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Autore: Celyan    22/10/2012    5 recensioni
"Forse la sfortuna aveva deciso di farle visita ancora prima di mettere piede al Castello, nel fatidico giorno in cui si decideva la buona sorte che uno studente avrebbe avuto per tutto il resto dell'anno. O almeno, così si diceva in giro.
Perché l'evidente delusione nel tono del suo presunto salvatore era appena paragonabile a quella provata da lei in quel momento.
-Malfoy.-"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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II


Ordini Superiori














To have you here with me
I thought you should know
You're not making this easy.
Promise – The Getaway






-Hermione siediti, per favore, li stai offendendo.-
-Non dire sciocchezze, Ron, sto solo preparandomi la colazione.-
-Proprio quello che loro non vogliono tu faccia.-
Le visite di Hermione Granger all'interno delle cucine di Hogwarts rasentavano sistematicamente la rivoluzione.
Gli elfi tremavano, Ron e Harry impallidivano, e lei sorrideva. Un copione già visto e collaudato in cui era convinta non vi fosse nulla di sbagliato, la mente volta ad un'illusoria idea di fare del bene a povere creature sottomesse.
Un ultimo movimento esperto del polso trasferì uova e pancette in un piatto di larghe dimensioni, lucido come uno specchio e lavato di fresco.
Tornando al tavolo, la Gryffindor finse di non accorgersi della fuga generale in cui si erano prodigati gli elfi più vicini a lei durante il passaggio, sedendosi e iniziando a piluccare piccole manciate di pancetta croccante.
-Sei distratta.- le fece notare Harry.
-Solo un po'.-
-Stai pensando a Malfoy?-
-Non direi.-
-Be', se fossi al tuo posto ci penserei.-
Non un'ammissione particolarmente al riparo da equivoci, ma quanto mai veritiera.
Seduti di fronte a lei, al piccolo tavolo che avevano gentilmente deciso di monopolizzare per una misera manciata di minuti, Harry Potter e Ronald Weasley avevano deciso di dare fondo alle ultime scorte di dolci alla menta, un mero conforto per chi abitualmente usciva dall'ufficio di Silente ad orari non convenzionali, sinonimi di notizie infauste e potenzialmente letali.
-Non è lui. Almeno, non solo.- chiarì Hermione.
-Hai ragione.- concordò Ron. -Non c'è da fidarsi degli Slytherin.-
-Il problema non è Slytherin in sé, Ron.- lo rimproverò lei, sempre pronta a riportare a galla la vecchia favola dell'unità tra case, chiaramente gettata alle ortiche dall'atteggiamento degli stessi verde-argento. -Quanto maggiormente la fazione...-
-Mangiamorte?- completò Harry, nella più totale normalità.
E lo sguardo di rimprovero che ricevette dall'amica non servì a nulla, se non a farlo ridere in compagnia di Ron e a scambiarsi vaghe occhiate divertite.
-Be', si. Il Calice di Fuoco è già stato oggetto di precedenti manipolazioni a tuo danno Harry, e questo allontanamento da Hogwarts potrebbe essere un rischio.-
-Come se non ci fossi ormai abituato.- sorrise serafico, constatando un dato di fatto difficile a cui porre obiezioni.
-Voglio dire che è altamente sospetta la fuga di notizie e l'improvvisa iniziativa di questa fantomatica scuola. Gli Slytherin ne saranno stati a conoscenza per tutta l'estate grazie ai loro genitori, troppo tempo per non sfruttare la cosa a loro favore.-
-Ma sarebbe da stupidi.- intervenne Ron -Voglio dire, ci hanno già provato. Allontanare Harry con il Calice non si è rivelata un'idea geniale, non possono davvero credere che siamo pronti a cascarci di nuovo.-
Gli elfi attorno a loro si erano allontanati da tempo, mossi da un'incontrollata paura nei confronti di Hermione e dalla volontà di lasciare un minimo di privacy ai padroni, ma nonostante tutto il brusio di sottofondo non era morto del tutto.
Parzialmente attirata da quel suono di stoviglie, la strega rivolse agli amici uno sguardo di scettica sfiducia, intenta a sbocconcellare pezzi di bacon croccante.
-Entrambi metterete i vostri nomi nel Calice, vero?-
-Si.- risposero all'unisono.
Un leggero annuire del capo e il rumore di una pila di piatti andati in frantumi fu tutto quello che videro e avvertirono i due ragazzi, intenti a scrutare l'amica immersa in pensieri capaci di mutarle il volto in un cipiglio concentrato.
-A questo punto posso dire che crederanno ciecamente, voi ci caschiate di nuovo.-
-Oh avanti, Hermione...- la blandì Ron.
