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Autore: AintAfraidToDie    23/10/2012    4 recensioni
L'aveva accesa, aveva inspirato e già al primo tiro si era sentito rinato – utopica illusione, ovvio.
Al secondo la testa aveva iniziato a girare. Al terzo la bocca gli si era impastata e aveva dato un sorso alla bottiglia di minerale. Al quarto si sentiva già alla frutta e ringraziò mentalmente l'amico perché quella roba spaccava di brutto.
E al quinto.. Beh, al quinto si era ritrovato il volto irato di Derek Hale davanti.
[ Sterek ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Thanks God, I'm a Smoked Nerd
Genere: Sentimentale, Romantico
Raiting: Giallo
Avvisi: Slash, OneShot
Riassunto: Al secondo la testa aveva iniziato a girare. Al terzo la bocca gli si era impastata e aveva dato un sorso alla bottiglia di minerale. Al quarto si sentiva già alla frutta e ringraziò mentalmente l'amico perché quella roba spaccava di brutto. E al quinto.. Beh, al quinto si era ritrovato il volto irato di Derek Hale davanti.


“ Thanks God, I'm a Smoked Nerd “


Stiles Stilinski si era sempre ritenuto un grandissimo sfigato, davvero. Munito di pochissima autostima e privo di qualsiasi forma di cinismo era arrivato pian piano alla totale arresa difronte a tale conclusione - ma non aveva pianto, né si era disperato: facendo spallucce si era auto convinto che questo fosse il suo destino ed era andato avanti. Come sempre.

“ Nerd, nerd e ancora nerd. “ pensò, guardandosi allo specchio. Era mattina presto, la sveglia aveva appena suonato e le occhiaie che cerchiavano i suoi occhi lievemente assottigliati erano il ricordo dell'ennesima nottata in bianco passata ad accompagnare Scott di qua e di là in cerca di guai. L'immagine che la lastra di vetro gli rimandava sorridendo ironica non era delle migliori. Peace and love, si disse. Capì in un attimo che non era mattinata, che era uno di quei giorni in cui proprio non ne voleva sapere di niente e di nessuno, tanto meno di prendere e di andare a scuola a sentire le lamentele del suo migliore amico sulla questione Allison; battute di un copione ormai ascoltato mille volte e passa. Che fare, allora?

Affondando nel pigiama troppo grande per il suo fisico magrolino raggiunse il letto e cominciò a riflettere, costruendo mentalmente nel giro di pochi secondi un piano abbastanza articolato e piacevole sul come poter bigiare la mattinata scolastica. La prospettiva di rimanere sotto le coperte ancora calde lo attirò immediatamente, ma la consapevolezza dello sceriffo a casa per tutto il pomeriggio mandò in frantumi tale prospettiva. “ Eurekà! “, esclamò fra sé.
In un attimo mandò un messaggio a Scott, avvertendolo che non sarebbe passato a prenderlo ma senza specificare appieno i suoi piani. Con mosse veloci si spogliò e si rivestì da capo a piedi, per poi assottigliare l'udito – per quanto umanamente potesse – ed ascoltare i movimenti di suo padre al piano di sotto. Dopodiché, sempre in tutta fretta, si avvicinò all'armadio di legno d'acero, quello che apriva di rado perché custodiva tutti i suoi vestiti da bambino, aprì il primo cassetto e tirò fuori una scatolina di plastica nascosta sotto una decina di magliette taglia XXS. Controllò il suo contenuto e poi la nascose nello zaino di scuola. Caffè latte, biscotti ed un bacio a papà.
“ Buona scuola tesoro. ”

La mattinata poteva ufficialmente cominciare.

