CAPITOLO 1
– Come un giocattolo? -
Molti mi chiedono quand’è che tutto ebbe
inizio,
quand’è che si accese un lumino
nell’ombra di pece…
E io rispondo che accadde una notte, a settembre,
molti anni orsono.
Quel dì una giovane anima venne carpita dal fato e gettata
nel turbine degli
eventi.
In un anno si crearono le radici
per la nascita di quella, che oggi, chiamiamo Speranza.
In un anno furon gettate le basi Della Resistenza.
Rendiamo onore ad essi, signori,
a coloro che bruciarono,
come astri nel firmamento,
per fare La Luce.
È sulla loro cenere che crescono i campi.
È nelle loro ombre che combattono i cuori.
Onore ad essi, signori,
gloria per La Generazione Sfiorita.
- Ehi Lil, stai bene? – mi chiede Alexia, appoggiandosi con i
fianchi allo schienale
del divano su cui sono accoccolata.
Percepisco i suoi occhi che mi osservano preoccupati. Alexia ha degli
occhi
stupendi, fanno pensare all’acqua che scorre, sono
così pallidi e intensi, che
non ho la forza di voltare il capo e lasciarmi scrutare.
Non questa sera.
Non questa notte.
Sono stanca.
Non riuscirei a mentirle.
- Si, tutto bene - rispondo fissando ostinatamente il fuoco, che
scoppietta
allegramente nel camino.
- Non vieni a dormire? – sussurra piano.
- Arrivo tra un minuto… -
- Okay, allora ti aspetto su – dice con decisione.
- No, non aspettarmi… -
- Senti Lily, non è che ti va di parlare un po’?
–
- Sto bene - ripeto seccamente.
Sto bene, eppure ho voglia di urlare. Urlare fino a sciogliere il nodo
di
pianto che ho in gola. Urlare per sentirmi meno stanca, più
forte. Urlare per
dire ad Alex di non andare via, di non lasciarmi qui…
Lei si china e mi da un bacio sulla guancia. Una cascata di piccoli
ricci
biondi mi avvolge. – Buonanotte – mormora piano,
come per non disturbarmi, poi
si allontana e imbocca la scala a chiocciola che conduce al nostro
dormitorio.
Sento la dolorosa pressione dei suoi occhi turchesi abbandonarmi e
sistemo una
ciocca di capelli rosso fuoco dietro all’orecchio. Ho il viso
bollente eppure
sento freddo, quindi mi avvolgo meglio nella coperta scozzese. Questo
divano è
troppo grande, troppo grande per una persona sola, e in questo momento
non
credo ci sia nessuno più solo di me.
Infastidita
mi alzo e trascino i piedi fino alla poltrona
più vicina al fuoco: qui, il calore è opprimente,
e le lacrime solitarie che
iniziano a rigarmi il volto sono quasi piacevoli…
Mi asciugo le guance con stizza: piangere, è un lusso che
non mi è concesso.
- Mor – ra – ci – ne - se! -
- Mor – ra – ci – ne – se!
–
- Fregato Ramoso! – esultò Sirius scagliando il
pugno verso il soffitto e
buttandosi malamente su uno dei quattro letti a baldacchino che
arredano il
dormitorio maschile del settimo anno nella torre dei Grifondoro.
- Ma vaffanculo Felpato! – rispose l’altro con tono
funereo.
- Coraggio Jamie, in fondo non è una tragedia… -
tentò di rabbonirlo Peter
Minus che, seduto a gambe incrociate sul pavimento succhiava con aria
contrita
una gelatina Tuttiigiusti+1.
- Non è una tragedia … - lo scimmiottò
Potter acido - … Allora perché non ci
vai tu giù nelle cucine a trafugare cibo per questi due
cretini?! -
- Bhe…tu …morra cinese …perso
… insomma …è giusto
così… - borbottò Codaliscia
rosso in viso.
- Giusto
cosìììììììì?
– gli fece eco Potter con voce minacciosa.
Minus divenne violaceo.
