsi nel sonno, una mano ruvida a sfiorare il fianco di Aid.
Il mago la allontanò seccamente, alzando gli occhi al cielo.
Mai nessuno che capisse la sua filosofia standard: tutto finiva con il sesso.
Non esistevano né prima né dopo, neanche conoscere i reciproci nomi era importante.
Questione di impulsi.
Erano davvero tutti insetti infondo, lombrichi striscianti, insulse formiche. Bersagli immobili del Tempo, facili prede delle emozioni, carne e sangue nel mattatoio dell'esistenza.
Scese silenziosamente da quell'ammasso di molle che secoli prima doveva essere stato un letto e si rivestì con estrema lentezza, gli occhi blu puntati sul paesaggio notturno della costa Danese.
Tornare a casa dopo tanto tempo non era servito a nulla, non sapeva cosa aveva sperato di ottenere ma il suo intero essere continuava a non sentire assolutamente nulla anche vicino ai luoghi in cui era cresciuto. Neanche l'odore penetrante delle aringhe appena pescate riusciva a smuoverlo.
Aveva sperato di riuscire a provare almeno della rabbia. Rabbia per quello che gli avevano fatto passare o soddisfazione, per il modo in cui erano stati puniti. Morti, tutti, vittime di quella stessa magia che tanto temevano.
Ma niente.
Niente.
Presumeva fosse uno degli svantaggi di fare della Morte una vecchia amica, finisci per considerarla banale e priva di emozione alcuna.
Sospirò appena, mentre lasciava la camera e risaliva le sgangherate scale anti-incendio che portavano alla terrazza e al camino il quale, per quale assurdo motivo, era stato posto là in cima.
La notte è scura e piena di terrori” * recitava un libro che andava tanto di moda tra i suoi alunni, in quel periodo ma a vederla così, Aidan era certo che non esistesse nulla di più magnifico.
La brezza che soffiava imperterrita, portava con sé gli odori del Mar Baltico, che infuriava a pochi chilometri da lì. Nel buio più completo, l'uomo riuscì ad intravedere una falena solitaria librarsi accanto a lui, intenta a combattere contro le intemperie per raggiungere una fioca lanterna che baluginava poco più in là.
Sorrise di nuovo, mentre infilava una mano nella tasca dei jeans per trarne fuori il sacchetto con la Metropolvere.
Ormai era chiaro, non poteva evitarlo.
Su quel tetto ingombro di lamiere arrugginite si sentì più che mai simile a quel insignificante esserino dalle ali grige.
Anche lui era stato per anni alla disperata ricerca di una luce da raggiungere e nella quale bruciare.
Una scintilla appena accennata, che avrebbe dissipato le tenebre anche se questo avrebbe significato allungare le ombre.
E l'aveva trovata, l'aveva trovata da tempo.
Era da lei che stava tornando.
La mano si schiuse lentamente, mentre i granelli nero pece si accendevano di fiamme verdi tutt'intorno a lui, un battito d'ali ancora, uomo ed insetto vennero consumati insieme.

 

* * *

 

Il sole cominciava a sorgere dietro la coltre di nubi bianche che avvolgevano l'orizzonte.
La scuola di Magia e Stregoneria Europea Idrymars era immersa nel silenzio, perfino Arthur, il mostro del lago, dormiva silente nella sua melma.
Il professore di Divinazione Divan Dragore sedeva compostamente su una delle poltrone del suo studio, sorseggiando una tazza di tea
Earl Grey bollente. Il motivo per cui se ne stesse là a quell'ora del mattino non è dato saperlo, ad alcuni piace pensare che fosse per sfuggire almeno per qualche ora all'infinita orda di gente che avrebbe attraversato quella porta nel corso della giornata.
Fatto sta che, come tutti ben saprete, la porta non è l'unico ingresso attraverso il quale un mago può materializzarsi. Di lì a poco infatti, il camino spento alla sinistra di Div, emise uno sfrigolio sordo e si accese d'intensa luce verde chiaro.
Per il giovane uomo fu quasi una sorpresa vedersi apparire davanti, chiaramente reduce da una delle sue numerose notti insonni, il suo migliore amico Aidan Keith Eriksen, professore di Volo in quella stessa scuola ma se la cosa lo turbò in qualche modo non lo diede a vedere; si limitò a rivolgerli un leggero cenno del capo mentre l'altro gli riservava uno dei suoi sorrisi più luminosi.
« Eccola qua, la mia lampada al neon preferita!» esordì, scrollandosi dai capelli scuri l'ultimo residuo di Polvere Volante.
Divan lo fissò per qualche secondo, inarcando il sopracciglio in attesa di una spiegazione.
Erano le cinque del mattino, non intendeva certo sprecare il fiato per i deliri di quell'idiota.
Quest'ultimo però si limitò a scuotere piano la testa, allungando le dita abbronzate verso il vassoio dei biscotti.
« Never mind, sweetie. »
mormorò, addentandone uno mentre si dirigeva verso l'uscita dello studio.
« Ricordami solo di prendere più in considerazione le falene da questo momento in poi. »
L'amico posò la tazza sul piattino con un tintinnio sordo, sospirando gravemente.
« E perchè mai dovrei farlo? »
s'impose di domandare.
Aidan si volse un'ultima volta, passandosi la lingua sulle labbra per eliminare le ultime briciole al cioccolato.

« Ho scoperto di trovarle estremamente simpatiche. »
E la porta si richiuse con uno stridio di cardini.

note;
* = citazione presa da A Song Of Ice And Fire.

  
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