***

La tanto desiderata destinazione fu raggiunta in meno di un quarto d'ora, rinchiuso all'interno della sua fidata Jeep. Appena sceso al limitare del bosco l'aria fredda e umida lo colpì come uno schiaffo: Ottobre era quasi alla fine ed a breve avrebbe iniziato a nevicare, cazzo. “ Addio caldo, benvenuto assideramento. “ pensò, con una punta di amarezza.
Infamando mentalmente il troppo veloce scorrere del tempo si mise in spalla lo zainetto, munendosi pure di una piccola coperta di pile e fremendo di fronte al totale relax che si sarebbe concesso per almeno quattro o cinque ore.
Ah, se ne aveva bisogno: le ultime settimane - o forse mesi - erano state turbolente e tragiche, una successione di avvenimenti catastrofici che avevano messo a dura prova la sua psiche. Giorno dopo giorno era arrivato ad accumulare stress, stanchezza e rabbia senza riuscire ad espellere mai niente. Già, lui in fondo era Stile, no? Quel tipino sempre allegro dalla battuta pronta. Quello che ascolta, ma che non ha mai bisogno di essere a sua volta ascoltato. Dio!, stava diventando un nido di tensioni mal mascherate, ma nessuno dei suoi cosiddetti amici sembrava essersene accorto.
Eppure, si diceva, sono ancora qua. Vivo, parlante, pensante.. umano.

Eh sì, aveva proprio bisogno di una canna. Ogni volta che tale pensiero gli si formava in testa era per lui conseguenza logica immaginarsi la faccia da bambino sconvolto di Scott davanti a tale notizia. Quasi se lo poteva vedere davanti, intento a cercare una non so quale assurda spiegazione filosofica con la quale giustificare il – a suo dire – folle gesto.

“ Si, amico, mi drogo.
Ogni tanto, stai tranquillo, ma lo faccio. Perché, mi chiedi?
Perché non sostengo più questa situazione.
Perché mi sento uno sfigato.
Perché sono stanco, arrabbiato, arrapato e.. sfigato.
Che ne pensi, me la concedi almeno un po' di erba così, tanto per? “

Non che quello sfogo settimanale facesse miracoli o stregonerie varie, ovvio. Certe cose e certi avvenimenti non puoi dimenticarli nemmeno da strafatto, è chiaro. Ma quella mezz'oretta di reset dal resto del mondo gli faceva bene, cazzo. Era quasi un toccasana, diciamo. Solo, in quel posto che aveva dato inizio a tutti i suoi guai, ma che comunque riusciva a trasmettergli un certo senso di tranquillità fisica e psicologica. Solo, disteso su una coperta sgualcita a fare viaggi con la mente in posti immaginari; posti che riuscivano a dargli almeno un po' di sollievo e l'illusione che almeno qualcosa, in quel momento, potesse andare per il verso giusto.

Come tutte le altre volte, Stiles cercò e trovò quel posticino dove oramai l'erba appena schiacciata aveva preso la parvenza della forma del suo corpo.
Come tutte le altre volte distese la coperta, ci si sedette sopra e cominciò a rollare con fare inesperto – no, ancora non era riuscito ad imparare bene, per quanto Danny avesse provato a spiegarglielo milioni e milioni di volte.
Come tutte le altre volte si era infine completamente disteso, posizionando accanto a sé acqua e snack necessari al dopo-personal. L'aveva accesa, aveva inspirato e già al primo tiro si era sentito rinato – utopica illusione, ovvio.
Al secondo la testa aveva iniziato a girare. Al terzo la bocca gli si era impastata e aveva dato un sorso alla bottiglia di minerale. Al quarto si sentiva già alla frutta e ringraziò mentalmente l'amico perché quella roba spaccava di brutto. E al quinto..

Beh, al quinto si era ritrovato il volto irato di Derek Hale davanti. Cazzo.

