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Autore: alisya    05/05/2007    15 recensioni
Molti mi chiedono quand’è che tutto ebbe inizio,
quand’è che si accese un lumino nell’ombra di pece…
E io rispondo che accadde una notte, a settembre,
molti anni orsono.
Quel dì una giovane anima venne carpita dal fato e gettata nel turbine degli eventi.
In un anno si crearono le radici
per la nascita di quella, che oggi, chiamiamo Speranza.
In un anno furon gettate le basi Della Resistenza.
Rendiamo onore ad essi, signori,
a coloro che bruciarono,
come astri nel firmamento,
per fare La Luce.
È sulla loro cenere che crescono i campi.
È nelle loro ombre che combattono i cuori.
Onore ad essi, signori,
gloria per La Generazione Sfiorita.
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Voldemort | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1 – Come un giocattolo? -


Molti mi chiedono quand’è che tutto ebbe inizio,
quand’è che si accese un lumino nell’ombra di pece…
E io rispondo che accadde una notte, a settembre,
molti anni orsono.
Quel dì una giovane anima venne carpita dal fato e gettata nel turbine degli eventi.
In un anno si crearono le radici
per la nascita di quella, che oggi, chiamiamo Speranza.
In un anno furon gettate le basi Della Resistenza.
Rendiamo onore ad essi, signori,
a coloro che bruciarono,
come astri nel firmamento,
per fare La Luce.
È sulla loro cenere che crescono i campi.
È nelle loro ombre che combattono i cuori.
Onore ad essi, signori,
gloria per La Generazione Sfiorita.








- Ehi Lil, stai bene? – mi chiede Alexia, appoggiandosi con i fianchi allo schienale del divano su cui sono accoccolata.
Percepisco i suoi occhi che mi osservano preoccupati. Alexia ha degli occhi stupendi, fanno pensare all’acqua che scorre, sono così pallidi e intensi, che non ho la forza di voltare il capo e lasciarmi scrutare.
Non questa sera.
Non questa notte.
Sono stanca.
Non riuscirei a mentirle.
- Si, tutto bene - rispondo fissando ostinatamente il fuoco, che scoppietta allegramente nel camino.
- Non vieni a dormire? – sussurra piano.
- Arrivo tra un minuto… -
- Okay, allora ti aspetto su – dice con decisione.
- No, non aspettarmi… -
- Senti Lily, non è che ti va di parlare un po’? –
- Sto bene - ripeto seccamente.
Sto bene, eppure ho voglia di urlare. Urlare fino a sciogliere il nodo di pianto che ho in gola. Urlare per sentirmi meno stanca, più forte. Urlare per dire ad Alex di non andare via, di non lasciarmi qui…
Lei si china e mi da un bacio sulla guancia. Una cascata di piccoli ricci biondi mi avvolge. – Buonanotte – mormora piano, come per non disturbarmi, poi si allontana e imbocca la scala a chiocciola che conduce al nostro dormitorio.
Sento la dolorosa pressione dei suoi occhi turchesi abbandonarmi e sistemo una ciocca di capelli rosso fuoco dietro all’orecchio. Ho il viso bollente eppure sento freddo, quindi mi avvolgo meglio nella coperta scozzese. Questo divano è troppo grande, troppo grande per una persona sola, e in questo momento non credo ci sia nessuno più solo di me.

Infastidita mi alzo e trascino i piedi fino alla poltrona più vicina al fuoco: qui, il calore è opprimente, e le lacrime solitarie che iniziano a rigarmi il volto sono quasi piacevoli…
Mi asciugo le guance con stizza: piangere, è un lusso che non mi è concesso.


