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Autore: Sigyn    22/10/2012    2 recensioni
Sei lettere, sei kink, sei pairing del mio genderbend!AU. Piccolo esperimento PWP insensato.
[Gakuen!AU]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Un po' tutti, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender, PWP
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Boys will be Girls and Girls will be Boys '
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And purity, a noble yen
And very restful every now and then

The Seven Deadly Virtues, Camelot


 

 

 

#1- Andromimetophilia [Male!Ungheria/Fem!Polonia]

 

Le sue dita seguono il bordo della giacca scura, attente, dal basso all’alto. Si soffermano su un bottone dorato, e poi scivolano sulla camicia in un gesto pigro, e accarezzano la seta candida, così liscia e morbida sotto i polpastrelli. Il seno di Felicia non esiste, pensa brevemente Elek, ma la sua mano rimane lì, ferma sul suo petto, come in un placido riposo.

Elek alza gli occhi e le labbra sottili di Felicia si stirano in un sorriso compiaciuto e gli occhi verdi le brillano di una luce avida, divertita. Sembra un ragazzino impertinente, con i corti capelli biondi che le incorniciano il viso mascolino ma non duro in ciocche spettinate, con i vestiti che Elek stesso le ha prestato.

È bella – né donna né uomo, così affascinante, così misteriosa. Così diversa da quella ragazzina con le gonne corte e le camicette a fiori e i nastri rosa tra i capelli, e così incredibilmente uguale a lei.

Il suo sorriso mentre lo spinge sul letto – lo stesso che cozza bruscamente contro le sue labbra mentre la sua mano delicata si insinua nei suoi pantaloni e esplora e preme e tocca da sopra la stoffa leggera dei suoi boxer – è semplicemente Felicia, in ogni sua sfumatura.




#2 – Bondage [Fem!Austria/Fem!Prussia]

 

Gilda ci prova, a togliersela, davvero. Si divincola, tenta di muovere le dita, di torcere i polsi – e tutto ciò che ottiene è che la corda le sfreghi dolorosamente contro le mani, che ormai saranno coperte di antiestetici segni rossastri.

Rodelind la fissa, si sistema gli occhiali sul naso e si morde un labbro per non ridere. Oh, come se non fosse evidente quanto si sta divertendo. Ma la osserva con quel suo sguardo gentile e un po’ distaccato, e Gilda non può veramente arrabbiarsi con lei perché i suoi occhi – con il loro colore improbabile tra il blu e il viola, con le loro ciglia così lunghe e così scure – sono l’unica ragione per cui ha accettato questa sua proposta assurda.

Gilda sbuffa. Va bene, forse c’entrano anche un po’ quelle labbra sottili e rosee, e il modo in cui le morde. O il collo lungo e bianco che sbuca dal collo del maglione della World Academy. O quella vaga aria da malvagia professoressa di matematica che si adatta piuttosto bene a questo suo nuovo ruolo e che, se non avesse le mani legate, le farebbe temere di stare per essere presa a bacchettate sulle dita. O il modo in cui prende tra le dita un boccolo scuro e se lo porta dietro l’orecchio con gesto fluido e aggraziato e – ecco, esattamente come sta facendo ora.

Gilda sbuffa. Rodelind ridacchia.

- E ora? – sbotta Gilda, perché Rodelind sarà anche un bel pezzo di figa, sì, ma lei è costretta a stare in piedi con le mani legate dietro alla schiena mentre l’altra è comodamente seduta sul suo letto, con la schiena dritta e le mani raccolte in grembo come la brava ragazza che a quanto pare non è, e continua a guardarla e sorride. Non che Gilda si senta insicura o impreparata o qualche altra cazzata del genere, ovviamente, ma tutto questo è semplicemente irritante.

Rodelind si alza, le si avvicina, le prende gentilmente il viso tra le mani e la bacia – i loro denti si scontrano, Gilda assaggia per un attimo il sapore ferroso del sangue delle sue stesse labbra dove lei la morde, la lingua dell’altra ragazza le invade la bocca, ed è tutto così improvviso e brutale che stenta a credere che quella davanti a lei sia davvero Rodelind.

Rodelind si allontana, e Gilda rimane senza parole, ansante, boccheggiante come la perfetta idiota che deve sembrare in questo momento. E poi Rodelind incrocia per un attimo il suo sguardo e si china e posa una mano leggera come una piuma sulla sua caviglia, massaggiandola piano, e comincia a salire e salire e salire sulla sua gamba lasciata scoperta dalla gonna della divisa.