- Hola Derek. -
- Stiles. -

No, non poteva credere ai suoi occhi. Non che non avesse mai calcolato il rischio che qualcuno dei lupi lo scoprisse – infondo era il loro bosco – ma credeva che, francamente ed onestamente, si sarebbero fatti i cosiddetti cazzi propri. Ed invece eccolo lì, l'Alpha più rompiscatole di Beacon Hills ad osservarlo in tutta la sua altezza con una malcelata rabbia dentro gli occhi ancora – fortunatamente – verdi ed umani.
“ Uhm, sono fottuto. “ pensò, cercando di tirarsi sui gomiti e ricomporsi quel tanto che poteva. Sapeva benissimo che il suo viso era incapace di nascondere la visibile botta, ed in più due quarti di canna risiedevano ancora stretti tra il suo indice e l'anulare.
Sperava in una quasi impossibile ignoranza di Derek in fatto di droghe leggere. Ci sperava veramente.

- Che ci fai qui? - continuò il lupo, avanzando di qualche passo verso il più piccolo, ancora quasi completamente disteso e con la mente annebbiata.
- Bigio la scuola. - rispose, dopo qualche secondo speso per recepire le parole del moro.
Derek lo guardò di sbieco, soffocando un ringhio. Il castano capì all'istante che quella non era affatto la risposta che pretendeva e smorzò un sospiro sul nascere iniziando pian piano a metabolizzare la situazione.

“ Ok. Stiles, canna, Derek.
Derek fa domande, tu rispondi.
Derek contento e soddisfatto se ne va a casina sua.
Tu continui tranquillo l'attività che da' qualche tempo risulta essere il tuo unico svago.
Hei, ma quanto è sexy Derek con questa maglia oggi..
What the fuck?! “

- Stiles. Per quale assurdo motivo vieni a drogarti nel bosco? - esordì il lupo all'improvviso, distogliendo il più piccolo dalle sue assurde riflessioni.
Ciò che aveva appena pensato lo aveva non poco intimorito e si ritrovò inconsapevolmente a distogliere lo sguardo dal corpo eretto dell'altro, cominciando a far girovagare gli occhi su qualsiasi altra cosa. “ Ma guarda che belle foglie secche! “
- Cazzi miei, direi. - sputò quasi alla fine, pentendosi subito dopo. In un attimo il lupo gli fu addosso, prendendolo per il colletto del felpone rosso che indossava.
- Non mi rispondere con questo tono, o giuro che ti sbrano. - gli ringhiò sul viso, mettendo in mostra i denti.
Stiles lo osservò, beffardo. Quella non era la prima volta in cui Derek Hale lo minacciava di morte. “ E sicuramente non sarà neanche l'ultima “ pensò di sfuggita, sorprendendosi della calma con la quale oramai affrontava questo genere di situazioni; situazioni che nell'ultimo periodo si era quasi ritrovato a desiderare. Dio!, Derek in un certo senso lo ammaliava ed era abbastanza ovvio; ma la doveva smettere, cazzo. Non era sicuro di poter sopportare l'idea di un Hale come protagonista dei suoi sogni erotici notturni - forse era davvero meglio finire sbranato, si disse. Non poteva veramente esser quasi arrivato a provarci con Derek, no!, non ci voleva credere. Eppure quei suoi occhi sembravano quasi incatenarlo, i suoi muscoli invitarlo e la sua bocca.. desiderarlo.

Stiles si ritrovò a deglutire saliva inesistente senza nemmeno accorgersene: il lupo in quell'istante gli pareva un concentrato di sensualità, anzi!, era proprio il sesso fatto persona. Conseguenza logica fu la sua mano che, senza essere comandata, arrivò a toccare appena il petto del moro con la fruizione di scatti meccanici ed assopiti.

“ Maledetti ormoni e maledetta balla! “

- Stiles.. - iniziò Derek, stoppandosi difronte ad una carezza alquanto lasciva che il più piccolo iniziò a condurre intorno al suo capezzolo.
Un gemito gli uscì dalla gola nello stesso istante in cui Stiles cominciò ad avvicinarsi, aumentando l'intensità del tocco ed artigliando la t-shirt attillata che il lupo inconsapevolmente si ritrovò a ritenere fastidiosa.
- Stiles, smettila. - fu un sussurro appena accennato, qualcosa di quasi impercettibile.
Lo stato di semi-trance del più piccolo si arrestò di colpo, regalandogli una sensazione di semi smarrimento. Alzò lo sguardo, posandolo dritto negli occhi irrequieti del moro.
- Perchè? -
- Perchè sei sotto effetto di sostanze stupefacenti. -
- Non è un problema. -
- Perché io sono Derek Hale, ricordi? -
- Si, e mi piaci un sacco. - ammise con fare consapevole e senza alcuna incertezza, lasciando l'altro totalmente di stucco.