-Infondo non siamo nemmeno certi ci sia qualcosa che non va.- lo sostenne Harry, improvvisamente attratto da una visione pura e pacifica delle cose. -Silente non rischierebbe mai di mettere in pericolo nessuno studente di Hogwarts.-
-Ne sono convinta.- sospirò Hermione -Ma non possiamo comunque escludere che Malfoy e i suoi amici tentino qualche scherzo di cattivo gusto.-
-Per quello ci sei tu, Hermione.- sorrise Ron. -Siete entrambi Caposcuola, te lo troverai sempre fra i piedi e potrai controllarlo facilmente.-
Già, controllare Draco Malfoy.
Una prospettiva mortalmente allettante.
Pulendosi velocemente la punta delle dita contro un vecchio straccio da cucina, Hermione sospirò stanca, già esausta da quell'inizio di vita scolastica troppo turbolento per i suoi gusti.
Attese gli amici accanto al ritratto raffigurante un canestro di frutta secca, osservandoli venire presto circondati da elfi sorridenti e sollevati, eccessivamente felici nel dare loro cibo in più a mo' di dono di commiato.
E nonostante il carattere disponibile delle piccole creature, Hermione aveva la netta sensazione che stessero ringraziando Harry e Ron per il semplice fatto di averle ricordato che dovevano andarsene, diretti verso la sala grande per la seconda colazione della giornata. Un premio per aver saltato la cena della sera precedente.
Sbuffando stizzita, la Caposcuola iniziò a percorrere da sola i corridoi delle cantine di Hogwarts, un'estensione quanto più rozza possibile dei veri e propri sotterranei.
A quanto aveva sentito, da quelle parti doveva trovarsi la Sala Comune degli Hufflepuff, ma per quanto vi fosse passata nei diversi anni, non vi aveva mai scorto anima viva o morta.
Guardandosi attorno, senza tuttavia prestare reale attenzione alle miriadi di quadri appesi alle pareti, Hermione volse la mete agli avvenimenti recenti, considerando che il disagio primario di dover partire con Malfoy riguardava esclusivamente lei stessa.
Non ci sarebbero stati Harry e Ron, e nemmeno Ginny.
Il tutto si palesava alla sua mente come un'isolata escursione dai tratti interessanti, ma troppo male accompagnata.
-Hermione Granger, finalmente ti ho trovata.-
Una lugubre voce maschile le giunse alle spalle, facendola sobbalzare visibilmente e spingendo il suo corpo a voltarsi veloce, la mano ben stesa lungo il fianco assai vicina all'impugnatura della bacchetta.
Un fugace ricordo del suo primo anno le ricordò quanto quella fosse un'abitudine entrata in lei solo poco tempo dopo l'inizio della scuola, e quanto vi si fosse esercitata a casa, durante le vacanze estive, nel più totale segreto e ben lontana dagli occhi dei genitori.
Evitare domande inopportune era diventata ben presto una sua prerogativa.
-Sir Nicholas, mi ha spaventata.-
-Davvero?-
Se il tono speranzoso non fosse stato così palese nella sua voce, l'aria impettita con cui aveva improvvisamente gonfiato il petto lo avrebbe fatto sembrare un autentico nobile morto di vero orgoglio.
-Davvero.- lo assicurò lei. -Per quale motivo mi stava cercando?-
Da quando, durante il primo banchetto scolastico, aveva avuto l'indelicatezza di rivolgersi a lui col bislacco soprannome di “Nick-Quasi-Senza-Testa”, a causa di quel centimetro che ancora lo rendeva un fantasma tutto d'un pezzo all'attaccatura posteriore del collo, Hermione non smise mai di rimediare, rivolgendosi a lui col nome dovutogli e che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita da mago.
Un semplice segno di rispetto che lui stesso sembrava aver apprezzato, dimostrandosi sempre più conciliante ad ogni loro successivo incontro.
-La Professoressa McGranitt ti ha cercata di buon'ora questa mattina, alla Torre Gryffindor, e non avendoti trovata ha mandato me a perlustrare il castello.- Fluttuante e del tutto ignaro della pessima notizia appena riportata, il fantasma simbolo della casa Gryffindor le stava davanti nella più totale innocenza, tenendosi a tratti la testa pericolosamente sbilanciata all'indietro. -Credo si trattasse di una cosa importante, seppur non mi abbia lasciato alcun messaggio particolare da riferirti, se non di raggiungerla nel suo ufficio.-
Era accaduto di nuovo, incredibile.
Nel giro di due giorni era stata trovata assente dal luogo in cui era supposto si dovesse trovare.
Un'ansia di ben nota conoscenza la pervase, lasciando che l'agitazione ancora latente prendesse il sopravvento.
-La ringrazio dell'avvertimento, Sir. Corro immediatamente al suo ufficio.-
Un cenno d'intesa e un benevolo gesto della mano causarono il cedimento strutturale della sottile attaccatura alla base del collo di Nick, ora intento ad osservare, da una singolare prospettiva, la parete del corridoio che poco prima poteva vantarsi di avere alle spalle.
