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Autore: ELE106    24/10/2012    13 recensioni
[Thorki / pre-thor] Loki è adolescente, ma il suo aspetto lo tradisce, mostrandolo ancora fanciullo; Thor è di qualche anno più grande e il suo è, senza alcun dubbio, l’aspetto di un giovane uomo. Una mattina presto i fratelli devono conferire con Odino nella sala del Trono, per discutere di un qualcosa di urgente. Loki ritarda e Thor viene mandato dal padre a sollecitare il minore.
Spazio autrice: oh santissimo cactus, me la faccio sotto… Sono molto emozionata di pubblicare questa ffc, perché è la prima volta che esco dalla mia ‘casuccia’, ovvero dal fandom Supernatural, quindi ..AIUTOOOO!!! *non si ricorda più com’è essere una pivella* Sparisco senza ulteriori chiacchiere! Buona lettura ;D
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Pairing:Thorki
Disclaimer: Loki e Thor non mi appartengono (tsé), questa è una storia di fantasia, l’autrice (??) scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright. *che poi … se Kenny (Kennet Branagh) slasha, non è che poi ci si può lamentare … ù__ù*
Beta: Ohmygod (la mia fringuellina X'D)
Trama:  Loki è ancora adolescente, ma il suo aspetto lo tradisce, mostrandolo ancora fanciullo; Thor è di qualche anno più grande e il suo invece è, senza alcun dubbio, l’aspetto di un giovane uomo; una mattina presto i fratelli devono conferire con Odino nella sala del Trono, per discutere di un qualcosa di urgente. Loki ritarda e Thor viene mandato dal padre a sollecitare il minore.


 
Né uomo, né fanciullo.
 


'Forse dovrei tagliarmi i capelli.’
 
Loki fissava distrattamente la sua immagine, riflessa nel grande specchio d’oro, che si trovava ai piedi dell’enorme letto a baldacchino. Le morbide lenzuola bianche, di prezioso raso damascato, erano ancora disfatte e la calda coperta giaceva, abbandonata scompostamente, sul pavimento.
Era mattina presto e avrebbe dovuto prepararsi in fretta, perché Odino attendeva lui e Thor al proprio cospetto, con una certa urgenza.
Conosceva bene l’argomento della discussione.

Dovrei proprio tagliarmi i capelli.’

Seduto per terra, di fronte allo specchio, con solo l’ampia veste di seta leggera a coprirgli le spalle, lasciando le gambe nude, aperte e incrociate sul davanti, Loki giocherellava con una forbice d’argento, rubata dalle stanze di un’ancella.
Erano bastati un sorriso malizioso ed una scusa di poco conto, per ingannare la giovane e distrarla, mentre il semplice incantesimo, pronunciato tra una lusinga e l’altra, materializzava il suo attrezzo nelle stanze del principe.

‘Se tagliassi i capelli, non succederebbe più.’

Non avrebbe saputo dire se si trattasse di un’affermazione o una domanda.
Sarebbe forse successo ancora e ancora, perché il suo aspetto ingannava, così come la sua lingua, e non vi era nulla che potesse fare per impedire al mondo di notare la sua diversità.
La magia più potente dei Nove Regni, non sarebbe bastata a farlo sentire meno alieno, meno…

«Loki?»

Thor entrò nelle sue stanze, dopo aver bussato più volte, senza ottenere risposta. Odino lo aveva mandato a richiamare suo fratello minore, per il ritardo, sollecitandolo a sbrigarsi e raggiungere insieme la sala del trono, dove il Padre li attendeva con impazienza.
Lo vide seduto davanti a quello specchio, con la forbice in mano ed un’espressione indecifrabile sul volto. Gli occhi spenti, assenti, così apatici che il primogenito di Odino non riuscì a celare la propria preoccupazione.  Il non comprendere le intenzioni di Loki ebbe un immediato effetto destabilizzante su di lui.
Tutto quel che l’istinto gli suggerì, fu che la scena era anomala: suo fratello aveva una potenziale arma in mano e la agitava, avvicinandosela pericolosamente alla nuca.

Velocissimo, corse al suo fianco, inginocchiandosi per strappare la forbice dalle sue esili mani, e attirando così la sua attenzione.
Loki si voltò, incrociando con gli occhi il suo sguardo, visibilmente confuso e preoccupato.

«Fratello, ma che fai? Sei impazzito?»
Gli urlò, con tono grave e autoritario. Loki odiava quel tono… e odiava i suoi capelli.

«Non pensi che dovrei tagliarli, Thor?»

Anche la sua voce era strana. Sembrava calma e tranquilla, ma quando il minore non parlava con l’abituale intonazione nobile e sicura, scandendo bene ogni parola, Thor sapeva che qualcosa lo turbava.
Gettò la forbice il più lontano possibile da loro e afferrò il fratello minore per le braccia, costringendolo ad alzarsi e sperando che, con quel gesto così brusco, si destasse da quella specie di torpore in cui sembrava essere caduto.

«Sei sonnambulo?»
Gli chiese, strattonandolo un po’ e, così facendo, la veste scese di poco dalle spalle, lasciandone scoperta una soltanto.

«Loki, che volevi fare? Perche vuoi tagliare i tuoi capelli?»

Il minore ne sfiorò leggermente una ciocca, con le dita di una mano, facendola ricadere sulla spalla nuda e continuando a fissare suo fratello negli occhi, non perdendo mai il contatto con essi, come se volesse ipnotizzarlo.
Thor si sentì a disagio, sondato fin nell’anima dalla profondità di quel verde offuscato, opaco e  minaccioso.