Forse era per colpa della botta, già. Forse era perché, cazzo sì!, Derek Hale era veramente un figo da paura, carattere a parte. Fatto sta che Stiles nel giro di pochi attimi si era ritrovato a guardarlo improvvisamente con occhi diversi – occhi affamati, liquidi. Non ci poteva credere, davvero: quella situazione era al limite dell'assurdo. Vicino – troppo – a colui che credeva di aver sempre disprezzato; colui che aveva dato il via a tutte le sue disgrazie. Un uomo per metà, capace di infastidirlo anche solo con un grugnito. Com'era possibile?
Forse, si disse, i fatti erano ben differenti. Forse, continuò mentalmente, non aveva mai voluto ammetterlo a sé stesso fino a quel momento.
Ammettere che quello sguardo tagliente oltre che incutergli timore gli faceva spesso tremare le gambe. Ammettere che i brividi che quel suo ringhio animale gli provocava non erano sempre e solo di spavento. Ammettere che la maggior parte delle volte in cui il lupo lo aveva attaccato ad un muro durante uno dei suoi usuali scatti d'ira aveva sperato di poter sfiorare quelle sue labbra sempre troppo vicine, troppo invitanti.

- Stiles! - questa volta il sussurro del lupo fu sostituito da un potente e cavernoso ringhio.
Il castano, colto di sorpresa, ritirò la mano immediatamente.
- Stiles.. non sono certo di riuscire a controllarmi. - aggiunse poi dopo qualche secondo di silenzio, abbassando lo sguardo per la prima volta dall'inizio della loro strana conversazione.

Per Stiles fu come sé un'intera bacinella di acqua gelata gli si fosse rovesciata addosso. Cos'era quella, una semplice attrazione reciproca? Oppure un più complicato attaccamento verso quella persona che, volente o nolente, oramai faceva parte della sua vita? Quanti momenti importanti avevano condiviso insieme, seppur inconsapevolmente?

Sempre presente.
Sempre nel posto giusto al momento giusto.
Sempre con Stiles.

Ed eccolo lì, davanti a lui. Con quello sguardo magnetico, tra il corrucciato ed il perplesso; forse più da sé stesso che da altro. Vagamente incazzato nero, anche.
Stiles non riuscì a trattenere una flebile risata.
- Non vedo cosa ci sia da ridere, Stiles. - ringhiò di rimando Derek, alzando un sopracciglio. Wow. Solo lui era capace di rendere sexy addirittura la pronuncia del suo stupido nome. Già, solo Derek Hale.
- Sono in botta, Derek. E tu hai appena rifiutato le mie avances dicendo che ti faccio perdere il controllo. Cosa dovrei fare, piangere? - rispose il più piccolo in un tono ampiamente canzonatorio. Non si era mai sentito così tranquillo, in sua presenza.
- Stilinski. Diventi troppo temerario sotto effetto di droghe. -
- Oh, che c'è? Il lupacchiotto si è imba- nemmeno il tempo di finire la frase che Stiles si ritrovò di nuovo catapultato malamente sulla sua coperta, con due denti affilati e sporgenti davanti agli occhi ed il fiato rotto di Derek sul volto.

Fu una successione di eventi veloci, inumani. Il moro si era buttato in un nanosecondo addosso al più piccolo, strattonandolo dalle spalle e spingendolo con violenza all'indietro, divaricando le gambe sul suo bacino magro. Un suo tipico attacco da lupo inferocito.