Ma Hermione non poté vederlo, già lontana nella sua corsa verso i piani alti di Hogwarts e intenta a pregare in uno sconto di pena, qualsiasi essa fosse stata.




***




Le brutte giornate, ad Hogwarts, erano facilmente riconoscibili sin dalle prime ore del mattino.
Ogni casa tra Gryffindor, Slytheirn, Ravenclaw e Hufflepuff aveva l'ago della bilancia perfettamente incarnato in uno studente che, a turno, si prendeva la responsabilità di segnare i proprio compagni.
Tutto poteva accadere mostrando un semplice atteggiamento di malumore contagioso, o il compiere una bravata che sarebbe stata punita con una sanzione ingiustamente collettiva. Gli scherzi erano all'ordine del giorno, anche se qualcuno ne avrebbe fatto volentieri a meno, lasciando che a volte fosse il buonumore a prevalere sin dalle battute iniziali del mattino.
Ma non quel giorno.
Per Slytherin fu facile individuare il peso che avrebbe modificato piccoli comportamenti tenuti all'interno della loro stessa Sala Comune, trasformandoli in esseri più discreti e meno presenti davanti agli occhi di Draco Malfoy.
Il biondo, o l'albino, come amavano chiamarlo alcuni coraggiosi rigorosamente anonimi, era entrato in Sala Grande scortato da Gregory Goyle, alla sua destra, e Vincent Tiger, alla sua sinistra. Due geni dalla massa muscolare quasi totalmente sopraffatta da strati di grasso incipiente che avrebbe reso difficoltoso anche il solo rendersi conto della posizione fisicamente occupata ai lati di Malfoy.
Il divieto, non solo di parlargli, ma anche di evitare qualsiasi tipo di avvicinamento una volta scortato dai due amici, era una regola non scritta e puntualmente rispettata dalla totalità della casa Slytherin, in quanto nessuno di appartenente ad altre case ne avrebbe mai provato il desiderio.
Dirigendosi verso il posto libero più vicino, Malfoy si sedette al tavolo della colazione senza prestare la minima attenzione a chi vi fosse già precedentemente seduto solo pochi metri più in là.
Riempiendosi il piatto di dolci alla menta e cioccolato, sembrò dimentico di trovarsi in un luogo pubblico, affatto disturbato dal brusio lontano di voci da lui percepito come un confuso sottofondo ai suoi pensieri.


La lettera di Hogwarts giaceva intatta sul copriletto nero, ancora piegata su se stessa.
A malapena l'aveva vista cadere dalle sue mani per fermarsi accanto alla busta vuota, troppo preso ad osservare quella singolare macchia d'oro caduta nel mezzo delle sue ginocchia.
Come un bambino, se ne stava seduto sul letto, senza scarpe e indossando una camicia malamente sfilata dai pantaloni, priva di gemelli o cravatta. Trasandato, come mai si era mostrato in pubblico.
Un sorriso di incredulo trionfo si manifestò sul suo volto prima che gli fosse possibile controllarsi, lasciando che l'esaltazione prendesse il sopravvento in quell'attimo di personale rivincita.
Se l'appuntò al petto con evidente trionfo, sfiorando l'incisione che avrebbe scatenato malumore in una quantità spropositata di persone. Potter e Weasley per primi.
Caposcuola Slytherin: Draco Malfoy.
Guardandosi allo specchio, spostò il piccolo stemma di diversi centimetri, cercando di individuare quale fosse la posizione ottimale per un immediato accorgimento da parte della plebaglia.
Gente poco sveglia, quella, capace di ragionare solo attraverso determinati suggerimenti.
Un'idea improvvisa lo colpì all'ennesimo sguardo dato alla spilla, scalfendo solo marginalmente il suo umore tronfio e soddisfatto.
Questa volta, afferrando con forza la lettera di cui si era quasi dimenticato, Malfoy la lesse attentamente, imprecando a bassa voce per diverse volte di seguito e millantando ritorsioni di atroce sofferenza verso la sua compagna di ruolo.
Caposcuola Gryffindor: Hermione Granger.
Avrebbe pagato, se fosse servito a qualcosa, nel tentativo di sbarazzarsi di lei.
Solo diverse ore dopo, una sorta di passiva accettazione aveva ceduto il posto allo scontento tipico dei Malfoy, capace di scomparire dopo una buona dose di angherie ai danni della servitù, in mancanza di babbani nei paraggi.
Una volta di umore quasi accettabile, era stato sul punto di scrivere a Blaise e Theodore, informandoli del nuovo gradino di potere che potevano ora vantare tra le loro ristrette fila. Forse avrebbe potuto persino scrivere a Daphne, nonostante non la sentisse da mesi.
Più probabilmente avrebbe avvertito Pansy, beandosi dei suoi piani complottistici rivolti alla fazione Gryffindor.
Combattere ad armi pari era un lusso che per molto tempo non si erano potuti permettere.
