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Autore: Ed1505    19/06/2004    21 recensioni
Sei anni dopo essersi diplomato a Hogwarts, Harry vive nel mondo babbano. E' diventato auror, ma lavora in una ditta babbana come copertura. Ha molti amici e una vita che lo soddisfa. Ma l'incontro con un'amica molto speciale, che non vede da anni, gli farà comprendere ciò che gli manca davvero. H/H
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DA SEMPRE E PER SEMPRE

 

Il locale era affollato e a stento si poteva trovare un angolo vuoto dove bere qualcosa e chiacchierare un po’. Soprattutto parlare sembrava una cosa impossibile, vista la confusione che regnava lì dentro. La gente era costretta a urlarsi nelle orecchie per riuscire a farsi capire. E ordinare da bere era ancora più difficile. Il giovane uomo stava disperatamente cercando, da ormai cinque minuti, di ordinare una birra scura al cameriere. Alla fine si rassegnò a pregare che il giovane avesse capito e che non gli portasse qualcosa di eccessivamente alcolico. Per una persona come lui, era pericoloso lasciarsi andare all’alcool. Un mago privo di controllo è come una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in ogni momento. Il suo amico, al suo fianco, stava cercando di attirare la sua attenzione per dirgli qualcosa, ma lui non riuscì a capire. L’uomo ripeté la frase, scandendo bene le parole ed aiutandosi con i gesti della mano, ma all’improvviso si bloccò. Il giovane lo guardò con la fronte aggrottata, come per chiedergli che diavolo gli fosse preso. Ma l’altro si limitò a puntare un dito in direzione del bancone. Con lo sguardo, seguì il dito puntato e capì immediatamente cosa aveva attirato l’attenzione del suo amico. Una ragazza a dir poco mozzafiato, castana, cercava disperatamente di farsi largo tra la folla, tenendo in mano due birre in un equilibrio precario. Per un qualche motivo misterioso, lui, Harry Potter, s’incantò a fissare quello splendore. Insomma, non che il gentil sesso lo lasciasse indifferente, anche a lui piaceva guadare le belle donne, ma non gli capitava spesso di sentirsi in quel modo. Uno strano calore gli invase il petto, mentre gli occhi della misteriosa ragazza incrociavano i suoi. Lei, per qualche istante, indugiò con lo sguardo sui suoi occhi. Poi questi le corsero velocemente alla cicatrice che ancora spiccava sulla sua fronte. Con i capelli tirati indietro era impossibile non notarla…E quella sera non aveva particolare motivo per nasconderla.

Sorpreso, Harry vide la ragazza fissarlo a bocca aperta, guardarsi un po’ intorno e poi, con passo un po’ incerto, puntare verso di lui. Si rese vagamente conto del suo amico che gli tirava una gomitata sulle costole e gli urlava:

“Harry, hai fatto colpo!”

La giovane donna era riuscita ad arrivare al tavolino dove erano seduti. Per qualche istante esitò poi, con voce appena tremante, disse:

“Harry?”

Il giovane Potter non dovette fare poi un grande sforzo per comprendere ciò che diceva, anche se il suo tono di voce era piuttosto basso. Gli sembrava quasi che tutti i suoni attorno a loro si fossero affievoliti all’improvviso, per lasciarli liberi di parlare.

“Sì, sono io…”

Evidentemente, lei lo conosceva. Ed era facile riconoscerlo, grazie a quella cavolo di cicatrice. Un sorriso le illuminò il volto. E Harry fu certo di conoscere quel sorriso. Di averlo già visto mille volte, in passato. D’improvviso scattò in piedi, quasi rovesciando la sedia su cui si trovava. Fissò la ragazza e, incerto, disse:

“He…Hermione…?”

Non appena lei annuì, felice, lui fece un passo in avanti ed i due si abbracciarono calorosamente. Era evidente che per entrambi si trattava di un inaspettato quanto meraviglioso incontro. Erano passati sei anni dall’ultima volta che si erano visti. E in quei sei anni non si erano mai sentiti, nemmeno una volta. In quel momento Harry si chiese come fosse stato possibile troncare ogni rapporto con i suoi due migliori amici, ma non riuscì a trovare una risposta esauriente. Nemmeno lui conosceva il perché.

“Hermione, che gioia rivederti! Non mi sarei mai aspettato di incontrarti così, per caso, in un pub!”

“Non dirlo a me! Quando ho visto la cicatrice, per poco non mi è preso un colpo! Anche perché, se non fosse stata per quella, dubito che ti avrei riconosciuto. Di sicuro, non vestito così!”

Harry indossava ancora gli abiti con cui era andato al lavoro. Ossia, un elegante completo grigio con camicia bianca e cravatta blu.

“Beh, anche tu hai cambiato stile d’abbigliamento, mi pare.”

Hermione era decisamente vestita nel modo giusto, per un locale come quello. Minigonna e top scuri con sopra una camicetta bianca aperta e legata sul fondo con un nodo.

A quel commento, lei arrossì leggermente.

“Ti assicuro che di solito non vesto così…E’ stata una mia amica a farmi mettere queste cose. E credo che non mi farò più costringere, mi sento fin troppo ridicola!”

“Invece stai davvero bene, te l’assicuro! Ma dimmi, come ti va la vita? E’ dai tempi del diploma che non ci vediamo.”

“Già, sono passati davvero molti anni….Comunque, va abbastanza bene. Lavoro nello studio dentistico di mio padre, sai?”

“Hai preso la laurea?”

“Sì, ma lavoro più che altro come segretaria. E’ uno studio piuttosto grande e mio padre e i suoi soci sono assolutamente incapaci di organizzarlo come si deve!”

“Ora capisco! Così Hermione “perfettina” Granger è giunta a sistemare le cose!”

“Ehi ehi! Non mi piace essere chiamata in quel modo, lo sai bene! E dimmi, tu che fai? Immagino si tratti di un lavoro d’ufficio, visto il tuo abbigliamento…A meno che tu, in questi sei anni, non sia cambiato a tal punto da vestirti così per uscire a bere qualcosa la sera…”

“No, assolutamente! Continuo, come un tempo, a trovarmi molto più a mio agio in jeans. Però il mio lavoro m’impone questo tipo d’abbigliamento. Sono un semplice impiegato in un ufficio, sai…”

Hermione colse lo sguardo di Harry e comprese che quello era solo un cosiddetto “lavoro di copertura”. Vista la sua abilità e la sua propensione a sconfiggere i maghi crudeli che lo tormentavano, intuì che la sua vera occupazione fosse quella di auror nel regno babbano. E, facendo riaffiorare l’intesa di un tempo, Harry intuì i suoi pensieri e li confermò annuendo con il capo e sorridendole.

In quel momento, l’attenzione di entrambi fu attirata da un’altra giovane donna che si sbracciava in direzione di Hermione.

“Beh, temo di dover andare. La mia amica mi sta aspettando. Sono stata davvero felice di incontrarti, Harry. Davvero felice.”

“Lo stesso vale per me, Hermione. Beh, visto che abitiamo entrambi qui, potrebbe capitarci ancora. Almeno, lo spero.”

“Lo spero anch’io. Se un giorno o l’altro ti viene voglia di fare una chiacchierata, il mio nome è sull’elenco. Non devi far altro che chiamare.”

“Lo farò senz’altro. Allora, a presto.”

“Sì. A presto.”

E si separarono. Non appena Hermione se ne fu andata, le orecchie di Harry si riempirono nuovamente del frastuono che regnava nel locale. Si accorse che il suo amico lo fissava in attesa di spiegazioni. Lui fece spallucce, dicendo soltanto:

“Una vecchia compagna di scuola…”

Ma per il resto della serata, continuò a gettare occhiate curiose in direzione del suo tavolino, trovandosi a incrociare più volte il suo sguardo.

