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Autore: wrjms    23/10/2012    2 recensioni
Sedette sul divano, lasciando che Edward s’accoccolasse al suo fianco sfiorandole la linea bianca del collo e della mandibola con il naso freddo.
«So cosa potremmo fare per rendere tutto perfetto, sai?», sussurrò, le labbra vicinissime a quelle di lui.
«Ah sì?».
Sorrise, concedendogli un piccolo bacio a stampo, di quelli che te ne fanno desiderare altri dieci, cento, mille. «Il fuoco acceso… la neve… la cioccolata… un fidanzato perfetto…», continuò, senza smettere di sorridere. «Manca solo una cosa», e gli baciò la fronte, prima di accennare con il capo ad un angolo del salotto.
Edward le regalò un sorriso sghembo e, senza mai smettere di guardarla, si accomodò al pianoforte e cominciò a suonare per lei.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chocolate

(Christmas Lights - Coldplay)
Edward Cullen era una di quelle persone convinte che non fosse solo il Natale a portare un’atmosfera così lieta e ricca di dolcezza.
Aveva vissuto per più di un secolo e, dopo dozzine e dozzine di inverni passati, foglie cadute e neve sciolta, era finalmente giunto ad una conclusione.
Non era il Natale a portare gioia, ma l’inverno stesso.
Edward Cullen, nonostante la festività non fosse molto popolare fra i vampiri, aveva sempre pensato di amare il Natale più di ogni altra cosa al mondo. Non c’è cosa più bella di vedere tutta quella gente così sorridente, e i bambini correre per le strade, e la neve scendere dal cielo…, affermava, ma la realtà la scoprì solo dopo l’arrivo di Bella Swan, la sua… la sua…
Edward non trovava parola per descriverla. “Fidanzata” era esageratamente riduttivo, “cantante” troppo privo d’amore, “vita” era ancora un eufemismo. Si limitava a chiamarla lei, nei suoi pensieri, ornando d’amore e di dolcezza quelle tre lettere quanto più poteva essere possibile. Ma ancora non bastava, non bastava… non bastava, perché lei era semplicemente tutto. Senza fronzoli e senza giri di parole, Bella non era altro che tutto il suo mondo. Dire che le ronzava attorno come un satellite era riduttivo, ma… infondo perché avrebbe dovuto vergognarsene? Cosa c’è di male nell’amare qualcuno più della propria vita?
La realtà, tornando al punto, era solo una: ciò che lo faceva sorridere, di quel sorriso sghembo e sincero che risaltava su tutte le fotografie scattate dopo l’arrivo di Bella, era semplicemente l’arrivare della bella stagione.
Si, la bella stagione. Generalmente è un nomignolo affibbiato all’estate, ma non nel suo mondo. Nella sua testa superiore la bella stagione era solo una, ed era l’inverno.
Ed era inverno anche mentre Edward rifletteva su tutte queste cose: sdraiato in una posizione insolita, ovvero davanti al camino acceso, sul tappeto e con il capo della sua amata poggiato sul suo petto. Non c’era situazione migliore di quella: il fuoco scoppiettante, gli addobbi natalizi appesi ovunque, la luce soffusa, la neve che cadeva leggera fuori dalla finestra. Bella gli aveva detto, una volta, che nel quadretto mancava solo un gattino che si strusciava contro le loro gambe. Rise, mentre realizzava che, probabilmente, la veste del micio coccolone in quel momento la stava assumendo lui.
«Scusa», mormorò lasciando cadere in dissolvenza le sue risatine sincere, abbassando lo sguardo sugli occhi socchiusi della fidanzata, svegliata dal tremore del suo petto. «Non volevo svegliarti».
«Non importa», sussurrò questa, lasciando vagare la mano destra per i riccioli bronzei del vampiro. «A cosa pensavi?».
«Pensavo che, magari, dato che ci manca un gatto per completare il quadretto…», mormorò, accorciando pericolosamente la distanza fra le loro due fronti.
«Sì?».
«Preferisci che te lo regali per Natale o che mi disegni direttamente baffi e nasino sul viso?», esclamò, allontanando di scatto i loro volti e mostrandole un sorriso eloquente e sereno.
Bella gli lanciò un cuscino in faccia. «Oh, Edward, vai a farti friggere», biascicò fra una risata e l’altra, rotolando via dalla loro stretta affettuosa. A un certo punto l’occhiata divertita di Edward variò: la leggerezza di prima non era scomparsa, ma dentro i suoi occhi si poteva cogliere una punta di qualcosa di ignoto, forse riconoscibile come un pizzico di… paura?
Bella alzò gli occhi al cielo, riconoscendo in quello sguardo la premura con cui la guardava così tanto spesso da quando erano insieme. «Ed, sei paranoico».
«Grazie, sono lusingato».
Bella si puntellò sui gomiti per alzarsi, allontanandosi dal camino acceso per non far venire altre ansie assurde al suo fidanzato. Questi la osservò mentre si stiracchiava, si aggiustava i capelli e abbassava il maglione largo e natalizio a coprire la parte più alta dei suoi leggins. La dolcezza nel suo sguardo mentre la guardava era infinita, si poteva definire quasi destinata a resistere sempiternamente. Posando una mano dietro la testa per rimanere più comodo la scorse con la coda dell’occhio mentre si dirigeva verso la cucina, sentendo una nota di disagio spuntare nel suo cuore al realizzare che, ovviamente, non la poteva vedere attraverso le pareti del locale.