Il pennino era pronto e la pergamena anche, affiancati da una ricolma boccetta d'inchiostro appena versato.
Quasi troppo perfetto perché credesse realmente che nulla sarebbe venuto a turbare l'avvenimento.
Un elfo si smaterializzò in camera sua con un piccolo “pop”, informandolo che i Signori desideravano vederlo nell'ufficio del Padrone.
Draco decise deliberatamente di raggiungerli il più lentamente possibile, evitando scorciatoie o passaggi segreti.
Venire convocato nello studio di suo padre era sempre stato un cattivo presagio.
Era stato in quel luogo che da piccolo ricevette la sua prima punizione, per aver rotto e nascosto i pezzi di un prezioso vaso orientale recante incisa la presunta mappa di un tesoro magico scomparso.
Come se ne avessero avuto realmente bisogno.
Mentre il ricordo più recente che ancora conservava, era quello di un Mangiamorte seminascosto nell'angolo più buio della stanza, venuto al Manor per scortarlo in un cimitero, situato nella più desolata delle lande, e marchiarlo.
Realizzando concretamente che un avvenimento simile sarebbe stato di impossibile ripetizione, arrivò davanti alla porta chiusa, bussando piano e attendendo l'invito ad entrare.
Come sempre, il quadro perfetto di sua madre alle spalle di suo padre gli si presentò davanti, nell'immacolata rappresentazione di due nobili immersi in un classico ambiente regale.
-Che succede, padre?-
Non ricordava con precisione l'età in cui aveva smesso di chiamarlo semplicemente papà, ma oramai vi si era abituato, tanto quanto l'interessato.
Mani giunte davanti a sé, Lucius Malfoy fece del suo meglio per spiegare nei dettagli quanto venuto a sapere dal suo amico Septimus, membro di lunga data del consiglio scolastico di Grimlore.
Situato su un'isola al largo dell'Atlantico, Blackwood, più a nord di quanto fosse abituato a sopportare il suo corpo, il Castello ospitava una ristretta quantità di studenti, ritirati a vita privata in  quel luogo popolato esclusivamente da maghi e streghe di antiche famiglie.
La scuola era stata per molto tempo elitaria, frequentata da studenti Purosangue di prestigiose famiglie originarie dei più diversi territori mondiali, vantandosi di non fare torto a nessuno per semplici motivi di razza. E così era stato, almeno fino a quando la modernità incombente del mondo esterno non era arrivata a pesare anche in quel luogo sperduto da Merlino stesso, intaccando le idee del Preside neo-eletto, ora del tutto intenzionato a mostrare ai suoi studenti come il mondo magico a loro sconosciuto operasse lontano da Grimlore.
Amico di Silente, si vociferava, corrotto dall'anziano mago con ideali e promesse del tutto fasulle e inconsistenti.
Ma non per tutti.
Incredibilmente, buona parte della commissione scolastica aveva approvato quel folle piano, permettendo ai ragazzi di decidere chi avesse avuto voglia e coraggio di cimentarsi nel mondo magico inglese.
Un sfida raccolta e interpretata come tale, a cui tutti diedero il benvenuto con apprezzamento.
Studenti fatti viaggiare e relegati a livello di semplice merce di scambio, introducendo una pietra nell'acquario che avrebbe portato più scompiglio del previsto, da ambo le parti.
Ecco cosa ne pensava l'illustre compagine di nobili della giuria.
-Immagino tu sappia quanto siano tesi i nostri rapporti con alcune famiglie di studenti frequentanti quella scuola. Voglio quindi che tu stia particolarmente attento. Da quando hanno posto un secco rifiuto alla nostra proposta di aggiungersi ai ranghi, le cose sono diventate complicate.-
Preso in contropiede, Draco sentì il bisogno di incontrare lo sguardo di sua madre, accuratamente evitato fino a quel momento come una dura regola di protocollo.
-Io e tuo padre ci terremo in contatto con Septimus per assicurarci non accada alcun evento spiacevole.-
Ovvero, per assicurarsi che nessuno cercasse di danneggiarli attraverso lui.
-Posso sempre rifiutarmi di partire.- replicò Draco, in grado di pensare velocemente in determinati frangenti, soprattutto se si trattava di dover fuggire e defilarsi dall'occhio delle masse.
-A quanto detto da Septimus, una delegazione partirà da Hogwarts subito dopo l'inizio della scuola. Non abbiamo idea da chi possa essere formata, quindi, di nuovo, ti preghiamo di stare attento.-
Una delegazione.
Perfetto.
Inconsciamente, Draco strinse forte nella mano il distintivo da Caposcuola, toltosi poco prima di arrivare alla porta dello studio paterno.
Non avrebbe potuto esserne certo, ma più che una qualifica di ribalta, ora quel piccolo pezzo d'oro aveva tutto il peso di un'indesiderata responsabilità.


