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Autore: Tinkerbell92    22/10/2012    4 recensioni
DA REVISIONARE (CONTENUTI E FORMA)
Prima fanfiction su Percy Jackson, raccontata, come nei libri, in prima persona.
La storia di una semidea particolare, figlia di una dea impensabile, a partire dal suo arrivo al Campo Mezzosangue. Leila, la ragazza, affronterà varie situazioni, anche sentimentali, accompagnata da una custode molto particolare, venendo, però, continuamente ostacolata dalla madre, che vuole a tutti i costi decidere del suo futuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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Nei giorni che seguirono il furto del reggiseno, iniziai a meditare una serie di pesantissime vendette che mi avrebbero permesso di distruggere Luke Castellan.
Diversamente da come mi aspettavo, Maggie non cercò di dissuadermi, anzi, mi diede parecchi consigli utilissimi su come farla pagare al “Cleptomane di biancheria arrapato”, come l’avevamo soprannominato, durante gli intervalli che intercorrevano tra un’attività e l’altra. Misi subito, in cima alla lista, l’idea di mettergli lo smalto sulle unghie mentre dormiva.
In quei giorni, mi  allenai duramente, soprattutto nella Scherma, in modo da essere ben preparata per la Caccia alla Bandiera che, ormai, rappresentava una buona occasione per iniziare ad umiliare Luke.
Venerdì sera arrivò in fretta.
Quando finimmo di cenare, iniziai ad avvertire un leggero nervosismo.
Vidi Lee Fletcher che portava nel padiglione una bandiera, insieme a due dei suoi fratelli. Devo ammettere che il drappo era davvero stupendo: dorato e con disegnato un sole al centro.
Uno scroscio di grida si levò dai tavoli di Apollo e Ares, mentre i ragazzi di Afrodite si limitarono ad applaudire con aria aristocratica.
Quando mi passò accanto, Lee mi sorrise con fare incoraggiante.
Pochi secondi dopo, Luke fece il suo ingresso nel padiglione, sventolando una bandiera dal drappo verde e decorata con il disegno di un caduceo.
Gli applausi, questa volta, si levarono dai tavoli di Ermes, Atena, Efesto, Demetra e Dionisio.
Naturalmente, nonostante l’avessi tenuto a distanza, in quei giorni, Luke non perse occasione per ammiccare verso di me con aria seducente. Mi limitai a fulminarlo con lo sguardo.
Chirone si portò al centro del padiglione, richiamando l’attenzione su di sé: - Va bene, ragazzi, stiamo per cominciare. Le regole immagino che le conosciate tutti, le ripeterò comunque: il ruscello è la linea di confine e vince la squadra che conquisterà per prima la bandiera dell’altra.
Gli avversari si possono solo disarmare: vietato, quindi, ucciderli e, se possibile, ferirli.
La foresta sarà il vostro campo libero ed è concesso l’utilizzo di oggetti magici.
Io fungerò da arbitro e medico. Bene, detto questo, iniziate a prepararvi!
Un boato di grida e applausi scoppiò nel padiglione, facendomi avvertire una leggera morsa allo stomaco. Maggie mi prese la mano, con fare rassicurante, e mi portò ad indossare l’armatura che avevo trovato nel guardaroba della casa Otto, probabilmente, un regalo di mia madre.
Era di colore argento, comoda e inspiegabilmente leggera, composta da corsetto, cinturino, gonnellino, ginocchiere, polsini, spalline e, addirittura, sandali abbinati.
Al posto dell’elmo, Artemide mi aveva lasciato una specie di tiara argentata, con una mezzaluna incisa sopra.
- Mia madre si sta davvero dando da fare per me- dissi, infilando uno dei polsini d’argento – Insomma, lasciarmi un’intera armatura nell’armadio è un regalo fantastico… soprattutto perché non devo indossare quelle specie di corazze pesanti che hanno gli altri…-
Maggie sorrise, chiudendomi il corsetto: - Il messaggio dev’essere chiaro. Tu sei provvisoria qui, perché destinata ad uno scopo più alto. Non sarai una comune mezzosangue, ma una Cacciatrice. E poi- aggiunse, porgendomi uno scudo argentato con inciso il disegno di un cervo – Credo che questo sia il suo modo per esprimerti il suo affetto.
