Isolation years
Nonostante
avesse una coperta avvolta attorno alle spalle, nel momento stesso in cui si
appoggiò al freddo muro di pietra sentì il gelo penetrarle sotto i vestiti e
chiudere il suo corpo in una morsa dolorosa. Inoltre, l’umidità tremenda che impregnava
quella stanza a causa della pioggia incessante di quegli ultimi giorni di certo
non migliorava le sue condizioni.
Pensò
a chi conviveva con certe situazioni da quando era nato e l’immagine di un
bambino denutrito raggomitolato in un angolo di una catapecchia umida e gelida
la colpì con una tale violenza da scatenare in lei una reazione istintiva e
insensata. Si alzò di scatto, afferrò le sbarre della finestra e tirò con tutte
le forze che aveva in corpo, desiderando di poter aiutare quella creatura
abbandonata e ogni singola persona dimenticata dal mondo che fosse
privata delle cose più fondamentali.
La
verità, però, tracollò in massi pesanti sulla sua schiena e la costrinse ad
accettare che ormai era troppo tardi, per qualsiasi cosa.
Da
lì, non poteva fare più niente.
Smise
di lottare con quelle pesanti spranghe di ferro e – sconfitta – volse gli occhi
al piccolo fazzoletto di cielo grigio che le era concesso mirare.
Vorrei almeno poter vedere il sole.
La
porta male oliata della sua cella venne aperta con un rumore così assordante da
spaventarla. Si girò e per un attimo credé di incrociare lo sguardo del soldato,
prima che lo distogliesse e lo fissasse su una zona remota oltre la sua testa.
La
sfumatura che vi aveva colto, però, non l’avrebbe mai dimenticata.
Era
sconfitto, proprio come lei.
«Principessa,
è ora» annunciò l’uomo con voce chiara e ferma, anche se lei avrebbe potuto
giurare di aver sentito la sua anima tremare e il suo cuore perdere un battito.
La
ragazza lasciò cadere la coperta sulla brandina, tenendo sulle spalle il solo
scialle di lana grezza, e avanzò verso di lui, fermandosi abbastanza vicino da
far sì che le sue parole non venissero udite da altri. Gli posò la mano destra
sulla guancia e lo costrinse a guardarla negli occhi, per regalargli un ultimo
sorriso.
«Mi
dispiace che tu sia costretto a fare questo, ma ti ringrazio per tutto quello
che hai fatto per me».
Una
lacrima solitaria scavò un solco profondo sul viso dell’uomo e lei voltò la
testa per impedirsi di crollare.
La
piazza era gremita oltre ogni sua aspettativa.
La
voce potente del magistrato che la presentava, scandendo le sue colpe e la pena
che le spettava per averle commesse, sembrava appartenere ad una dimensione
parallela che cercava di entrare in contatto uditivo con lei, continuando a
fallire miseramente il suo tentativo.
Smise
di piovere.
Il
folle desiderio che quell’uomo si perdesse in chiacchiere inutili o l’accusasse
di cose mai commesse serpeggiò in lei: voleva aspettare che sorgesse il sole.
Se
solo avesse avuto più tempo…
Uno
spintone la costrinse ad avanzare e un successivo strattone portò il suo piede
sul primo scalino della forca.
Non
indossava calzature perciò avvertì con particolare intensità la sensazione
della sua pelle fresca contro il legno umido e sciupato dalla pioggia continua.
In una situazione diversa, avrebbe sicuramente abbassato lo sguardo per stare
attenta ad eventuali schegge, ma non in quell’istante, in cui tutto ciò che
contava per lei era rivedere quell’amata stella illuminare ancora una volta il
cielo.
Tenne
lo sguardo fisso davanti a sé, come ipnotizzata da un punto indefinito al di là
dell’orizzonte e salì un altro gradino, poi il successivo.
Si
rese conto di essere sulla piattaforma perché la spinsero avanti.
Pochi
passi dopo, si accorse di aver attraversato un minuscolo spazio vuoto e quando
la fecero arrestare la parte del suo cervello efficiente, ma ormai abbandonata
a se stessa la informò che ora si trovava esattamente al centro della botola.
Ti prego…
Le
infilarono la corda pesante attorno al collo, poi nel secondo esatto in cui le
venne a mancare il terreno sotto i piedi il sole sorse splendido ad avvolgere
il suo corpo straziato in un manto di luce.
In
realtà, questo brevissimo testo è nato come un prologo.
La
fatidica domanda è: la continuo o no?
Qualche
consiglio in proposito?
Se
hai letto fin qui, ti ringrazio.
Eli.