Un fiotto di succo di zucca gli cadde tra le dite, bagnando buona parte della mano e dei polsi, nascosti dalla camicia regolamentare ormai sporca di un appiccicoso liquido arancione.
-Dannazione, Tiger! Fa attenzione a come ti muovi!-
-Non sono stato io!- si discolpò il ragazzo.
Solo allora Draco si accorse delle urla che pervadevano la Sala Grande, un vociare assai diverso dalla quotidiana confusione mattutina.
Cibo fatto levitare da semplici Leviosa veniva lanciato di tavolo in tavolo, trovando bersagli umani e oggetti di fragilità inaspettata, come bicchieri e caraffe distrutti. I liquidi sparsi avevano irrimediabilmente rovinato divise e mantelli, spandendo nell'aria un odore dolciastro di intensità nauseante e rendendo appiccicosi capelli e la stessa pelle, colpita da una battaglia inaspettata sotto gli occhi oltraggiati dei professori.
La zona circoscritta in cui era scoppiato il disordine si trovava, incredibilmente, al tavolo Hufflepuff, occupato da studenti Gryffindor e Slytherin in assetto da battaglia.
La chioma di Hannah Abbott era malapena visibile sotto il massiccio tavolo che ora fungeva da protezione ai ragazzi.
Rannicchiata contro Ernie McMillan, Susan Bones sfoderava indecisa la bacchetta, attendendo il momento propizio per un'entrata in scena sempre rimandata. Si, probabilmente ci si sarebbe aspettato di meglio da Zacharias Smith e Justin Finch-Fletchley che una veloce uscita e conseguente ritirata, dopo aver ricevuto qualcosa di dolce e maleodorante sugli occhi.
-Smettetela immediatamente!-
Un secco quanto efficace movimento di bacchetta aveva fatto evanescere qualsiasi oggetto volante identificato come potenzialmente pericoloso.
Contromisura di immediata efficacia ad opera del Professor Vitious, affiancato dall'austera e più imponente presenza di Severus Piton, intento a scandagliare con lo sguardo i volti degli studenti Slytherin responsabili.
Harper Lewis e Millicent Bulstrode si affiancavano con fiera audacia, non abbassando lo sguardo di fronte al loro capocasa, quasi orgogliosi di tanta ostentazione. O idiozia. Era sempre una questione di punti di vista, quella.
Hestia e Flora Carrow, invece, mostravano le loro facce ripetenti solo parzialmente ricoperte di cioccolata e glassa secca, ansimanti e soddisfatte di aver mietuto qualche vittima tra gli avversari.
Probabilmente quello sarebbe stato il primo indizio di una nuova bocciatura.
-Cosa credevate di fare, sotto i nostri occhi?-
Ascoltando l'inequivocabile tono di Piton, Draco si ritrovò a pensare che qualche testa sarebbe saltata.
E per una volta, la testa in questione non sarebbe stata la sua.
-Avvicinati Goyle.- sussurrò lo Slytherin, ansioso di venire a sapere nei dettagli qualsiasi insulto o punizione uscisse dalle labbra di Piton.
Quando un gomito gli urtò malamente il braccio, Malfoy si voltò verso l'amico-guardia del corpo, seccato e sconfortato.
-Non a me, idiota. A Piton.-
Nessuno aveva intimato agli Slytherin di smetterla di ridere, lasciandoli così a sghignazzare davanti all'occupazione del tavolo dei tassi, esprimendo testimonianze a fiotti sulla colpevolezza dei Gryffindor rei di aver dato inizio alle danze.
Draco stesso non poté esimersi dal ridere apertamente, una volta che Dennis Canon entrò nel suo campo visivo totalmente ricoperto di cibo e grondante succo di zucca. Sarebbe stato impossibile scorgere macchie rosse o lividi sotto quella massa di creme e bignè mischiati l'uno con l'altro, ma sicuramente nessuno dei partecipanti era stato così onesto da non far levitare oggetti più pesanti, come biglie magiche, abilmente confuse con caramelle particolarmente grandi e tonde.
-E così se la sono presa con il fratello minore dello spione. Una spedizione punitiva in piena regola.- scherzò Blaise Zabini, sedutosi al suo fianco in uno spostamento d'aria fastidioso.
-Certo, a colpi di cibo. Quand'è che siamo caduti così in basso?-
-Da quando Piton si è messo a punire noi Slytherin per davvero.- si lamentò Theodore Nott, sedutosi al fianco di Blaise. -Tutta colpa della McGranitt, gli sta col fiato sul collo perché ci crede dei privilegiati.- E versandosi una tazza di tè, abilmente trasfigurato da della comune acqua, il ragazzo ne bevve qualche sorso con calma, godendosi lo spettacolo.
Troppi Gryffindor che non conosceva per nome, ma d'altronde, a malapena conosceva i volti dei suoi stessi compagni di casa.
Non era un tipo molto attento, Theodore Nott, più concentrato sui suoi affari personali e, sporadicamente, su quelli dei suoi amici.
