Hachi-kun,
ti scrivo perché di parole tra noi ormai si sprecano, ma era
necessario, per me, farti sapere ciò che penso e che provo.
Chissà per quanto tempo ti avrò tenuto nascosta questa
lettera, o forse ho preso coraggio e te l'ho data subito, probabilmente non vedrà
mai la luce del sole, neppure io in questo momento posso saperlo; ho sempre
avuto paura ad aprire il mio cuore con te poiché ho temuto di spaventarti. Sono
ormai anni che ci conosciamo: nonostante questo sappiamo ben poco l'uno
dell'altra, anche se delle volte mi sembra che tu sia l'unico che sappia cosa
ho provato e vissuto, che sa capire. Ci siamo annusati tante di quelle volte,
come se fossimo usciti solo per un momento dalle nostre tane, per poi tornarci
convinti che sarebbe stata l'ultima volta che i nostri sguardi si sarebbero
incrociati. O almeno, così l'ho sempre vista io.
Ho sempre temuto di perderti anche se non sei mai stato mio,
ho sempre avuto paura di non significare nulla per te, ho sempre pensato che,
forse, non eravamo destinati a stare insieme. Anche quando non c'eri non potevo
fare a meno di pensarti, anche solo per un momento, chiedermi come stavi e se
eri felice. Anche con qualcun'altra, non m'importava davvero. Spesso mi
prendeva una fitta al cuore, ritrovando vecchie pagine di diario con il tuo
nome scarabocchiato in un angolo e un cuore posticcio accanto.
Solitamente mi ci vuole davvero poco a cancellare la gente
dalla mia vita. Non ci perdo mai nulla a mandarli a fanculo,
anche perché non mi sono mai davvero legata a nessuno. Né agli amici, né ai
parenti meno stretti, neppure a quelli che m'hanno dato cuore ed anima. Tu sei
stato l'unico che mi ha fatto provare qualcosa di indescrivibile, che mi ha aperto
gli occhi.
E nonostante tutto ti ringrazio.
Per tutti quei calci in culo che mi servivano, per quelle
parole che, volente o nolente, mi hai sempre riservato, facendomi credere che
in qualche modo fossi speciale e che non dovevo sprecare la mia vita a deprimermi.
Non ho comunque potuto fare a meno di lasciare che il corso degli eventi prima
di tre anni mi distruggesse, poi ho capito cosa avevi sempre cercato di
insegnarmi.
Anche se i tuoi comportamenti mi hanno sempre fatto soffrire,
so che c'era sempre stata dietro una buona ragione, e che non potevo pretendere
che tu stessi bene per me unicamente. Ed è anche per questo che non sono mai
riuscita ad odiarti, a definirti uno stronzo davanti ai confidenti, a piangere
pensando di aver sprecato il mio tempo con qualcuno di tanto infimo. Non credevo
che nessuno potesse essere tanto strano senza una buona ragione, ed io sapevo
qual era.
La verità è che da quando ti conosco mi sento meno sola. Mi
sento parte di qualcosa, e non parlo della relazione in sé. Mi sento una parte
di qualcosa che esiste e che, lontana o vicina, sa cosa provo e come combatto.
Forse sarà stupido e ridicolo, ma anche solo pensare che esisti mi da la forza
per rialzarmi e rimboccarmi le maniche. E all'inizio era questo che muoveva i
miei ingranaggi; ora cammino da sola, ma non dimentico chi mi ha aiutato, chi
mi ha teso una mano nel buio e mi ha preso a schiaffi per farmi capire che
dovevo svegliarmi.
Ora sono qui, che scrivo, e penso che non saprai mai davvero
cosa significhi per me. Forse proprio perché non leggerai mai questa lettera.
Non ho il coraggio (almeno ora) di dartela. Temo di
spaventarti, e soprattutto ho paura che tu creda, ancora una volta, che io
dipenda da te. Non è così.
Io sto bene con te come non sto con nessun altro.
Sono innamorata del tuo modo di fare, di sorridere (anche se
tu dici di essere ridicolo quando lo fai), anche di farmi paura.
Forse è di quello che mi innamorai davvero all'inizio, della
paura che mi incutevi.
In qualche modo mi rispecchio nella tua follia; mi fai
sentire a mia volta meno pazza di quanto non credessi.
Ma nonostante noi non siamo mai stati davvero insieme io non
posso fare a meno di amarti, in ogni tua sfumatura, in ogni tuo difetto che non
posso evitare di vedere come pregio.
Ed ora che, forse, ho perso anche la mia ultima occasione di
averti accanto, mi rendo conto di quanto stupida sia stata a credere che
potessi essere felice del tutto e con te. Evidentemente, non siamo destinati
l'uno all'altra, e forse, per te, è meglio così.
Mi manchi e mi chiedo se mai capirai.
Lucrezia.