- Mor – ra – ci – ne - se! -
- Mor – ra – ci – ne – se! –
- Fregato Ramoso! – esultò Sirius scagliando il pugno verso il soffitto e buttandosi malamente su uno dei quattro letti a baldacchino che arredano il dormitorio maschile del settimo anno nella torre dei Grifondoro.
- Ma vaffanculo Felpato! – rispose l’altro con tono funereo.
- Coraggio Jamie, in fondo non è una tragedia… - tentò di rabbonirlo Peter Minus che, seduto a gambe incrociate sul pavimento succhiava con aria contrita una gelatina Tuttiigiusti+1.
- Non è una tragedia … - lo scimmiottò Potter acido - … Allora perché non ci vai tu giù nelle cucine a trafugare cibo per questi due cretini?! -
- Bhe…tu …morra cinese …perso … insomma …è giusto così… - borbottò Codaliscia rosso in viso.
- Giusto cosìììììììì? – gli fece eco Potter con voce minacciosa.
Minus divenne violaceo.
- James, hai perso – costatò semplicemente Lupin, intento a posizionare alcuni degli oggetti contenuti nel suo baule sulle mensole presso al comodino.
- Va bene, va bene: ho perso! Ma avete mai notato che quando gioco con questo demente vince SEMPRE e COSTANTEMENTE lui!?!? –
Sirius, sentendosi chiamato in causa, obbiettò – In realtà, al quarto anno, una volta hai vinto tu… -
Occhiata truce di Ramoso.
Occhiata sospettosa di Lunastorta.
Occhiata smarrita di Codaliscia.
- In effetti fai uno strano movimento col polso Sir, non me ne ero mai accorto ma… - borbottò Potter illuminandosi poco a poco.
- Tu! Mi stai dando del baro!? – ululò teatralmente Felpato puntando un indice accusatore su James.
Significativo silenzio con consequenziale inarcamento delle sopracciglia da parte sia di Ramoso che di Lunastorta (Minus preferì astenersi).
Black cambiò strategia – Senti cocco – esordì afferrando Potter per la collottola - Evita di buttarla in cagnara e scendi a procurarci del cibo perché, onestamente, sto proprio morendo di fame… Hai perso: piegati all’ancestrale legge dei malandrini ed esegui il compito! – gli regalò un sorriso – D’altronde, oggi a te, domani a me… no? –
- No stella, veramente e te MAI… - rognò James a denti stretti.
- Ho fameeeeeee… - si lagnò Peter.
- In effetti anch’io inizio a sentire un certo languorino… - mormorò innocentemente Remus.
- D’accordo,avete vinto! – Ramoso alzò le mani in segno di resa e domandò esasperato – Ma si può sapere cosa diavolo avete fatto durante la cena? –
- Riunione fra capiscuola –
- Ho festeggiato il mio ritorno a scuola con Giselle. – rispose Sirius allusivo.
- In effetti ad un certo punto non ti ho visto più… - rifletté Ramoso ad alta voce.
- Aula di Lumacorno. - Felpato esibì un ghigno pieno di sottointesi. – Sulla cattedra. – aggiunse poi.
Potter fece partire un fischio di ammirazione, Lupin alzò gli occhi al cielo.
- Giselle è la bionda? –
- Sì, e se posso, aggiungerei anche che ha due gambe da favola… -
- Quella non si chiamava Annie? –
- No Pet, Annie è mora e ha le lentiggini… credo… cazzo, ci sono andato a letto minimo sette volte, l’anno scorso, e non mi ricordo neanche di che colore ha i capelli! Sono da ricovero… -
Remus lo guardò desolato e per distogliere l’attenzione da quel “caso umano” chiese a Peter – Tu invece cosa hai fatto durante la cena Codaliscia? –
- Mangiato. –
- Allora perché adesso hai fame? –
- Perché ho mangiato poco. –
- E perché hai mangiato poco? –
- Perché ero a dieta. –
- Adesso non lo sei più? –
- No. –
- Ah. –
Logica impressionante.
- Io vado – disse James dirigendosi verso la porta.
- Torna presto… – si raccomandò Felpato.
Ramoso, ormai sul pianerottolo, spalancò gli occhi sorpreso da tanta premura.
- …o rischi di trovarmi morto di fame -
Quell’affermazione un po’ soffocata dal cigolio della porta che si chiudeva riuscì a farlo ghignare, poi Potter imboccò la scala a chiocciola, non sapendo che il suo sorriso era destinato a spegnersi dopo pochi scalini.


