Anime & Manga > 07 Ghost
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Autore: Therru    23/10/2012    1 recensioni
...il resto della pena lo sconterai in un posto un po' più... confortevole-.
-L'inferno?-
Dan scosse la testa. -Stesso contesto, più o meno. Stasera verrà qualcuno a prenderti per portarti alla chiesa del settimo distretto, e resterai lì per il tempo che rimane della condanna-.
Incrociò le braccia, sorridendo soddisfatto.
Io, invece, soddisfatta non lo ero per niente.
(Ho voluto inventarmi una storia completamente diversa dalla trama di 07-ghost, proprio una cosa che non c'entra niente, inserendo un nuovo personaggio. Spero che riusciate ad immedesimarvi in esso, e che vi piaccia come storia insomma... Buona lettura! ^^)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castor, Frau, Labrador, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi girai verso destra: vicolo cieco. Sinistra: troppe persone.
Ovunque andavo, o mi ritrovavo senza via d'uscita oppure c'era qualcosa a rallentare la mia fuga.
Mi sembrò di essere in un altro dei miei incubi... In ognuno di essi mi ritrovavo a scappare da qualcosa, ma alla fine venivo inevitabilmente sopraffatta dall'oscurità, soffocata da una massa inesistente di mani strette intorno a me...
Chiusi gli occhi per scacciare via quella sensazione e ricominciai a correre, iniziando a pentirmi di quello che avevo fatto.
 
*       *      *
 
Ci avviammo lungo il corridoio, tra gli sguardi degli altri carcerati e delle guardie, stupite al mio passaggio.
-Ma come? L'hanno già fatta uscire?-
-Avrebbe dovuto stare lì almeno un altro anno...-
"Non reagire. Non reagire".
Mi limitai a rivolgere un'occhiataccia a chi mi stava mormorando alle spalle pretendendo di non essere sentito.
Anche se, in effetti... sarebbe stata davvero una gran cosa, passare il resto della mia vita in chiesa? Beh, della mia vita no, ma quanto sarebbe bastato a farmi saltare i nervi.
Per prima cosa, c'era il viaggio fino al settimo distretto. Attraversando quasi tutto il secondo, più il primo... tra una sosta e l'altra, in hawkzile, saranno più o meno 2 giorni...
In più, nemmeno il "vescovo" sembrava tanto entusiasta di portarmici.
Mentre gli camminavo a fianco cercai di guardarlo meglio in faccia, senza che se ne accorgesse. Fu difficile in effetti, visto che era almeno 40 centimetri più alto di me.
Non feci in tempo a pensare alla sua espressione (un esempio di ciò che si definisce proprio "faccia da galera") che mi soffermai subito sui suoi occhi.
Su quanto fossero... gelidi.
Non avevo mai visto uno sguardo più freddo in tutta la mia vita.
"Se questo è un vescovo..."
Dovetti trattenermi dallo sporgermi un po' più in alto per osservarlo meglio, perché in un millesimo di secondo il suo sguardo incontrò il mio.
Nonostante la sorpresa, feci finta di nulla e abbassai la testa, concentrandomi sui miei passi.
Sarà stata solo una mia impressione, ma fu come se l'avessi sentito... sorridere.
E avrei dovuto percorrere centinaia, no, migliaia di chilometri in hawkzile con quello lì?
No, non se ne parlava.
"E se invece fosse venuto a prendermi in aereonave?"
Questo migliorava un po' la prospettiva di viaggio: avevo sempre desiderato salire su un aereonave.
Ma ciò non toglieva che l'idea di andare in una chiesa mi faceva schifo.
Schifo. Schifo.
"Schifo".
E per la seconda volta in quella giornata, anzi, in quei 5 minuti, ding. Mi si accese una lampadina.
Forse potevo svignarmela direttamente e lasciare che le cose andassero come sarebbero andate... in quel momento, non pensai nemmeno alle conseguenze.
Volevo solo andare via da lì, e da sola.
-Prima di uscire... dovrei andare in bagno- dissi.
Dan si voltò verso di me, alzando un sopracciglio.
-Ma...- si vedeva che non sapeva nemmeno cosa dire. In quelle circostanze, era davvero buffo.
-Solo un minuto- dissi ancora, tentando una sorta di espressione "occhi da cucciolo".
Mi sentivo stupida in quel momento, ma la mia scusa formulata lì su due piedi ebbe la meglio.
-Va bene...- sospirò lui. -Muoviti, però-.
-Grazie!- cinguettai, come una bambina delle elementari, e mi diressi verso i bagni.
"Dire grazie in quel modo... bleah, mi disgusto da sola."
Sapevo che nel bagno femminile c'era una finestrella che tenevano sempre aperta per far circolare l'aria. Non era abbastanza grande da farci passare un adulto, ma, bassa e magra com'ero, avrei dovuto riuscire facilmente a passare da lì.
Mi arrampicai incespicando su per il muro scivoloso, appendendomi al davanzale con un braccio e cercando di spalancare la finestrella con l'altro.
Mi guardai in giro: via libera. Potevo uscire.
Sentii giusto Dan urlare -Hey! Ti manca molto?- e poi, solo il rumore del vento, delle persone che chiacchieravano per le strade e dei miei passi velocissimi che risuonavano sul lastricato.
 