Mi specchiai, restando piuttosto colpita: con quelle vesti addosso, sembravo una delle amazzoni del telefilm Xena, e la cosa non mi dispiacque affatto.
- E’ stupenda – riuscii a mormorare – L’unica cosa è che sarò visibile a miglia di distanza… questo materiale argentato è molto luminoso…
Maggie sembrò sorridere sotto i baffi: - Beh, credo che avrai un’enorme sorpresa a riguardo…
Raggiunsi i miei compagni, che avevano appena piazzato la bandiera dalla nostra parte del ruscello.
Clarisse accennò una specie di grugnito per salutarmi, mentre Lee mi sorrise apertamente: - Oh, eccoti Leila! Vieni, sto spiegando la strategia.-
Pensavo che mi avrebbero assegnato un compito idiota e noioso, tipo quello di sorvegliare la bandiera, invece, Lee mi propose di pattugliare una delle zone ad Est del bosco.
- Di solito c’è sempre qualcuno che passa per di là- mi spiegò – è una zona abbastanza in ombra, ideale per passare inosservati. Tu che hai affinità con le selve non dovresti avere difficoltà. E, di sicuro, le bestie che girano per di là non ti attaccheranno. Ti va questa sistemazione?-
Mi limitai ad annuire.
Mio “cugino” sorrise, dandomi una pacca amichevole sulla spalla, e, mentre partivamo, mi mise una specie di fischietto in mano: - In caso di bisogno, chiama.
Clarisse sfrecciò accanto a me, con la sua lancia in mano, dirigendosi di fretta verso il territorio nemico: - Vedi di non farti fregare, pivella!
 
Raggiunsi la zona che mi aveva affidato Lee, ritrovandomi in una luogo oscuro e silenzioso.
Gli unici rumori, che si udivano di tanto in tanto, erano deboli fruscii tra le fronde degli alberi.
Mi appostai contro il tronco di un pino, attendendo ogni minimo movimento sospetto.
Rimasi immobile per qualche minuto, stringendo il fischietto che Lee mi aveva dato, mentre la flebile luce della luna filtrava a fatica attraverso il fitto manto della boscaglia.
Istintivamente, abbassai lo sguardo per controllare se la mia armatura mandasse qualche riflesso e… restai completamente a bocca aperta.
Il metallo non era più argentato e luccicante, ma aveva mutato le proprie tinte diventando scuro e opaco. Chiunque fosse passato di lì, non sarebbe di sicuro riuscito ad individuarmi, a meno che non avesse avuto la vista di un elfo.
- Un’armatura mimetica- mormorai sorpresa – E chi se l’aspettava?
Non ebbi il tempo per restare stupita a lungo, poiché un rumore sospetto attirò immediatamente la mia attenzione.
Sbirciai dal mio nascondiglio, trattenendo il respiro, mentre una figura si muoveva furtiva tra gli alberi.
Come per magia, sentii che i miei sensi diventavano all’improvviso più acuti, facendomi sentire, per un secondo, un po’ stordita. Ma non ci volle molto perché mi riprendessi.
Riuscivo a percepire il respiro del ragazzo che si avvicinava, non lo perdevo di vista un solo istante, nemmeno quando cercava di mimetizzarsi. Quasi mi parve, per un momento, di riuscire ad avvertire i battiti del suo cuore.
Era una sensazione stupenda.
Il ragazzo (non so perché, ma sapevo che era un maschio), arrivò a pochi passi dal mio nascondiglio, cercando di individuare qualche ostacolo.
Non si accorse di me.
Aspettai che mi superasse e, mentre ormai aveva, apparentemente, abbassato la guardia, gli puntai la spada contro la schiena: - Preso.