- James, hai perso – costatò semplicemente Lupin,
intento a posizionare alcuni
degli oggetti contenuti nel suo baule sulle mensole presso al comodino.
- Va bene, va bene: ho perso! Ma avete mai notato che quando gioco con
questo
demente vince SEMPRE e COSTANTEMENTE lui!?!? –
Sirius, sentendosi chiamato in causa, obbiettò –
In realtà, al quarto anno, una
volta hai vinto tu… -
Occhiata truce di Ramoso.
Occhiata sospettosa di Lunastorta.
Occhiata smarrita di Codaliscia.
- In effetti fai uno strano movimento col polso Sir, non me ne ero mai
accorto
ma… - borbottò Potter illuminandosi poco a poco.
- Tu! Mi stai dando del baro!? – ululò
teatralmente Felpato puntando un indice
accusatore su James.
Significativo silenzio con consequenziale inarcamento delle
sopracciglia da parte
sia di Ramoso che di Lunastorta (Minus preferì astenersi).
Black cambiò strategia – Senti cocco –
esordì afferrando Potter per la
collottola - Evita di buttarla in cagnara e scendi a procurarci del
cibo
perché, onestamente, sto proprio morendo di fame…
Hai perso: piegati
all’ancestrale legge dei malandrini ed esegui il compito!
– gli regalò un
sorriso – D’altronde, oggi a te, domani a
me… no? –
- No stella, veramente e te MAI… - rognò James a
denti stretti.
- Ho fameeeeeee… - si lagnò Peter.
- In effetti anch’io inizio a sentire un certo
languorino… - mormorò
innocentemente Remus.
- D’accordo,avete vinto! – Ramoso alzò
le mani in segno di resa e domandò
esasperato – Ma si può sapere cosa diavolo avete
fatto durante la cena? –
- Riunione fra capiscuola –
- Ho festeggiato il mio ritorno a scuola con Giselle. –
rispose Sirius
allusivo.
- In effetti ad un certo punto non ti ho visto
più… - rifletté Ramoso ad alta
voce.
- Aula di Lumacorno. - Felpato esibì un ghigno pieno di
sottointesi. – Sulla
cattedra. – aggiunse poi.
Potter fece partire un fischio di ammirazione, Lupin alzò
gli occhi al cielo.
- Giselle è la bionda? –
- Sì, e se posso, aggiungerei anche che ha due gambe da
favola… -
- Quella non si chiamava Annie? –
- No Pet, Annie è mora e ha le lentiggini…
credo… cazzo, ci sono andato a letto
minimo sette volte, l’anno scorso, e non mi ricordo neanche
di che colore ha i
capelli! Sono da ricovero… -
Remus lo guardò desolato e per distogliere
l’attenzione da quel “caso umano”
chiese a Peter – Tu invece cosa hai fatto durante la cena
Codaliscia? –
- Mangiato. –
- Allora perché adesso hai fame? –
- Perché ho mangiato poco. –
- E perché hai mangiato poco? –
- Perché ero a dieta. –
- Adesso non lo sei più? –
- No. –
- Ah. –
Logica impressionante.
- Io vado – disse James dirigendosi verso la porta.
- Torna presto… – si raccomandò Felpato.
Ramoso, ormai sul pianerottolo, spalancò gli occhi sorpreso
da tanta premura.
- …o rischi di trovarmi morto di fame -
Quell’affermazione un po’ soffocata dal cigolio
della porta che si chiudeva
riuscì a farlo ghignare, poi Potter imboccò la
scala a chiocciola, non sapendo
che il suo sorriso era destinato a spegnersi dopo pochi scalini.
Sento degli ovattati rumori di lotta e delle risate provenire dalla mia
camera:
probabilmente Sir ha deciso che è ora di umiliare un
po’ Pet, ma non c’è nulla
di cui preoccuparsi, Remus sorveglia la situazione e se Felpato dovesse
esagerare interverrebbe prontamente... All’improvviso
un’ondata di malessere mi
investe costringendomi ad afferrare il corrimano, la nausea mi piega in
due -
No, non di nuovo. – gemo sedendomi rapidamente sui gradini.
