Serie TV > Glee
Segui la storia  |      
Autore: Aftermath__    21/10/2012    4 recensioni
Per diventare un bravo chirurgo, devi pensare come un chirurgo.
Le tue paure, le tue emozioni e i tuoi sentimenti devono essere rinchiusi in una piccola stanza del tuo cervello, e diventare nullità nel momento in cui attraversi la soglia della sala operatoria.
Ma soprattutto, i pazienti devono rimanere tali, questo faceva parte del gioco, e il giovane Anderson lo sapeva benissimo.
Eppure, non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi color ghiaccio che sembravano chiedergli ardentemente di essere aiutato, di non essere abbandonato.
E Blaine in quell’istante non riuscì a fare a meno di promettere a sé stesso che avrebbe esaudito la richiesta che gli avevano comunicato quel paio di occhi stanchi.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Venti persone su duecento. 

Erano state scelte solo venti persone su duecento, e Blaine era fra quelle

Tutti quegli anni di studio si stavano concretizzando in qualcosa di vero, di stabile, in una consapevolezza definitiva di ciò che sarebbe stato il suo futuro da quel momento in poi.

Di anni di studio che finalmente stavano producendo i propri frutti, avrebbe detto qualcuno.

Ma Blaine non riusciva a definire tutto quello in modi diversi, se non come un sogno che finalmente stava diventando realtà.

Era curioso come, fino a qualche mese precedente, quando ancora frequentava la facoltà di medicina della New York University, i medici fossero i suoi professori, pronti a passargli tutto il loro sapere, per prepararli al futuro che presto si sarebbe scagliato contro di loro forte come un uragano, dove in molti non sarebbero riusciti a reggere la pressione e le difficoltà.

Oggi, invece, era Blaine il medico.

…O una cosa del genere.

Uno specializzando, per la precisione.

E lo sarebbe stato per i seguenti sei anni e mezzo. 

Quelli sarebbero stati fra gli anni piu’ brutti della sua intera vita, questo lo sapeva, ma contemporaneamente sarebbero potuti diventare anche i più belli, questo dipendeva da lui.
Stava tutto a lui. 

Se sarebbe riuscito a reggere tutto quello, a dare del suo meglio senza impazzire per via di tutta quella pressione scagliata contro di lui, o se sarebbe diventato uno dei tanti che avevano fallito durante il percorso dipendeva solo da lui.

All’inizio era stata dura, la sua insicurezza non gli aveva dato tregua.
 

Si era svegliato ogni mattino con il magone allo stomaco, provocando dalla paura di sbagliare, di fallire.

Aveva visto gente non reggere la pressione che li circondava e mollare tutto, altri le cui speranze venivano frantumate e spazzate via in meno di un minuto, costretti così ad andar via e proseguire altre strade, e altri ancora che avevano sopportato e superato tutto durante quegli anni, in cui avevano messo in atto le loro potenzialità e il loro sapere, ritrovandosi adesso ad essere dei grandi medici.

E ogni giorno riusciva a sentire il forte odore della competizione che c’era nell’aria , la voglia di sperimentare su corpi vivi, che erano ancora capaci di respirare, la necessità di salvare vite e farsi riconoscere ed etichettare come il migliore fra gli specializzandi. 

Ma Blaine ne sarebbe uscito immune da quella competizione, non avrebbe permesso a nessuno di mettergli le spalle al muro o di spaventarlo.
Promise a se stesso che ce l’avrebbe fatta.

E Blaine Anderson manteneva sempre le sue promesse.





 

***


Blaine correva. 

Non sapeva nemmeno il perché lo stesse facendo, per di più con ancora fra le mani uno dei piccoli pupazzetti che quel giorno venivano regalati ad ogni bambino che riusciva a farsi iniettare il vaccino per il morbillo senza mordere i medici.