Gilda non può non guardare in basso. La mano di Rodelind sembra un grosso ragno bianco, con tante piccole zampe lunghissime e pallide e lente, così inesorabilmente lente, e l’espressione sul suo viso le fa venire la pelle d’oca. – Sbrigati – sibila Gilda, perché riesce a sentire il passaggio delle sue dita centimetro per centimetro, le unghie curate che graffiano lievemente la pelle della coscia, la pressione morbida e leggera dei polpastrelli – e perché sente che sta per farsi domande idiote come è così che tocca il suo pianoforte?

Rodelind ricambia il suo sguardo, le labbra serrate in una linea severa e quegli occhi assurdamente blu determinati, e la mano si ferma  appena prima di raggiungere l’orlo della gonna. È già entrata nella parte, si ritrova a pensare Gilda, frustrata.

- Zitta – dice. Le sue guance sono appena arrossate, ma la sua voce è ferma, quasi fredda, e quell’unica parola suona come un ordine.

Gilda sta zitta.




#3 – Cuddling [Male!Ungheria/Male!Bielorussia]

 

Un altro bacio sulla spalla, e Anatol si sorprende a rabbrividire. Uno sul collo – i suoi denti lo sfiorano appena, ma si chiede comunque se abbiano lasciato un segno, qualsiasi segno -, e poi un altro, e un bacio sulla guancia, uno all’angolo della bocca.

Prima di conoscerlo, Anatol ha solo pensato a come sarebbe stato baciare Yelena, sulla bocca, sentendo la consistenza delle sue labbra e il loro aprirsi contro le sue – sarebbe stato esitante? Rapido? O, semplicemente, non sarebbe mai successo? -, cercando la sua lingua con la sua. Apparentemente, ci sono un sacco di cose che non ha mai considerato.

Ma ora c’è Elek, premuto contro di lui, con una mano tra i suoi capelli e un braccio che gli cinge la vita e il soffio leggero e appena accelerato del suo respiro nel suo orecchio prima che gli morda lievemente il lobo. E Anatol non sa cosa fare, mentre la mano di Elek scende ad accarezzargli il petto e le sue dita sfiorano con attenzione un capezzolo, strappandogli un sospiro, mentre i suoi soffici capelli castani gli solleticano il collo.

Non che non abbia mai pensato al sesso. Non che non sappia come funzioni, perché è una cosa così semplice, in fondo, quasi banale. Non che tutto questo non gli piaccia – la sua erezione che sfrega lievemente contro quella di Elek dimostra decisamente il contrario.

Anatol non dovrebbe reagire in questo modo, non dovrebbe soffermarsi su dubbi così inutili, così stupidi.

Ma nelle sue fantasie prima c’era solo Yelena. C’erano il suo sorriso, finalmente sincero, e la sua aria forte e sicura e la consapevolezza che avrebbe fatto tutto ciò che lei gli avrebbe chiesto pur di dimostrarle il suo amore.

Lui conosce Yelena, molto più di quanto lei immagini. Con lei, saprebbe cosa fare per farla stare bene, per non deluderla – e non solo in questo ambito. Anche se lei non gli ha mai dato una possibilità.

Ma con Elek? Il modo delicato in cui l’altro lo tocca – come se potesse rompersi o scomparire da un momento all’altro, come se fosse qualcosa di importante e prezioso – sembra appartenere più ad un sogno che alla realtà, e Anatol quasi arrossisce mentre trova il coraggio di ammetterlo a se stesso – ha paura di svegliarsi.

È lo sguardo di Elek a farlo riemergere dal baratro di quei pensieri. Lo guarda dritto negli occhi, e nella sua espressione seria e serena c’è qualcosa di tenero, come un bagliore nel profondo delle sue iridi troppo verdi, troppo luminose.

Elek lo bacia, ed è uno sfiorarsi di labbra breve e delicato ma in qualche modo intenso, reale. Anatol si rilassa tra le sue braccia, e smette di pensare a Yelena, a ciò che avrebbe potuto essere ma non sarà mai.

Smette di pensare, e basta.




#4 – Dirty-talking [Male!Ungheria/Fem!Prussia]

 

- Stronzo – sussurra, il suo fiato caldo che gli sfiora l’orecchio. Elek rabbrividisce, mentre le sue lunghe unghie scarlatte gli graffiano la schiena – chissà, forse gli lasceranno addosso tanti piccoli segni rossastri, dello stesso colore del suo smalto.

- Sei solo uno stronzo. Un bastardo. Non so nemmeno perché perdo tempo con te – mormora Gilda, ma Elek spinge di nuovo e la sua voce si incrina sull’ultima parola, e per un po’ ci sono solo i loro gemiti, i loro respiri affannosi. Gilda si muove sopra di lui, alzandosi leggermente e ricadendo sul suo ventre in un ritmo rapido ma controllato.