 

Per Harry, quell’incontro occasionale era stato come un fulmine a ciel sereno. Dopo aver scambiato quelle poche parole con Hermione, aveva ricominciato a pensare ai tempi della scuola di Hogwarts, cosa che non gli accadeva più da anni, ormai. Era come se avesse deciso di cancellare dalla sua memoria i sette anni trascorsi in quel luogo. Quelli che per lui erano stati, al contempo, gli anni più belli e più brutti di tutta la sua vita. Non che fosse poi così vecchio…in fondo aveva ancora soltanto 23 anni. Ma a lui sembrava di aver già vissuto un’intera esistenza e, anzi, di essere nel corso della sua seconda vita. La sua prima vita si era conclusa quando aveva sconfitto definitivamente Voldemort e si era diplomato alla Scuola di Magia e Stregoneria. In fondo, con tutte le esperienze vissute in quei sette anni di scuola, avrebbe tranquillamente potuto riempire una vita intera e forse anche due. Tuttavia, nonostante l’ovvietà di questo ragionamento, non era affatto normale che avesse dimenticato anche coloro che in ogni istante e in mezzo a qualsiasi pericolo gli erano rimasti accanto. Ron e Hermione erano rimasti sempre al suo fianco, per tutta la durata del suo soggiorno a Hogwarts. E li aveva amati entrambi come dei fratelli. Però gli era stato fin troppo semplice cancellarli dalla sua mente. Per questo provava un grandissimo rimorso. E questo rimorso si fece sentire ancora più forte quando, pochi giorni più tardi, incontrò nuovamente Hermione, sempre per caso.

Era appena uscito dal suo ufficio ed era sceso in strada per andare a pranzo. In quei giorni gli capitava spesso di andare a mangiare da solo, per poter riflettere meglio sui suoi sensi di colpa. Mentre camminava in mezzo alla gente, con la testa fra le nuvole, sentì una voce richiamarlo.

“Harry Potter!”

Si fermò e si voltò di scatto, in cerca di un volto familiare. E un sorriso sincero gli si dipinse sul volto quando incrociò nuovamente lo sguardo con quello della sua (un tempo) migliore amica.

“Sempre con la testa tra le nuvole, eh? Ho dovuto chiamarti quattro volte prima che ti decidessi a voltarti!”

“Scusami, ero immerso nei miei pensieri. Però, non ci vediamo per sei anni e poi ci incontriamo due volte nel giro di pochi giorni…”

“Che vuoi che ti dica, sarà il destino!”

Risero insieme, spostandosi sul bordo del marciapiede, per non intralciare la gente che camminava.

“Stai andando a pranzo, Harry?”

“Eh già. Devo pur nutrirmi, no? E tu? Non mi pare di averti mai visto da queste parti, a quest’ora.”

“Infatti, di solito non vengo mai in questa zona. Ma oggi mio padre mi ha chiesto di svolgere una commissione qui vicino, così…”

“Allora vuol dire che è proprio destino! Senti, visto che sei qui, che ne diresti di venire a pranzo con me? Così almeno possiamo aggiornarci sulle ultime novità…”

“Veramente non vorrei disturbarti. Immagino pranzerai con i tuoi colleghi tutti i giorni…”

“Affatto. Di solito mangio da solo. Quindi un pasto in compagnia di una vecchia amica mi farebbe davvero piacere!”

“In questo caso accetto. Tanto anch’io ora sono in pausa.”

Insieme si incamminarono in direzione di una tavola calda lì vicino. Sedettero ed ordinarono, dopodiché cominciarono a parlare delle loro vite attuali. Ad un certo punto Harry chiese ad Hermione se in quegli anni aveva avuto notizie di Ron, credendo di porgerle la più innocua delle domande. Ma l’espressione che l’amica assunse, gli fece comprendere che non era affatto così. La ragazza aveva abbassato lo sguardo, ed il sorriso le era scomparso dal volto.

“Hermione…E’ forse successo qualcosa a Ron?”

Lei scosse lievemente la testa e Harry provò un grande sollievo. Per qualche istante aveva temuto il peggio. Tuttavia durò poco, perché Hermione manteneva quell’espressione affranta.

“Che succede, Hermione?”

“Beh, ecco…Sì, ho avuto qualche notizia da Ron…Lui…sta bene, sì.”

In quel momento arrivò una cameriera con i piatti da loro ordinati, così la questione cadde. Consumarono il pasto in silenzio. Hermione teneva la testa bassa, mentre Harry continuava a lanciarle occhiate curiose ed al tempo stesso preoccupate. Ad un certo punto, però, sbottò.

“Insomma, Hermione, che è successo? Perché fai quella faccia? Ho forse detto qualcosa di sbagliato?”

“No, no, Harry! Tu non hai detto nulla di sbagliato.”

“E allora perché hai smesso di parlare? Insomma, so che sono passati sei anni, ma io e te rimaniamo sempre amici! Almeno, mi auguro che anche per te sia così…”

“Ma certo che io e te siamo amici, Harry! Anzi, tu sei il migliore amico che io abbia mai avuto!”

“E allora puoi spiegarmi cosa ti è successo?”

“Ecco, è che…vedi…io e Ron…Insomma, mentre i rapporti tra me e te si sono azzerati, io ho continuato a rimanere in contatto con Ron, per molto tempo.”

“Capisco. E qual è il problema? Insomma, so benissimo che la colpa di tutto questo è stata mia.”

“No, non è questo. E’ che…io e Ron non siamo rimasti solo amici, in tutto questo tempo.”

Harry rimase sorpreso da quell’affermazione. Fissava Hermione con occhi stupiti, mentre lei guardava il suo piatto ostinatamente, rossa in volto.

“Vorresti dire che…”

“Io e Ron abbiamo avuto una relazione…durata circa quattro anni.”

Harry emise un lungo fischio. Rimase zitto per un po’, poi si riprese dalla sorpresa.

“Wow. Beh, complimenti. Sai, non avrei mai detto, ai tempi della scuola, che vuoi due foste innamorati.”

“Già…”

Quello di Hermione era stato solo un sussurro e Harry non lo colse. Non si accorse nemmeno dell’espressione sofferente che, per un istante, aveva attraversato il volto di Hermione.

“E dimmi, state ancora insieme?”

“…No. Ormai è finita da…da un po’…circa un paio di mesi…”

“Oh. Mi dispiace molto, Hermione. E dimmi, siete rimasti amici?”

“Ehm, per il momento non ci vediamo né sentiamo…Ma, d’altronde…non è un momento facile. Siamo stati insieme per quattro anni…”

“Certo, ti capisco…”

Harry notò che la ragazza aveva un’espressione molto addolorata sul volto.

“Poverina…Soffre ancora molto, anche se sono passati già due mesi…Mi sa che lei ne è ancora innamorata…Questo vuol dire che è stato lui a troncare la loro storia. Mi chiedo perché…Ron è stato davvero fortunato a trovare una ragazza come lei. E’ fantastica. Chiunque desidererebbe una fidanzata come lei…”

“Comunque, non voglio certo deprimerti con questi discorsi. E poi si è fatto tardi, immagino che dovrai tornare in ufficio, no?”

Harry si riscosse dai suoi pensieri. Guardò l’orologio e si accorse che aveva ragione. La sua pausa pranzo era quasi terminata.

“E’ vero, devo andare. Mi dispiace, mi sarebbe piaciuto fermarmi ancora a chiacchierare un po’.”

“Non ti preoccupare. E poi, anch’io devo andare. Dai, ti accompagno fino a dove lavori.”

Si alzarono e, dopo aver pagato, s’incamminarono verso la ditta per la quale Harry lavorava. Durante il tragitto stettero in silenzio, un silenzio che durò fino a che non furono arrivati.

“Eccoci qui. Io lavoro in quest’edificio.”

“Però! Niente male! Ti sei sistemato davvero bene, come lavoro!”

“Ma no…Sono solo un semplice impiegato. E poi lo sai anche tu che questo lavoro è solo una sorta di copertura.”

“Già. Beh, ti lascio andare. Non vorrei mai che ti licenziassero a causa mia! Senza una copertura ti troveresti messo male!”

“Sì, hai ragione. Comunque, mi ha fatto davvero piacere pranzare con te, Hermione. Spero di poter ripetere presto questo tipo di pranzi…”

“Ora che so dove lavori, vedrò di venirti a trovare. Sempre che per te non sia un problema.”

“Non dirlo nemmeno per scherzo. Sarai sempre la benvenuta, qui da me.”

Si sorrisero. Poi Harry abbracciò con affetto l’amica. Lei arrossì leggermente ed esitò un momento. Ma presto ricambiò l’abbraccio, chiudendo gli occhi. Prima di separarsi, lui le sussurrò all’orecchio:

“Mi raccomando, stai su…”

Poi entrò nell’edificio, salutandola un’ultima volta con la mano.

 

Circa una settimana più tardi, nel pomeriggio, Harry si trovava seduto alla sua scrivania, intento a lavorare al computer. All’improvviso, qualcuno gli batté una mano sulla spalla. Lui alzò il capo e si trovò di fronte un suo collega, nonché amico.

“Ehi, Harry!”