Lui si bloccò di colpo, evidentemente sorpreso, ma, mentre stavo per ordinargli di voltarsi, iniziò a ridere. Una risata che conoscevo.
- Luke!- strillai furibonda e scioccata – Che cosa ci fai tu qui?
Lui si girò, fissandomi con un’espressione di finta innocenza: - Mi sembra evidente: sto cercando di conquistare la vostra bandiera! Di solito questa zona viene sempre lasciata scoperta dagli idioti di Ares.
- Già- lo interruppi con un ghigno –Peccato che questa volta siano stati i ragazzi di Apollo a ideare la strategia.
Luke diede un’alzata di spalle: - Pazienza, vorrà dire che dovrò disarmarti e proseguire verso la vittoria.
Si interruppe quando gli puntai minacciosamente la spada al viso: - Questo lo vedremo.
Lui indietreggiò di un passo, sfoderando la propria lama. Il sorrisetto che aveva stampato mi fece innervosire ancora di più.
Inizialmente mi scocciò l’idea di ritrovarmelo sempre dappertutto, ma poi realizzai che quella poteva essere la mia occasione per dare il via alla vendetta.
Posai lo scudo a terra, poiché lui aveva fatto lo stesso, e sferrai un attacco.
Le nostre lame cozzarono rumorosamente l’una contro l’altra.
Luke si limitò a parare i miei colpi, senza provare ad attaccarmi sul serio, ma dovette impegnarsi non poco quando intensificai i miei attacchi, spinta da una inspiegabile furia.
Era sorpreso, di nuovo, ma, se pensavo che questo l’avrebbe fatto desistere dal fare l’idiota, mi sbagliavo di grosso.
Bloccò un mio fendente e, portandomi una mano dietro la schiena, mi spinse contro si sé, facendo aderire il mio bacino al suo. Mi ritrovai il suo sorrisetto odioso a pochi centimetri dalla faccia, mentre le nostre spade, incrociate, sfioravano le nostre gole.
- Ciao- mi sussurrò con aria sensuale, facendomi infuriare.
Feci leva sull’elsa della mia spada, spingendomi lontana da lui. Ansimavo leggermente e, purtroppo, ero lievemente arrossita: - Sei un idiota!- ringhiai.
Luke trattenne una risatina, attendendo la mia prossima mossa.
Non lo feci aspettare.
Mi avventai contro di lui, mirando all’elsa della sua spada, cercando di disarmarlo.
Lui si scostò di lato, beffardo, ma il suo sorrisetto si spense quando sfoderai una seconda lama, più corta dell’altra, che tenevo nascosta in uno dei gambali dell’armatura.
- Sorpreso, eh?- dissi, deridendolo, ma lui si limitò a sorridere e alzare le spalle: - Trucchetti.
Riprendemmo a combattere.
Era bravo, davvero bravo, considerando che si stava difendendo con una sola lama, ma non osai nemmeno farmi sfiorare da un pensiero del genere.
Improvvisamente, Luke mi bloccò un polso con la mano libera e fermò la mia lama con la sua, di nuovo. Cercai di divincolarmi, ma, senza preavviso, lui mi baciò l’estremità sinistra della bocca.
Mi sentii avvampare.
Lo spinsi via con tutte le mie forze, con la testa completamente in confusione.
- Tu… tu…- boccheggiai, rossa di rabbia – Come hai osato?
Mi rivolse un ghigno furbo e, senza preavviso, iniziò a correre in direzione del ruscello.
Persi completamente il controllo.
Lo raggiunsi senza fatica, iniziando a bersagliarlo di colpi con una furia tale che non riuscivo nemmeno a seguire i miei stessi movimenti.
Vidi il suo volto perdere il solito ghigno spavaldo.
I suoi muscoli erano tesi al massimo, mentre parava i miei colpi in modo sempre meno sicuro e, mentre stava per cedere, con un urlo di battaglia, lo mandai a sbattere contro il tronco di un albero.
Luke gemette, schivando in tempo un mio affondo, ma non fu abbastanza svelto ad evitare un secondo attacco.
