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Autore: FlowerofLotus    21/10/2012    1 recensioni
Un breve brano che ho scritto ahimè in tanti più dati i diversi impegni, ciò si nota purtroppo. Il brano narra di un ragazzo che si trova in una condizione psicologica precaria e cerca una risposta ai suoi assili in una mattinata, la risposta arriva dal narattore che all'inizio lo descrive brevemente e poi alla fine ci rivela in tutto e per tutto il ragazzo. Spero vi piaccia, purtroppo l'ho scritto in modo confusionale e magari troverete qualche sgorbio ma questo è il primo è questo sono riuscito a scrivere. Mi piacerebbe avere l'opinione di più persone posssibili.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’essenza di chi scrive vaga sospesa in bilico nel mare d’inchiostro in cui giacciamo. La superficie, quello stato psichico perfettamente frapposto tra la “salute mentale” e la così detta “follia”, viene abbattuto e nullificato ogni volta che uno scrittore mette penna su carta e compone. La voce perpetua ed assillante dei suoi stessi pensieri tormentava la classica andatura spedita che lo caratterizzava, la rendeva scomodamente fiacca e traballante. Lo stato emotivo e confusionale di cui era in balia rendeva stranamente decifrabile quel viso perlaceo sovrastato da disordinati capelli neri, così scuri da essere paragonati all’arsa sabbia dei suoi luoghi, quei disarmanti occhi d’un glaciale azzurro. Tante dicerie potevano essere diffuse sul nostro protagonista ma non che fosse ordinario o facilmente comprendibile. Lo dimostrava nella sconvolgente umiltà con cui teneva in mano quella sigaretta e quel libro chiazzato di caffè e inscurito dalla cenere; veri e propri status symbol per la sua età, oggetti di glorificazione personale, da lui tranquillamente minimizzati ad un piccolo piacere personale. Lo dimostrava anche nell’esporre idee, a cui nessuno, ce ne fosse stato uno, avesse saputo ribattere ( cosa che tra parentesi lo infastidiva non poco). In lui, non si percepiva inoltre nessun cenno di vanto, nessun cenno di sentimenti futili, nessun cenno di pochezza, nessun cenno di superbia, superbia che, forse, sarebbe stata anche giustificata nel caso. Metro dopo metro quel vitreo e scuro marciapiede, reso dall’aurora poeticamente astratto tanto che alla vista i contorni di esso sfumavano in pallidi grigi simili a quelli dell’acciaio di frontiera, usurato e sporco ma perfetto allo stesso tempo, svaniva cadenzato sotto il suo passo, e passo dopo passo la pila di tetra calce spacciata per stazione si avvicinava. Seguendo l’istinto e guidato dal freddo cercava di dare compostezza ai suoi movimenti. ma vuoto, la goffezza che per nulla gli apparteneva dettava legge, essa in fondo rispecchiava ciò era in quel momento, si era sempre chiesto cosa fosse, e quello era uno di quei momenti. La risposta forse non gli sarebbe mai arrivata, ma essa era più semplice di qualsiasi altro quesito. Semplicemente egli vive, vive tra la gente, non ha nome, gliene hanno assegnato uno, ma non è quello che conta, è l'idea che lo rende vivo, senza essa non ci si può definire una persona, ci si gira intorno, si fluttua, come calamite, attirate dal semplice. Ma se è quello che interessa lo possiamo definire un fiore, lo possiamo definire essenza, lo possiamo definire in mille modi, ma è sempre ciò che è, un tizio, un'idea, un fiore di loto. Come un fiore di loto fluttua, agganciato all'abisso, si sposta sullo stesso piano, lo stesso piano di tutti, piano che gli hanno imposto, un piano al limite tra il sottosuolo e l'eterno, l'irraggiungibile. Cavalca le onde dell'abisso, lontano dalla gente, lontano dal piano, lontano dal canone, cerca l’orlo a cui aggrapparsi per non essere l’ennesima fotocopia, è il pensiero, è l'astratto dei concreti e il concreto degli astratti, è il dubbio, il dubbio nel mondo delle certezze, nel mondo della normalità e della follia, nel mondo dell'accettabile e dell'osceno, è solo il semplice opposto, è suono, è rabbia è lamiera, è anarchia.
  
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