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Autore: Demsmuffin    23/10/2012    5 recensioni
AU. Larry. Hope u like it :)
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Louis non capisce, e probabilmente non lo capirà mai, perché le rampe più facili sono quelle che non gli riescono mai. Quelle più alte, quelle con gli ostacoli, riesce a farle quasi con naturalezza, come se fosse nato per stare lì sopra. Louis non capisce perché, ma è appena caduto su una rampa semplicissima, una delle più facili. Una di quelle che anche il bambino di nove anni, che adesso lo sta deridendo, è riuscito a fare.
“Dannazione!” Quasi urla, alzandosi. Il braccio gli fa male, ma sta ringraziando chissà quale divinità perché per poco non cadeva di schiena. Recupera il suo skate, schiantato contro un palo della luce, fulminando i bambini che ridevano.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia migliore amica, la mia Lou, che è sempre presente per me. Grazie per ogni cosa. Ti mao.

   

Louis non capisce, e probabilmente non lo capirà mai, perché le rampe più facili sono quelle che non gli riescono mai. Quelle più alte, quelle con gli ostacoli, riesce a farle quasi con naturalezza, come se fosse nato per stare lì sopra. Louis non capisce perché, ma è appena caduto su una rampa semplicissima, una delle più facili. Una di quelle che anche il bambino di nove anni, che adesso lo sta deridendo, è riuscito a fare.
“Dannazione!” Quasi urla, alzandosi. Il braccio gli fa male, ma sta ringraziando chissà quale divinità perché per poco non cadeva di schiena. Recupera il suo skate, schiantato contro un palo della luce, fulminando i bambini che ridevano.
Chi si credono di essere? E’ lui quello più grande. E’ lui ad avere diciassette anni. Loro a mala pena hanno finito di prendere il latte dalla mamma. Pensa, mentre si siede su uno scalino, massaggiandosi il braccio.
“Forse dovresti provare a ritirarti!” Gli grida un bambino qualche metro più avanti.
E Louis sa che ai bambini non si deve rispondere, sa che dovrebbe sorridere ed gentile perché sono solo bambini, ma sa anche che non può farsi calpestare così da un lattante.
“E tu forse dovresti provare ad andare da mammina. Hai il moccio sul naso.” Sbotta così, con la prima scemenza che gli è passata per mente. Il bambino, abbassando lo sguardo, adesso non sorride più, ma scappa via, quasi spaventato.
Ecco, così impari a fare lo spavaldo. Pensa Louis, sentendosi subito in colpa. Sbuffa. E’ sempre troppo gentile.
Inizia a massaggiarsi il braccio, con la speranza che il dolore svanisca presto. Non ne vuole sapere di tornare a casa. Non mentre il compagno di sua madre è lì. A Louis non va di stare solo a guardare con lui una stupidissima partita di calcio, di cui gliene frega ben poco; non gli va di guardare il fidanzato di sua madre mentre si ubriaca, rutta e si gratta il sedere. Preferisce essere deriso dai bambini, piuttosto che stare accanto a lui.
Ma cosa ci trova mia madre di bello? E’ la domanda che si pone più spesso, quella che a cui non riesce a dare una risposta, come il perché non gli riescono le rampe semplici.
Dov’è mio padre? Pensa ancora, mentre un uomo si affretta a soccorrere un bambino biondo appena caduto.
A volte Louis preferirebbe essere un bambino, piuttosto che un adolescente. A volte preferirebbe essere stupido, preferirebbe non capire come va il mondo, preferirebbe guardarsi attorno e continuare a sorprendersi anche se una mosca vola. Vorrebbe essere ingenuo, infantile, piccolo. Vorrebbe non crescere mai. Tutto è più semplice, da piccoli. Nessuno ti spiega niente, danno tutti per scontato che non puoi comprendere perché sei troppo piccolo; nessuno sta a guardare mentre inciampi, perché sei piccolo e puoi farti male e quindi vengono ad aiutarti; nessuno affida a te alcuna responsabilità perché sei troppo piccolo per capirne l’importanza, perché non sei abbastanza maturo, perché i tuoi genitori ci pensano al posto tuo. Ecco, Louis vorrebbe essere Peter Pan. Andare nell’isola che non c’è e non crescere mai. Louis vorrebbe solo giocare e basta.