La lama della mi spada lo ferì alla spalla sinistra, lasciandogli un taglio abbastanza profondo.
Fu scosso da un singulto e, improvvisamente, la rabbia che mi assaliva sparì, facendomi tornare in me.
Mi fermai ansimando, mentre lui indietreggiava sorpreso.
Si premette la mano, ancora serrata sull’elsa, sulla ferita, fissandomi con un’espressione sconvolta.
Si appoggiò contro un tronco, ansimando, lasciando cadere la spada a terra.
Un rivolo di sangue correva lungo il suo braccio.
Lasciai cadere le lame a terra a mia volta. Ero sconvolta da quello che avevo fatto.
A parte il fatto che avevo appena infranto una delle regole della Caccia alla Bandiera, mi ero comportata esattamente come una psicopatica figlia di Ares.
Mi avvicinai a lui, un pochino esitante: - Luke, io…  
Lui mi guardò, con una strana espressione. Poi, sorrise.
- Quando ti arrabbi fai davvero paura.
Sbuffai, un po’ scocciata: possibile che, dopo quello che gli avevo appena fatto, fosse ancora in vena di fare lo spiritoso?
Evidentemente sì, perché, approfittando del mio momento di distrazione, mi prese una mano, facendomi perdere l’equilibrio.
Si portò sopra di me, ancorandomi a terra con il suo peso.
Arrossii, fissandolo allibita: - Luke!
In tutta risposta, lui posò la fronte sulla mia, sussurrando: - Ma lo sai che mi fai impazzire?
Stavo per mollargli un pungo sul naso, quando lui, improvvisamente, si alzò e, stringendosi la spalla sanguinante, riprese a correre verso il ruscello.
Mi alzai di scatto, afferrando le mie due spade, e lo inseguii furiosamente: - Castellan! Non ci provare nemmeno!-
Era quasi riuscito a raggiungere il ruscello, quando gli balzai addosso, ritrovandomi a rotolare con lui nell’erba.
Questa volta, era lui ad essere steso sotto di me, e ciò gli diede modo di lanciarmi un’occhiata maliziosa: - Se sei ansiosa di farlo con me, bastava chiedere, non occorreva saltarmi addosso…
Gli puntai una lama alla gola: - Zitto, idiota, non ti permetterò di…
Un improvviso boato mi costrinse ad alzare la testa.
Vidi Clarisse, inseguita da un paio di figli di Atena, che correva velocemente verso il nostro territorio, con la bandiera di Ermes in mano.
Con un balzo, superò il ruscello, facendo esultare di gioia i miei compagni.
Lo stendardo verde venne rimpiazzato da uno di colore rosso, ed il caduceo si trasformò in una testa di cinghiale sovrapposta ad una lancia insanguinata.
Vidi la piccola Annabeth raggiungere i propri fratelli, visibilmente arrabbiata.
Si voltò verso il gruppo di Ermes, che arrivava di corsa, e si mise a gridare: - Brutti idioti! Ve l’avevamo detto di non abbandonare le postazioni! Che cosa vi è saltato in mente!
I figli di Atena scossero la testa, scocciati, mentre la bambina continuava ad inveire contro l’incapacità dei compagni.
- Maledizione… - borbottò Luke con disappunto, facendomi rendere conto che ero ancora distesa sopra di lui.
Mi alzai velocemente, osservando i ragazzi di Apollo e Ares che portavano in trionfo la vincitrice.
Li raggiunsi un po’ incerta, mentre Clarisse, non appena mi vide, gridò allegra: - Hey, pivella! Hai visto che roba? Hanno mangiato la polvere!
- Sei stata brava!- urlai, per sovrastare il coro di vittoria intonato dai figli di Apollo.
Clarisse alzò la bandiera come fosse stata un trofeo, esultando.
Chirone ci raggiunse galoppando: - Congratulazioni alla Squadra Rossa, è stata una vittoria davvero schiacciante! Bene, c’è qualche infortunato? Qualcuno ha bisogno d’aiuto? Se dovete farvi curare, seguite me e… Dèi, Luke!- esclamò, notando la sua spalla sanguinante – Che ti è successo?