Spero ardentemente
che a nessuno venga la brillante idea di scendere a quest’ora
della notte in
sala comune, perché altrimenti sarebbe assai complicato
giustificare le mie
condizioni.
Nessuno conosce il mio segreto. Nessuno a parte la mia famiglia,
Silente e i
Malandrini. Nessuno merita la mia piena fiducia tranne loro.
Nessuno…
Ma in fondo, la mia è una paura sciocca, poiché
domani iniziano le lezioni e probabilmente
gli altri studenti staranno dormendo: probabilmente anche la fonte di
questa
tossica sofferenza è solo un brutto sogno. I contorni delle
cose divengono
sfocati e la testa mi pulsa in maniera dolorosa. Serro con forza le
palpebre e,
come sempre, tento di annegare la tristezza sconfinata che mi assale
nel buio
dei miei pensieri, dopo qualche minuto gli oggetti tornano ad avere una
consistenza solida. Mi rimetto in piedi barcollando, ultimamente le mie
crisi
sono diventate sempre più frequenti ma, nonostante la
pratica, non riesco
ancora a controllarmi. Scuoto la testa con decisione: ho una missione
da
compiere, le cucine mi aspettano, non posso permettere che Sirius muoia
di fame
per colpa mia…
Quando Potter entrò nella sala comune la sua attenzione
venne immediatamente
catturata dal fuoco, che indomito divampava e sfuggiva con destrezza
alle
pareti di marmo bianco del caminetto. Lunghe lingue di fuoco
accarezzavano la
tappezzeria di broccato e l’aria era satura di fumo. James
rimase qualche istante
a fissare le fiamme, come incantato, poi scorse quasi avvolta
dall’incendio, un
sagoma.
- Lily? - mormorò stupito il ragazzo.
La rossa voltò il capo e sgranò gli occhi, lucidi
per il calore – P-Potter –
balbettò con voce rotta.
Il fuoco si ritirò, spegnendosi bruscamente, e la stanza
piombò nella penombra.
James si avvicinò velocemente alla ragazza - Lily, stai
bene? – domandò con
voce preoccupata.
“Buffo, durante le ultime ore innumerevoli persone
mi hanno rivolto la
stessa domanda infinite volte. Alla stazione, sul treno, in sala
grande, nel
dormitorio… come se non fosse una domanda di circostanza,
come se a tutti
coloro che mi circondavano importi realmente di me, come se vogliano
aiutarmi e
non solo compatirmi…”
- Lily, perché non hai chiamato aiuto? – le chiese
scuotendola per le spalle,
incurante di non avere ricevuto risposta alla precedente domanda.
“…Nessuno mi può sostenere,
non senza sporcarsi le mani. Nessuno può capire
quanto sia umiliante per il mio orgoglio da Grifondoro, trascorrere
l’estate
sotto le sferzanti occhiate di tacito disprezzo di mia sorella Petunia
e negare
a me stessa che il sangue condanna, lega, e punisce. Che sono destinata
ad una
vita di pregiudizi, poiché anormale nel mondo Babbano e
inferiore nella
comunità Magica. Nessuno immagina quanto sia difficile
rispondere alle pungenti
battute dei Serpeverde, pur essendomi, in fondo, quasi arresa alle loro
idee…”
- Il fuoco! Stava andando tutto a fuoco! –
- Ah gia… - asserì la rossa fissando con occhi
vacui gli arabeschi anneriti, e
un sorriso di perverso compiacimento che le aleggiava sul viso. Era
stata lei
la causa di quel rovinoso incendio, lei e la sua cieca disperazione.
“…Come posso convincere Victoria che
esistono ancora ideali in cui credere
se io stessa non ho più speranza?…”
- Ti comporti in modo strano… - osservò piano
James.
- E a te si può sapere cosa te ne frega? –
ribattè lei con voce stridula.
Improvvisamente il ragazzo la spinse violentemente contro la parete e
le
imprigionò i polsi con una mossa veloce delle mani.