Scuote la testa, che pensieri fa? Non può non crescere. Lui deve crescere, è così che vanno le cose.
E allora prende il suo skate, se ne frega se il braccio gli fa ancora male e va in una delle rampe più difficili. Non c’è nessuno sopra, perché nessuno la fa mai. Troppo difficile, troppo pericolosa, troppo alta. E quando si piazza lì davanti, sa che tutti lo stanno guardando. Sa che quei bambini che prima ridevano, adesso non ridono più. Sa che i ragazzi più grandi lo guardano aspettando di vedere se davvero può farcela. Sa che anche le persone sedute sugli spalti, stanno guardando solamente lui. Ed è quello che vuole. Non perché è egocentrico, non perché vuole solo attenzione, ma perché non ne può più degli insulti, delle occhiate di derisione.
Posa a terra il suo skate e ci sale sopra, guardando con segno di sfida quella rampa. Qualche passaggio semplice prima, va avanti a indietro, il braccio gli sta bruciando, gli sta implorando pietà, ma a lui non interessa. Deve saltare quella rampa.
Intorno a lui, si è formato un gruppetto di persone, non capita spesso che una persona provi a farla. Non capita mai. L’ultima volta che qualcuno ci ha provato, è caduto, volando alla fine e beccandosi le costole rotte. Però alla fine il tizio era riuscito a saltare. E anche a costo di cadere rompersi ogni arto, Louis vuole saltare.
Prende un respiro profondo, si piazza davanti alla rampa, non si guarda nemmeno attorno e via, verso la fine. Cade la prima volta, cade la seconda, cade la terza. Cade talmente tante volte che le persone si disperdono. Non hanno più interesse a guardarlo, è ovvio che non può arrivare fino alla fine, è ovvio che non può saltarla. Impreca più volte, sbuffa, cade, si rialza, scalpita, quasi piange perché vuole farcela, ma non ci riesce. E allora si arrabbia. Guarda il cielo e rimane immobilizzato. Sta diventando buio. Lui è lì da ore a provare a saltare e ancora niente. Non c’è quasi più nessuno al parco, solamente qualche persona agli spalti, ma anche loro, hanno lo sguardo vacuo, non ci pensano nemmeno a guardarlo.
Louis scuote la testa. L’ultima volta. Si dice. E allora parte, prova ancora a saltare. Sale sempre di più, ha quasi raggiunto la fine e trattiene il fiato, memorizza la traiettoria e annuisce tra se e se. Può saltare. E’ ormai in cima, quando capisce di avercela fatta. E allora salta, fa fare una capriola al suo skate e lo riprende, tenendosi in equilibro con le braccia, che quasi non si sente più, sorridendo perché è riuscito a saltare. Arriva a terra e si guarda attorno, rimanendo deluso. Non c’è più nessuno. Quelle poche persone sugli spalti non hanno visto nulla. Nessuno ha visto mentre saltava la rampa più difficile di tutto il parco, senza cadere. Sta quasi per lanciare lo skate da una parte, quando un applauso lo distrae. Si guarda attorno, ma non vede nessuno. Sta diventando pazzo, desidera talmente gli applausi che adesso li sente pure dove non ci sono.
“Che idiota.” Mormora a se stesso. Ma si blocca, vedendo un ragazzo sorridente seduto sulla panchina di fronte alla sua rampa. E Louis aggrotta le sopracciglia. Ma quella panchina, è sempre stata lì? Crede di avere una visione. Insomma, quegli occhi azzurri non possono esistere davvero. Come non possono esistere quei ricci informi, scuri. Come non può esistere quel sorriso contornato da due tenere fossette. Come non può esistere quel ragazzo che continua ad applaudirlo.  Louis ha decisamente le visioni. E allora ride.