Sento degli ovattati rumori di lotta e delle risate provenire dalla mia camera: probabilmente Sir ha deciso che è ora di umiliare un po’ Pet, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi, Remus sorveglia la situazione e se Felpato dovesse esagerare interverrebbe prontamente... All’improvviso un’ondata di malessere mi investe costringendomi ad afferrare il corrimano, la nausea mi piega in due - No, non di nuovo. – gemo sedendomi rapidamente sui gradini. Spero ardentemente che a nessuno venga la brillante idea di scendere a quest’ora della notte in sala comune, perché altrimenti sarebbe assai complicato giustificare le mie condizioni.
Nessuno conosce il mio segreto. Nessuno a parte la mia famiglia, Silente e i Malandrini. Nessuno merita la mia piena fiducia tranne loro. Nessuno…
Ma in fondo, la mia è una paura sciocca, poiché domani iniziano le lezioni e probabilmente gli altri studenti staranno dormendo: probabilmente anche la fonte di questa tossica sofferenza è solo un brutto sogno. I contorni delle cose divengono sfocati e la testa mi pulsa in maniera dolorosa. Serro con forza le palpebre e, come sempre, tento di annegare la tristezza sconfinata che mi assale nel buio dei miei pensieri, dopo qualche minuto gli oggetti tornano ad avere una consistenza solida. Mi rimetto in piedi barcollando, ultimamente le mie crisi sono diventate sempre più frequenti ma, nonostante la pratica, non riesco ancora a controllarmi. Scuoto la testa con decisione: ho una missione da compiere, le cucine mi aspettano, non posso permettere che Sirius muoia di fame per colpa mia…


Quando Potter entrò nella sala comune la sua attenzione venne immediatamente catturata dal fuoco, che indomito divampava e sfuggiva con destrezza alle pareti di marmo bianco del caminetto. Lunghe lingue di fuoco accarezzavano la tappezzeria di broccato e l’aria era satura di fumo. James rimase qualche istante a fissare le fiamme, come incantato, poi scorse quasi avvolta dall’incendio, un sagoma.
- Lily? - mormorò stupito il ragazzo.
La rossa voltò il capo e sgranò gli occhi, lucidi per il calore – P-Potter – balbettò con voce rotta.
Il fuoco si ritirò, spegnendosi bruscamente, e la stanza piombò nella penombra.
James si avvicinò velocemente alla ragazza - Lily, stai bene? – domandò con voce preoccupata.

“Buffo, durante le ultime ore innumerevoli persone mi hanno rivolto la stessa domanda infinite volte. Alla stazione, sul treno, in sala grande, nel dormitorio… come se non fosse una domanda di circostanza, come se a tutti coloro che mi circondavano importi realmente di me, come se vogliano aiutarmi e non solo compatirmi…”

- Lily, perché non hai chiamato aiuto? – le chiese scuotendola per le spalle, incurante di non avere ricevuto risposta alla precedente domanda.

“…Nessuno mi può sostenere, non senza sporcarsi le mani. Nessuno può capire quanto sia umiliante per il mio orgoglio da Grifondoro, trascorrere l’estate sotto le sferzanti occhiate di tacito disprezzo di mia sorella Petunia e negare a me stessa che il sangue condanna, lega, e punisce. Che sono destinata ad una vita di pregiudizi, poiché anormale nel mondo Babbano e inferiore nella comunità Magica. Nessuno immagina quanto sia difficile rispondere alle pungenti battute dei Serpeverde, pur essendomi, in fondo, quasi arresa alle loro idee…”

- Il fuoco! Stava andando tutto a fuoco! –
- Ah gia… - asserì la rossa fissando con occhi vacui gli arabeschi anneriti, e un sorriso di perverso compiacimento che le aleggiava sul viso. Era stata lei la causa di quel rovinoso incendio, lei e la sua cieca disperazione.

