È il 1910 quando incontra di nuovo Svezia.

Non è affatto cambiato, eppure sembra così diverso da fargli chiedere dove sia finito l'uomo che amava.

Non è la montatura nuova degli occhiali, no, è qualcosa che c'è negli occhi e qualcosa che, di sicuro, c'è anche nei propri: tradimento.

Sa che tutto quello che è successo, sa che il distacco brusco è stato necessario e il successivo silenzio non poteva che essere naturale, ma sa anche che dentro di loro è rimasto l'odio di un amore tradito.

Ha aspettato a lungo un segno, qualsiasi cosa gli facesse capire che l'altro lo perdonava, ma, allo stesso tempo, Lukas non ha fatto neppure un gesto, nell'ansia di dover eseguire degli ordini precisi. L'ha seguito da lontano, però, ha continuato a guardarlo da lontano, terrorizzato dall'idea di essere scoperto, dall'idea stessa di rovinare i rapporti tra i due Paesi.

Fiero della propria indipendenza, ma spezzato come uomo, ha guardato avanti, un giorno, si è lasciato alle spalle ogni cosa e ha tentato di sopravvivere senza la persona che lo faceva sentire vivo, anche lontano dalle proprie responsabilità.

Non è stato semplice, non quando l'unica cosa da fare di notte è diventata fissare il soffitto con la testa piena di se e ma, non quando ha cominciato a mancargli quella gioia, quella complicità, quel sentirsi umano.

Norvegia, che un tempo si vantava silenziosamente del modo in cui riusciva ad essere freddo nelle situazioni peggiori e migliori, vivendo per la Nazione, per essere Nazione e solo questo, ha avuto il cuore spezzato e quello non è mai guarito.

Lo capisce ritrovando l'odio nei suoi occhi, lo capisce quando tutto quello che vorrebbe fare, ancora una volta, è trovare rifugio tra quelle braccia e, nel contempo, riuscire a scacciare ogni tristezza.

Lo saluta soltanto con un cenno, pronunciando il suo nome -non il suo nome, il nome di ciò che rappresenta- con una voce che non sembra neppure appartenergli, trattenendo l'istinto che lo spinge, a distanza di anni, ancora verso lo svedese.

Dover rinunciare alla persona che si ama a causa di una forza esterna, costringendosi a fingere di non conoscerla, è qualcosa di simile ad un lutto.

Non importa quante volte sia successo nel corso della storia, non ci sono canzoni dal finale tragico che riescano ad esorcizzare il dolore, non ci sono mai abbastanza Romeo e Giulietta.

Inoltre, chiunque possegga un minimo di intelletto si sentirebbe insultato nel doversi per forza identificare in quell'idiota totale di Romeo. Piuttosto il dolore, perché non tutti quelli separati da qualcosa di più grande di loro se la sono cercata.

Non ha scelto di essere una Nazione alla disperata ricerca dell'indipendenza, di essere diviso tra dovere e dovere, con solo una minima parte di sé libera dai vincoli, capace di amare. Amare, però, con un trasporto che spaventerebbe chiunque, anche se di nascosto, dietro uno schermo viola di indifferenza apparente.

Non è neppure colpa del Destino, se ora tutto quello che rimane è odio.

È solo una mera questione politica, una decisione umana, qualcosa di freddo e distante, eppure essenziale per quella parte di lui che è in maggioranza, o almeno, così pensava fino a poco tempo prima.

Sa di mentire quando cerca di convincersi di essere solo uno strumento tra le mani dei suoi capi, sa di mentire quando pensa di essere per la maggior parte una Nazione e poi, solo per un paio di punti di percentuale, anche un uomo capace di amore.

Perché vedendo gli occhi di Svezia sfuggirgli per l'ennesima volta, voltandosi verso qualcuno di più meritevole, Lukas si chiede se ne sia valsa la pena.