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Autore: _vdechelon    21/10/2012    0 recensioni
"la strada la trovi da te, porta all'isola che non c'è." [Edoardo Bennato - L'isola che non c'è]
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi asciugo le lacrime velocemente, tiro su il naso e porto di nuovo le mani in alto, e grido, incito i loro nomi. La mia migliore amica mi mette una mano sulla spalla e l’altra la tiene in alto come me. Mi sorride e mi stringe in un piccolo abbraccio. Alla mia sinistra si avvicina un ragazzo, sorridiamo e anche lui poggia la sua mano sulla mia spalla e dall’altro lato tiene stretta un’altra ragazza. In questo momento ci sono migliaia di persone, una attaccata all’altra. Appoggiamo le nostre teste sulle spalle delle persone che amiamo, quelle persone che quando il mondo ti crolla addosso, e non riesci a respingerlo, loro ti aiutano, sono lì, a donare le loro forze, il loro amore. Tanto si sa, il bene sconfigge sempre il male. L’amore è sempre più forte dell’odio.
“We’re fading faster than the speed of the light…”
I nostri corpi seguono involontariamente quella dolce voce, quella melodia che ti fa toccare davvero il cielo con un dito, anzi con tutto il corpo.
Come da suo repertorio ferma la canzone per scherzare  e le nostre risate, così calde, così sincere, fanno da coro al suo strano umorismo.
Riparte la canzone, sembra che stia coccolando la sua chitarra, chiude i suoi meravigliosi occhi azzurri e le parole gli escono dal suo lato più profondo, più reale. Non riesco a non trattenere una lacrima, che mi riga il viso dolcemente, quasi seguendo il ritmo della musica.
“And I fell apart, but got back up again, way oh, way oh..”
Le luci si spengono e il palco quasi non si vede più. Dopo pochi minuti, un riflettore fa luce a Christine, e quell’uomo sempre più muscoloso ci si siede dietro, e le nostre grida attirano la sua attenzione, rispondendoci con una linguaccia. Poi appare, termine adatto all’interessato, il nostro amico dai capelli lunghi e neri, e la sua migliore amica, da cui sentiamo il sangue rock scorrere nelle nostre vene ogni volta che emette suoni. Ci saluta con un grosso sorrisone che ti fa venir voglia di abbracciarlo e coccolarlo per tutto il tempo.
Finalmente si riaccendono tutte le luci ed ecco che il trio è completo. Ci parla dal microfono, alternando le sua solite cazzate a cose tenere, dolci, reali. Quasi c’impone di seguire i nostri fottuti sogni, quelli che quando sei a casa, da sola, chiusa in una cameretta, distesa sul lettino, le cuffie che rimbombano nelle tue orecchie arrivando al cuore, e osservi il soffitto, poi chiudi gli occhi, e si realizzano. Poi quando l’Ipod è scarico, si scaricano anche i tuoi sogni, ritorni alla tua monotona realtà, dove nessuno ti capisce, nessuno ti prende sul serio, nessuno ti abbraccia e ti assicura che qualunque cosa io voglia dalla vita, si realizzerà. Mi basta solo questo, non m’importa degli ostacoli, delle cose brutte che possono capitarmi, voglio solo essere felice, e i miei sogni mi rendono felice, la mia migliore amica mi rende felice, questa famiglia straordinaria mi rende felice.
“Next song is called Closer to the edge!”
Dal momento di pura tranquillità si passa a gridare, battere le mani, saltare, sorridere, piangere, ridere, ballare, strattonarsi.
“I will never regret NO NO I will never forget NO NO I will live my life! JUMP AND TOUCH THE SKY!”
Fermate il tempo, non riportatemi mai più a casa.

...

Spengo il pc, dopo aver rivisto ancora una volta i video del concerto di Roma, quel concerto cui rimpiango ancora. Mi domando ancora perché non ho insistito con i miei genitori, perché non ho lottato per il mio sogno. Mi sento male, stupida, quasi egoista. Tutto quello che mi resta è distendermi sul mio letto, mettere le cuffie, premere play, e immaginare. Si, immagine che niente è ancora stato deciso, che la vita mi dia una seconda possibilità, perché non me la farò scappare quest’occasione, dovessi rincorrerla per tutta la vita.
La mia isola che non c’è.

“Immaginare è la peggior cosa che posso fare e la migliore: mi nasconde la realtà, ma mi rende infinitamente felice.” [cit.]
  
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