“…Come posso convincere Victoria che esistono ancora ideali in cui credere se io stessa non ho più speranza?…”

- Ti comporti in modo strano… - osservò piano James.
- E a te si può sapere cosa te ne frega? – ribattè lei con voce stridula.
Improvvisamente il ragazzo la spinse violentemente contro la parete e le imprigionò i polsi con una mossa veloce delle mani.
- Evans, si può sapere cosa cazzo stavi facendo? - le sussurrò a un centimetro dal viso con voce dura e occhi freddi.
- Lasciami immediatamente Potter! – esclamò Lily tentando di divincolarsi

“…Cosa farò una volta presi i MAGO? Cosa ne sarà della mia vita?…”

James aumentò la pressione sul corpo della ragazza e la schiacciò al muro affondandole il volto tra i capelli – Cosa mi nascondi dolce Evans? – cantilenò con tono canzonatorio.
- Ti ho detto di lasciarmi andare! Scansati maledetto! Lasciamiiiii! –
Lily lottava con denti e unghie scalciando come una piccola furia.

“…Non ho un ruolo in questo mondo, nessuno mi accetterà mai per ciò che sono… In questi tempi bui è troppo pericoloso allacciare rapporti con una sangue-sporco, con una Mezzosangue. Fuori l’ambiente protetto di Hogwarts non ho futuro…”

- Allora piccolina, hai nulla da dirmi? – le bisbigliò James all’orecchio sinistro. Poi, improvvisamente, il ragazzo ebbe un mancamento e sentì le forze scemare rapidamente. “Non adesso, non davanti a lei…” pensò disperato percependo l’abituale grumo nero avvilupparlo nelle sue spire e travolgerlo, spazzando via tutte le sue difese. Contemporaneamente, però, Lily smise di agitarsi e si arrese lasciando le candide braccia inermi nella sua solida presa.

“…A casa non posso tornare. A casa non mi vogliono…”

- Io…- Lily sembrava stordita e James approfittò del suo smarrimento per affievolire la pressione sui polsi e fare scivolare la mani fino ad arrivare a cingerle i fianchi. Si schiacciò addosso il morbido corpo della ragazza e chiuse gli occhi tentando di mantenere l’equilibrio, nonostante lo assalissero frequenti capogiri.

“…A casa non mi vogliono. Perché non mi vogliono?…”

- …Io… - la voce di Lily si crinò di pianto.

“…Io…”

- IO NON HO FATTO NIENTE! – gemette disperata.
- Cos…? -
- Io non ho fatto niente, lo capisci? Non ho fatto niente, e allora perché non mi vogliono? Non è colpa mia. IO NON HO FATTO NIENTE! – urlò singhiozzando convulsamente e nascondendo il viso tra le mani.
- Lily, ma cosa stai dicendo? Chi è che non ti vuole? – domandò lui disorientato e stupito.
- Nessuno, non mi vuole nessuno…! –
- Perché non dovrebbero volerti? Sei una ragazza adorabile, in te non c’è nulla che non va… - mormorò il James con voce incredibilmente dolce e ingenua.
- Ho il sangue sporco, sono una compagnia troppo pericolosa o diffamante da frequentare… -
Gli eleganti lineamenti di Potter si contrassero in una smorfia di delusione - é la solita nenia mia cara, non puoi credere veramente a queste parole. Sei troppo intelligente per farlo. –
- Non importa se io ci creda o meno. Questo è il mondo reale. Basta con le favole… – disse lily asciugandosi gli occhi con le maniche della camicia ma rimanendo accoccolata sul torace del ragazzo.
- Se sei così sicura di ciò che dici, perché sei tornata a Hogwarts per l’ultimo anno? A cosa ti serve il diploma se vuoi estraniarti dalla comunità magica? –
- Infatti non volevo tornare, ma i miei genitori mi hanno costretto… non vogliono che stia con loro. Credono potrei creare problemi a mia sorella, lei non mi sopporta e io non devo in alcun modo interferire con i suoi studi… Al termine della scuola non so dove andrò… a casa, ad ogni modo, non posso tornare. - concluse, piegando le labbra color ciliegia in un sorriso sinistro.
- Sai cosa penso? – sibilò James scostandosi bruscamente dalla ragazza nonostante avesse lo sguardo annebbiato.
Lily lo guardò disorientata da quel tono amaro e dall’ espressione severa che invece di compatirla sembrava volerla aggredire.
- Penso che tu stia dicendo un mucchio di stronzate! Se desideri mollare tutto e sottometterti agli eventi non lo fai perché questi sono più forti o grandi di te ma semplicemente perché sei stanca e non hai voglia di combattere per ciò in cui credi. Quindi, tesoro, non infangare il nome dei Grifondoro con atteggiamenti che non ci sono consoni, e se non hai la forza necessaria per vivere, non dare la colpa agli altri. –
- Stai dicendo che sono debole? – domandò lei con un sopracciglio pericolosamente inarcato.
- No, ti sto dando dell’ipocrita… -
Lily boccheggiò incredula.
- …e della vigliacca. Smettila di fare la vittima, è un ruolo che non ti si addice. -
La Evans rimase immobile per qualche istante, gli occhi verdi lampeggianti per l’indignazione e le ciglia ancore umide di pianto, poi con un fluido movimento del braccio assestò un sonoro schiaffo al ragazzo, che rimase col capo girato verso le braci del caminetto pur vedendo al loro posto solo un cupo rosseggiare.