Elek le passa una mano tra i corti capelli d’argento, così morbidi tra le sue dita. Si prende un attimo per osservare il suo viso, le labbra rosse e gonfie, la traccia di rossetto sbavato all’angolo della bocca, gli occhi come tizzoni ardenti e pieni di quel rancore che lui non riesce proprio a capire.

Posa una mano sul suo fianco ossuto e sporgente, sulla stoffa di quel vestito troppo corto, troppo scollato, troppo rosso. È ubriaca, si dice. Lo è anche lui, forse, un po’ di birra e un po’ di lei. Sorride, mentre lei sbuffa un nuovo insulto nell’incavo del suo collo.

- Forse lo sono. Ma tu sei comunque qui con me -.

Gilda gli morde la spalla. Per il resto della notte, non la sente più parlare.





#5 – Exhibitionism [Fem!Francia/Fem!Spagna, Fem!Austria]

 

I gemiti di Anita sono una musica decisamente orecchiabile. Françoise la osserva, le mani che giocano con i suoi seni pieni e sodi, un’unghia perfettamente curata che traccia il contorno un capezzolo scuro: Anita ha la bocca aperta, le labbra carnose, gli occhi serrati, i lineamenti del viso olivastro sconvolti e trasformati dal piacere.

C’è un altro scricchiolio, dietro la porta. Françoise l'ha già sentita, mentre stava spogliando Anita: il passo incerto, lieve, come se non volesse veramente dirigersi lì ma qualcosa la obbligasse a farlo. Forse ha litigato di nuovo con Anita. È un’ipotesi abbastanza probabile, conoscendole.

E poi la porta si è aperta: appena uno spiraglio, una piccola lama di luce che Anita nemmeno ha notato. Françoise si considera responsabile per la sua disattenzione, e questo le dà un certo senso d’orgoglio.

Si chiede se Rodelind non le abbia ancora interrotte per lo shock o per la paura di vedere più di qualche dettaglio dalla sua minuscola feritoia – o perché il poco che riesce a vedere le piace.

Fran sa che dovrebbe sentirsi in colpa. Ma sa anche che, prima o poi, lo avrebbe scoperto comunque, o Anita glielo avrebbe finalmente detto – lei non è mai stata brava a tenere segreti per troppo tempo. E poi, si lasceranno sicuramente, anche se forse non oggi: mentire non è mai un buon segnale, in un rapporto.

Quindi, torna ad occuparsi di Anita, serena e senza pensieri. 




#6 – Femdom [Fem!Russia/Male!Bielorussia]

 

Nei suoi sogni, lei non è esattamente una presenza costante. Nonostante ciò che pensa la gente, non ne è ossessionato. La maggior parte delle sue notti sono una coltre nera e fredda e priva di colori e suoni, o un caleidoscopio di immagini vaghe e sfocate che al risveglio gli lasciano solo qualche frammento di ricordo, l’ombra di sensazioni che non ha mai provato.

Ma quando c’è, lui non riesce a dimenticarla, e quei miraggi notturni lo tormentano per tutta la mattina,  talvolta per tutto il giorno.

 
 

Una mano candida e paffuta gli afferra i polsi, e la sua stretta forte e salda fa male, ma lui non si lamenta – lei potrebbe scomparire in un istante, lo sa, e lui non può permettersi di sprecare un solo secondo. I suoi occhi così blu, così duri e dolci allo stesso tempo, lo scrutano silenziosi, analizzando ogni singolo centimetro della sua pelle, e lui non può fare a meno di chiedersi se tutto questo sia abbastanza, se lui sia abbastanza.

Il suo seno florido preme contro il suo petto, il suo peso lo schiaccia contro il materasso, le sue labbra piene catturano le sue in un bacio che è quasi un morso. Yelena si allontana per riprendere fiato, e sorride – un sorriso sincero, così luminoso che guardarlo fa male. Eppure, non riesce a distogliere lo sguardo.

Anatol apre la bocca, ma quelle tre parole gli rimangono bloccate in gola. – Dimmi cosa fare – sussurra invece, e il suo sorriso di Yelena si allarga ancora di più, e una mano forte ma delicata è già tra le sue gambe, e all’improvviso c’è la spinta leggera delle sue dita dentro di lui, bruciante, dolorosa. Non può che gemere, mentre lei sorride ancora.

- Shh – mormora Yelena: - Va tutto bene -. I suoi occhi sono dolci e distanti, ed è come se lei non fosse veramente lì.

 


 Quando Anatol si sveglia, sudato e ansante e avviluppato in un groviglio di lenzuola, si domanda se sua sorella ci sarà mai davvero.

 

 

 

 

 

 

Note finali:

Primo infruttuoso esperimento di raccolta PWP, che
in realtà tanto PWP non è. Posso solo dire still better than Fifty Shades Of Grey – almeno credo.

  
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