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Autore: marwari_    20/10/2012    3 recensioni
Qualcuno forse l'amava. Non sarebbe rimasta sola, non per sempre.
Non era quello il suo destino.
[2x03]
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel, Regina Mills
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Regina & Daniel - Reunited
 


Da Granny's, tra dieci minuti.
Regina controllò di nuovo l'orologio, erano passati in quell'istante, forse Henry stava solo tardando.
Non osava ordinare nulla, nemmeno una tazza di caffè, come minimo Ruby ci avrebbe sputato dentro, o avrebbe messo il sale al posto dello zucchero. Si sentiva osservata, in quel locale, ovunque percepiva bisbigli poco garbati, pettegolezzi, sguardi provocatori.
Sarebbe tutto finito, una volta che Henry avesse varcato quella porta vetrata.
«Vostra Maestà desidera qualcosa?» Regina alzò lo sguardo. Red aveva pronunciato quella frase con ironia mal celata, non la guardava negli occhi, guardava oltre, il vassoio in equilibrio su una mano, in attesa di una risposta, la ragazza sbuffava con aria seccata
«No grazie.» disse lei a mezzo tono, osservandola
«Terrà il tavolo occupato ancora per molto?» Red spolverò, con non calanche, il vassoio
«Aspetto Henry.» Regina pose i gomiti sul tavolo, appoggiando le labbra alle mani, osservava il posto vuoto di fronte a lei. Ruby alzò un sopracciglio con aria interrogativa
«D'accordo.» esclamò, allontanandosi. Se stava aspettando il piccoletto che aveva salvato tutti quanti, allora, poteva permettersi il lusso di lasciarla in pace.
La donna scostò il polsino della camicetta. Quindici minuti di ritardo.
Forse aveva frainteso.
Eppure, lui aveva detto di trovarsi lì, e lei aveva fatto più in fretta possibile per arrivare da Granny's in tempo.
Nella mente di Regina si insediò, doloroso, il pensiero di essere stata presa in giro.
Ma l'Henry che conosceva non le avrebbe mai fatto una cosa del genere, la odiava, certo, ma non sarebbe mai arrivato a tanto.
Non c'era cosa al mondo che desiderasse di più, Regina, che avere suo figlio di fronte a sé, in quel momento, a quel tavolino.
Guardò ancora una volta il posto vuoto. Era sempre stato così, in quel mondo.
Suo figlio non era stata che un'illusione. Era sola nel mondo delle favole, era sola nel mondo reale, era sola nel Regno Incantato, era sola a StoryBrooke, nel Maine.
Non c'era luogo che la privasse della solitudine, anche se lei cercava di scappare, l'essere sola, sembrava essere una parte integrante della sua persona, era come destinata ad esserlo.. e a rimanerci.
Prima le era stata tolto l'amore, con le sue mani aveva privato della vita suo padre, l'unico che tenesse veramente a lei e poi, in quel nuovo mondo, nemmeno suo figlio era riuscito ad amarla. C'era qualcosa di sbagliato in lei, dunque?
Sospirò, ascoltando anche la voci che si diffondevano nel locale, sul suo conto, sul suo passato, sui progetti di morte che le riservavano e, acuto il ritornello nelle sue orecchie "ghigliottina o impiccagione?". Non poteva certo biasimarli.
Nel mondo delle favole era stata in grado di compiere azioni indicibili, e ora i suoi poteri erano tornati, lo sapevano tutti. Con che coraggio si era mostrata in un luogo pubblico? Come pensava di scampare ad un linciaggio senza Henry a proteggerla?
L'orologio segnò altri cinque minuti passati.
Henry le aveva dato buca, a quel punto non aveva altri dubbi.
Tra tutta quella gente, sentiva qualcosa però, si sentiva osservata.. in modo diverso.
Alzò lo sguardo verso il bancone e, tutti quelli seduti ad esso, abbassarono il loro, fallendo il loro miserabile tentativo di celare il loro ostile interesse nei suoi confronti.
Si alzò dal tavolino spostando rumorosamente la sedia con le gambe, attirando ancor di più l'attenzione.
Red sorrideva sotto i baffi, mentre preparava i caffè
«Già se ne va?» chiese con voce melliflua, quando le passò davanti «Henry?»
«Non è venuto.» dovette ammettere, monocorde. Forse era stata una sua impressione, ma il locale si era zittito di colpo. Tutti godevano nel sapere che persino Henry l'aveva rifiutata, gioivano silenziosamente nell'apprendere che un ragazzino di dieci anni l'avesse presa in giro, si stavano scambiando sguardi trionfanti, perché la potente Regina Cattiva si stava mostrando debole davanti a tutti, e solo per un bambino.
Aveva maledetto tutti, portandoli in quel mondo in cui l'unico lieto fine possibile sarebbe stato il suo, era durato per ventotto lunghi e bellissimi anni, ma ora si stava inevitabilmente sgretolando.
Era così tanto riprovevole cercare di riguadagnare l'amore di suo figlio?
Forse si stava solo illudendo, perché Henry aveva ragione: la Regina Cattiva non può essere amata, perché lei per prima è incapace di provare sentimenti.
Cercò di coprire lo spazio tra lei e la porta con pochi e lunghi passi, voleva uscire di lì, sembrava si fossero dati tutti appuntamento per vederla andarsene via con la coda tra le gambe, come se tutti fossero stati a conoscenza che Henry l'avrebbe presa in giro quel giorno, a quell'ora, in quel locale.
Aprì la porta, umiliata, e sgusciò fuori, nell'aria fresca.