“Tom, che succede? Hai bisogno di qualcosa?”

“Io no. In compenso c’è qualcuno che chiede di te…”

Harry seguì lo sguardo dell’amico e vide Hermione intenta a guardarsi intorno, nella stanza a fianco. Per un istante rimase imbambolato a fissarla e Tom ne approfittò per incalzarlo.

“Chi è quello splendore? Non mi avevi detto che in questo periodo non ti vedevi con nessuno?”

“Infatti è così. Lei è una mia amica dei tempi della scuola. Anzi, all’epoca era la mia migliore amica. L’ho rivista da poco dopo sei anni di silenzio.”

“Beh, niente male davvero! Vedi di non lasciartela scappare di nuovo, allora!”

“Ma che diavolo dici? E’ solo un’amica!”

“Vabbé, amica o no, lei ti sta aspettando. Vai da lei, no? Oppure vuoi che te la porti qua?”

“No, no. Tanto ormai ho quasi finito. Fammi un favore, amico…Puoi andare da lei e chiederle di aspettarmi per cinque minuti? Vorrei finire un attimo questo lavoro, così poi posso andarmene.”

“Eh? E vuoi farla aspettare?”

“Dai, così poi posso andare a bere qualcosa con lei! Intanto intrattienila un po’ tu!”

“Ma se nemmeno la conosco!”

“Ma non sei tu quello che dice sempre di essere in grado di far divertire chiunque? E’ arrivato il momento di dimostrarmelo! Dai, vai!”

“Uffa, e va bene! Ma mi devi un favore, chiaro?”

“La prossima volta ti offro la cena, promesso!”

“Affare fatto…”

Così Harry si rimise subito al lavoro, mentre Tom faceva compagnia ad Hermione. Circa cinque minuti più tardi, Harry li raggiunse nella saletta con la macchina del caffè.

“Eccomi qua! Ciao, Hermione. Ti prego di scusarmi, ma dovevo finire un lavoro. Ora, però, sono completamente libero.”

“Figurati, è colpa mia. Avrei dovuto avvertirti. Solo che oggi pomeriggio ero libera, passavo di qua e ho pensato di fare un salto…”

“E hai fatto benissimo. Che dici, andiamo a bere qualcosa?”

“Volentieri.”

“Perfetto. Tom, grazie mille per averle fatto compagnia. Ci vediamo domani.”

“E’ stato un piacere. Arrivederci, Hermione.”

“Arrivederci e grazie per la compagnia.”

Così Harry e Hermione uscirono dall’edificio, chiacchierando allegramente. Si recarono in un piccolo bar lì vicino, dove Harry andava spesso dopo il lavoro. Il tempo era molto bello, quindi decisero di sedersi ad uno dei tavolini posti all’esterno. Mentre attendevano la cameriera per poter ordinare, Hermione disse:

“Sai Harry, prima stavo passando da queste parti e mi sono detta…Che strano. Ci siamo già incontrati due volte, ma abbiamo sempre parlato solo di me. Ancora non so nulla di ciò che Harry è diventato in questi sei anni. Così ho deciso di venire a trovarti, per poterne parlare un po’.”

“Caspita, mi hai beccato! E io che l’avevo fatto apposta sperando di non rivederti più!”

“Ah davvero? Bell’amico che sei!”

“Ah ah, scherzavo, dai!”

“Allora, signor Harry Potter. Mi dica cosa ha fatto in questi sei anni. A parte sconfiggere gli stregoni cattivi, ovviamente!”

E così dicendo gli strizzò l’occhio. Lui rispose ridendo. In quel momento arrivò la cameriera ed i due ordinarono da bere. Quando la cameriera si fu allontanata ripresero il discorso.

“Dunque? Sto aspettando…”

“Non mi molli proprio, eh? Beh, nulla di particolare. Come prima cosa ho lasciato la casa dei miei zii ed ho affittato un monolocale. Per me era una cosa fondamentale…”

“Posso ben immaginarlo…”

“Poi ho cominciato a guardarmi un po’ intorno. Ho fatto qualche lavoretto da niente, tipo cameriere, operaio…Qualunque cosa che mi aiutasse a fare esperienza. Intanto procedevo anche con la vita…segreta, diciamo. Studiavo per diventare auror. Quando ho preso la qualifica, ci ho pensato a lungo. Potevo limitarmi semplicemente ad esercitare la mia professione di auror e vivere con il denaro lasciatomi dai miei genitori…oppure trovarmi anche un lavoro babbano e cercare di vivere come una persona normale. Sempre esercitando il mio secondo lavoro, ovviamente. Alla fine ho optato per la seconda idea. Non sono fatto per restarmene chiuso in casa ad aspettare di poter agire. Così ho cominciato a presentarmi a vari colloqui. E sono stato assunto dalla ditta per cui lavoro adesso.”

“Certo, hai fatto bene. Ammetto che mi sarei sorpresa parecchio se avessi scoperto che te ne stavi tutto il giorno senza fare nulla. Non sei davvero il tipo!”

“Appunto!”

Fecero una nuova pausa quando arrivarono le bibite da loro ordinate.

“E della vita sentimentale che mi dici? Sei ancora single?”

“Ehi ehi! Cosa sono queste domande così personali?”

“Oh, non fare il timido, dai! In fondo io ti ho detto della mia storia con Ron!”

“Solo perché è venuto fuori il discorso…E ne so comunque molto poco! Comunque sì, sono single. In questi sei anni ho avuto qualche storiella, ma nulla di importante.”

“Non hai più sentito Cho Chang?”

“Cho? Sì, ogni tanto ci sentiamo e andiamo a bere qualcosa insieme. Però non c’è mai stato nulla di più di un’amicizia, tra noi…”

Hermione lo osservò attentamente. Non era cambiato poi molto in quei sei anni. Quando parlava di Cho s’imbarazzava proprio come in passato. Evidentemente non gli era ancora passata la cotta che aveva per lei dai tempi della scuola. Per un qualche strano motivo, questo pensiero infastidì Hermione. Forse perché così aveva scoperto che con Cho i contatti li aveva mantenuti, mentre con lei no. Ma cercò di togliersi quei pensieri dalla testa e di sorridere normalmente.

“Quindi non hai nulla d’interessante da raccontarmi! E io che speravo di poterti prendere un po’ in giro, come ai vecchi tempi!”

“Mi spiace doverti deludere, mia cara, ma è così.”

“Accidenti. Sono proprio sfortunata!”

Risero insieme e ad entrambi sembrò di essere tornati di sei anni indietro nel tempo. Con stupore Harry si rese conto che quelle chiacchierate con l’amica gli erano mancate infinitamente. Tanto che in quel momento si sentì invadere da un’immensa gioia. Capì che non doveva mai più permettersi di perdere i contatti con quella ragazza, perché per lui era tremendamente importante la sua amicizia.

“Hermione, te lo devo proprio dire…Non mi ero mai reso conto di quanto mi mancassero le nostre chiacchierate. Sul serio. Mi chiedo come ho fatto a vivere senza per sei lunghi anni.”

“Me lo chiedo anch’io. E’ incredibile come a distanza di anni tutto sembri invariato.”

Harry annuì e passarono a parlare di altri argomenti, come il lavoro di entrambi. Restarono a parlare per due ore, poi si resero conto di aver fatto tardi e si alzarono per andarsene. Lasciarono i soldi sul tavolo e s’incamminarono insieme verso l’auto di lei.

“Ma come, non voli sulla tua scopa, Hermione?”

“E’ dal meccanico a riparare…”

Quando furono arrivati alla macchina si salutarono con un sorriso. Hermione salì in auto, ma all’improvviso Harry cambiò idea. Le bussò sul finestrino ed attese che lei lo aprisse.

“Che succede?”

“Che ne diresti di venire a cena con me, domani sera?”

“Eh?”

“Sì, a cena fuori. Beh, diciamo che vorrei recuperare un po’ del tempo perso…Non mi dispiacerebbe passare un po’ di tempo in tua compagnia.”

Hermione lo fissò brevemente con uno strano sguardo che Harry non riuscì a decifrare. Poi sorrise.

“Domani sera sono libera e sarò felice di venire a cena con te.”

“Perfetto. Passo a prenderti io. Ti va bene alle 19.30?”

“A me va bene, ma guarda che posso benissimo arrangiarmi.”

“No, io sono un vero cavaliere, mia cara. E lo sai che le cose o le faccio bene o non le faccio proprio.”

“Giusto. Allora passi a prendermi tu. Devo vestirmi elegante?”