Io arrossii visibilmente, mentre Luke dopo avermi gettato uno sguardo, rispose: - Sono caduto ed ho urtato una lama che si trovava per terra… probabilmente deve averla persa qualcuno…
Chirone strinse le labbra: - Mi dispiace… ragazzi, dovete fare più attenzione alle vostre armi! Vieni con me in Infermeria, Luke, ti metterò a posto in un istante.
Lui lo seguì, strizzandomi l’occhio non appena mi passò accanto.
Rimasi completamente spiazzata.
 
La presunta galanteria di Luke, però, non mi fece desistere dal tentare un’infiltrazione alla Casa di Ermes, quella notte.
Potevo prendermi una pausa dai miei desideri di vendetta violenta (averlo sconfitto nella Caccia alla Bandiera mi aveva un pochino appagata), ma non potevo lasciare il mio reggiseno nelle mani di quei pervertiti.
In più, avevo trovato, in un cassetto, un bellissimo smalto rosso sangue, che sarebbe stato un peccato non usare per scopi sadici.
Attesi che tutte le case spegnessero le luci e, silenziosamente, mi alzai dal letto, cercando di non calpestare Maggie.
Stavo raggiungendo l’uscita, quando una voce alle mie spalle mi fece voltare di colpo.
- Dove vai?
Maggie mi fissava stranita, come se non riuscisse a realizzare bene la situazione.
- Vado a riprendermi il reggiseno- sussurrai – Torno subito.
Lei sbadigliò, affondando la faccia nel cuscino: - Attenta a non farti sbranare dalle arpie di pattuglia.
Mi avviai silenziosamente verso la casa numero Undici, riuscendo a non farmi scoprire.
Entrai con cautela, pronta ad affrontare eventuali trappole o scherzetti. Per poco non inciampai su un ragazzo steso a terra in un sacco a pelo.
C’era una puzza di sudore da far schifo, l’aria era calda e opprimente, tipica delle stanze affollate.
Mi coprii il naso con un fazzoletto, cercando di far abituare i miei occhi all’oscurità.
Per prima cosa, misi lo smalto, insieme ad una dracma d’oro, sotto il cuscino di Connor Stoll, che sapevo essere tra i più mattinieri della casa Undici, lasciandogli in mano un bigliettino molto amorevole, che gli chiedeva un piccolissimo favore per una dolce amica.
Infine, iniziai a cercare il reggiseno, facendo attenzione a non svegliare i pervertiti cleptomani.
Luke dormiva su un letto attaccato alla parete. Russava, anche se questo non bastò a farmi abbassare la guardia.
Poco sopra di lui, con una delle spalline appesa ad un chiodo, c’era il mio reggiseno, al quale era stato attaccato un cartellino, che non riuscivo a leggere da lontano.
Misi, cautamente, un piede sul materasso, esercitando una leggera pressione. Luke non si mosse.
Con molta attenzione, riuscii a mettermi in piedi sul letto, scavalcando Luke con una gamba.
Mi appoggiai con una mano alla parete, osservando con gioia il mio reggiseno ritrovato.
Riuscii a leggere il cartellino, trattenendo una smorfia: - Trofeo di Guerra??? Ma fammi il piacere!- borbottai, mentre cercavo di sfilare la spallina nel modo più delicato possibile.  
- Cosa pensi di fare?
Soffocai un grido per lo spavento e fulminai Luke con lo sguardo: - Mi riapproprio di quello che è mio! Ma che cavolo, non stavi mica dormendo?
Un sorrisetto malefico si dipinse sulle labbra di Luke: - Non puoi girare per il Campo di notte… questa è già la seconda regola che infrangi.
Stavo per protestare, ma lui riuscì, non so come, a farmi cadere accanto a sé.
Provai ad alzarmi, ma Luke fu più svelto: mi bloccò le gambe con la sua e mi fece rotolare sotto di sé. I suoi occhi brillavano di una luce maliziosa.