“Ti fa così ridere il mio applauso?” Dice quel ragazzo, mentre di alza, avvicinandosi a lui.
Non può essere reale. Louis ne è ancora più convinto quando lo vede alzarsi. Quella maglietta bianca scollata, quei jeans larghi, quelle converse consumate e le gambe un po’ storte. Sono buffe. Louis sorride.
“No, pensavo che..” A cosa pensava Louis? Non lo sa nemmeno lui. Si sente attratto? Incuriosito?
Quel ragazzo perfetto, adesso lo sta guardando come se fosse un alieno. Gran bella figura, Louis.
“Lascia stare.” Si affretta a dirgli, con la paura di fare una brutta figura.
Il ragazzo annuisce, fregandosene poco di quello che ha da dire il ragazzo sullo skate.
“Ti guardavo da un po’..” Comincia quella che a Louis continua a sembrare una visione. Oddio, quella voce. Così roca, così bassa, ma così sensuale.. tanto che è costretto a deglutire per non saltargli addosso. Ecco una cosa che nessuno sa, Louis è gay.  Non lo sa nemmeno sua madre, la donna di cui, nonostante tutto, si fida più di tutti. Non lo sa nemmeno lui stesso, in realtà.
Da quanto tempo mi stava guardando? Da quanto tempo è lì? E perché fissava proprio me?
“Ti ho sempre guardato, veramente..” Continua quel ragazzo dagli occhi chiari, che brillano sempre di più. Ma Louis aggrotta le sopracciglia, confuso. In che senso lo ha sempre guardato? Perché? Chi è quel ragazzo? Lui lo conosceva già?
Louis tenta di ricordare se lo ha visto a scuola, tra i corridoi, se lo ha visto qualche altra volta in quel parco o per strada o in qualunque altro posto, ma nulla. Non l’ha mai visto. Continua a stare in silenzio, guardandolo.
“Non sono uno stalker, eh.” Si affretta ad aggiungere il riccio, con una risatina nervosa, vedendo l’espressione confusa del ragazzo. “Solo che.. Sì, insomma, è impossibile non notarti a scuola.” Soffia, improvvisamente la punta delle sue converse diventa estremamente interessante. Louis nota che le sue guancie sono diventate rosse, tanto che ha paura che quel ragazzo possa andare a fuoco da un momento all’altro.
“Vai nella mia scuola?” Domanda Louis, incuriosito sempre di più. Il riccio annuisce, continuando a guardare le sue scarpe.
“Lo so, probabilmente non mi hai mai visto.” Cos’è, rassegnazione quella che sente Louis?
“No, infatti. Sei nuovo?” Louis vuole davvero ricordare qualche momento in cui lo ha visto, ma non ci riesce. Come ha fatto a non notare un ragazzo così? E’ davvero diventato così disinteressato agli altri tanto da non accorgersi di un ragazzo talmente bello? Talmente dolce?
“No, io.. Sono di questa città. Sono nella tua stessa scuola da due anni..” Mormora, quasi spaventato. Perché Louis riesce a leggere ogni sua insicurezza? Perché prima quel ragazzo era così spavaldo e adesso così timido?
“Scusa, non ti ho mai visto.” Fa Louis. Quasi vuole toglierselo dai piedi. Non può stare ancora un attimo a guardarlo, non ce la fa, potrebbe crollare. E non sa nemmeno lui come si sente in quel momento. Gli da fastidio però, che quel ragazzo lo abbia sempre guardato senza che lui se ne accorgesse.
“Ah.” Sussurra il ragazzo, e a Louis sembra ancora più piccolo.  
Louis non dice una parola, rimane in silenzio, aspettando di trovare qualcosa da dire. E può giurare che per un secondo abbia visto il ragazzo deluso. Deluso? Perché? Forse perché Louis non l’ha mai notato? Quel ragazzo si stava interessando a lui?
“Ci vediamo in giro, suppongo.” Il ragazzo si gira, gli da le spalle e comincia a camminare verso l’uscita, ma stavolta alza la testa.