-Com'è il tuo tè, Theodore?-
-Fa schifo.-
-Probabilmente perché non l'hai corretto.-
-Blaise, è mattina.- esclamò l'amico.
-Pivello.- scosse la testa Blaise.
Nel frattempo, la quiete era calata nella sala grazie ad un incantesimo silencio di Slughorn, ora particolarmente orgoglioso di sé. Azione che avrebbe sicuramente riferito a Silente, ora assente ingiustificato.
Ingiustificato, agli occhi degli studenti. Come sempre.
-Che ci fate qui?- chiese Draco di punto in bianco.
-Tiger si è alzato. Hai rotto l'isolamento.- constatò Blaise, non provando nemmeno a fingere di non riconoscere le assurde dinamiche in cui si lanciava l'amico.
Il silenzio che ottenne in risposta non fu di chiara interpretazione, così anche loro si limitarono ad osservare lo spettacolo, diventato però piuttosto noioso, cercando di identificare i Gryffindor coinvolti e notando con chiarezza lampante chi mancasse a quel tavolo.
-Cosa diamine è successo?-
L'uscio laterale della Sala Grande, adiacente alla lunga tavola dei professori, si spalancò con grazia inumana e insopportabile fragore, fornendo a Minerva McGranitt un'entrata in scena di tutto rispetto.
Severus Piton le sorrise amabilmente, intento a raggruppare i Gryffindor in file brevi e vicine, a mo' di piccolo plotone.
Un infuriato Colin Canon venne bloccato da Lavanda Brown nell'intento di scagliarsi contro uno Slytherin colpevole di aver precedentemente infierito sul fratello, lasciando così che la McGranitt si avvicinasse imperiosa e già priva di pazienza.
Di nuovo, Draco Malfoy ringraziò di non essere uno dei soliti elementi chiamati in causa.
-Ora le cose si fanno interessanti.- sogghignò Blaise, osservando con biasimo i suoi stessi compagni di casa, co-protagonisti di un'insulsa battaglia infantile.
Una discussione sembrava essersi accesa tra i due Capocasa, lasciandoli gesticolare in modo secco e a scambiarsi parole affettate.
Una discussione esemplare, quella, inframezzata da cenni del capo minimi, verso gli studenti tenuti d'occhio da Vitious e Slughorn.
-La McGranitt ci toglierà altri punti.- predisse Theodore -Sembra essere l'unica cosa in grado di fare, a parte inventare fantasiose quanto disgustose punizioni a nostro danno.-
-Già.- concordò Blaise -Potter non avrebbe mai dovuto pulire i bagni del quinto piano imbrattati da Pix.-
-Vecchia corva.- commentò Draco, guardando come Tiger venisse abilmente allontanato da Piton, dopo essere stato redarguito in malo modo.
Stupido scimmione.
-Signor Malfoy!-
Per un attimo, vedendo la sopracitata “vecchia corva” camminare spedita nella sua direzione, Draco credette di essere stato scoperto in pieno e colpevole atto di insultare un'insegnante. La Professoressa per eccellenza.
Persino Blaise e Theodore si scansarono di qualche posto, mentre la donna piombava su di lui a passo sostenuto e bacchetta spianata.
Era certo che gli occhi gli si fossero allargati in modo imbarazzante, meglio quindi tenere lo sguardo basso, in segno di apparente noncuranza.
Molti dei suoi compagni avevano salvato la faccia con quell'espediente.
-Malfoy, alzati immediatamente.-
La rapidità con cui era passata al dargli del tu, invece del lei, fu solo un altro campanello d'allarme.
-Si, Professoressa?-
Uno sguardo alle spalle della donna gli mostrò Piton intento a far uscire i ragazzi dalla Sala Grande, tutti diretti verso la via più breve per una punizione esemplare.
-Devo allontanarmi a causa di questo spiacevole incidente, a cui vedo nessuno di voi è venuto in mente di porre rimedio.- Un'accusa generale quella, rivolta a più persone di quante avessero potuto sentirla. -Per cui mi vedo costretta ad affidarti queste.-
La donna gli porse sotto il naso due buste chiuse di discreto spessore, ciascuna recante il nome dei due Caposcuola.
Hermione Granger, era quella che spiccava nella sua mano, al di sopra dell'altra che portava scritto il suo nome.
-Io e il Professor Piton avremmo dovuto consegnarvele dopo colazione, ma vedo che ora ci sarà impossibile, quindi cerca la Signorina Granger e consegnale la lettera. All'interno vi sono le ultime informazioni per il viaggio.-
-Un momento, non ho idea di dove si trovi la Granger!-
Considerando che gli elfi domestici esistevano per incarichi di quel tipo, lo Slytherin ponderò l'idea di farla cercare da uno di loro, evitandosi così un compito ingrato e del tutto indesiderato.
