Luna di ghiaccio, notte d’autunno.

Tirai un respiro profondo. Mi spuntò un messo sorriso. Il ricordo di lui che mi stringeva tra le sue braccia.
La sua bocca sulla mia. Un bacio che all'inizio sembrava vero.
Il suo calore che mi proteggeva dalla luna di ghiaccio che mi congelava ogni notte.
Una lacrima mi rigò il viso.
Forse ero veramente innamorata di lui. Mi strinsi nel piumone al sol pensiero.
Occhi bagnati. Lacrime amare, calde. Cuore in pezzi. Dignità in terra.
Lui era avvinghiato ad un’altra. Molto più grande di me. Dovevo saperlo. Ero una bambina. La bambina ingenua.
Ero rimasta in piedi a stento mentre lui la baciava.
Un urlo mi risuonò nel petto. Il suo nome. Si voltò di scatto. Terrore negli occhi. Mani che si torturavano. Movimenti impacciati.
La luna di ghiaccio in quella notte d’autunno mi aveva presa e stretta fino a farmi quasi svenire. Il freddo sul mio corpo.
Ero una stupida. Una diciottenne in piedi avanti al suo ragazzo più grande.
No. Ero una bambina che non imparava mai la lezione, non capiva di essere un’irrecuperabile ingenua.
Le dita mi pizzicavano per il freddo. Ero congelata, in piedi. Non sentivo niente. Le sue labbra si muovevo ma non sentivo nulla.
La vista si annebbiava. Mi aggrappai allo scaffale.
Dei passi sulle scale. Una voce familiare. Quella la sentivo. Marco. Chiedeva cosa stesse succedendo. Nemmeno io lo sapevo.
Respirai lentamente. Scattai in corsa fino a ripararmi tra le sue braccia, le braccia di mio fratello mi salvavano da quell’inferno.
In quel momento era tutto ciò che mi serviva, un amico.
Un ricordo ghiacciato che mi faceva sentir bene anche se riparata nel mio letto. La fine di Francesco e Alice. La fine di Alice.