Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: emme30    21/10/2012    13 recensioni
[Happy Seblaine Sunday!]
Sebastian è malato e ha bisogno di un ultimo favore da parte di Blaine. ANGST a palate.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



L'ultimo sorriso di Villa Azzurra.

 

Villa Azzurra era sempre bella come Blaine se la ricordava, come il giorno in cui lui e Sebastian avevano firmato le carte per comprarla e farla diventare la loro dimora. Ogni piccolo particolare davanti ai suoi occhi rappresentava un ricordo, un momento della sua vita lì che poteva farlo sorridere tra sé e sé.

Erano passati i tempi in cui Villa Azzurra era ancora casa sua. Sei anni per la precisione, da quando era tornato a casa dal lavoro quel giorno infausto e aveva beccato il suo compagno di una vita a intrattenersi con il giardiniere portoricano.

Un bacio, un solo bacio aveva distrutto tutto: la loro vita insieme e, semplicemente, tutto ciò in cui credeva Blaine.

Non era mai riuscito a perdonarlo, nonostante Sebastian non facesse altro che dirgli che in realtà era stata colpa di Miguel e che lui non c'entrava niente, che non aveva interesse per quello stupido giovane perchè aveva lui, perchè se stavano insieme non gli importava altro, perchè lo amava.

Quante bugie, quante illusioni, quanti sogni infranti per colpa di un bacio e l'incapacità di Blaine di perdonare un atto del genere.

Aveva lasciato Villa Azzurra quella sera stessa e fu in quel momento che non riuscì più a pensarla come casa propria.

Lui e Sebastian non si erano mai sposati. Sebastian non aveva mai voluto e, dopo quello che era successo, Blaine ne fu anche contento, visto che in quel modo non avevano dovuto mettere di mezzo avvocati o burocrazie varie.

Aveva sempre pensato di vendere la sua parte di Villa Azzurra, così da distaccarsi completamente dall'uomo con cui aveva passato la maggior parte della sua vita, ma non ci era mai riuscito. Ogni tanto ci tornava, dormiva nella depandance e cercava di non farsi vedere da Sebastian. Solo per una notte, solo per ricordare i tempi in cui lui e Sebastian erano felici in quel posto così meraviglioso, solo per perdersi in tutti quei sogni che non si erano mai più realizzati.

Ma quella non era una delle volte in cui Blaine andava a Villa Azzurra per perdersi nel ricordo di quello che era stato; quella sera c'era un motivo per cui si trovava davanti al cancello grigio e osservava l'edificio stagliarsi nel cielo stellato.

Sebastian lo aveva chiamato un paio di ore prima e gli aveva chiesto di raggiungerlo quella sera. Erano anni che non si sentivano ormai e Blaine credette quasi di morire quando vide il suo nome lampeggiare sul display del cellulare.

All'inizio, aveva rifiutato l'invito del suo ex compagno ed era stato quasi sul punto di interrompere al conversazione, ma poi Sebastian gli aveva detto chiaro e tondo il motivo per cui voleva che andasse da lui.

Sono malato, Blaine. Ho bisogno di parlarti.”

Sette parole erano bastate e Blaine si era ritrovato in macchina diretto a quella che un tempo era ciò che chiamava casa.

Passò attraverso il grande portone di ferro battuto e si guardò intorno, l'odore di vecchio e chiuso gli riempiva le narici. Un sottile strato di polvere copriva i soprammobili e sembrava quasi che alcune stanze non venissero usate da anni.

Sapeva già dove doveva andare. Lasciò la sua borsa in una delle camere degli ospiti, in cui trovò anche lenzuola e asciugamani puliti, per poi dirigersi verso quello che una volta era il nido d'amore suo e di Sebastian, il cuore in gola e le mani tremanti.

Bussò prima di entrare, aspettando che Sebastian gli desse il permesso, sicuro del fatto che l'uomo fosse a conoscenza della sua presenza nella villa.

Quando sentì un borbottio che assomigliava a un “Avanti”, fece ruotare la maniglia ed entrò, non sapendo bene cosa si sarebbe trovato davanti agli occhi.

C'era una donna, un'infermiera dal modo in cui era vestita, intenta a fare una puntura in un braccio a un uomo seduto su una piccola poltrona, un uomo che Blaine ci mise troppo tempo a riconoscere.