- Evans, si può sapere cosa cazzo stavi facendo? - le
sussurrò a un centimetro
dal viso con voce dura e occhi freddi.
- Lasciami immediatamente Potter! – esclamò Lily
tentando di divincolarsi
“…Cosa farò una volta presi i
MAGO? Cosa ne sarà della mia vita?…”
James aumentò la pressione sul corpo della ragazza e la
schiacciò al muro
affondandole il volto tra i capelli – Cosa mi nascondi dolce
Evans? – cantilenò
con tono canzonatorio.
- Ti ho detto di lasciarmi andare! Scansati maledetto! Lasciamiiiii!
–
Lily lottava con denti e unghie scalciando come una piccola furia.
“…Non ho un ruolo in questo mondo,
nessuno mi accetterà mai per ciò che
sono… In questi tempi bui è troppo pericoloso
allacciare rapporti con una
sangue-sporco, con una Mezzosangue. Fuori l’ambiente protetto
di Hogwarts non
ho futuro…”
- Allora piccolina, hai nulla da dirmi? – le
bisbigliò James all’orecchio
sinistro. Poi, improvvisamente, il ragazzo ebbe un mancamento e
sentì le forze
scemare rapidamente. “Non adesso, non davanti a
lei…” pensò disperato
percependo l’abituale grumo nero avvilupparlo nelle sue spire
e travolgerlo,
spazzando via tutte le sue difese. Contemporaneamente, però,
Lily smise di
agitarsi e si arrese lasciando le candide braccia inermi nella sua
solida presa.
“…A casa non posso tornare. A casa non mi
vogliono…”
- Io…- Lily sembrava stordita e James approfittò
del suo smarrimento per
affievolire la pressione sui polsi e fare scivolare la mani fino ad
arrivare a
cingerle i fianchi. Si schiacciò addosso il morbido corpo
della ragazza e
chiuse gli occhi tentando di mantenere l’equilibrio,
nonostante lo assalissero
frequenti capogiri.
“…A casa non mi vogliono.
Perché non mi vogliono?…”
- …Io… - la voce di Lily si crinò di
pianto.
“…Io…”
- IO NON HO FATTO NIENTE! – gemette disperata.
- Cos…? -
- Io non ho fatto niente, lo capisci? Non ho fatto niente, e allora
perché non
mi vogliono? Non è colpa mia. IO NON HO FATTO NIENTE!
– urlò singhiozzando
convulsamente e nascondendo il viso tra le mani.
- Lily, ma cosa stai dicendo? Chi è che non ti vuole?
– domandò lui
disorientato e stupito.
- Nessuno, non mi vuole nessuno…! –
- Perché non dovrebbero volerti? Sei una ragazza adorabile,
in te non c’è nulla
che non va… - mormorò il James con voce
incredibilmente dolce e ingenua.
- Ho il sangue sporco, sono una compagnia troppo pericolosa o
diffamante da
frequentare… -
Gli eleganti lineamenti di Potter si contrassero in una smorfia di
delusione -
é la solita nenia mia cara, non puoi credere veramente a
queste parole. Sei troppo
intelligente per farlo. –
- Non importa se io ci creda o meno. Questo è il mondo
reale. Basta con le
favole… – disse lily asciugandosi gli occhi con le
maniche della camicia ma
rimanendo accoccolata sul torace del ragazzo.
- Se sei così sicura di ciò che dici,
perché sei tornata a Hogwarts per
l’ultimo anno? A cosa ti serve il diploma se vuoi estraniarti
dalla comunità
magica? –
- Infatti non volevo tornare, ma i miei genitori mi hanno
costretto… non
vogliono che stia con loro. Credono potrei creare problemi a mia
sorella, lei
non mi sopporta e io non devo in alcun modo interferire con i suoi
studi… Al
termine della scuola non so dove andrò… a casa,
ad ogni modo, non posso
tornare. - concluse, piegando le labbra color ciliegia in un sorriso
sinistro.
- Sai cosa penso? – sibilò James scostandosi
bruscamente dalla ragazza
nonostante avesse lo sguardo annebbiato.