Louis, cosa stai facendo? Si rimprovera quasi. Non può lasciare andare una meraviglia del genere. Louis non vuole veramente che se ne vada. Pagherebbe oro per rivivere quella conversazione impacciata, per sentire quella voce roca, per guardarlo mentre arrossisce.
“Aspetta!” Prova ad urlare, ma la voce gli muore in gola. Il ragazzo sta quasi uscendo da lì. Merda. Recupera velocemente il suo skate e inizia a correre. Non vuole perderlo. Non gli va. Vuole sapere ogni cosa. Vuole affondare la mano tra i suoi ricci, vuole scoprire tutto quello che si cela dietro i suoi occhi azzurri, chiari come il cielo. “Aspetta! Hey!” Urla, più forte e con il fiatone.
E il ragazzo si gira. Louis lo raggiunge, piazzandosi davanti a lui.
“Sì?” Sorride, illuminandosi, e Louis non può reggere quelle fossette. Non ce la fa.
“Non so come ti chiami.” Dice banalmente. Ma è vero, non sa come si chiama e sta impazzendo per saperlo.
“Harry.” Sussurra lui, piegando la testa verso destra.
Harry. Che bel nome, Harry. Come suona bene. E’ quasi musicale. Louis sorride istintivamente, contento di non avergli permesso di andare via.
“Louis.” Aggiunge, allungando la mano. Harry sa già come si chiama, solo che non glielo dice. Harry non gli dice che lo ha guardato ogni giorno, a scuola per due interi anni. Non gli dice che passa i suoi pomeriggi aspettando la mattina successiva per andare a scuola, solo per vederlo. Non gli dice che quel giorno lo ha seguito per vedere dove andasse. Non gli dice che il suo cuore lo regge a mala pena. Non gli dice questo e molto altro, perché non gli sembra importante dirgli tutte quelle cose. Louis gli sta parlando, gli sta sorridendo. E a lui basta solo questo.
Harry fa un cenno positivo, stringendo la sua mano. Entrambi, sentono una scossa che gli percorre ogni centimetro del corpo.
“Bene, Harry..” Inizia Louis, sempre preso da quegli occhi, quasi ipnotizzato. “Ti va se camminiamo insieme?”
Ed Harry non può che essere la persona più felice del mondo, quando sente quella domanda. Non aspettava altro, forse non ci sperava nemmeno più. Si era quasi rassegnato, convincendosi che quel ragazzo non appartenesse a lui.
E anche Louis è la persona più felice del mondo quasi Harry fa un cenno positivo. Si guardano negli occhi, sorridendo automaticamente, inconsciamente. Il mondo si ferma per un lunghissimo, eterno minuto, mentre si fissano.
Ad entrambi importa solo di stare con l’altro, anche se dell’altro sanno ben poco, se non niente.  Ed è mentre camminano, che entrambi, per qualche assurda ragione, sanno già di essersi innamorati.



Styles wife's corner 

Okay, perdonate questo schifo, ma ne avevo bisogno. Il nuovo tatoo di Tomlinson mi ha ispirato troppo questa stupidissima AU. 
Lo so che non è un capolavoro, ma come al solito ci ho messo l'anima in ogni parola e mi sono emozionata mentre la scrivevo, basta questo, no? :)
Sì, allora.. Harry fa un po' stalking a Boo (ma in realtà il suo è tutto affetto, quindi è cuppycake anche da stalker) anche se lo nega e Louis non se ne accorge. Direi che sì, è un po' irreale come cosa (o forse no?) ma suvvia, è una storia ùù 
Louis sullo skate.. Ve lo immaginate mentre fa i salti e le acrobazie? askdifv Io ci sto fissata troppo ultimamente. 
Adesso pretendo un Louis Tomlinson sullo skate mentre salta le rampe fighe. 
Okay, basta sto parlando troppo, come al solito. 
Mi dileguo.. Fatemi sapere che ne pensate ovviamente. 
Oh, grazie a Mars che come sempre mi da una mano con tutto quello che scrivo e con i banner. Non so cosa farei senza di te.
Il banner è mio, fregatemelo e siete morte.
Much love, Sarah. ♥

 
  
   
 
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