-A quest'ora sarà davanti al mio ufficio.- lo informò la McGranitt, e vedendolo ancora immobile aggiunse -Mi aspetto che la consegni ora.-
E per quanto fosse stato veloce nel fare dietro front e uscire dalla Sala Grande, lasciandosi alle spalle un Goyle totalmente atterrito dalla vecchia corva, Draco non poté sfuggire alle risa idiote dei suoi due amici, rimasti seduti al tavolo in una zona del tutto neutrale e sicura.
Definizione perfetta per qualsiasi luogo non lo vedesse ospite.



***



Aveva camminato in tondo per almeno venti minuti, Hermione, chiedendosi se l'assenza della Professoressa non fosse una punizione premeditata  col solo scopo di farla attendere, o se Nick-Quasi-Senza-Testa avesse sbagliato a recapitare il messaggio.
Indecisa e in preda al timore di sfuggire nuovamente al suo dovere, ovvero a quello che ci si aspettava lei facesse, decise di rimanere salda al suo posto, seduta a terra e intenta a stirare con dita incerte svariate pieghe della gonna.
Avrebbe sentito i passi della McGranitt di certo, così da potersi alzare per tempo ed assumere una posa decisamente più decorosa.
Doveva a tutti i costi dimostrare il suo dispiacere, la costernazione provata in quei giorni di fallimento e poco importava se erano solo due, o a dire il vero poco più di tredici ore, nella sua mente c'era spazio solo per il senso di redenzione.
-Ti sei messa a mendicare, Granger? Con i pezzenti che frequentano questa scuola non aspettarti grandi cose.-
E se all'inizio solo un breve sussulto le aveva fatto temere l'arrivo di un Professore, in seguito si rilassò nuovamente contro la dura parete di pietra assai più sopportabile della maleducazione di Draco Malfoy.
-Non mi aspetto grandi cose nemmeno da quelli come te, non temere.-
Perché si, avrebbe potuto insultarlo in molti modi, ma certamente non dandogli del povero squattrinato.
-In ogni modo, cosa vuoi? Passavi di qui per caso e hai sentito il bisogno di farti notare, o ti serve qualcosa?-
-Da te non mi serve nulla.- rispose in tono sprezzante il biondo, come se la sola idea fosse ridicola e impronunciabile al tempo stesso. -Ma probabilmente vorrai leggere questo.-
Una busta chiusa le cadde in grembo, dopo esserle silenziosamente rimbalzata in fronte, color avorio e dalla chiusura in cera lacca perfettamente intatta.
Il suo nome era elegantemente vergato su quella carta ruvida e spessa, attraverso cui non si poteva intuire il contenuto, lasciando Hermione con gli occhi fissi verso le proprie gambe.
Merlino, di già.
Non era sicura di voler aprire la busta e trovarsi così di fronte alle ultime direttive di Silente in merito al loro viaggio, perché poteva trattarsi solo di quello.
-Credevo di dovermi vedere con la McGranitt.-
Incerta e infastidita dall'ombra di Malfoy che incombeva su di lei, Hermione si alzò con estrema calma, sempre tenendo fra le mani quel comunicato scomodo.
-Ci sono stati problemi in Sala Grande.- alzò le spalle il compagno -Ha mandato me.-
-Che genere di problemi?- si allarmò lei, avendo quasi la certezza che per la terza maledetta volta qualcuno aveva inconsapevolmente cospirato contro di lei.
-Alcuni dei tuoi hanno partecipato ad un'infantile lancio di cibo.-
Merlino.
-E scommetto che alcuni dei tuoi hanno risposto con entusiasmo.-
Seccato dall'essere caduto in quella piccola trappola, Malfoy evitò di rispondere continuando invece a guardarla torvo, quasi sperando in una punizione divina.
Una punizione che per assurdo, aveva tra le mani.
-Non vuoi leggere, Granger?- le sorrise bieco, ben sapendo quale reazione avrebbe suscitato in lei la lettura nero su bianco di un'idea solo accennata a parole.
-Non più di quanto voglia leggerla tu.- colpì nel segno, accennando con il capo alla stessa busta chiusa stretta nel pugno sinistro di Malfoy.
A quel punto, se la persona in questione non fosse stata lui e lei non fosse stata lei, gli avrebbe proposto di aprire contemporaneamente le buste, leggendo insieme del beffardo destino che qualcuno aveva progettato per loro in uno sprazzo di tempo libero.
Ma le cose non funzionavano così.
-Leggerò nei Sotterranei.-
-E io alla Torre.-
-Bene.-
-Bene.-
E a quel punto lei avrebbe dovuto rispondere “molto bene” seguito da un suo “benissimo”, giusto per rimarcare il totale menefreghismo che provavano nei rispettivi confronti.
Una scena in fin dei conti ridicola e fortunatamente interrotta da uno scalpiccio di passi che rimbombavano senza la minima grazia fra le mura del corridoio.