Semplicemente, Blaine correva, inseguendo uno dei suoi piccoli e vivaci pazienti che era riuscito a farsi scappare senza il nessun minimo impegno da parte del bambino. 
‘’Terrance!’’ Urlò il giovane specializzando facendo attenzione a non scagliarsi contro nessuna delle infermiere, mentre continuava a inseguire il piccolo marmocchio che rideva senza sosta su per le scale. 

Davvero non sapeva da dove arrivasse tutta quella vitalità che spruzzava il bambino, ma sapeva che erano quasi 26 ore che non chiudeva gli occhi, e doveva assolutamente raggiungere Terrance se non voleva rischiare di collassare sul pavimento freddo dell’ospedale per la stanchezza.

Quel marmocchio era riuscito a seminarlo, e lui non riusciva a crederci.

Semplicemente, era inaccettabile.

Decise di fermarsi per un istante, con il respiro irregolare, poggiando i palmi delle mani sulle proprie ginocchia e guardandosi intorno alla ricerca di Terrance, , realizzando così che di lui non c’era la benché minima traccia. 

Doveva pur essere nei paraggi, vero? 

Blaine riprese a muoversi, questa volta pero’ camminando. Guardò bene in ogni angolo, dietro le tende delle finestre, sotto le barelle vuote posteggiate ai lati del muro e perfino dietro il distributore dell’acqua, senza pero’ trovare ciò che cercava. 

Doveva cercare a rimanere calmo, senza farsi prendere dal panico, perché quel marmocchio doveva essere sicuramente nelle vicinanze.
Eppure, lui non riusciva a vederlo.

Poi, improvvisamente, sentii qualcosa sbattergli contro le gambe e circondargliele, stringendo appena la presa, seguito poi da una risata cristallina.
E Blaine sapeva bene da chi proveniva quella risata cristallina.

E infatti, non si sbagliò.

Si girò, ritrovandosi il piccolo Terrance praticamente attaccato alle sue gambe.

‘’Blaine! Blaine te l’ho fatta!’’ esclamò il piccolo bambino dagli occhi verdi, staccandosi per battere le sue manine felice. 

Il giovane Anderson si lasciò scappare un sorriso, per poi chinarsi verso il bambino e prenderlo fra le braccia, sollevandolo dal pavimento.

‘’Sei una piccola peste.’’ Il giovane gli scompigliò i capelli con una mano per poi dirigersi verso uno degli ascensori liberi situati su quel piano. ‘’Prometti di non farlo di nuovo.’’ Disse cercando di risultare serio. 

Il bambino annuì, e Blaine non esitò nemmeno un’ istante prima di premere il bottone fosforescente. 





 

***




‘’e con questo abbiamo finito. Sei stato davvero bravo, Terrence. ‘’ Disse Blaine dopo aver sistemato una piccola medicazione con la fantasia floreale sull’avambraccio del bambino. 

A parte qualche altro tentativo di fuga non era stato poi così difficile fare quell’iniezione a Terrance.

C’era da dire però che quel bambino era terribilmente astuto, e pur di avere tre pupazzi a differenza di uno aveva cercato di metter su’ ogni tipo di compromesso, e alla fine aveva vinto, ottenendo così ciò che desiderava.







 

***


 



‘’Quante volte devo ripeterlo? ’Siete specializzandi, schiavi, nullità. L’ultimo anello della catena alimentare della chirurgia.

E no non ho int- LEE! Lee! Fermati immediatamente, quello non è il suo posto!’’

Il giovane Anderson aveva messo piede sul posto di lavoro da poco piu’ di venti minuti e gia’ era esausto di sentire le urla e le pretese di Cassandra, il suo capo.

Avrebbe tanto voluto abbandonare quella stanza e fare qualunque cosa, perfino esplorazioni rettali, pur di non stare dietro quella vipera, ma purtroppo, né lui né i suoi colleghi quel giorno potevano scamparle. 

A quanto pare servivano dei pareri e delle ricerche da fare su un’ malessere non ancora identificato di un paziente che presto sarebbero andati a far visita.

Strano da credere, ma serviva perfino il loro aiuto, l’aiuto dell’ultimo anello della catena alimentare della chirurgia. 

