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Autore: Antilla    24/10/2012    1 recensioni
Os su un ipotetico incontro tra Kurt e Blaine e su come essere bassi, a volte, sia una fortuna.
Dal testo:
Non mi va di andare a prendere la scala per qualcosa che chiunque potrebbe prendere da solo.
Mi abbasso sui talloni , ma dopo qualche secondo solo di nuovo lì, a spingermi verso l’alto, con gli occhi puntati sul volume e le dita che lo sfiorano.
Sono troppo attento e preso, con la lingua di fuori, che non mi sono accorto dei passi di qualcuno che si è avvicinato a me. Mi accolgo della presenza di questi solo quando delle dita lunghe e affusolate prendono il libro da me tanto agognato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre odiato la mia statura, finché non mi ha cambiato la vita.
 
 
 
Amo le biblioteche, amo l’odore della pagine dei libri e persino quel leggero strato di polvere sui volumi meno utilizzati.
In particolare, la biblioteca di Columbus mi fa impazzire: sarà che è la più grande che abbia mai visto, ma c’è qualcosa di speciale in essa che mi affascina; non ho ancora capito se è per la silenziosa frenesia che abita le sue enormi sale, per i libri più disparati che contiene o per lo stile antico. Le scrivanie e gli scaffali di legno scuro le danno una certa eleganza, senza però metterti angoscia.  
Ci sono stato poche volte, sette al massimo, e quindi è ancora un po’ difficile per me orientarmi.
Stavolta, a differenza delle altre, in cui sono venuto per curiosare e sperimentare un po’, ho un’idea ben precisa di quello che voglio leggere.
Non ho voglia di chiedere a qualcuno un aiuto per trovare il settore che mi interessa e, avendo tempo, lo cerco da me.
Quando, su un piccolo piedistallo di ferro battuto, leggo il cartello che mi informa che quello è il reparto della Letteratura Inglese, sorrido appena. Sono stato fortunato, ci ho messo davvero poco.
Cammino lentamente affianco agli scaffali, su cui sono disposti i libri per autori in ordine alfabetico.
Mi basta poco visto che le prime due lettere dell’autore che mi interessa sono AU.
Passo in rassegna visivamente tutti i libri che ci sono e quando scorgo quello che mi interessa, il mio sorriso si spegne.
Il volume che voglio si trova in uno scaffale non troppo alto, ma abbastanza per darmi problemi.
Riesco a sfiorarlo con le dita, ma non a prenderlo, nonostante stia faticando, e non poco, per tenermi sulle punte.
Spingo ancora sulla punta dei piedi e cerco di allungarmi il più possibile, ma mi sembra impossibile.
Non mi va di andare a prendere la scala per qualcosa che chiunque potrebbe prendere da solo.
Mi abbasso sui talloni , ma dopo qualche secondo solo di nuovo lì, a spingermi verso l’alto, con gli occhi puntati sul volume e le dita che lo sfiorano.
Sono troppo attento e preso, con la lingua di fuori, che non mi sono accorto dei passi di qualcuno che si è avvicinato a me. Mi accolgo della presenza di questi solo quando delle dita lunghe e affusolate prendono il libro da me tanto agognato.
Ritraggo timidamente il braccio, senza distogliere però lo sguardo dalla mano che tira fuori il tomo; lo abbasso dopo qualche istante e incontro gli occhi più azzurri e profondi che io abbia mai visto: credo che il mio cuore abbia appena perso un battito e ne ho la certezza quando quegli stessi occhi iniziano a scrutarmi leggermente. Appartengono a un ragazzo che non riuscirò mai più a dimenticare, nemmeno se questa fosse l’unica volta che lo vedo: la sua pelle è bianca come la neve e potrei giurare sia di una morbidezza assurda, i suoi lineamenti sono decisi, ma non duri, visto che il suo viso sorride, nonostante le sue labbra non lo stiano facendo, la sua figura è snella e alta, con dei fianchi che farebbero invidia a chiunque. Sono così impegnato  a osservarlo che non mi accorgo che mi sta porgendo il libro della Austen; non do segni di vita fino quando non inclina un po’ la testa verso sinistra, regalandomi un sorriso dalla dolcezza disarmante.
Avvampo, un po’ per il suo sorriso, un po’ per l’imbarazzo dovuto al motivo del nostro ‘incontro’, la mia fastidiosa statura.
“Oh… Grazie!” mi ricordo di dire, mentre il mio volto viene avvolto dalle fiamme.
“Dovere…” sussurra.
Oh, la sua voce. Ècalda, anche se parecchio alta, e pulita, come se avesse le corde vocali di un neonato; è dolce, probabilmente quanto le labbra dalle quali viene fuori.
 