Sola, di nuovo.
Sola, era il suo destino.
Sola, per sempre.
Camminò veloce, sul marciapiede vuoto, sistemandosi la borsetta sulla spalla, che continuava a cadere.
Una folata di vento la sorprese, facendo scivolare le lacrime che cercava, con tutte le sue forze, di non far scappare dai suoi occhi. Abbassò il capo, Regina, cercando di tirare dritto, nessuno l'avrebbe vista, le strade erano deserte.
Il suo collo fu solleticato. Non si accorse subito del foulard che stava cedendo al trasporto del vento, volando via da lei; si portò una mano al collo, in fretta, ma la sua celerità non fu abbastanza, il leggero scampo di stoffa prese a viaggiare dalla parte opposta a cui stava procedendo lei. Regina si voltò per inseguirlo, fino a ritrovarsi a correre dietro ad esso, per riacchiapparlo a stento, con goffe mosse, quando si attorcigliò ad un palo della luce.
Lo tirò a sé, con forze e rabbia, trascinandosi addosso non solo il foulard, ma anche la mano di un uomo
«Mi perdoni.» esclamò scocciata con lo sguardo basso, mentre si copriva nuovamente la scollatura
«Regina.. sei tu. Allora non mi sbagliavo.»
Regina non poteva credere alle sue orecchie. Quella voce.
Regina non poteva credere al suo cuore, che galoppava nel suo petto. Quella voce.
Regina non poteva credere al suo corpo, percosso da brividi. Quella voce.
«Ti prego.. parla, ancora.» mormorò la donna, con gli occhi che guardavano ostinatamente l'asfalto diventare sempre più sfocato, a causa delle lacrime
«Perché tutti ti odiano?» Regina spalancò la bocca, non riusciva a respirare.
Non credeva fosse possibile, trovarlo lì, con lei, di nuovo. Credeva che potesse accadere solo nei suoi sogni, non nella realtà.
Eppure lui era lì, di fronte a lei. Vivo.
«...Daniel?» la sua voce uscì strozzata dalle labbra. Alzò lentamente il viso, con il terrore di perderlo, di vederlo svanire, da un momento all'altro.
Sì, era proprio lui. E chi altri poteva farle vivere quelle emozioni?
Soffocò un gemito, gettandosi fra le sue braccia, che trovò pronte ad accoglierla, come sempre, come si ricordava. Erano braccia che l'avevano amata, consolata e protetta, braccia di cui era stata privata troppo presto e ingiustamente.
Daniel vide per un attimo quegli occhi marroni, ma gli fu sufficiente per riconoscerla. Per lui non era passato che pochissimo tempo da quando l'aveva vista per l'ultima volta. Era stato ucciso da Cora, sua madre, ricordava la sofferenza, ricordava l'odore delle stalle, ricordava il dolore delle speranze infrante in un soffio.
E poi si era trovato lì, in quel mondo così diverso, senza sapere il perché.
«Perché tutti ti odiano, Regina?» la scostò da sé, si guardarono a lungo, come l'ultimo giorno in cui erano stati insieme, il giorno in cui dovevano scappare.
Daniel viveva nei suoi occhi, le asciugò le piccole lacrime che le bagnavano le guance, le toccò i capelli, corti, come non li aveva mai portati. Era cambiata, la sua Regina, era cresciuta, non era più una ragazza infatuata per l'amore «In quella.. strana taverna.. mi hanno raccontato.. cose brutte, sul tuo conto.»
«Come hai fatto a tornare?» gli toccò il viso, ancora incredula, che fosse lì con lei
«Non lo so Regina.» fece una breve pausa «Ero seduto al bancone, prima.. non mi hai visto? Mi hanno detto che hai fatto del male alle persone.»
«Tu non c'eri.» esclamò, quasi con rabbia «Tu non c'eri e io.. non sapevo cosa fare. Ho giurato vendetta, nel mondo delle fiabe tutti aspirano al lieto fine.. e il mio è morto quando sei morto tu.»
«Dunque è tutto vero? La piccola Biancaneve, il tuo amato padre.. hai compiuto la tua vendetta su di loro?» anche Daniel aveva gli occhi lucidi.
Regina si sentiva come nuda, davanti ai suoi occhi dispiaciuti. Con lui al suo fianco, non sarebbe stata mai in grado di diventare così cattiva, come poteva spiegargli che la ragazza di cui era innamorato, che doveva sposare, un giorno, era diventata una strega oscura e malvagia solo per vendetta? Che era diventata tale e quale la donna che gli aveva strappato il cuore dal petto?
«Rinnego tutto, perché voglio redimermi.» non terminò la frase. Aveva fatto soffrire anche suo figlio Henry, e Daniel non l'avrebbe mai perdonata
«Non ti credevo capaci di simili azioni, Regina.» la donna abbassò lo sguardo, colpevole
«Non sarò più in grado di compierne, visto che ci sei tu.» fece una breve pausa «Sei sempre stato la mia forza, Daniel.»
«Non sei la ragazza di cui mi sono innamorato. Hai fatto del male a persone innocenti. Hai distrutto la felicità delle persone. Mi hai vendicato a discapito di altri.» Daniel la guardò profondamente negli occhi. Aveva la tristezza disegnata sul volto. «Non ti riconosco più.» disse infine, scuotendo il capo.
Regina lo osservò incredula, mentre si allontanava da lei.
Aveva deluso anche Daniel.
«Ti prego, non lasciarmi da sola.» la sua voce era spezzata dal pianto, ma l'uomo continuava ad allontanarsi
«C'è un motivo per cui nessuno ti ama.» rispose Daniel, le guance rigate dal pianto.
Regina gli diede le spalle, i suoi occhi lasciavano scappare lacrime copiose, che si abbandonavano al vento, una dopo l'altra.
Era di nuovo sola, lo sarebbe rimasta.
 