*       *      *
 
"Mi dispiace, Dan. Che altro potevo fare?" pensai, avvertendo una sensazione di rimorso che non potevo ignorare.
Ed eccomi là. Senza più un posto dove fuggire, sbattendo e inciampando in mezzo alla folla.
Quando riuscii ad aprirmi un varco tra le persone, vidi in lontananza un vicolo che sbucava in uno spiazzo privo di vita, circondato da alti edifici in rovina. Un posto perfetto per nascondersi.
Perché, ora, era quello il mio obiettivo. Non m'importava di cosa sarebbe successo dopo: ora dovevo solo nascondermi.
Mi voltai un attimo, per verificare se qualcuno mi aveva notata o mi stesse inseguendo. Niente.
Poi, caddi a terra.
Mi ritrovai seduta in mezzo al vicolo, a massaggiarmi la fronte per il dolore, e mi resi conto che, girandomi di nuovo, ero andata a sbattere contro qualcosa.
Mi ci volle un po' per accorgermi di un altro particolare: non avevo sbattuto contro qualcosa.
Piuttosto, contro qualcuno.
-Dove vorresti andare?- disse una voce che avevo già sentito.
Alzai lo sguardo e non potei nascondere il mio stupore.
Il vescovo.
"Ti pareva".
In piedi di fronte a me, mani sui fianchi, mi guardava con degli occhi che di sicuro non appartenevano a un membro del clero.
-Ti ho dovuta cercare per un po', mocciosa. Avevi intenzione di andare da qualche parte?-
Cosa... cosa aveva appena detto, quel... quel faccia da galera?!
-Mocciosa... come?!- Mi alzai in piedi di scatto e seguii l'istinto, tentando di sferrargli un pugno.
Prima che potessi sollevare il braccio, mi ritrovai a testa in giù, a 2 metri da terra.
Grandioso... mi aveva caricata in spalla senza tanti complimenti, manco avessi 6 anni.
-Mettimi giù!- sbraitai. -Hey! Ti pare il modo?! Mettimi giù immediatamente!-
Cominciai a tempestargli la schiena di pugni, rischiando anche di scivolare e cadere per terra.
-Smettila di agitarti, ragazzina! Nemmeno io ho sta gran voglia di fare altri due giorni in hawkzile, ma mi tocca farlo, ok? Quindi, finché saremo in compagnia, cerchiamo di andare d'accordo!-
-D'accordo... un cavolo! Mettimi giù, criminale!-
Si bloccò, per un secondo.
"Eh...?"
Finalmente mi lasciò scendere, anzi, diciamo che più che "lasciarmi scendere" mi scaraventò per terra.
Per poco non caddi di nuovo lunga distesa sulla strada, ma ritrovai l'equilibrio in un secondo e non mi trattenni da dirgli ancora qualche altra parola fuori luogo.
-Che caz...-
-Interessante- mi interruppe lui.
Credevo che sarebbe stato più arrabbiato di me, invece sembrava quasi... divertito.
Di nuovo quel sorrisetto nervoso che mi aveva mostrato non appena l'avevo visto, stavolta con una lieve nota di ironia.
E in effetti, l'ironia del momento c'era, eccome. Ed ero stata io a crearla.
-Tu, che sei appena scappata da dietro le sbarre e devi passare altri 6 anni in una chiesa per scontare la tua pena, chiami me criminale. E' davvero... interessante, come cosa, non credi?-
6 anni? ...Questa non me l'avevano detta.
Comunque, in effetti, forse aveva ragione lui. E ammetterlo mi faceva letteralmente infuriare.
Incrociai le braccia e abbassai lo sguardo, dando un calcio nel vuoto. L'unica cosa che riuscii a fare trattenendo il mio istinto di spaccargli la faccia.
Istinto che creebbe all'istante, perché lui sembrò ancora più divertito dalla mia goffa reazione.
-Come ti dicevo- riprese, dandosi un'aria da gentiluomo -cerchiamo di andare d'accordo, signorina, ok?-
Ah, "signorina", adesso... il "mocciosa" che fine aveva fatto?
Lo incenerii con lo sguardo.
Da parte sua, ancora quella risatina nervosa che stavo cominciando a detestare. Ma mi piaceva anche, in un certo senso.
-Ce l'hai un nome, piccola?-
-Non ti azzardare a chiamarmi "piccola", stangone- gli urlai in faccia.
In tutta risposta, lui mi squadrò dall'alto in basso. E il suo sguardo freddo come il ghiaccio diceva qualcosa che io interpretai come un "rispondi o ti ammazzo". Beh, era solo la mia interpretazione...
-Ji... Jirase- risposi, con un sussurro. Allungai la mano verso di lui; in realtà ero piuttosto riluttante, ma ero abituata a farlo quando dicevo il mio nome. Era automatico.
-...Piacere- dissi, a voce un po' più alta.
Lui mi strinse la mano sorridendo, con un'espressione "quasi gentile".
-Frau. Il piacere è tutto mio-.
  
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