“No, non serve. Facciamo una cosa informale, che ne dici?”

“Mi trovi perfettamente d’accordo. Anche perché non ne posso più di vederti in giacca e cravatta…Voglio vederti vestito in modo normale. Anche per sapere come sono messi i tuoi gusti nel vestire…E poi, Harry, in fin dei conti siamo sempre dei ragazzi di 23 anni…”

“D’accordo, mi vestirò da ventitreenne, allora. A domani sera, Hermione.”

“A domani, Harry.”

 

La giornata successiva passò in fretta. Harry era impaziente di arrivare alla sera. Finito il lavoro corse a casa, fece una doccia e cominciò a prepararsi. Rimase per almeno mezz’ora davanti all’armadio aperto, indeciso su cosa mettersi. Infine optò per un paio di jeans neri ed una camicia, anch’essa nera. Quando ebbe terminato di prepararsi uscì di casa, nonostante fossero ancora le 19.00. Era in anticipo, ma voleva prima passare in un posto. Alle 19.30 suonò il campanello dell’appartamento di Hermione. La ragazza lo aveva chiamato quella mattina per spiegargli come arrivarci.

Quando la giovane aprì la porta, Harry le porse un mazzo di fiori, sorridendole.

“A te, signorina Granger.”

“Harry! E questi? Per cosa sono?”

“Per nessun motivo in particolare. Solo per ringraziarti di aver accettato di uscire. E poi, te l’ho detto. Io le cose…”

“O le fai bene o non le fai. Sì, conosco il ritornello. Dammi un secondo per metterli in un vaso, poi possiamo andare.”

Cinque minuti più tardi, i due erano in macchina, chiacchierando allegramente. Hermione indossava un paio di jeans attillati con una camicetta sfiancata, dalle maniche a tre quarti. Teneva i lunghi capelli castani raccolti in una morbida coda. A Harry piaceva molto, vestita così. Più che con quei completi professionali che usava per andare al lavoro.

Anche Hermione era molto soddisfatta del look che Harry aveva quella sera. In giacca e cravatta non stava male, ma lo preferiva di gran lunga nella versione casual.

Andarono in un piccolo ristorante italiano, dove trascorsero una piacevolissima serata. In un paio di occasioni ricordarono i vecchi tempi, ma per quasi tutto il tempo parlarono della loro vita dopo Hogwarts. Harry preferiva evitare di ricordare i tempi in cui erano studenti, per non rievocare nell’amica il ricordo di Ron. Era convinto che lei ne soffrisse ancora.

Erano ormai le 23.30 quando uscirono dal ristorante.

“Allora, Hermione…Vuoi tornare subito a casa o preferisci che andiamo da qualche altra parte?”

“Ma come, Harry Potter? Si vede che tu non esci molto spesso con le donne! Se riporti a casa una ragazza subito dopo la cena, significa che non ti sei per niente divertito!”

“Ecco perché nessuna mi ha più richiamato dopo il primo appuntamento! Beh, allora, ti riporto a casa?”

“Scemo!”

Hermione gli tirò un piccolo pugno sul braccio, ridendo. Quanto si sentiva felice! Non era mai stata tanto felice in vita sua. O, per lo meno, non lo era più stata da quando aveva lasciato Hogwarts…Ciò che provava quella sera era una felicità che solo Harry era in grado di darle. Nemmeno con Ron si era mai sentita tanto felice. Beh, con Ron non si era mai sentita troppo felice. Forse perché sapeva che, in un certo senso, continuava a tradirlo. Perché lei, in realtà, non aveva mai amato Ron. Aveva sempre provato per lui molta simpatia ed un affetto fraterno. Ma non ne era mai stata innamorata nel vero senso della parola. Nei suoi 23 anni di vita, Hermione Granger aveva amato, e continuava ad amare, una sola persona…

“Ehi, che hai? Ti sei persa nei tuoi pensieri, Herm?”

La giovane si riscosse di colpo dai suoi pensieri, arrossendo leggermente. Poi guardò l’amico.

“Com’è che mi hai chiamata, scusa?”

“Ma come, non te lo ricordi? C’è stato un periodo, all’ultimo anno, in cui ti chiamavo Herm. Non dirmi che te ne sei dimenticata!”

“Certo che me lo ricordo, è che non mi aspettavo di sentire ancora quel nome. Nessun’altro, oltre a te, mi ha mai chiamata così.”

“Se ti dà fastidio dimmelo, che non lo faccio più.”

“Non mi dà per niente fastidio, signor Potter, tutt’altro. Ed ora, che ne dici se andiamo a bere qualcosa?”

“Ehi, hai così tanta paura di essere riaccompagnata subito a casa?”

“Smettila di prendermi in giro!”

E così salirono in auto e partirono, continuando a ridere e scherzare.

 

Dopo quella splendida serata passata insieme, i due concordarono sul fatto che avrebbero dovuto uscire più spesso. E così, nei seguenti mesi, i loro incontri si intensificarono. Harry ed Hermione avevano ritrovato l’intesa speciale che li univa anche in passato. Anzi, entrambi se n’erano accorti, erano anche più uniti di un tempo. Erano arrivati al punto di considerarsi l’uno il mondo dell’altra. E questo procurò una grandissima gioia ad Hermione, che aveva sperato un legame simile per molti anni.

“Harry Potter…Quel ragazzo ha sempre avuto uno strano effetto, su di me…Fin dalla prima volta che lo incontrai. Posso tranquillamente dire che lui è stato il mio primo vero amico. Beh, ad essere del tutto onesti, assieme a Ron. Però è stato davvero lui il primo a mostrarsi gentile con me. Mi è stato accanto per tutti i sette anni ad Hogwarts ed è sempre stato pronto a donarmi un abbraccio o una carezza, quando ne sentivo il bisogno…Anche Ron l’avrebbe fatto, se solo gliene avessi dato la possibilità. Ma io non volevo i suoi abbracci…Mi spiace di averlo fatto soffrire. Sono stata crudele ad ingannarlo per ben quattro anni. A dire il vero, mi chiedo ancora come ho fatto…Con che faccia tosta ho potuto dirgli di amarlo, baciarlo, comportarmi come una perfetta fidanzatina, quando in realtà i miei pensieri erano sempre rivolti ad un altro? E non un altro qualsiasi…ma il suo migliore amico…Harry Potter…Mi ci sono voluti quattro  anni per ammetterlo…Ma alla fine ce l’ho fatta. Sono riuscita ad accettare l’idea che, in realtà, continuavo ad amare lui. All’inizio, a scuola, avevo un debole per Harry. Che poi si è trasformato in una cotta vera e propria…Ed infine è diventato amore. Un amore che nemmeno Ron e sei anni di lontananza sono riusciti a farmi dimenticare. Da sempre amo Harry. Ma l’ho sempre tenuto nascosto a tutti, perché sapevo che lui amava Cho Chang. Questo però non mi ha impedito di continuare ad amarlo…E da quando l’ho incontrato di nuovo…i sentimenti che pensavo ormai sopiti si sono risvegliati in tutta la loro intensità. Ed ora…Ora che mi è così vicino…sento di amarlo ancora più di allora. Mio Dio…Se continua così mi scoppierà il cuore! Non posso credere di essermi innamorata tanto profondamente…Ogni momento che passo con lui (ossia ogni istante libero della mia giornata) mi sembra di volare. Mi sento felice come mai prima d’ora! E non appena ci separiamo, è come se qualcosa, attorno a me, scomparisse. Come se una luce, che quando Harry è con me risplende continuamente, si spegnesse. Mille volte, in questi 5 mesi, ho pensato che dovrei dichiararmi. Il suo atteggiamento nei miei confronti è cambiato, rispetto a quando andavamo a scuola, forse ora avrei davvero qualche possibilità…Però ogni volta mi blocco. Ho troppa paura di rovinare questi stupendi istanti che passiamo insieme. Nel suo appartamento, a guardare un film…spesso mi abbraccia, quando mi commuovo…Oppure in qualche locale, la sera…O a pranzo…Mi chiedo sinceramente come ho fatto a vivere per 6 lunghi anni senza di lui. Ora non potrei più farne a meno…Però so che questa situazione non potrà durare in eterno. Prima o poi i miei sentimenti si intensificheranno a tal punto che sarà impossibile tenerglieli nascosti. Ed allora dovrò davvero giocarmi il tutto per tutto. Sarà una scommessa. Se vincerò, allora otterrò la felicità vera e propria, con la F maiuscola. E potrò finalmente amare, senza nasconderlo, il mio migliore amico, e stare con lui. Ma se perderò…Perderò tutto. Non solo la possibilità di stare con Harry…Ma, probabilmente, anche la sua amicizia e la possibilità di essere felice, in futuro. E’ questo che mi spaventa più di tutto…”