Lo spettro di quello che una volta era stato Sebastian lo guardò negli occhi e, nonostante il pallore del viso, i capelli radi e il corpo troppo magro, fu grazie a quello sguardo che Blaine lo riconobbe. Sentì il respiro mancare mentre faceva vagare lo sguardo per le membra di quell'uomo sciupato che a stento riconosceva, chiedendosi da quanto tempo Sebastian fosse malato e per quale motivo non lo avesse avvertito prima.

L'infermiera li lasciò soli quando ebbe finito di occuparsi di Sebastian, chiudendo la porta dietro di sé senza interrompere quel silenzio teso che si era formato tra loro.

I due uomini si fissarono, cercando di dirsi tramite lo sguardo quello che le loro bocche erano troppo spaventate per esprimere.

Ciao Blaine,” disse infine Sebastian, ma non con il tono di voce leggero e scherzoso che animava sempre i ricordi di Blaine. Era stanco e pesante, quasi quello di un uomo anziano al termine del suo cammino. Ma Sebastian non era vecchio, non aveva neanche quarant'anni. Non doveva parlare in quel modo.

Quanto è grave?” sussurrò Blaine, non riuscendo a dire altro.

Non ha importanza.”

Quanto...” Blaine non riuscì a terminare la frase.

Sebastian sospirò e si alzò dalla poltrona a fatica, lasciandosi scappare un gemito di dolore, ma Blaine gli fu accanto in un attimo, sorreggendolo e facendolo sedere sul letto.

Non c'era bisogno,” sbuffò Sebastian quando Blaine si sedette al suo fianco. “Ho un'infermiera per questo.”

Quanto è grave, Sebastian?”

Non ti ho...” Sebastian sospirò, come a cercare di calmarsi da una brutta arrabbiatura, mordendosi la lingua e stringendo le mani. “Non ti ho fatto venire qui per preoccuparti di cose così futili, sono qui per dirti due cose. Non ho bisogno della tua compassione, visto che sono anni che non mi rivolgi la parola.”

Blaine deglutì, in attesa di sapere cosa voleva Sebastian. “Villa Azzurra sarà tua, potrai farci quello che vuoi.”

Mi stai dicendo che stai per morire?”

No, ti sto dicendo che quando sarà il momento Villa Azzurra sarà tua. Non ti sto dicendo altro.”

Blaine avrebbe voluto chiedergli altre spiegazioni, ma Sebastian sembrava così fragile ai suoi occhi e così propenso a perdere la calma, che non osò controbattere.

Cosa sarebbe la seconda?”

Sebastian esitò, guardando fisso il pavimento di fronte a lui, e attese un paio di minuti prima di rispondergli.

Ho bisogno che tu mi faccia un favore.”

Ovvero?”

Ho...” sospirò, affranto. “Lo so che i tuoi sentimenti per me sono cambiati, sono passati sei anni alla fine, ma vorrei solo... io e te per un'ultima volta. Ho bisogno che mi ami per un'ultima sera.”

Blaine sentì il terreno sotto i piedi mancare e il cuore gli si strinse nel petto come in una morsa, come se qualcuno glielo stesse stritolando. Gli mancò il fiato, ma cercò comunque i suoi occhi, per avere una conferma che stesse facendo sul serio. Non aveva mai visto quelle iridi verdi così disperate e supplicanti come in quel momento.

Non riuscì a dirgli di no, non riuscì nemmeno a ricordarsi il motivo per cui si erano lasciati tanti anni prima: in quel momento l'unica cosa che albergava i suoi pensieri erano i ricordi di quando erano giovani e facevano l'amore ogni volta che avevano voglia, ogni volta che un sorriso o uno sguardo suggeriva loro di farlo. Non voleva dirgli di no; e non perchè provasse pena per lui, perchè semplicemente il suo cuore non gli lasciò neanche pensare a una risposta negativa.

Lo baciò piano su quel letto mezzo disfatto, aspettando di riabituarsi al suo sapore, al suo tocco gentile, al modo in cui le sue labbra si modellavano contro le sue. Si sdraiarono immersi nei sospiri, in quella camera che aveva sempre fatto da sfondo a quegli atti d'amore così veri e autentici, che altri in confronto sarebbero stati solo nuvole di fumo che sbiadivano nel vento.

