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Autore: xmariaria    20/10/2012    4 recensioni
Quei graffiti erano segni indelebili su quelle mura grigiastre di Brixton.
Si facevano chiamare i Common, cavalieri della notte. Prima o poi li beccherò.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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Per tutti quelli che credono che vivere in una quartiere inglese, affollato di gente colta e bambini spensierati sia una vita tranquilla ed adagiata, sbagliano di sicuro.
La notte a Brixton era ancora più cupa di quanto la ricordavo, ogni notte era una sorpresa per quel muro di fronte casa mia. Gente poco gradevole, delinquenti e chi più ne ha ne metta, spesso si adagiavano proprio accanto all’uscita del Windruah Square (*). Si chiamavano i Common, nessuno li aveva mai visti. Di loro si riconoscevano soltanto quei lavori stampati su tutte le mura della città.
Un giorno, per curiosità, chiesi in giro della loro esistenza, ma nessuno osava dire qualcosa in merito a questo. A scuola sembravano essere indifferenti a questo tipo di cose, buoni amici apparentemente, belve pettegole effettivamente.
Il freddo era arrivato senza ritardare di un giorno, avevo già preparato il mio berretto preferito e il mio maglione da mettere l’indomani a scuola. Le mattine erano gelide e circolari. Donne che correvano con le loro borsette e le loro gonne strette intente a non perdere l’autobus, uomini con valigie in mano e ad osservare fisso gli orologi per paura di essere in ritardo. Poi c’ero io, bionda e occhi verdi col mio zaino della nike coricato alle spalle e con delle cuffiette nell'orecchio passeggiando per le strade di Londra con una lentezza soprannaturale a fissare muri, pareti e chi più ne ha ne metta.
“Aurora!’’ Sentì pronunciare il mio nome con uno stranissimo accento inglese italianizzato e mi venne naturale ridere. Mia madre aveva origine italiane, ma non si era mai degnata di portarmi per un giro turistico nella sua patria. Era quasi sempre nervosa ed io evitavo spesso di parlarle.
“Stella!’’ Dissi baciandole leggermente le guance arrossite dal freddo.
“Hai visto il nuovo capolavoro dei Common?’’ Stella era una delle mie più care amiche di scuola, non la definirei la mia migliore amica, ma le volevo bene quasi come se lo fosse.
“Non si arrendono al freddo, eh?’’
“Non sei curiosa di scoprire chi sono?’’ Se ero curiosa? Morivo dalla voglia ogni santissimo giorno di conoscere quei tizi.
“Faremo tardi a scuola, sbrighiamoci!’’ Mi disse prendendomi fortemente per un braccio e correndo verso la scuola che non distava molto da dove abitavo. Era scura, come quel quartiere in fin dei conti, con un’entrata quasi infernale. I bidelli erano vecchi, coperti di rughe e stronzi al cento per cento. Per quanto riguardava la mia classe, beh, non potevo lamentarmi. C’erano dei ragazzi abbastanza carini, ma quello che era davvero il pezzo forte tra tutti era quello del quinto anno. Cappello della Monster, zaino dell’A-style e quella sigaretta sempre in bocca. Era tremendamente bello, ci stavo appresso dalla prima superiore e l’unica volta che si accorse della mia presenza fu quando mi alzarono davanti a tutta la scuola, in cortile, la maglia per slacciarmi il reggiseno. Quella fu decisamente la fine della mia vita normale e adagiata.
“Aurora, cazzo. Ti sta fissando. Adesso sta sorridendo.’’
“Cosa?’’ Dissi assumendo la sembianza di un ninja pronto all’attacco per azzannarlo, rapirlo, stuprarlo e magari sposarlo. No, non lo avrei mai fatto…dai.
“Hai sporco dietro al sedere.’’ Mi fece notare Jessica con il suo solito umorismo mattutino e con le labbra di un colore rosso scuro.
Bella figura di merda che ci avevo fatto. Solo io riuscivo a mettermi in queste faccende, solo io.
La campanella suonò, e ad avvisarci, fu proprio il signor Morrison –il bidello più simpatico e dolce della scuola-.
Nella scuola non si faceva altro che parlare della nuova opera dei Common, cosa alquanto strana visto la loro solita indifferenza, tutti sembravano fissati per la loro bravura, ma io ammiravo soprattutto il talento e la passione in quei colori chiari e scuri che siano.
“Buongiorno ragazzi. Freddo oggi, vero? Avete visto la nuova opera dei Common? Quei ragazzi mi ispirano terrore.’’ Ad avvisarlo fu la prof. Simpson, una donna sui cinquant’anni, senza nessun capello bianco fuori posto e con la sua solita grinta. Era la nostra professoressa di chimica, forse è l’unica materia che davvero mi interessa quest’anno.
“Vorrei tanto scoparmi uno di quei writers.’’
“Stella!’’ Le diedi una leggere spintonata, prima di iniziare a sorridere come un ebete, chissà cosa li spingesse a fare ciò.
Mi chiusi in me stessa in un dolce abbraccio spingendo la testa contro il banco ancora vuoto e infreddolito e notai un’incisione proprio lateralmente: Common.
Erano ragazzi come noi, proprio come immaginavo. Mi rilassai soltanto quando sentii la campanella dell’ultima ora suonare. Era tutto il giorno che ero tesissima e impaziente di uscire e recarmi in biblioteca, in cerca di un romanzo nuovo da leggere. Avevo terminato la mia scorta di romanzi romantici.
Sentii una leggera spinta venirmi da dietro e mi scostai i capelli per cercare di capire chi fosse stato.
“Ma che ti passa per la mente?’’ Urlai.
“Guarda lì…’’ Disse Stella osservando qualcosa che si trovava proprio di fronte a me. Mi voltai e vidi un graffito.
“Stamattina non c’era!’’ Ammisi, quasi con stupore.
“A me fanno paura questi.’’
(*)
Windruah Square: E’ una piazzetta del Brixton, un quartiere inglese che si trova appunto a Londra.

 

Spazio d’autrice.
Salve a tutti, questa è la seconda storia che pubblico –la prima non è ancora terminata-, ho avuto ispirazione per questo capitolo vedendo dei ragazzi scrivere con bombolette spray sul muro della mia città, così ho pensato di farne una storia! Abbastanza contorta la mia mente, me ne rendo conto! Chiamatemi pure Maria, il mio nome d’altronde e non siate troppo cattivi che è solo il primo capitolo. [Mi scuso per la lunghezza, i capitoli veri e propri saranno più lunghi.]
Spero vi piaccia! Un bacione.
Maria.

   
 
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