- Ahi. - si lamentò l'umano, cercando di portarsi le mani alla testa appena sbattuta per terra con ben poca finezza, ma non ottenendo nessun risultato: i suoi polsi erano bloccati dalla stretta ferma e quasi dolorosa dell'altro, il quale continuava ad alitargli ringhi sul volto.
- Stiles. Stai giocando con il fuoco. - sussurrò il lupo ansante al suo orecchio, regalandogli un gelido fremito che gli intorpidì tutto il corpo.
- Mi è sempre piaciuto il rischio. Lo sai, no? -

Silenzio.
Con non poco sforzo il più piccolo iniziò a fare pressione sui reni, al fine di rimettersi poggiato sui gomiti: l'unico risultato ottenuto fu il ritrovarsi maggiormente spiaccicato dal corpo letteralmente a bollore di Derek. Per quanto i contatti fisici fra i due fossero sempre stati esigui non ricordava di averlo mai sentito così caldo e comprese che forse sì, magari anche il lupo era davvero eccitato ed al limite della sopportazione - se poi si stava trattenendo dall'ucciderlo o da scoparselo rimaneva un mistero.
Un'insistente Derek continuò a fissarlo taciturno, costringendo la domanda retorica del  castano a cadere nell'oblio, come se non fosse mai stata pronunciata.
Stiles pensò. Pensò che no, non era più l'influenza allucinogena e tossica della canna lasciata quasi a metà ed oramai spenta a fargli battere il cuore a duemila, su e giù per la cassa toracica. Le sue guance si imporporarono nello stesso istante in cui si rese conto di non riuscire a scostare gli occhi da quelli del lupo che lo sovrastava, il quale a sua volta non sembrava essere più capace a rallentare il ritmo del suo mugolio animale.
- Derek.. - sussurrò appena, dopo attimi infiniti. L'altro non rispose, ma diminuì la presa sui suoi polsi già divenuti doloranti ed arrossati. - Derek.. -
- Uhm. -
- Ho un'irrefrenabile bisogno di baciarti. -

Stiles si domandò istantaneamente che cavolo gli fosse passato per la mente in quel momento. Forse un estremo istinto suicida; la voglia di morire giovane, bello – ok, parliamone - ed illibato. No, si disse. Era semplicemente stato sincero.
Chiuse di scatto gli occhi sul finire della fatidica frase, proibendosi anche solo d'immaginare la reazione del lupo che da più o meno una decina di minuti comprimeva il suo esile corpo contro il proprio. Dio, che tortura!
Nel giro di pochissimo tempo, tanto da poter far concorrenza ad uno scanner, era riuscito ad imprimersi mentalmente ogni singolo spigolo osseo e non del fisico statuario di Derek: i muscoli guizzanti che si contraevano e distendevano a ritmi irregolari a contatto con la sua pelle coperta da stupida ed inutile stoffa, lo sterno scolpito che veniva ben poco nascosto dalla maglietta grigia attillata, le gambe toniche che poggiavano duramente sulle sue, costringendole ad aprirsi per accoglierlo meglio.

Ecco, si disse. Posso morire felice.

Ma Stiles Stilinski stava aspettando un colpo di grazia che, per fortuna, non arrivò mai. L'unica cosa che successivamente avvertì furono due labbra. Due labbra morbide che velocemente – forse troppo – poggiarono sulle sue, andando a creare un contatto umido e rude, sicuramente affamato. Un bacio talmente forsennato che Stiles non riuscì in nessun modo a catalogare: certo, non che fosse un grande ed esperto baciatore, ma mai nella sua vita avrebbe pensato che un solo tocco di bocche potesse trasmettergli quell'estremo mix di sensazioni disparate che si ritrovò a provare.

Adrenalina. Necessità. Passione. Rabbia..?

Sì, Derek era incazzato.