 

Il tempo continuava a trascorrere e i due giovani si sentivano sempre più vicini e sempre più felici. Harry era sorpreso. Era la prima volta, in tutta la sua vita, che assaporava tanta gioia senza che niente o nessuno gliela rovinasse. Ormai usciva con Hermione da 7 mesi e ancora niente era intervenuto a rovinare la sua vita o la loro amicizia. Nessuno stregone malvagio…Nessuno zio crudele…Nessuna regola assurda…Certo, qualche volta bisticciavano…Ma era una cosa normale, visto tutto il tempo che passavano insieme. A volte, però, la notte…quando non riusciva a dormire…Harry cominciava a pensarci più seriamente. Gli sembrava troppo strano che le cose andassero così bene. Temeva che, da un giorno all’altro, potesse accadere una tragedia che gli sconvolgesse la vita. E se questa tragedia avesse toccato Hermione, lui sarebbe resistito? Sarebbe riuscito a fare a meno di Hermione, dopo tutti quei mesi passati al suo fianco? Ciò che sentiva quando era assieme a lei era una gioia immensa. Era diverso rispetto a un tempo. Sentiva che tra loro qualcosa era cambiato. E aveva paura, una tremenda paura, di perdere lei e tutta quella felicità.

 

Un giorno, Hermione stava passeggiando per la strada, da sola. Suo padre le aveva dato mezza giornata libera, senza preavviso, e lei aveva deciso di andare a fare un po’ di shopping. Era un po’ seccata, perché se suo padre glielo avesse detto prima, avrebbe potuto chiedere ad Harry di accompagnarla. Era divertente andare a fare shopping con lui. Ogni volta che accadeva, andavano in giro per negozi a provare un sacco di cose. Poi lei gli faceva portare tutte le borse e lui si lamentava in continuazione. Andavano a bere qualcosa, poi magari finivano al cinema. Ma sicuramente si divertivano tantissimo. Andare per negozi da sola, ormai, le sembrava una cosa noiosissima, nonostante un tempo lo facesse sempre, per rilassarsi. Ma, a quel tempo, lei stava con Ron e quella era un’ottima scusa per passare del tempo senza di lui e potersi rilassare. Non era mai se stessa, con lui, e alla lunga diventava dura resistere tutta la giornata fingendo. Anche questa era una delle grandi differenza della sua vita attuale rispetto a quella passata.

Pensando a tutte queste cose, Hermione non aveva potuto fare a meno di sorridere da sola. Ma, all’improvviso, il sorriso sulle sue labbra si spense. Sbarrò gli occhi e fissò un punto, tra la folla, a bocca aperta. In mezzo a tutta quella gente, aveva scorto un volto molto familiare. Un volto che in quell’ultimo periodo vedeva praticamente tutti i giorni. Era Harry. E non era solo. Accanto a lui, che gli parlava sorridente, c’era una donna, dai tratti marcatamente orientali, con dei lunghi capelli corvini. Nonostante fossero passati molti anni, ad Hermione non ci volle molto per riconoscerla. L’aveva osservata a lungo, ai tempi della scuola, soprattutto quando parlava con Harry. E ogni volta una fitta di gelosia le attraversava il cuore. Cho Chang. Il primo amore di Harry. La fitta che, quel giorno, le attraversò il cuore, fu molto più intensa di quelle provate ai tempi della scuola. Fu come se una saetta le avesse trapassato il petto. Osservò Harry guardare la bella ex corvonero con dolcezza. Poi vide Cho ridere e appoggiarsi a lui, mentre Harry le circondava le spalle con un braccio e s’incamminava con lei, tenendola stretta. Infine non vide più nulla. Avvertì solamente un dolore intenso al petto e i suoi occhi riempirsi di lacrime, che presto cominciarono a scendere sul suo volto. E corse via.

 

La prima cosa che Harry fece, quella sera, tornato a casa, fu chiamare Hermione. Era da due ore che cercava di contattarla, ma il suo cellulare risultava spento. Aveva sperato di trovare un messaggio in segreteria, magari che dicesse che era impegnata, ma nulla. Quella sera avrebbero dovuto incontrarsi, come al solito, finito il lavoro, ma lei non si era vista.

Compose il numero di casa dell’amica ed attese risposta. Quando sentì la dolce voce dell’amica fece per parlare, ma subito si accorse che era la segreteria telefonica. Hermione non era in casa. Si sentiva preoccupato. Non era da lei non presentarsi ad un appuntamento e staccare tutti i telefoni. Senza contare che non avevano nemmeno litigato. Fu preso dall’orribile sensazione che le fosse accaduto qualcosa. Doveva assolutamente accertarsi che stesse bene. Quindi chiamò i suoi genitori. Sapeva che in quel modo avrebbe potuto allarmarli, ma non poteva semplicemente aspettare, era troppo preoccupato. La voce della signora Granger rispose dopo un paio di squilli. Aveva una voce molto dolce, da madre. Sicuramente Hermione aveva preso da lei, in questo.

“Pronto, signora Granger? Buonasera. Sono Harry.”

“Harry, caro! Che piacere sentirti! Come stai?”

“Bene, la ringrazio. Spero che anche a lei e a suo marito vada tutto bene.”

“Sì, ti ringrazio.”

Da quando aveva ricominciato a frequentare Hermione, Harry aveva rivisto anche i suoi genitori e qualche volta era accaduto che andassero a cena tutti e quattro insieme o che Harry ed Hermione andassero a trovarli. Lo trattavano come un figlio ed Harry si era molto affezionato ad entrambi.

“Scusi se la disturbo…Ecco, non riesco a trovare Hermione. Per caso è li da voi?”

“Sì, è qui. E’ arrivata oggi pomeriggio. Sai, sembra che non stia troppo bene. Non se la sentiva di restare a casa da sola, così ci ha chiesto se poteva rimanere qui, per oggi. Se vuoi te la passo.”

Harry ringraziò ed attese. Intanto si chiedeva perché mai Hermione non avesse contattato lui. Quando era stato male lui, lei aveva passato la notte a casa sua per fargli compagnia ed accudirlo. Sarebbe stato ben felice di fare lo stesso per lei. I suoi pensieri furono interrotti da una voce roca e debole.

“Pronto…”

“Hermione! Come stai? Va tutto bene?”

“Sì…tutto a posto…”

“Mi ha fatto preoccupare…Potevi almeno avvertirmi che stavi male…”

“Scusa…non ci ho nemmeno pensato…”

Harry ci rimase un po’ male. Sperava che Hermione si appoggiasse a lui, quando aveva qualcosa, ma evidentemente non era così.

“Non importa. Piuttosto, come ti senti?”

“Insomma. Senti, sono piuttosto stanca…Ci sentiamo un altro giorno, ok?”

“Se vuoi vengo lì dai tuoi, a farti un po’ di compagnia.”

“No, ti ringrazio. Non serve. E…senti…”

“Dimmi.”

“Penso che per qualche tempo non riusciremo più a vederci un granché, Harry.”

Per qualche istante il giovane rimase zitto.

“Perché?”

“Sarò piuttosto impegnata. Sia con il lavoro sia con un altro paio di faccende. Inoltre vorrei passare un po’ più di tempo con i miei. Sai, li ho un po’ trascurati, ultimamente.”

“Questo non toglie che io e te possiamo continuare a vederci. In fondo, dai tuoi posso venire anch’io…”

“Harry, ormai abbiamo 24 anni…Siamo ottimi amici e questo è bello. Ti giuro che la tua amicizia è una delle cose più importanti che ho. Però…non possiamo continuare così per sempre. E’ ora di conoscere gente, di trovarci qualcuno con cui passare la vita. Come potrò mai trovare qualcuno se passo tutto il mio tempo con te? E lo stesso vale per te. Se vuoi trovare una ragazza, non puoi sempre farti vedere in giro con me, capisci?”

“No. No, io non capisco, Hermione. Non capisco che ti prenda, tutto a un tratto. Evidentemente stai troppo male per ragionare lucidamente. Ci sentiamo domani, ti chiamo per sapere come stai. Buonanotte, riguardati.”

