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Autore: rotinpieces    23/10/2012    2 recensioni
Vorrei almeno poter vedere il sole.
Se solo avesse avuto più tempo...
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isolation Years

Isolation years

 

Nonostante avesse una coperta avvolta attorno alle spalle, nel momento stesso in cui si appoggiò al freddo muro di pietra sentì il gelo penetrarle sotto i vestiti e chiudere il suo corpo in una morsa dolorosa. Inoltre, l’umidità tremenda che impregnava quella stanza a causa della pioggia incessante di quegli ultimi giorni di certo non migliorava le sue condizioni.

Pensò a chi conviveva con certe situazioni da quando era nato e l’immagine di un bambino denutrito raggomitolato in un angolo di una catapecchia umida e gelida la colpì con una tale violenza da scatenare in lei una reazione istintiva e insensata. Si alzò di scatto, afferrò le sbarre della finestra e tirò con tutte le forze che aveva in corpo, desiderando di poter aiutare quella creatura abbandonata e ogni singola persona dimenticata dal mondo che fosse privata delle cose più fondamentali.

La verità, però, tracollò in massi pesanti sulla sua schiena e la costrinse ad accettare che ormai era troppo tardi, per qualsiasi cosa.

Da lì, non poteva fare più niente.

Smise di lottare con quelle pesanti spranghe di ferro e – sconfitta – volse gli occhi al piccolo fazzoletto di cielo grigio che le era concesso mirare.

Vorrei almeno poter vedere il sole.

La porta male oliata della sua cella venne aperta con un rumore così assordante da spaventarla. Si girò e per un attimo credé di incrociare lo sguardo del soldato, prima che lo distogliesse e lo fissasse su una zona remota oltre la sua testa.

La sfumatura che vi aveva colto, però, non l’avrebbe mai dimenticata.

Era sconfitto, proprio come lei.

«Principessa, è ora» annunciò l’uomo con voce chiara e ferma, anche se lei avrebbe potuto giurare di aver sentito la sua anima tremare e il suo cuore perdere un battito.

La ragazza lasciò cadere la coperta sulla brandina, tenendo sulle spalle il solo scialle di lana grezza, e avanzò verso di lui, fermandosi abbastanza vicino da far sì che le sue parole non venissero udite da altri. Gli posò la mano destra sulla guancia e lo costrinse a guardarla negli occhi, per regalargli un ultimo sorriso.

«Mi dispiace che tu sia costretto a fare questo, ma ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me».

Una lacrima solitaria scavò un solco profondo sul viso dell’uomo e lei voltò la testa per impedirsi di crollare.

 

La piazza era gremita oltre ogni sua aspettativa.

La voce potente del magistrato che la presentava, scandendo le sue colpe e la pena che le spettava per averle commesse, sembrava appartenere ad una dimensione parallela che cercava di entrare in contatto uditivo con lei, continuando a fallire miseramente il suo tentativo.

Smise di piovere.

Il folle desiderio che quell’uomo si perdesse in chiacchiere inutili o l’accusasse di cose mai commesse serpeggiò in lei: voleva aspettare che sorgesse il sole.

Se solo avesse avuto più tempo…

Uno spintone la costrinse ad avanzare e un successivo strattone portò il suo piede sul primo scalino della forca.

Non indossava calzature perciò avvertì con particolare intensità la sensazione della sua pelle fresca contro il legno umido e sciupato dalla pioggia continua. In una situazione diversa, avrebbe sicuramente abbassato lo sguardo per stare attenta ad eventuali schegge, ma non in quell’istante, in cui tutto ciò che contava per lei era rivedere quell’amata stella illuminare ancora una volta il cielo.

Tenne lo sguardo fisso davanti a sé, come ipnotizzata da un punto indefinito al di là dell’orizzonte e salì un altro gradino, poi il successivo.

Si rese conto di essere sulla piattaforma perché la spinsero avanti.

Pochi passi dopo, si accorse di aver attraversato un minuscolo spazio vuoto e quando la fecero arrestare la parte del suo cervello efficiente, ma ormai abbandonata a se stessa la informò che ora si trovava esattamente al centro della botola.

Ti prego…

Le infilarono la corda pesante attorno al collo, poi nel secondo esatto in cui le venne a mancare il terreno sotto i piedi il sole sorse splendido ad avvolgere il suo corpo straziato in un manto di luce.

 

 

 

 

 

In realtà, questo brevissimo testo è nato come un prologo.

La fatidica domanda è: la continuo o no?

Qualche consiglio in proposito?

Se hai letto fin qui, ti ringrazio.

Eli.

  
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