Ma acosa diavolo sto pensando?
 
Quando mi accorgo di star fissando intensamente la sua bocca, mi scuoto.
Ha detto ‘dovere’ quindi suppongo lavori qui; non sapevo cos’altro dire, glielo chiedo.
“Lavori qui? Sono sicuro di non avertimai visto, altrimenti me ne sarei ricordato.”
Arrossisce e mi rendo conto che sì, ho appena, inconsciamente, flirtato con lui, ma ne sono contento, visto che la sua pelle, imporporandosi appena, è diventata ancor più bella.
 
Oh mio Dio, sto flirtando con qualcuno che non conosco, ignorando completamente il suo essere: sono un idiota!
 
Ride leggermente adesso, probabilmente perché, rendendomi conto della mie gaffe, sono arrossito anch’io, e mi sciolgo un po’: la sua risata è cristallina e composta, signorile e elegante, niente a che vedere con quella esagerata dei Warbler che sono sicuro faranno quando gli racconterò di questo incontro con…
 
Non so nemmeno come si chiami e sto già fantasticando come una dodicenne: sono proprio un
caso perso!
 
“Non lavoro qui. Semplicemente stavo cercando questo libro per la scuola, ma sei arrivato per primo.”
La sua voce mi riporta alla realtà, ricordandomi del perché del nostro incontro.
La biblioteca, il libro della Austen, la mia altezza.
“Tienilo allora” gli dico, porgendogli il tomo. “Non ne ho davvero bisogno.”
“Ma lo hai trovato per primo…” cerca di opporsi lui.
Sto per fare qualcosa che non mi sarei mai immaginato nemmeno di pensare, ma sinceramente non ho dubbi. Voglio farlo.
Mi avvicino a lui, gli prendo la mano dal dorso, la giro con una dolcezza che non credevo di avere e poggio cautamente il volume sul suo palmo.
E sì, avevo ragione anche su questo, la sua pelle è davvero liscia e morbida.
Mi beo di quel contatto e non mi allontano; lui, fortunatamente, non sembra infastidito, né si tira indietro, nonostante stia fissando le nostre mani che ancora si sfiorano.
Quando alza il capo, realizzò che è talmente vicino al mio che posso avvertire il suo respiro arrivarmi sulle labbra.
“Hai da fare adesso? Potremmo sederci e sfogliarlo insieme.”
Sì, sì, sì, sì, oh Sì.
Sto scoppiando dentro dalla felicità, manco avessi vinto le Nazionali coi Warbler.
Non mi sembra il caso di saltellare ora davanti a lui e di fare sfogo alla mia contentezza.
Così sostituisco “Certo, mio futuro marito. Parleremo tutto il giorno e tutto la notte, se è questo che vuoi” con un semplice e sorridente “Mi piacerebbe molto, davvero.”
 