Lily lo guardò disorientata da quel tono amaro e
dall’ espressione severa che
invece di compatirla sembrava volerla aggredire.
- Penso che tu stia dicendo un mucchio di stronzate! Se desideri
mollare tutto
e sottometterti agli eventi non lo fai perché questi sono
più forti o grandi di
te ma semplicemente perché sei stanca e non hai voglia di
combattere per ciò in
cui credi. Quindi, tesoro, non infangare il nome dei Grifondoro con
atteggiamenti che non ci sono consoni, e se non hai la forza necessaria
per
vivere, non dare la colpa agli altri. –
- Stai dicendo che sono debole? – domandò lei con
un sopracciglio
pericolosamente inarcato.
- No, ti sto dando dell’ipocrita… -
Lily boccheggiò incredula.
- …e della vigliacca. Smettila di fare la vittima,
è un ruolo che non ti si
addice. -
La Evans rimase
immobile per qualche istante, gli occhi verdi lampeggianti per
l’indignazione e le ciglia ancore umide di pianto, poi con un
fluido movimento
del braccio assestò un sonoro schiaffo al ragazzo, che
rimase col capo girato
verso le braci del caminetto pur vedendo al loro posto solo un cupo
rosseggiare.
James
arretrò di
qualche passo fino ad appoggiarsi allo schienale di una poltrona in
velluto
rosso e, mortalmente pallido, guardò la Evans. - Qual
è la cosa che temi di più
al mondo? – domandò infine.
- Come? – allibì lei.
- Qual è la tua più grande paura? –
ripetè lui inclinando un poco la testa.
- N-non lo so… - rispose la ragazza totalmente spiazzata.
- Io ho paura delle delusioni, la mia vita ne è stata
costellata. Le persone,
in particolar modo, tendono a deludermi molto
frequentemente… -
- Cosa vuoi dirmi? – bisbigliò la ragazza non
capendo.
- Tu, Lily Evans, non sei destinata ad uscire di scena nascondendoti
fra la
massa. Se desideri spegnerti, trova un modo più originale di
farlo ed evita di
cadere in banalità. –
- È un complimento? –
- È una costatazione. –
Un silenzio carico di riflessioni avvolse entrambi.
- Intendi dire che se non ho la forza di vivere per me stessa devo
trovarla per
non deludere gli altri? – mormorò titubante Lily.
- Prendila come ti pare… io ti ho solo detto quello che
penso. – concluse lui e
massaggiandosi distrattamente la guancia su cui spiccavano i segni
rossi
lasciati dalla mano della ragazza.
- Sai Potter, sei una persona dalle mille sfaccettature. Tendi a
sorprendere… -
- Cerco di non deludere. – precisò lui con un
sorriso furbo sul volto – E
adesso Lily, se non ti spiace, temo di dovere proprio andar via, ho una
missione da compiere e sono anche in notevole ritardo… -
- Scusa se ti ho trattenuto. – mormorò lei
arrossendo vagamente.
- Non c’è problema. – la
rassicurò James galantemente, e con un gesto deciso
scosse la testa fino ad estirpare la nebbiolina malefica che era solita
irretirgli i sensi.
- Comunque è strano, sono sei anni che ci conosciamo e
questa è la prima volta
che parlando non ci limitiamo ad uno scambio di battute
sarcastiche… pensa che
ci chiamiamo ancora per cognome! –
- Sei tu che mi chiami per cognome, io ti ho sempre chiamato Lily.
– precisò
Potter, poi continuò imperterrito. – Riguardo alle
conversazioni seriose… beh,
tesoro, hai tanti di quei pregiudizi e false convinzioni che parlare
con una
persona tanto ottusa mi riesce davvero difficile! –
- Comecomecome!? – allibì Lily con un sorrisino
ironico stampato sul volto – Ma
se sei tu quello perseguitato da un corteo di maniache mentalmente
instabili
con tendenze pluriossessive! –
- Guarda che se tu avessi realmente voluto dialogare con me, avresti
potuto
benissimo accettare uno dei miei inviti a uscire insieme! Le occasioni
non ti
sono certo mancate in questi anni! Inoltre, le mie fans non ti
disturberebbero
mai, anche perché sanno che per te ho sempre cinque minuti a
disposizione… -
replicò James ridendo come un matto e passandosi una mano
tra i capelli.