- Luke!- protestai, cercando di dimenarmi senza risultato – Sono stanca dei tuoi giochetti!
Lui non rispose. Si limitò a fissarmi con quello sguardo astuto ma profondo, piegando le labbra in un leggero sorriso.
Per un momento, mi sentii completamente presa nelle sue reti, e mi limitai ad osservarlo.
Indossava una semplice canottiera, che metteva ben in mostra le sue braccia muscolose. Le sue mani erano serrate sui miei polsi, in modo deciso ma per nulla doloroso, e, dopo alcuni secondi, il calore del suo corpo iniziò a passare lentamente al mio.
La sua spalla sinistra era bendata.
Per un istante, non avvertii più l’odio profondo che covavo nei suoi confronti, ma solo una pungente curiosità che mi attirava, come una calamita, verso di lui.
I suoi occhi azzurri puntati nei miei.
Con il cervello in panne, riuscii a mormorare l’unica cosa che mi venne in mente: - Perché non hai detto a Chirone che sono stata io a ferirti la spalla?
Luke sorrise, ma, questa volta, il suo sorriso non era malizioso o furbo. Era, semplicemente, sincero.
E stupendo.
- Te l’ho detto- sussurrò, affondando il viso nei miei capelli – Io ti adoro.
Arrossii fino alle orecchie, mentre sentivo la sua mano scorrere lungo il mio ventre, verso l’alto.
- Luke…- mormorai, quasi senza fiato – Per… favore…
La sua mano si fermò, mentre lui appoggiava la fronte sulla mia. D’istinto, gli afferrai le spalle con le mani, facendolo sussultare quando gli toccai la spalla ferita.
Feci scivolare immediatamente la mano sul suo braccio, sentendomi improvvisamente in colpa.
Diedi una triste occhiata alle bende bianche e mormorai: - Mi dispiace.
Lui sorrise, come per rassicurarmi, e mi guardò, con quei suoi occhi stupendi, con uno sguardo che non avrei mai dimenticato.
- Leila Swift- mormorò, con un tono insolito e seducente – A me non importa quello che hai deciso. Non mi importa chi è tua madre, né dei modi in cui ti vendicherai di me. Ma devi sapere una cosa: io non ho mai conosciuto una come te. E sappi che, finchè starai qui, io non mollerò mai.
- Non vuoi proprio rassegnarti?- domandai esasperata, cercando di sgusciare via.
- Certo che no, tesoro – sussurrò malignamente, riprendendo il suo modo di fare solito – E’ una promessa.
Cercai di spingerlo via da me, ma lui si alzò volontariamente, girandosi sulla schiena.
Feci per afferrare il reggiseno, ma lui mi bloccò la mano: - O bacio con la lingua o niente.
Grugnii stringendo i pugni, ma lui mi indicò con un cenno i compagni dormienti: - Non ti conviene svegliarli. Ora, se rivuoi il reggiseno, o fai a modo mio, oppure farò un chiasso così infernale da svegliare tutti i ragazzi delle Case circostanti. Sarebbe divertente, non credi?-
La rabbia tornò di colpo: possibile che si divertisse tanto ad ammaliarmi, per poi riprendere a comportarsi come un idiota?
Mi alzai dal letto, cercando di non pestare un paio di semidei, e gli rivolsi un’occhiata piuttosto fredda: - Non cantare vittoria, mi riprenderò il mio reggiseno, in un modo o nell’altro.
Luke sogghignò, strizzandomi l’occhio: - Non vedo l’ora.
Uscii dalla casa di Ermes con le guance rosse come fiamme.
Luke Castellan mi aveva giocata un’altra volta, ma sarei stata io a ridere per ultima.
- Molto bene, Don Giovanni - ghignai – Vedremo chi sarà messo in imbarazzo, domani, quando tutti i nostri compagni vedranno le sue nuove brillanti unghie rosse… 
 
***
 
Angolo dell’autrice: Un ringraziamento speciale a Cup_Cake, per avermi suggerito l’idea dello smalto :)
  
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