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Autore: Summerwriter    21/10/2012    1 recensioni
Summer era un segreto, il suo. Era nascosta tra le pagine ingiallite di un diario perso tra i ricordi, volati via come le foglie di un platano il 23 Settembre.
Era il silenzio che affliggeva la sua stanza, un mondo anormale e invisibile. Parallelo alla realtà, e confinante alla paura.
Lui l'aveva trovata, gelata sotto la valanga di promesse che le erano state fatte. Lui aveva risolto quell'enigma che le era stato imposto alla nascita.
Summer faceva parte dell'amore. Celante, freddo, passionale, rosso.
L'amore era un segreto.
Essì, lei era il suo amore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai pensato che la mia vita potesse prendere una monotonia, ma forse sarebbe meglio non farlo, non pensare. Mamma dice che sono sempre stato uno di quei ragazzi che capiscono le cose senza molte spiegazioni, io invece mi sono sempre considerato fuori dal comune, preciserei Strano, in modo negativo intendo. A diciannove anni tutto quello che riesco a fare è pretendere qualcosa in più da chi mi sta intorno, l'umanità non è mai stata dalla mia parte, e tanto meno la fortuna, sarà che le persone sono troppo prese dalla superficie per esplorare il fondo.
Sono uno di quelli che frequenta la scuola per raggiungere un obbiettivo, uno di quelli sfigati vittima dei bulli, uno di quelli che non conosce il significato della parola amore perchè ne è sempre stato privato. Una volta entrate nella mia vita, le persone, ne vogliono uscire. Non so quale sia il motivo per cui tutti scappano da me, ma io personalmente non ho mai fatto parte della vita di nessuno, se non di quella di mia madre.
Non sono mai riuscito ad amare, e credo che odiare sia il sentimento che più prevale in me ogni volta che incontro qualcuno. Ma questo è un fattore famigliare, mia madre amava tanto mio padre, ma quando lui se n'è andato l'odio ha sostituito l'amore. Penso che amore ed odio vadano a braccetto, siano sinonimi, chissà magari è vero che gli opposti si attragono. Non lo so.
Sarà che io non so niente, nemmeno a scuola, nemmeno fuori, nemmeno mai. Non riesco a fare di quello che so una certezza, finisco sempre per descrivere ciò che non esiste e mai quello che sono. Una cosa credo di saperla: le persone come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne privi.
Io non ho sogni, solo obbiettivi. I sogni sono solo bugie illusorie, invece gli obbiettivi sono qualcosa per cui si nasce, non per provare a raggiungerli ma per riuscirci. L'obbiettivo per cui sono nato è rendere felice mia madre, vorrei riuscire a riscattare quel pezzo infimo di felicità che qualcuno ci ha strappato.
Credo nell'amicizia, nell'amore, nella famiglia, nei sogni, nella libertà. Ma sono sempre alla ricerca di qualcuno che sappia spiegarmi il significato della parola Vita.
Da quando ho imparato a impugnare una penna non mi sono mai separato dall'album dei miei disegni, sarà che un foglio è bianco, vuoto, proprio come lo sono io con la sola differenza che ci sarà sempre qualcuno che riuscirà a fare di quel bianco un arcobaleno pieno di sentimenti, e mai nessuno che riuscirà a fare di me un sorriso, resterò sempre consapevole di possedere una materia verde al posto di grigia.
Qualcuno ha detto che sono nato per dipingere sul cielo il vero significato dei valori, beh, mi chiamo Luca mica per niente.

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Mia madre si chiama Margot, viviamo in Italia, in un piccolo paesino di campagna perso tra la natura, il cielo e le colline.
Lavora come colf, almeno credo così si dica, per le anziane signore madri di figli ricchi e impegnati.
Margot ha sempre sognato l'Italia fin da quando era bambina, fu così che dopo aver finito gli studi in Cornovaglia decise di coronare il suo grande sogno e trasferirsi tra le infinite colline di questo paese. Ma non tutto andò secondo i suoi piani, incontrò mio padre e come in Romeo e Giulietta, s'innamorò (non so cosa significhi ma penso che sia il termine giusto) vissero felici e contenti la loro storia fino a quando tra un giorno all'altro non arrivò il terzo incomodo, io. Mio padre scappò e mia madre rimase sola con un figlio e qualche collina, da quel giorno l'Italia smise di essere il sogno di una ragazza e diventò la realtà di una donna. Dovette così abbandonare anche il sogno dell'università e dedicarsi unicamente a me.
Ogni volta che le ricordò il perchè delle colline, dell'amore e il mio, lei con il sorriso più bello del mondo risponde sempre allo stesso modo << L'amore viene perso e ritrovato >> . Essì, perchè lei ha perso i suoi genitori e trovato mio padre, perso mio padre e trovato me, ma stavolta per sempre.

