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Autore: MarchesaVanzetta    21/10/2012    1 recensioni
Un incontro dopo anni, conversazione banale, autunno.
Come ritrovarsi sotto un albero, esposta al freddo e alla solitudine.
*
Grazie a Die Tür in Dunkel, sempre fonte di impulso creativo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E l’amore? Hai trovato un bel ragazzo?” le chiese Louise, le gambe accavallate come a scuola. Erano state compagne di classe alle superiori e, per un caso fortuito, si erano incontrate un giorno di nove anni dopo in un bar del centro. Di lei Meredith ricordava la civetteria, l’egocentrismo e le mosse da diva nel pieno della lezione; un mondo opposto al suo, pieno di musica di band sconosciute che suonavano nei garage dei genitori disperati, larghe camice da uomo e spinelli fumati di nascosto.
“Nha, non fa per me. Tu?” ribatté, cercando di riportare la conversazione sulla compagna, che colse l’occasione al volo per vantarsi dei suoi successi.
“Tra tre mesi mi sposo con il proprietario di tutti i negozi di elettrodomestici della città. Siamo innamoratissimi e voglio subito almeno un paio di gemelli” tubò, scuotendo impercettibilmente la chioma dorata. “Ma come puoi escludere l’amore dalla tua vita?” le domandò, finendo di bere il suo cappuccino e tamponandosi le labbra col fazzolettino di lino estratto dalla borsetta .
“È inutile. Crea solo preoccupazioni, intacca sulla mia solitudine domestica e mi costringe a depilarmi anche a dicembre. È decisamente inutile” rispose, mentre in mente le scorrevano le immagini dei suoi ex: Paul super innamorato che dopo due mesi le aveva chiesto di sposarlo, le infinite attese di una chiamata di Fred, il sesso sfrenato che l’aveva consumata in tre settimane con Oscar. Decisamente, stava meglio sola.
“Sinceramente, non ti capisco” disse Louise, guardandola perplessa, uno sguardo da triglia e le spalle leggermente piegate verso di lei, in attesa di una spiegazione.
“Io non capisco te, il tuo egocentrismo, il tuo desiderio di essere sempre al centro dell’attenzione e superiore agli altri. Equilibra la situazione?”rispose secca, alzandosi di scatto dal tavolo e afferrando al volo giacca e borsa. Si diresse alla cassa, pagò e, ignorando i richiami di quell’oca bionda, uscì. Si strinse nel cappotto, cercando di vincere la gelida morsa del vento. L’autunno era arrivato, in tutto il suo splendore di colori, e in tutto il suo freddo.
Entrò nel parco dall’altra parte della strada e si diresse verso una panchina, semi nascosta dietro una macchia di alberi. Come una pioggia turbinavano intorno a lei le foglie secche e, improvvisamente disgustata da ogni cosa che riguardasse l’uomo, andò a sedersi ai piedi di un albero dalla corteccia rugosa, accomodandosi su un tappeto di foglie e erba bagnata. Chiuse gli occhi e inspirò l’aria pungente, ricordandosi perché amasse tanto l’autunno. La conclusione perfetta sarebbe stata un braccio che, caldo, le circondava le braccia e invece non c’era nessuno.
Sorrise amara e restò lì, accovacciata ai piedi di un albero, nascosta al mondo, ad assaporare la sua solitudine.
  
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