James arretrò di qualche passo fino ad appoggiarsi allo schienale di una poltrona in velluto rosso e, mortalmente pallido, guardò la Evans. - Qual è la cosa che temi di più al mondo? – domandò infine.
- Come? – allibì lei.
- Qual è la tua più grande paura? – ripetè lui inclinando un poco la testa.
- N-non lo so… - rispose la ragazza totalmente spiazzata.
- Io ho paura delle delusioni, la mia vita ne è stata costellata. Le persone, in particolar modo, tendono a deludermi molto frequentemente… -
- Cosa vuoi dirmi? – bisbigliò la ragazza non capendo.
- Tu, Lily Evans, non sei destinata ad uscire di scena nascondendoti fra la massa. Se desideri spegnerti, trova un modo più originale di farlo ed evita di cadere in banalità. –
- È un complimento? –
- È una costatazione. –
Un silenzio carico di riflessioni avvolse entrambi.
- Intendi dire che se non ho la forza di vivere per me stessa devo trovarla per non deludere gli altri? – mormorò titubante Lily.
- Prendila come ti pare… io ti ho solo detto quello che penso. – concluse lui e massaggiandosi distrattamente la guancia su cui spiccavano i segni rossi lasciati dalla mano della ragazza.
- Sai Potter, sei una persona dalle mille sfaccettature. Tendi a sorprendere… -
- Cerco di non deludere. – precisò lui con un sorriso furbo sul volto – E adesso Lily, se non ti spiace, temo di dovere proprio andar via, ho una missione da compiere e sono anche in notevole ritardo… -
- Scusa se ti ho trattenuto. – mormorò lei arrossendo vagamente.
- Non c’è problema. – la rassicurò James galantemente, e con un gesto deciso scosse la testa fino ad estirpare la nebbiolina malefica che era solita irretirgli i sensi.
- Comunque è strano, sono sei anni che ci conosciamo e questa è la prima volta che parlando non ci limitiamo ad uno scambio di battute sarcastiche… pensa che ci chiamiamo ancora per cognome! –
- Sei tu che mi chiami per cognome, io ti ho sempre chiamato Lily. – precisò Potter, poi continuò imperterrito. – Riguardo alle conversazioni seriose… beh, tesoro, hai tanti di quei pregiudizi e false convinzioni che parlare con una persona tanto ottusa mi riesce davvero difficile! –
- Comecomecome!? – allibì Lily con un sorrisino ironico stampato sul volto – Ma se sei tu quello perseguitato da un corteo di maniache mentalmente instabili con tendenze pluriossessive! –
- Guarda che se tu avessi realmente voluto dialogare con me, avresti potuto benissimo accettare uno dei miei inviti a uscire insieme! Le occasioni non ti sono certo mancate in questi anni! Inoltre, le mie fans non ti disturberebbero mai, anche perché sanno che per te ho sempre cinque minuti a disposizione… - replicò James ridendo come un matto e passandosi una mano tra i capelli.
- Premettendo che in effetti non capisco come tu possa pensare che io desideri REALMENTE parlare con te… - Lily tentennò – …io…. -
- Tu volevi sapere il perché dei cinque minuti? – le venne in aiuto Potter.
La Evans annuì imbarazzata.
- Sei divertente… e molto originale. Non mi deludi mai. – disse semplicemente.
La ragazza non trovò nulla da controbattere e rimase zitta.
Lui, soddisfatto per avere avuto l’ultima parola, scrollò le spalle e si avviò verso il quadro della Signora Grassa.