- Premettendo che in effetti non capisco come tu possa pensare che io
desideri
REALMENTE parlare con te… - Lily tentennò
– …io…. -
- Tu volevi sapere il perché dei cinque minuti? –
le venne in aiuto Potter.
La Evans annuì imbarazzata.
- Sei divertente… e molto originale. Non mi deludi mai.
– disse semplicemente.
La ragazza non trovò nulla da controbattere e rimase zitta.
Lui, soddisfatto per avere avuto l’ultima parola,
scrollò le spalle e si avviò
verso il quadro della Signora Grassa.
- Come un giocattolo? – chiese la rossa prima di vederlo
scomparire.
- Eh? -
- Sono divertente come un giocattolo? -
- … -
- Tu devi essere stato uno di quei bambini con troppi giocattoli. -
- … -
- Mi vuoi solo perché non puoi avermi. –
- Innanzitutto, io non ti voglio. E questo sia ben chiaro. In secondo
luogo io
posso averti come dove e quando voglio… -
obbiettò lui piccato.
Lily roteò gli occhi esasperata e arricciò il
naso con disapprovazione.
- Terzo punto: è esattamente questo che intendevo quando ho
detto trovarti
originale. –
- Questo cosa? –
- Il tuo atteggiamento. –
- Se lo dici tu… - acconsentì la rossa ormai
stanca.
- Volendo potresti prenderlo come un complimento. –
- Hn -
James ridacchiò nel capire che la ragazza era talmente
assonnata da non avere
colto il senso della frase.
- Cos’hai da ridere? -
- No, niente… Piuttosto Lily, la prossima volta che sei
triste vai a sfogare la
tua ira funesta nella sala comune delle serpi o rischi di demolirci la
torre! –
- D’accordo. – biascicò la Evans
sbadigliando.
Potter lasciandola mezza sconvolta le si avvicinò
rapidamente e prima che lei
potesse opporsi le scoccò un bel bacio in fronte –
Buona notte Lily. – le
augurò dolcemente.
Il ritratto si richiuse con un sonoro clack alle spalle del ragazzo.
- Buona notte Jamie… – sussurrò Lily
assaporando divertita il suono di quella
parola per lei così inusuale, poi volse il capo e si diresse
verso la scala che
conduceva al dormitorio femminile, ignara che da quella sera molte cose
sarebbero cambiate.
…fu allora che tutto ebbe inizio.
- Breve nota dell’autrice –
Innanzitutto desideravo ringraziare tutti coloro che hanno avuto la
pazienza (e
spero il piacere) di arrivare alla fine di questo primo
capitolo… In secondo
luogo volevo inserire una precisazione riguardo un verso della
“poesiola”
situata all’inizio del capitolo:
>È nelle loro ombre che combattono i cuori.
L’ombra, è la zona di transito tra La Luce e Il
Buio. È un confine labile e
neutro che entrambe le potenze tentano di conquistare. Quello che
intendo dire,
è dunque che le tante vite calpestate dalla Prima Guerra
Magica non portarono
alla vittoria, ma donarono ai posteri la possibilità di
lottare. La Generazione
Sfiorita, contribuì a distruggere un regime di terrore e a
creare una
“alternativa” alla paura.
Terzo punto: spero ardentemente che questo capitolo non vi abbia
annoiato, ma
se così fosse, prima di abbandonare definitivamente la mia
fic attendete il secondo
capitolo (durante il quale la scena si movimenterà non poco
e introdurrò
personaggi molto importanti)!
OVVIAMENTE commenti ed eventuali critiche sono ben accetti,
perciò, se vi va,
ditemi cosa ne pensate ^___^
Baci e abbracci,
–alisya-