E chiuse la telefonata senza aspettare risposta. Le parole di Hermione lo avevano lasciato sconvolto. Non riusciva a capire perché, tutto ad un tratto, ne fosse venuta fuori con discorsi del genere. Nervoso, Harry si impose di non pensarci e decise di imputare quello strano comportamento al fatto che non stava bene. Ma presto si sarebbe ricreduto.

 

Hermione era ancora a terra. Erano passati quattro giorni da quando aveva visto Harry con Cho e da quattro giorni non faceva che rifiutare le sue telefonate. Era tornata a casa sua ma lasciava sempre la segreteria inserita e rispondeva solo se riconosceva la voce di qualcuno con cui le andasse di parlare. Harry la chiamava in continuazione, sembrava non volesse accettare ciò che lei gli aveva detto qualche giorno prima. Lasciava sulla sua segreteria messaggi del tipo:

“Non so che ti sia preso ma penso sia il caso di parlarne…Forse ti ho fatto qualcosa senza accorgermene…”

“Non è che mi prendi in giro? Tutt’a un tratto ti sei stufata di me e della mia amicizia?”

“Sono forse troppo asfissiante? Se vuoi che la smetta allora degnati di rispondermi e di dirmi che hai!”

Quel giorno, però, sembrava averle lasciato il suo ultimo messaggio.

“…Non so cosa ti ho fatto…Ma deve essere una cosa orribile per indurti a detestarmi fino a questo punto. Non ti darò più fastidio. Se un giorno mi vorrai ancora come amico, chiamami. Io ti aspetterò. Ricorda solo che sei la persona più importante della mia vita, Herm. E che sarai sempre nel mio cuore…Ti prego, abbi cura di te…”

Hermione ascoltò queste parole con le lacrime che le correvano sulle guance. Si sentiva tremendamente triste, sapeva di aver perso il suo migliore amico e al contempo il ragazzo di cui era perdutamente innamorata da oltre 10 anni. E sapeva anche di averlo fatto soffrire molto. Ma non ce la faceva più ad andare avanti così. Aveva creduto di potersi accontentare della sua amicizia, ma si era resa conto di non potercela fare. In quegli ultimi mesi si era illusa che Harry provasse qualcosa di più per lei, ma vedendolo con Cho si era accorta di essersi sbagliata. Harry l’amava e l’avrebbe sempre amata. Ma non nel modo in cui avrebbe voluto lei. Solo come una sorella. E questo non le poteva bastare, almeno per il momento. Per cui aveva deciso di separarsi da lui, almeno per un po’ di tempo. Almeno fino a quando non fosse riuscita a guardarlo negli occhi senza scoppiare in lacrime.

In quel momento il campanello di casa sua suonò. Andò a controllare dallo spioncino e vide un ragazzo con un mazzo di rose in mano. Aprì la porta.

“Buongiorno. La signorina Hermione Granger?”

“Sì, sono io.”

“Devo consegnarle questi fiori. Arrivederci.”

Il giovane se ne andò subito dopo aver depositato l’enorme mazzo tra le braccia di Hermione. Lei, sorpresa, posò le rose sul tavolo e vide che avevano un bigliettino attaccato. Lo aprì e sentì che nuovamente le lacrime correvano sulle sue guance. Sul biglietto c’era scritto.

-Ti voglio bene, Herm. Sei la mia vita. Ti adoro da sempre e per sempre. Addio. Tuo Harry.-

Era così dolce…Un amico così caro e così prezioso non avrebbe potuto trovarlo nemmeno se avesse cercato per mille anni consecutivi. Qualunque ragazza del mondo si sarebbe venduta l’anima per avere un amico così. Eppure, lei stava gettando tutto al vento. Perché quell’amicizia straordinaria ancora non le bastava. Come poteva essere tanto sciocca? Ma soprattutto, come poteva il destino essere così crudele ed accanirsi in quel modo contro loro due?

Il telefono, proprio in quell’istante, squillò nuovamente. Hermione si chiese se non fosse di nuovo Harry. In un istante fu davanti al telefono. Avrebbe risposto. Avrebbe mandato al diavolo tutto quanto e gli avrebbe chiesto scusa. Basta, non le importava più niente. Non poteva stare lontana da lui. Attese di sentire la sua voce, pronta a tirare su la cornetta. Ma dopo il segnale acustico, non fu la voce di Harry a farsi sentire. Bensì un’altra voce molto familiare, che la lasciò a bocca aperta.

“Pronto, Hermione…Ciao. Sono Ron.”

 

Il ristorante era pieno. Tutti i tavoli erano occupati e i camerieri correvano da una sala all’altra domandando ordinazioni e portando piatti. In un angolo, su un tavolo quadrato, Harry stava cenando assieme a tre colleghi e amici. Nell’ultimo periodo l’avevano visto molto depresso e per cercare di tirarlo su di morale avevano organizzato una serata tra amici. Uno di loro era Tom, il collega che aveva intrattenuto Hermione quel giorno che si era recata in ufficio. Ormai si poteva dire che fosse più o meno il migliore amico di Harry. E sapeva che il suo malumore aveva a che fare con la bella brunetta.

“Vi dico che è così! E’ andato dal capo, ubriaco fradicio, e gli ha detto in faccia: ‘Cornuto! Tua moglie se la fa con mezzo ufficio!’. Avreste dovuto vedere la faccia del capo! E quella di quel tipo il giorno dopo, quando ha scoperto cosa aveva fatto!”

“Non ci posso credere!”

“Che roba!”

Anche Harry rideva con gli altri, ma non era particolarmente attento a ciò che accadeva. Continuava a pensare ad Hermione. Dopo averle mandato le rose, una settimana prima, non si era più fatto vivo. Aveva deciso che doveva lasciarla in pace, altrimenti avrebbe finito con l’odiarlo sul serio. Sempre che non lo facesse già.

Ad un certo punto, Harry si alzò per andare in bagno. Pochi istanti dopo fu raggiunto da Tom. I due si fermarono per qualche istante a parlare.

“Allora, amico. Come va?”

“A che ti riferisci, Tom?”

“Dai, non fare il finto tonto con me, Harry! Ci conosciamo da un bel po’. Cos’è successo tra te ed Hermione? Non vi vedete più?”

“Diciamo che per un po’ non ci sentiamo…”

“Pausa di riflessione?”

“Non è proprio così. Insomma…io ed Hermione non stiamo insieme.”

“Ma come? Se eravate sempre insieme!”

“Sì, ma solo come amici. Lei è la più cara amica che io abbia mai avuto. Le voglio un bene dell’anima e la considero la persona più importante della mia intera esistenza. Non so…forse è come se fosse una sorella…”

“…Senti Harry, ma se è così importante…sei proprio sicuro di non essertene innamorato, in realtà?”

“…Io non ci ho mai pensato. O meglio, non ho mai voluto pensarci sul serio. Perché essere il suo migliore amico mi ha sempre fatto comodo. Se rimango il suo migliore amico, non rischierò mai di vedermela portare via da un altro uomo. Non soffrirò se mi dirà che ama qualcuno. Potrò rimanere sempre al suo fianco, perché sarò comunque il suo migliore amico.”

“Eppure non è così. Perché ora, tra voi, le cose non vanno. Harry, dimmi la verità. Tu ami molto Hermione, vero? Solo non hai mai voluto ammetterlo nemmeno con te stesso, per paura di soffrire. Ma dimmi…A questo punto, che senso ha continuare a fuggire di fronte ai tuoi evidentissimi sentimenti? Perché non ti fai forza e non glielo dici semplicemente? Non ti rendi conto di quanto fortunato sei a provare un sentimento tanto profondo e sincero per una splendida ragazza che, quasi sicuramente, ti ricambia appieno?”

“No, questo non è affatto detto.”

“Che intendi?”

“Io sono convinto che Hermione sia ancora innamorata del suo ex, Ron. Sai, un tempo lui era il mio migliore amico, assieme ad Hermione. Eravamo sempre insieme, noi tre. Tutta la scuola sapeva che se appariva uno, irrimediabilmente spuntavano subito gli altri due. Eravamo davvero inseparabili. Tuttavia sono sempre stato conscio del fatto che Ron era innamorato di Hermione. E come si fa a non innamorarsi di una come lei? Dopo la fine della scuola, nei sei anni in cui non ho avuto notizie di loro, sono stati insieme. E da quello che mi ha detto Hermione…lei ne è tutt’ora innamorata.”

“Ne sei certo? Ti ha detto proprio che ne è innamorata?”