Per una frazione di secondo fu Malfoy a irrigidirsi, presagendo già l'inopportuna presenza di Potter e Weasley, sempre in grado di apparire in sua presenza e parlare in quel modo fastidiosamente arrogante a cui solo lui aveva sacrosanto diritto.
Ma si sbagliava e, per una volta, fu Hermione a dover sbuffare di fronte a quell'invasione che avrebbe fatto impallidire un branco di cavallette.
-Oh, ma sei con la Granger.-
Un'affannata Daphne Greengrass constatò il fatto con tono largamente schifato, come se avesse trovato Draco in disdicevole compagnia.
Peggio di una meretrice poteva essere solo una Mezzosangue, dicevano, perché oltre ai soldi si aspettava speranzosa dedizione.
Roteando gli occhi con muta insofferenza, Hermione osservò prima l'uno e poi l'altra, notando lo sguardo di trionfo dipintosi sul volto di Malfoy.
Solitamente la cavalleria non arrivava mai per lui.
-Non certo per mia volontà.- precisò lui -Tu non dovresti essere a colazione?-
-No, avevo un appuntamento con Blaise prima di colazione.-
-E l'hai dimenticato.-
Il silenzio che seguì quell'affermazione fu piuttosto eloquente, portando la bionda ad un nuovo livello di esasperazione. -Sai benissimo che non sono portata per queste cose.- Poi, ricordandosi improvvisamente della presenza di Hermione Granger accanto a loro, scoccò uno sguardo di duro avvertimento a Draco, come ad invitarlo a fermarsi.
Non era necessario che la Mezzosangue iniziasse ad essere partecipe degli affari loro.
-Pansy è ancora nei dormitori, ha un leggero mal di testa. Sono stata con lei fino ad ora.-
Aggrottando le sopracciglia e sbuffando in modo impercettibile, Malfoy osservò la figura bionda affannarsi in una corsa rumorosa e affatto elegante, un comportamento che in lei rasentava l'eresia.
-Avete finito?- domandò caustica Hermione, gli occhi socchiusi in un'intollerante sopportazione.
-Anche noi abbiamo finito.- rispose Malfoy, improvvisamente di malumore. -La McGranitt non mi ha lasciato messaggi, quindi immagino dovremmo attenerci alle istruzioni nella busta. Ah, e se non ti è chiaro qualcosa... non venire a chiedermelo.-
Già lontano da lei di svariati passi, riuscì comunque a sentire Hermione Granger assicurargli che piuttosto che chiedergli qualcosa sarebbe andata realmente a mendicare agli angoli dei corridoi scolastici. Ipotesi che il biondo trovò piuttosto allettante, tanto da risponderle platealmente che sperava le cose andassero realmente a quel modo.
-Razza di presuntuoso Purosangue.-
E stringendo fra le dita la lettera che sembrava essere responsabile di un viaggio dalla pessima compagnia, Hermione si diresse verso il primo bagno femminile capitatole a tiro per leggere il famoso annuncio.
Tornare al Gryffindor era fuori discussione, sarebbe certamente arrivata in ritardo alle lezioni ed era l'ultima cosa che in quel momento voleva. Così si chiuse la porta del cubicolo alle spalle, sospirando come una condannata a morte e lacerando di netto il sigillo.
Una volta dispiegata la pergamena, fu facile lasciarsi sopraffare dal panico più nero.
Le labbra si mossero in modo del tutto impercettibile, frenetiche, impegnate in una lettura silenziosa e concitata. Ripetitiva. Le pupille le si allargarono in modo vagamente alcolico, troppo incredule per tornare alle loro dimensioni normali, muovendosi lungo ogni riga della pergamena per impararla a memoria.
-Non è possibile.- soffiò Hermione, la mente invasa da una data troppo vicina e divenuta ora nefasta.
Cinque settembre.
-Merlino, partiamo tra due giorni.- Boccheggiò incredula.
Il giorno della partenza era stato anticipato senza la benché minima spiegazione, informandoli del luogo in cui sarebbe stato previsto il raduno mattutino.
A quanto pareva, sarebbe tornata sull'espresso di Hogwarts molto prima del previsto.


















NdA:
So che avendo un'altra fiction all'attivo, questa non sarebbe dovuta esistere, ma quando una cosa inizia ad entrarti in testa in modo esistente, è difficile farla uscire.
Ecco, questo è quello che è successo con Fools, quindi mi spiace, ma progetti a breve termine non ne ho per Lay. Non mi era mai capitato di non finire una fiction, così per ora rimane lì, a portata di mano per me e per voi, ma la mia attenzione rimarrà principalmente qui.
Nota:
Fools Rush in è il titolo di una canzone degli anni quaranta, di cui sono state fatte molte cover, e quella su cui mi baso io è la cover dei Bow wow wow, non so se avete visto il film Marie Antoinette, lì c'è. L'ho adorata dal primo momento in cui l'ho sentita, e direi che il termine Fools, per Draco e Hermione è perfetto.

   
 
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