Ci sediamo e iniziamo a parlare del libro. Ad ogni parola che dico, mi convinco sempre più di aver lasciato la timidezza sul comodino questa mattina, perché lo fisso senza pudore alcuno, gli sorrido con malizia e flirto con lui continuamente.
Tocco l’apice quando dalla mia bocca esce la frase: “Gli occhi di Elizabeth dovevano essere belli almeno la metà di quanto lo sono i tuoi se a Darcy sono piaciuti così tanto.”
Arrossisce di nuovo e mi perdo a osservare ogni minimo particolare del suo volto.
Dopo poco mi chiede: “Non ti ha nemmeno sfiorato l’idea che potessi non essere gay?”.
Nella sua voce non c’è indignazione, non è offeso, al contrario mi sembra curioso e divertito.
“All’inizio sì, mi sono posto il problema, devo essere sincero, ma poi ci ho pensato su. Leggi la Austen, anzi, citandoti, ‘credi sia di una dolcezza infinita’, arrossisci di continuo per complimenti fatti da me, che sono un ragazzo, e mi hai chiesto di sederci per chiacchierare in un libro. Cosa avrei mai potuto pensare?”
“Ok, ok. Colpevole!” si dichiara, prima di scoppiare a ridere di nuovo.
 
È possibile che io mi stia innamorando della sua risata?
 
Continuiamo a parlare del libro per un po’, ma poi finiamo in discorsi completamente differenti, come la scuola, la moda e le serie TV.
Quando gli dico che sono innamorato di Brian di ‘The New Normal’, ride di nuovo, coprendosi la bocca con la mano, per evitare di guadagnarci la terza occhiataccia dall’assistente in sala.
 
Oh, mi sono decisamente innamorato della sua risata.
 
Mi accorgo che sono passate tre ore da quando ho messo piede qui, solo quando io e il ragazzo di cui non so ancora il nome, ma di cui credo di essermi preso una bella cotta, diamo uno sguardo all’orologio imponente appeso al muro.
Raccoglie di fretta le sue cose, mentre mi spiega che deve tornare a Lima e che suo padre lo sta aspettando per una cena. “È venerdì!” mi spiega.
Sta mettendo il cellulare nella tracolla, appoggiandosi sull’ampia scrivania in legno, quando gli prendo per la seconda volta la mano, e quasi mi manca di nuovo il fiato.
“Non scappare via così, dimmi almeno il tuo nome.”
La mia sembra una supplica vera e propria, e probabilmente lo è anche, ma non posso farlo scappare via così: voglio sapere almeno a chi dovrò attribuire il mio sorriso stasera, quando mi rigirerò nel letto pensando alla sua risata.
Cerca frettoloso una matita nella sua borsa e, quando la trova, tira a sé il libro che abbiamo posizionato al centro. Scrive qualcosa piegandosi un po’, mentre io osservo la pelle diafana del suo collo scoperto.
Mi guarda negli occhi per qualche secondo e penso che potrei svenire da un momento all’altro.
“Kurt, mi chiamo Kurt.” sussurra, prima di lasciarmi un bacio all’angolo della bocca e di scappare via.
 
Rimango seduto ancora un po’ a guardare la porta da cui è appena uscito.
Non è possibile, non posso essermi innamorato di qualcuno in tre ore.
 
Mi do dello squilibrato fino a sera e lo fanno anche Jeff e Nick, dopo avergli raccontato di Kurt.
Siamo in mensa quando mi chiedono cosa ha scritto sul libro della Austen.
Dio, me ne ero completamente dimenticato.
Abbandono il vassoio sul tavolo a cui stiamo cenando e salgo di corsa in camera.
Mi fiondo sul libro che ho lasciato sul letto.
 
Amo Orgoglio e Pregiudizio, ma il mio preferito rimane Ragione e Sentimento. Penso che andrò a leggerlo in biblioteca domani. Ti aspetto.
 
 
 
Oh merda! Mi sono innamorato.
 
 
Angoletto di Pè
Questa os è venuta fuori da nulla più profondo, dal niente più assoluto, ma non posso lamentarmi affatto.
Ci sto prendendo sempre più gusto a scrivere in prima persona, spero piaccia anche a voi.
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui e si sia sciroppato tutto questo.
Un bacio.

  
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