- Come un giocattolo? – chiese la rossa prima di vederlo scomparire.
- Eh? -
- Sono divertente come un giocattolo? -
- … -
- Tu devi essere stato uno di quei bambini con troppi giocattoli. -
- … -
- Mi vuoi solo perché non puoi avermi. –
- Innanzitutto, io non ti voglio. E questo sia ben chiaro. In secondo luogo io posso averti come dove e quando voglio… - obbiettò lui piccato.
Lily roteò gli occhi esasperata e arricciò il naso con disapprovazione.
- Terzo punto: è esattamente questo che intendevo quando ho detto trovarti originale. –
- Questo cosa? –
- Il tuo atteggiamento. –
- Se lo dici tu… - acconsentì la rossa ormai stanca.
- Volendo potresti prenderlo come un complimento. –
- Hn -
James ridacchiò nel capire che la ragazza era talmente assonnata da non avere colto il senso della frase.
- Cos’hai da ridere? -
- No, niente… Piuttosto Lily, la prossima volta che sei triste vai a sfogare la tua ira funesta nella sala comune delle serpi o rischi di demolirci la torre! –
- D’accordo. – biascicò la Evans sbadigliando.
Potter lasciandola mezza sconvolta le si avvicinò rapidamente e prima che lei potesse opporsi le scoccò un bel bacio in fronte – Buona notte Lily. – le augurò dolcemente.

Il ritratto si richiuse con un sonoro clack alle spalle del ragazzo.
- Buona notte Jamie… – sussurrò Lily assaporando divertita il suono di quella parola per lei così inusuale, poi volse il capo e si diresse verso la scala che conduceva al dormitorio femminile, ignara che da quella sera molte cose sarebbero cambiate.




…fu allora che tutto ebbe inizio.








- Breve nota dell’autrice –

Innanzitutto desideravo ringraziare tutti coloro che hanno avuto la pazienza (e spero il piacere) di arrivare alla fine di questo primo capitolo… In secondo luogo volevo inserire una precisazione riguardo un verso della “poesiola” situata all’inizio del capitolo:
>È nelle loro ombre che combattono i cuori.
L’ombra, è la zona di transito tra La Luce e Il Buio. È un confine labile e neutro che entrambe le potenze tentano di conquistare. Quello che intendo dire, è dunque che le tante vite calpestate dalla Prima Guerra Magica non portarono alla vittoria, ma donarono ai posteri la possibilità di lottare. La Generazione Sfiorita, contribuì a distruggere un regime di terrore e a creare una “alternativa” alla paura.

Terzo punto: spero ardentemente che questo capitolo non vi abbia annoiato, ma se così fosse, prima di abbandonare definitivamente la mia fic attendete il secondo capitolo (durante il quale la scena si movimenterà non poco e introdurrò personaggi molto importanti)!

OVVIAMENTE commenti ed eventuali critiche sono ben accetti, perciò, se vi va, ditemi cosa ne pensate ^___^

Baci e abbracci,
–alisya-

  
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