‘’Specializzando 1, 2, 3, 4, 5 e 7, seguitemi.’’ Esclamò Cassandra –il loro capo- spazientita, rivolgendo uno sguardo severo alle sue matricole.

Numeri. 

Loro venivano attribuiti a dei numeri, questo era a dir poco ingiusto. 

Loro non erano dei numeri, dei codici o delle nullità, né tanto meno degli schiavi.

Avevano un nome ben preciso, così come avevano una dignità e l’esigenza di essere rispettati e non usati per i lavori più sporchi.


Tutto quello era a dir poco assurdo, ma Blaine decise di non pensarci troppo su e di seguire i suoi colleghi verso il piano superiore, dove era situata la camera del paziente.

Era terribilmente incuriosito, e dentro sé moriva dalla voglia di scoprire cose succedesse di tanto grave da portare Cassandra da aver bisogno di piu’ aiuto possibile.

Attraversò i larghi corridoi, affiancato dall’equipe chirurgica, E per un momento, Blaine si sentì terribilmente figo a far parte di quel gruppo insieme a dei veri medici. 

Sentiva di essere fra le persone giuste, e sapeva che presto sarebbe stato anche lui una di quelle persone.

Quando si ritrovò dinanzi alla camera del paziente, Blaine fu’ uno dei primi ad entrare.

Non appena mise il piede oltre la soglia della porta sentì le ginocchia tremargli, e il fiato gli si mozzò letteralmente in gola. 

Davanti a sé, in un classico e sfoglio letto d’ospedale, c’era disteso il ragazzo più bello che i suoi occhi avessero mai avuto l’onore di incontrare.

La sua pelle era chiara, così chiara da sembrare quasi bianca avvolta da un pigiama blu cobalto.

Blaine poteva scorgere alcuni segni violacei all’altezza del collo, lividi che stavano andando via, per esattezza.

Poi spostò lo sguardo sui suoi capelli castani, che gli ricadevano morbidi sulla sua fronte, facendolo sembrare ancora più bello.

in automatico il suo sguardo andò alla ricerca dei suoi occ-

Oh, i suoi occhi.

I suoi occhi che subito incontrarono quelli di Blaine, facendolo rabbrividire senza che se ne accorgesse.

Le guance del paziente si colorarono di rosa, portandolo ad abbassare lo sguardo.

Quello sguardo in cui Blaine vide qualcosa che accese una piccola scintilla nel suo cervello, come se fosse una lucina d’emergenza, perché quello sguardo parlava più di quanto potessero fare il ragazzo e sembrava chiedergli ardentemente di essere aiutato, di non essere abbandonato.

E Blaine quell’istante non riuscì a fare a meno di promettere a sé stesso che avrebbe esaudito la richiesta che gli avevano comunicato quel paio di occhi stanchi.






 

How can you see into my eyes like open doors 
leading you down into my core 
where I’ve become so numb without a soul my spirit sleeping somewhere cold 
until you find it there and lead it back home






















 

Note dell'autrice:
don-don-don-dooooooooon. Salve a tutti, e grazie per aver letto il primo capitolo di questa FanFiction! 
lo so, lo so, il capitolo è un po' piccino, ma è solo l'inizio :)
Quindi beh, grazie per essere arrivati fin qui, grazie a chi proseguira', e anche a chi non lo fara' :)
la frase finale è tratta dalla canzone Bring Me To Life degli Evanescence, che potete ascoltare qui 
http://www.youtube.com/watch?v=3YxaaGgTQYM&feature=share
P
er spoiler, anticipazioni o domande potete passare qulla mia pagina facebook d'autrice https://www.facebook.com/AftermathEfpFanWriterFanArtist

Q
uindi beh, questo è tutto. se vi va' di lasciarmi un vostro parere in una recensione o mp è ovviamente sempre ben accetto! 
al prossimo aggiornamento, 
baci, Aftermath___

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Aftermath__