Si amarono un po' sbadati, senza dire nulla, senza dirsi frasi significative o sussurrando promesse.

Blaine lo amò come Sebastian gli aveva chiesto e non se ne pentì neanche per un istante perchè, in quei momenti, lo sguardo di Sebastian assomigliava a quello che aveva sempre quando aveva vent'anni e gli raccontava tutte le cose che avrebbero fatti in un futuro non troppo lontano. Sogni che ormai erano infranti nella sua memoria.

Lo amò per l'ultima volta, il cuore che doleva e un peso nel petto.

Rimasero abbracciati e in silenzio per molto tempo, senza che ci fosse una traccia di imbarazzo nell'aria, come se fosse qualcosa che avevano sempre fatto.

Vorrei rimanere da solo adesso,” sussurrò Sebastian a un certo punto, la sua voce e il suo viso stanchi e provati, anche se Blaine non sapeva bene da cosa.

Ma posso-”

Domani.” Sebastian lo guardò con un mezzo sorriso. “Domani potrai farmi tutte le domande che vuoi, prometto che risponderò, ma adesso ho bisogno di dormire.”

Blaine annuì, rimboccando le coperte a Sebastian e avvicinandosi alla porta. Lo guardò un'ultima volta, e quasi gli sembrò di scorgere una scintilla in quelle iridi così familiari.

Buonanotte, Sebastian.”

Buonanotte, Blaine.”

Blaine chiuse la porta e si incamminò per il corridoio, ignorando il motivo per cui aveva iniziato a piangere.

Non chiuse occhio quella notte; provò addirittura a prendere un sonnifero, ma non ebbe l'effetto sperato.

Il letto era troppo vuoto, troppo freddo, non aveva profumo. Non che fosse abituato a dormire con qualcuno: erano sei anni che non passava la notte con un altro uomo, ma c'era qualcosa che gli suggeriva quanto fosse sbagliata quella situazione.

Passò la notte a rigirarsi nel letto a pensare un po' al ricordo di Sebastian e un po' all'uomo stanco che aveva abbracciato e baciato quella sera. E non erano la stessa persona, non voleva che fossero la stessa persona, perchè erano passati sei anni ed era ovvio che non erano più gli stessi Blaine e Sebastian che si amavano a Villa Azzurra quando erano giovani.

Stare con Sebastian in quel letto era stato giusto, nonostante tutto quello che era successo e quello che doveva ancora succedere. Si era sentito a casa tra le sue braccia, una sensazione che pensava non avrebbe mai più provato.

Fu l'alba quando capì cosa doveva fare, quando il dolore nel petto prese forma e riuscì a definirlo in modo chiaro e specifico. Non ebbe neanche il tempo di infilarsi le pantofole, fece i corridoi scalzo finchè non arrivò alla camera di Sebastian.

Non bussò, entrò semplicemente, con la chiara intenzione di dirgli che quella della sera precedente non doveva per forza essere l'ultima volta. Poteva essere un nuovo inizio.

Ma Blaine non ebbe il tempo di dire nulla.

Sebastian era disteso sulla schiena, rigido e con gli occhi chiusi, in una posizione troppo innaturale perchè fosse addormentato.

Sulle labbra l'ombra del suo ultimo sorriso.

 


Il prompt è di Micòl e in treno ero ispirata, quindi è uscita una cosa del genere che spero non sia indelicata o inappropriata. E ci terrei a precisare che ciò che fanno Blaine e Sebastian è lasciato apposta sul vago senza troppi dettagli perchè non ho specificato la malattia di Sebastian e un malato terminale non avrebbe la forza per fare certe cose. Quindi, lascio carta bianca alla vostra immaginazione, fatene buon uso!

Spero che vi sia piaciuta, ci spero davvero tanto.

Grazie alla mia metà per il bannerino e la betatura anche se la storia è troppo triste, grazie cherie

E con la shot numero due di questa seblaine sunday (la numero uno la trovate QUI) vi saluto e vi do appuntamento tra un paio d'ore per la shot numero tre, che sarà sicuramente molto più simpatica di questa :)

Marti

   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: emme30