Una cosa che non riesco a sopportare del lavoro di mamma è il continuo trasferirsi da una collina all'altra, da una metropoli a un paesino, e andando avanti. L'ultimo trasferimento credo sia stato circa un anno fa, mi sono trovato bene in questo paese, sarà che è piccolo, e io ho sempre amato le cose ristrette, segrete. E' un paese misterioso, e mamma dice sempre che i misteri stanno nel mio DNA, forse è vero, credo che nessuno riesca a risolvere enigmi meglio di me. E' anche questo il motivo per cui mi definisco enigmatico.
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Oggi fa caldo, e i girasoli come ogni mattina sono rivolti ad est, il sole sembra esser timido, riesco a intravedere solo i suoi raggi nascosti tra l'azzurro limpido di un cielo fresco e nuovo e le nuvole candide come latte e tenere come burro.
La sveglia è suonata da un pezzo, sto attendendo mamma, adoro il suo sgridarmi ogni mattina mi fa sentire desiderato, considerato, definirei vivo. E' in ritardo e credo che si sia dimenticata di me, o forse è solo uno dei suoi scherzi. I minuti continuano a passare e la mia voglia di attenderla a calare, sto per alzarmi quando finalmente vedo la porta di camera mia spalancarsi.
Io e mamma viviamo in un appartamento tra le colline e la città, non è molto spazioso, ma decisamente perfetto per noi due. La mia camera si trova davanti alla sua, e io adoro il profumo di lenzuola pulite che arriva ogni mattina dalla sua stanza, amo l'odore di caffè bruciato che lei si dimentica ogni giorno sui fornelli perchè troppo presa dalle pulizie domestiche per ricordarsi del fuoco.
Dopo aver spalancato la porta Margot entrà senza molte spiegazioni aprendo improvvisamente la finestra e facendo entrare tutta la luce possibile, si siede sul letto, dove io mezzo addormentato tra un pensiero e l'altro mi trovo sotto le coperte disteso a pancia in giù. Credo sia entusiasta, avrà forse litigato con la vicina e avrà vinto la discussione? Pensando alla domanda comparsa nella mia testa in quel momento un sorriso scappa e mamma mi guarda con aria interrogativa, penso proprio che nella prossima città prenoti per me un appuntamento dalla psicologo, ne ho bisogno. E' felice e io ingenuamente, lo sono con lei. La sua mano sfiora dolcemente i miei ricci castani, lasciando nostalgia una volta allontanata.
- Credo di aver trovato il lavoro perfetto - dice guardandomi gioiosa. - Tu che trovi il lavoro perfetto? Sei sicura di sentirti bene? - ribatto strofinandomi le mani sugli occhi. - Non scherzare Luca, stavolta è davvero quello giusto, e poi è all'estero, non è stupendo? - continua a ripetere sempre più fiera delle sue parole e credo pure di se stessa, una volta tanto. - Addirittura all'estero e dove? - domandai, stavolta veramente interessato, se lei era così felice allora ne valeva la pena. - In Inghilterra - disse alzandosi improvvisamente dal letto e spalancando le braccia come in segno di vittoria. - Il che significa molto vicino alla Cornovaglia? - dissi con la voce di qualcuno che vuol rendere felice qualcun altro sperando nel successo di farlo. - Oh si, non voglio far volare via questa occasione, che ne dici? - questa volta ero costretto a rispondere, non c'era altra scelta, pensavo a lei o pensavo a me. Sono sempre stato abituato a cambiare, città, vita, amici, ma questo trasferimento doveva essere importante per me, per Margot, per il futuro. Aspettai qualche minuto prima di rispondere e credo che mamma cominciasse a dubitare della mia presenza psicologica in quella stanza. - E' okay - dissi strizzando l'occhio destro. Niente era okay, la voglia di cambiare era pari a zero, non pensavo proprio di voler salire su un aereo e lasciare il mio paese d'origine, ma forse era meglio così, cambiare proprio come aveva fatto lei diciannove anni fa, cominciare tutto dal nulla, imparare a crescere e ricordarsi perfettamente di averlo fatto, con una piccola eccezzione, meritarsi tutto il merito. So quanto questo è importante per mia madre e le delusioni sono le ultime cose che vorrei donarle.
- Partiamo tra tre ore - disse mentre mi alzai in piedi davanti a lei che, forse, credeva di avermi fatto un favore, portami via. - Come? Non potevi avvertirmi prima? - adesso sono furioso, più di prima. - Scusami, ma è successo tutto così velocemente, io avrei voluto spiegarti, ma il tempo non me lo ha concesso, perdonami - l'avevo praticamente già perdonata, dentro me era sempre vissuto un bambino nel quale la mamma era l'organo vitale. - Sei perdonata, ma solo per stavolta - la abbraccio, mi fa sentire importante essere più alto di lei. Mamma mi ha sempre protetto.
Inversione di ruoli. Devo proteggerla.

 
  
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