“No. Però dalla sua espressione quando ne parlava era chiaro che ci stava ancora molto male…”

“Visto che si tratta di uno dei suoi migliori amici è ovvio. Secondo me non devi farti bloccare da questo. Devi dirglielo e vedere come reagisce. Non comportarti come un ragazzino alla prima cotta, Harry! Dimostra che sei un uomo! Un uomo innamorato!”

“….Non lo so, Tom…Non lo so…”

“Vabbè, dai. Torniamo dagli altri.”

I due uscirono dal bagno, tornando verso il loro tavolo. Ma, all’improvviso, Tom si bloccò. Harry se ne accorse e si voltò verso di lui. Lo vide fissare qualcosa a bocca aperta.

“Che hai, Tom? Che guardi?”

Harry seguì lo sguardo dell’amico e per poco non svenne. Ad un tavolo poco distante da loro c’era Hermione. Subito lo sguardo di Harry si spostò sulla persona insieme a lei. Un uomo alto, circa della loro età, inconfondibili capelli rossi, segno inequivocabile di appartenenza alla famiglia Wesley. Il suo ex migliore amico dei tempi della scuola, Ronald Wesley, fissava Hermione con occhi pressoché adoranti. Sia Tom che Harry fissavano la scena stupefatti, ma si ripresero vedendo Ron allungare una mano ed afferrare quella di Hermione. La vicinanza al tavolo e la posizione lievemente nascosta permisero ai due di sentire ciò che stavano dicendo.

“Hermione, so che probabilmente ti stupirai. Sono passati circa 10 mesi da quando ci siamo lasciati. E per tutto questo tempo io ho continuato a pensarci. Il fatto è che non posso vivere senza di te. Ti amo troppo. Ti prego, Hermione. Torna da me ed accetta di diventare mia moglie.”

Tom, di scatto, si voltò verso Harry. Il giovane mago era sconvolto, continuava a fissare la scena con la bocca spalancata. Poi non resse oltre. Andò svelto al suo tavolo, afferrò la sua giacca e, dopo aver lasciato dei soldi sul tavolo disse:

“Scusate, devo andare. Ci vediamo.”

E corse via dal ristorante. Lontano dai suoi amici. Lontano da Ron. Lontano da Hermione, la donna che troppo tardi aveva scoperto di amare.

 

E così, senza che i due si sentissero più, passarono altri 5 mesi. Harry viveva la vita di sempre. Dopo gli avvenimenti di quella sera era stato a lungo depresso, ma ormai si era ripreso. Spesso pensava ancora ad Hermione. Anzi, quasi in continuazione. Si chiedeva se si fosse già sposata con Ron o se magari fosse, proprio in quei momenti, impegnata nei preparativi. Se la immaginava a organizzare la cerimonia con la signora Wesley e Ginny. Oppure a sgridare i gemelli Fred e George perché rallentavano i preparativi. O la vedeva sorridere con amore a Ron e scompigliargli i capelli. Quella era l’immagine che più lo faceva soffrire. Perché nei mesi in cui erano stati inseparabili, aveva spesso compiuto quel gesto verso di lui. Gli sorrideva, e poi gli scompigliava i capelli, come fosse stato un bambino. Diceva sempre:

“Harry Potter deve avere i capelli spettinati, altrimenti non è Harry Potter!”

Lo faceva sempre con molta tenerezza ed ogni volta che capitava Harry si sentiva invadere il cuore di gioia e dolcezza.

Una notte, poi, aveva fatto un sogno. Quasi tutte le notti sognava Hermione, ma quella volta aveva sognato il suo matrimonio con Ron. Nel sogno aveva rivisto tutti. La famiglia Wesley, la famiglia Granger, i vecchi compagni di scuola e addirittura qualche professore. Tutti erano pronti, Ron aspettava impaziente davanti all’altare. Ed all’improvviso entrava in scena Hermione, stupenda nel suo candido vestito da sposa. Come un angelo avanzava verso Ron, sorridendo e con gli occhi pieni di lacrime. Poi si voltava verso di lui, che era invisibile per chiunque altro, e con un ultima lacrima gli diceva addio. A quel punto Harry si era svegliato di colpo, in lacrime, ed urlando:

“Non lasciarmi!”

A parte questi momenti di sconforto, però, riusciva a godersi abbastanza le giornate, in compagnia di Tom e degli altri amici.

Un giorno stava tornando a casa, dopo il lavoro. Era stata una giornata tranquilla e stranamente non aveva pensato troppo ad Hermione. Si sentiva sereno e stava pensando di chiamare Tom per andare a bere qualcosa quando per poco non andò a sbattere contro qualcuno. Sorpreso guardò la persona con cui stava per scontrarsi ed il suo cuore cessò di battere per qualche istante. L’altra persona lo guardava come se fosse stato un alieno.

“Hermione…”

“…Ciao, Harry.”

I due, sorpresi per quell’improvviso incontro, stettero un po’ in silenzio, a fissarsi. Poi fu lui a trovare la forza di parlare.

“Ehm…E’ molto che non ci si vede. Come ti va la vita?”

“Abbastanza bene, grazie. E’ tutto come al solito. E tu?”

“Al solito anche per me.”

“Capisco…”

Ancora silenzio. Erano davvero troppo nervosi, non riuscivano nemmeno a pensare a cosa dirsi. Passarono alcuni istanti carichi di tensione, in cui Harry non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e continuava a pensare a quanto fosse stupenda, ed Hermione lo stesso. Tuttavia la situazione si stava facendo insostenibile ed entrambi cominciavano a sentirsi soffocare.

“B- beh, mi ha fatto molto piacere vederti, Hermione. Ti saluto.”

Lei lo guardò, ma subito distolse lo sguardo, per non fargli vedere i suoi occhi colmi di lacrime.

“Sì, ha fatto piacere anche a me. Ciao, Harry.”

Harry annuì, ma indugiò per qualche istante. Rimase immobile per qualche altro secondo poi, voltandosi, le sussurrò:

“Sii felice con Ron…Addio.”

E se ne andò. Hermione rimase a fissare la sua schiena allontanarsi, sorpresa per quelle strane parole. Poi, asciugandosi gli occhi, s’incamminò anche lei, nella direzione opposta.

 

Tre giorni dopo, Harry era nel suo appartamento, intento a guardare un po’ di TV. Era quasi ora di cena, ma non aveva voglia di farsi da mangiare. Era ancora un po’ scosso per quel nuovo incontro con Hermione. Improvvisamente, il telefono di casa squillò. Harry afferrò la cornetta e rispose pigramente, convinto si trattasse di Tom che gli proponeva un’uscita. Invece, quando rispose, per qualche istante non udì nulla. Stupito, ripeté:

“Pronto? Chi parla?”

“…Ciao, Harry. Sono io, Hermione.”

Il giovane scattò in piedi, come se la poltrona fosse diventata improvvisamente bollente. Incredulo, rimase zitto per qualche istante. Poi fece un profondo respiro e tornò a sedersi.

“Ciao, Hermione. Che succede?”

“Ecco io…volevo solo dirti una cosa. Non so perché tu pensi una cosa simile, ma io…non mi sono rimessa con Ron.”

I battiti del cuore di Harry aumentarono di velocità.

“Ma io…cinque mesi fa vi ho visti. Eravate in un ristorante e lui…ti ha chiesto di sposarlo…”

“…Capisco. Così, quella sera, eri lì anche tu. Infatti mi pareva di aver visto il tuo amico Tom. Comunque…io non mi sono rimessa con Ron. E’ vero che lui mi ha chiesto di sposarlo, ma io l’ho rifiutato. Perché non lo amo. Non l’ho mai amato…”

Per alcuni istanti, da entrambi i capi del telefono non si sentì nulla. Poi, Harry chiese, titubante:

“Hermione…perché mi hai chiamato? Perché hai voluto dirmi questo?”

“…Non lo so. Forse…non volevo che tu pensassi che io stavo con Ron. O forse, semplicemente…non riuscivo più a resistere…mi mancavi troppo…”

Ancora silenzio, mentre nelle orecchie di Harry martellava il suono del suo battito cardiaco.

“Hermione…posso venire da te?”

“Eh?”

“Ora…vorrei…se tu me lo permetti…vorrei vederti. Vorrei venire da te.”

“…Sì. Vieni, per favore…”

Quella di Hermione fu una supplica. Harry lo avvertì chiaramente dal tono della sua voce, spezzata. Hermione lo stava pregando di andare da lei, in lacrime. Mise giù il telefono senza neanche salutarla, afferrò le chiavi della macchina e si precipitò fuori dal suo appartamento. Grazie al cielo aveva mantenuto quel minimo di lucidità che gli impedì di smaterializzarsi per comparire direttamente davanti all’appartamento di Hermione.