“ Hei, ecco, hai avuto ciò che volevi.
Mi hai tolto ogni tipo di difesa.
Hai distrutto la mia maschera da cuore di ghiaccio.
Contento, Stilinski? ”

Fu solo per mancanza di ossigeno che quel bacio, tanto assurdo quanto bello, finì. I loro occhi tradivano pensieri e parole che scalpitavano per uscire ma nessuno dei due riuscì a proferire parole per un lasso di tempo che andò ben oltre i cinque minuti. In quel silenzio quasi innaturale Stiles si ritrovò abbracciato ai fianchi del moro in una stretta perlopiù possessiva; le mani di Derek, attorcigliate intorno alla sua nuca, avevano invece scavato dei piccoli solchi rossi, evitando però di ferirlo.
- Sei indecente, Stiles. - fu il lupo a spezzare quella specie d'incantesimo, posizionandosi a sedere sul bacino del castano e creando di colpo una netta distanza tra i loro volti. Stiles lo guardò contrito: era già tutto finito? Il più grande ghignò divertito, denotando la sua espressione. - Sei pure buffo. -
- Ah, prima indecente, poi buffo. Vogliamo continuare, MrSonoPerfettoSoloIo? - sbuffò appena, fulminandolo con lo sguardo. L'altro continuò imperterrito a fissarlo, riacquistando subito il magnetismo e la serietà che usualmente lo contraddistinguevano.
- Sei pure oscenamente scopabile, se proprio vuoi saperlo. - aggiunse dopo qualche secondo, facendo perdere un battito a Stiles.


“ Colpito ed affondato, Hale. “ pensò, constatando di non aver mai avuto il piacere di passare del tempo con un Derek così rilassato e tranquillo, forse quasi.. sereno. Il più giovane si perse in nell'accenno di risata che il moro cercava in tutti i modi di sopprimere davanti alla sua faccia visibilmente sconvolta. Ma in un attimo, quasi per magia, le sue braccia si aggrapparono al collo di Derek cogliendolo impreparato, in un movimento che mirava solamente a riavvicinarlo di nuovo il più possibile a sé.
- Che fai, Stiles? - gli soffiò sulle labbra, in un gesto che a Stiles sembrò più felino che mannaro.
- Non lo so, non me lo chiedere. Non mi capacito di cos'è successo prima come non mi capacito di ciò che sta succedendo adesso. Se me l'avessero raccontato ieri o ieri l'altro molto probabilmente ci avrei riso su ma adesso.. Adesso mi sembra così naturale prendere ed infilarti la lingua in gola che sinceramente.. - un dito gli si posò dolcemente sulle labbra, costringendolo a riprendere fiato.
- Stiles? -
- Si? -
- Chetati e fallo, prima che perda di nuovo la pazienza. -

Non che non avesse altre cose da dire, certo. Avrebbe potuto ribattere, continuare il suo logorroico discorso o addirittura offendersi e girare i tacchi.
Ma, purtroppo o per fortuna, Stiles Stilinski in quel momento non poté fare altro che sorridere e ricongiungere le proprie labbra a quelle dell'uomo che aveva davanti, abbandonando la propria mente e le sue congetture illogiche alla deriva, in un mare di pensieri che finalmente sembravano sfumare in lontananza.
Ma, prima di spegnere del tutto il cervello e lasciarsi andare per la prima volta dopo non sapeva quanto, pensò.
Pensò che Danny aveva appena perso uno dei suoi migliori clienti.





The end







Note:

Dopo anni interi sono riuscita a riscrivere qualcosa di non autobiografico.
Per quanto questa sia una semplice OneShot senza pretese mi ritengo abbastanza soddisfatta. Questi due sono l'Amore, il Sesso e la Dolcezza.
Mi ispirano così tanto che ho intenzione di mettermi subito a buttare giù qualcos'altro e magari finalmente – sempre grazie a loro, aggiungerei – riuscirò a sconfiggere il mio tabù per le Lemon. Vabbè, mi sono già dilungata troppo per i miei standard.
A presto, spero.





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