«Che fai?», mormorò, incuriosito.
«Completo il quadretto», citò. «questa volta per bene».
Sorrise. «Cosa manca?».
«Cioccolata calda», esclamò rispuntando nel salottino caldo e accogliente, mentre la tazza colma di latte e cioccolato roteava nel microonde appena acceso. Tuttavia, la situazione non era ancora perfetta. Bella si pettinò i capelli con le dita mentre rifletteva guardandosi intorno, osservando ogni dettaglio di quel salottino  quasi perfetto. Quando con lo sguardo incontrò gli occhi ambrati di Edward che la fissavano arrossì, abbassando lo sguardo e cercando di concentrare la propria attenzione altrove.
Ma era difficile: ormai ogni suo pensiero roteava attorno a lui, senza eccezioni. Cercare di distrarsi era quasi impossibile, quando sapevi che nella stanza sedeva qualcuno che era più un’ angelo che un uomo e che oltretutto il suddetto angelo apparteneva a te e solo a te. Bella ancora stentava a crederci, figurarci a far gravitare la propria attenzione altrove.
Anche Edward, però, non era da meno. Mentre la fissava e scorgeva i residui di rossore apparsi sulle sue guance quando aveva notato di essere osservata non poteva fare a meno di sorridere. Si sentiva entusiasta, estremamente orgoglioso, esageratamente fortunato. Un mostro come lui, meritare un simile angelo? Senza andare troppo lontano, un anno prima non avrebbe mai creduto che tutto ciò sarebbe potuto succedere. Eppure, eppure…
I suoi occhi non la mollavano un attimo. Ispezionavano ogni centimetro della sua figura, senza tralasciare nulla: iniziava sempre dal basso, scrutando le buffe calze di lana a righe che indossava per l’occasione, i leggins neri che le fasciavano le gambe longilinee e perfette e il maglione largo che non faceva che renderla sempre più piccola e adorabile. Il viso lo lasciava per ultimo, beandosi di quei capelli che, chissà come, riuscivano ad essere al tempo stesso disordinati e bellissimi. E le labbra piene, le guance colorite, le ciglia lunghe che incorniciavano quei pozzi di cioccolata…
Ding! Ding! Ding!
Giusto, la cioccolata. Bella stessa se n’era dimenticata, lo si poteva leggere dal suo sguardo sovrappensiero che si illuminava all’udire il suono del timer del microonde. Con rammarico, Edward dovette abbandonare con lo sguardo Bella, sparita di nuovo dietro a muri che i suoi occhi non potevano attraversare.
Sì dedicò quindi alla stanza, concentrandosi per una delle prime volte su ciò di cui Bella era convinta da tempo: la perfezione. Si era fissata con questo concetto, continuando a ripetere che la perfezione è rara, ma esiste.
Per esempio ce l’ho ora sotto gli occhi”, aveva mormorato, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
Edward abbassò lo sguardo, in preda ai ricordi, per poi rialzarlo scrutando la stanza alla ricerca di qualcosa da migliorare. Anche  a lui il concetto della perfezione piaceva ma, per quanto riguardava la persona che lo incarnava, aveva un’idea leggermente diversa…
Bella rientrò nella sala, stringendo il manico della sua tazza di cioccolata. Sedette sul divano, lasciando che Edward s’accoccolasse al suo fianco sfiorandole la linea bianca del collo e della mandibola con il naso freddo.
«So cosa potremmo fare per rendere tutto perfetto, sai?», sussurrò, le labbra vicinissime a quelle di lui.
«Ah sì?».
Sorrise, concedendogli un piccolo bacio a stampo, di quelli che te ne fanno desiderare altri dieci, cento, mille. «Il fuoco acceso… la neve… la cioccolata… un fidanzato perfetto…», continuò, senza smettere di sorridere. «Manca solo una cosa», e gli baciò la fronte, prima di accennare con il capo ad un angolo del salotto.
Edward le regalò un sorriso sghembo e, senza mai smettere di guardarla, si accomodò al pianoforte e cominciò a suonare per lei.
Il loro bacio finale sapeva di dolce. Sapeva di cioccolata, sapeva di Natale, sapeva di spensieratezza.
Il loro bacio sapeva di amore.

Oh Christmas lights, keep shining on”.

Angolo Autrice
Oddio, da quanto tempo che non scrivevo in questo fandom!
Mi dispiace tanto, tanto, tanto. Mi dispiace per le fanfiction abbandonate, per il tempo che ho smesso di dedicare al bellissimo fandom di Twilight, mi dispiace per tutto.
Però ora sono qui. Un pomeriggio senza compiti – ohibò! -, la voglia di natale e un po’ di amore represso nel cuore. Ecco cosa ne viene fuori, qualcosa che molto probabilmente farà pena, ma che non vedevo l’ora di pubblicare.
Per quanto riguarda il contesto della storia... non ha una data di ambientazione precisa. Penso che potrebbe essere intesa come What If nella quale Edward non lascia Bella e passa con lei il Natale, ma in generale è un contesto vago e ognuno la può intendere come vuole.
Beh, non ho nient’altro da dire, se non che spero di non abbandonare più il fandom e di ricevere qualche recensione. Ne accetto di costruttive e di distruttive, ovviamente (:
Vostra,
WJ


   
 
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