Arrivò in pochissimi minuti, rischiando di fare più di un incidente. Giunto davanti alla porta dell’amica suonò il campanello. Quando lei aprì la porta e lui la vide con gli occhi gonfi, non capì più niente. Non disse una sola parola. Semplicemente le si avvicinò e l’abbracciò stretta. Hermione rimase stupefatta da quel gesto. Per qualche istante fu incapace anche solo di respirare. Ma ben presto, mentre le lacrime riprendevano a scorrerle sulle guance, ricambiò l’abbraccio, scoppiando in un pianto dirotto.

“Mi sei mancato, Harry! Mi sei mancato da morire!”

“Hermione…perdonami. Sarei dovuto venire qui molto tempo fa…”

“No…E’ colpa mia. Sono stata io a non volerti più vedere…E’ stata tutta colpa mia!”

“Su, ora calmati. Prima di tutto dobbiamo chiarire un po’ di cose…”

Sempre tenendole un braccio attorno alle spalle, Harry si sedette con lei sul piccolo divano posto davanti al televisore.

Per un po’ stette zitto, attendendo che si tranquillizzasse. Poi cominciò.

“Sul serio tu hai rifiutato la proposta di matrimonio di Ron?”

“Sì. Come ti ho detto prima, io non l’ho mai amato.”

“Ma perché? In fondo siete rimasti insieme per quattro anni…”

“…Harry, qual è la cosa di cui più ti vergogni? La cosa peggiore che ritieni di aver fatto in tutta la tua vita?”

“Beh…”

“La cosa peggiore che io ho fatto è stare con Ron per quattro anni pur non amandolo.”

“…Se non lo amavi…perché…?”

“Perché mi sono messa con lui? Perché sono una sciocca. Perché volevo assolutamente dimenticare la persona di cui ero veramente innamorata. Ho sempre saputo che Ron provava forti sentimenti per me. E così ho pensato che stando con lui avrei potuto dimenticare quella persona. Però mi sono accorta che non è così. Alla fine, dopo quattro anni, l’ho detto anche a Ron. L’ho lasciato spiegandogli che in realtà amavo un altro.”

“E lui?”

“All’inizio se l’è presa. Ma poi, sbollita la rabbia, mi ha chiamata. E mi ha chiesto di incontrarci. Per questo quella sera eravamo al ristorante. Quando mi ha chiesto di sposarmi, mi ha detto che non gli importava se lo avevo ingannato o se amavo un altro. Lui voleva solo stare con me. Io gli ho risposto che non potevo, perché per anni avevo mentito a me stessa ed agli altri, imponendomi di amarlo, e ne ero stufa. Ero stufa di mentire. Volevo semplicemente vivere la mia vita con sincerità. Ed essere onesta con me stessa.”

“Ron come l’ha presa?”

“…Temo che Ron abbia preso in gran parte da suo fratello Percy, purtroppo.”

“Che vuoi dire?”

“Che l’ha presa malissimo. E che si è comportato molto male, poi. E non credo che avrò mai più nulla a che fare con lui…”

Harry non rispose. Comprendeva il significato di quelle parole. E ringraziava solo di non aver assistito al seguito, altrimenti avrebbe sicuramente reagito male con Ron, se l’avesse visto insultarla. Stettero un po’ in silenzio. Poi Harry cominciò ad accarezzare dolcemente i capelli di Hermione. Quei capelli che lo avevano sempre fatto impazzire. Lei lo guardò, le guance leggermente arrossate.

“Hermione…Forse sono uno stupido a dirtelo ora, così…ma non credo di poter più stare zitto. Avrei dovuto dirtelo molti mesi fa…Ma scappavo da questa cosa, perché mi spaventava. Perché tu eri così importante per me che la sola idea di perderti mi terrorizzava.”

“Che intendi dire, Harry?”

“Herm…Quella sera, quando ti ho vista con Ron…Io sono scappato. Scappato da te e dai miei sentimenti. Ero convinta che tu lo amassi e che avresti accettato di sposarlo. Se avessi assistito a quella scena, probabilmente ne sarei morto. Fin dai tempi della scuola ho continuato a considerarti la mia migliore amica. Un’amica talmente straordinaria da rappresentare tutto per me. Eppure, fin da allora…Quando stavi vicino a Ron sentivo crescere dentro di me una gran rabbia. E una grande tristezza. E non capivo, o mi rifiutavo di capire da cosa derivassero quella rabbia e quella tristezza. Poi, però, l’ho ammesso. Proprio quella sera al ristorante. Perché ho capito che in realtà tu non sei mai stata semplicemente la mia migliore amica. Ti consideravo tale perché mi faceva comodo, perché ero convinto che in quel modo non ci saremmo mai separati…Però, in realtà…io avrei voluto esserti molto più vicino. Hermione…”

Sospirando, Harry posò la fronte contro quella della ragazza, chiudendo gli occhi. Quindi sussurrò:

“Ti amo…”

Incredula, Hermione rimase immobile, con la fronte di lui appoggiata sulla sua. Si sentiva il cuore scoppiare.

“C- cosa hai detto, Harry?”

“Ti amo, Hermione. Ti amo più di qualsiasi altra cosa o persona al mondo. Ti amo più della mia stessa vita, ti amo più…ti amo. E’ tutto ciò che riesco a dirti. Ti amo.”

“M- ma tu…tu…Cho Chang…”

Harry si separò da lei, fissandola sorpreso.

“Cosa c’entra Cho Chang?”

“Io ti vidi con lei, un giorno. Molti mesi fa…Passeggiavate insieme e ridevate. Eravate così affiatati…Poi lei ti si appoggiò e tu la abbracciasti. E ve ne andaste via insieme, abbracciati…”

Harry cercò di fare mente locale. Ritornò con la memoria a quel giorno. Aveva incontrato Cho e avevano trascorso il pomeriggio insieme. Effettivamente l’aveva abbracciata, ma era stata una cosa tra amici. Lei, tra l’altro, gli aveva appena confidato di essersi fidanzata. Poi, all’improvviso, ricordò anche che quello era stato il giorno in cui aveva chiamato Hermione a casa dei suoi genitori. Il giorno in cui aveva cominciato a comportarsi stranamente. Improvvisamente capì tutto. La fissò.

“Hermione, tu…”

“Ero convinto fossi ancora innamorato di lei, Harry. Eravate così sereni, insieme. Mi sono sentita felice per te. Ma ho anche capito che ero stata una stupida. Perché io…”

“Herm…”

“Io ti ho sempre amato, Harry…Sempre. Fin da quando ci siamo conosciuti, l’unica persona che ho amato sei tu. E’ da oltre 14 anni che penso solo ed esclusivamente a te…E non come ad un semplice amico…”

Si fissarono per qualche istante. Poi Harry la strinse a sé, mentre Hermione ricambiava l’abbraccio.

“Che sciocchi siamo stati…”

“Hai ragione. E meno male che ero considerata la maga più intelligente di tutta la scuola!”

Risero insieme, allentando la tensione. Poi Harry le sussurrò all’orecchio:

“Mi prometti che resterai per sempre con me, Herm? Mi giuri che non mi lascerai mai?”

“Solo se tu mi prometti lo stesso, Harry…”

Si separarono leggermente, per fissarsi negli occhi. Poi Harry le accarezzò dolcemente il viso. Quindi si avvicinò sempre di più a lei, sfiorandole le labbra con le sue. Si guardarono di nuovo negli occhi. E mentre Hermione gli circondava il collo con le braccia, lui la baciò con più passione, facendola sedere sulle sue ginocchia. Il bacio fra i due si fece sempre più profondo, finché non si alzarono per dirigersi verso la camera da letto. Mentre si incamminavano, mano nella mano, lui le disse:

“I love only you, Herm. Da sempre e per sempre.”

 

 

 

Dall’autrice: La mia primissima fanfic su Harry Potter! Mi piacciono un sacco i suoi libri e soprattutto adoro la coppia Harry/Hermione. Ron non mi piace, e dalla fanfic si sarà sicuramente capito…Non posso farci nulla, secondo me è solo un povero scemo. Ed Hermione è troppo intelligente e carina per uno come lui, sarebbe sprecata. Spero sia venuta bene, fatemi sapere cosa ne pensate!!

-Ryuen-

  
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