«Vostra Maestà dovrebbe ordinare un caffè.» Regina sobbalzò, mentre Red le scuoteva una spalla con ben poco garbo «Non è elegante dormire davanti ai sudditi..» le rivolse una smorfia, prima di andarsene.
Regina cercò di scacciare dalla mente le ultime immagini di quel sogno, di quell'incubo.
Daniel non sarebbe tornato. Era la cruda verità.
Era morto. E se lo avesse fatto, ne era certa, non l'avrebbe accolta a braccia aperte, dopo tutto quello che aveva causato.
Scostò il polsino grigio. Erano passati solo dieci minuti.
Qualcuno forse l'amava. Non sarebbe rimasta sola, non per sempre. Non era quello il suo destino.
Si schiarì la voce, sistemando la camicetta.
«Terrà il tavolo occupato ancora per molto?» Ruby ottenne la sua attenzione, gridando da oltre il bancone
«Aspetto Henry.»











angolo autrice:
altra one-shot. Di questo periodo ne scrivo abbastanza :'D
premesso che voglio, anzi pretendo, che Daniel ritorni a donare un po' di luce nella vita oscura della mia amatissima Regina... ho curiosato in giro e.. sembra, ci sia una pallida speranza per l'episodio "the doctor", quindi tengo le dita incrociate. poi ho pensato "ma se tornasse, e incontrasse Regina.. cosa farebbero?" e così.. parlando con BellatrixWolf.. e recensendo la fanfiction di Dora93... ho trovato il mio responso. Commentate e ditemi cosa ne pensate!! bacioni, alla prossima!
syriana94


 

   
 
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