«Dovrei portarli come i tuoi… ormai sono troppo lunghi.»
Continuò, assente, mormorando più a se stesso che al suo interlocutore.
La chioma color dell’ebano era davvero lunga, ormai giunta quasi a fondo schiena. Loki era solito raccoglierla in una treccia, illuminata da fili d’oro, che ne seguivano le naturali onde.

Era costume dei giovani Asgardiani, prima dell’età adulta, accorciare i capelli -lasciati crescere sin dall’infanzia- per segnare l’imminente fine dei giorni adolescenziali.

Così, con i capelli completamente sciolti e disordinati, Loki sembrava ancora più acerbo di quel che era e Thor non poté fare a meno di pensare che di fronte a lui avrebbe potuto esserci un maschietto ancora infante… o una giovane fanciulla.
Il disagio aumentò, quando si accorse della veste del fratello, leggermente aperta sul davanti, e del suo sguardo, ancora fisso su di lui, ma perso in chissà quali riflessioni.

«Dovresti coprirti… »
Sussurrò piano, arrossendo un poco, mentre sfiorò i lembi del tessuto, aperti sui fianchi di Loki e, con estrema delicatezza, li congiunse tra loro, per coprirlo all’altezza della vita, sottile e magra.
Distolse lo sguardo, imbarazzato e confuso da quelle strane sensazioni di pudore e vergogna, che non credeva fosse giusto provare.

Effettivamente, non erano molte le occasioni in cui Loki si faceva sorprendere senza vestiti.
Evitava gli allenamenti come fossero gravi malanni e si arrischiava ad esporsi ai raggi solari, solo se strettamente necessario per le sue ricerche e i suoi studi.
Non era strano quindi, provare vergogna di fronte al suo corpo nudo. O forse lo era?

«Trovi che io sia strano? Che il mio corpo sia… orrendo?»

Assorto in quei pensieri inquieti e silenziosi, Thor ci mise qualche attimo in più ad elaborare la domanda del fratello minore.
Si stupì della risposta che prese forma rapidamente nella sua mente.

‘No! No Loki, sei così bello… ’

Pensò, mentre la tensione creatasi fece pompare il suo cuore sempre più forte e Thor avvertì una feroce sensazione di calore, che inevitabilmente finì per farlo avvampare, in maniera sin troppo vistosa.

«Cosa vuoi che ti risponda?»

Il principe moro lo scrutava attento, sorridendo, quasi addolcito dal fanciullesco imbarazzo di Thor.
Con lentezza, alzò il braccio e lo portò ad appoggiarsi su quello del maggiore, ancora sporto verso di lui, per trattenere con le mani i lembi della sua veste.
Aprì i palmi e fece scorrere la candida e bianca mano, lungo l’avambraccio di Thor, che rabbrividì sotto quel tocco, tanto leggero quanto innocente.
Loki non lo guardava più, fissava le loro braccia, una sopra l’altra, scorrendo con le dita verso l’alto, finché si fermarono all’altezza della spalla.

«Sono così diverso da te. Tutti lo pensano.»
Lo sussurrò talmente piano da non farsi quasi udire.

«Io non lo penso. »
Affermò Thor, con sicurezza, ancora rosso in volto, tanto da apparire quasi buffo.

«Non è solo la carnagione. Anche al tatto sei… caldo e… solido. Io non sono così.»

Un velo di tristezza, così carica di dubbi ed insicurezze da farlo quasi tremare, calò sul giovane principe, sotto gli occhi di un Thor esterrefatto, rigido come il tronco di un vecchio albero secolare, con il respiro mozzato, come per paura di interrompere, col solo suo fiato, qualsiasi cosa stesse succedendo.

«Forse è per questo… è per colpa mia.»
Pronunciando tali parole, Loki sembrò ridestarsi dal suo sogno ad occhi aperti e scattò all’indietro bruscamente, afferrandosi le vesti e chiudendosele intorno ai fianchi, al posto di Thor, che sobbalzò per lo spavento.
I suoi occhi, prima velati da pensieri oscuri e misteriosi, brillavano ora intensamente, ma duri e freddi che lame di ghiaccio.

«Ti senti bene?»
Chiese Thor, ancora stordito dallo strano ed ammaliante comportamento del fratello. Si toccò l’avambraccio, che ancora formicolava del piacevole contatto con le dita di lui, che lo avevano accarezzato poco prima.

«Lasciami ora.»
Esclamò Loki, voltandosi in modo da impedire a Thor di vederlo in viso.

«Aspettami fuori, andremo a sentire quel che Padre ha da dirci.»
 
Dando un ultimo sguardo alle spalle del fratello, ora coperte dalla veste, che si era affrettato a rimettere in ordine, Thor si incamminò pensieroso verso la porta d’ingresso. Un po’ dispiaciuto e vagamente inquieto per il bizzarro trattamento che il principe suo fratello gli aveva appena riservato.
Mille domande senza risposta appesantivano il suo animo, già tormentato da sentimenti completamente privi di controllo, involontari, ma potenti, capaci di confonderlo e turbarlo più di quanto avrebbe mai ammesso.
La pelle candida di Loki, a contatto con quella di Thor, ambrata e scottata dal sole di Asgard, sembrava ancora più pallida e liscia.

Forte dei suoi diciotto anni, il corpo del primogenito, come le sua braccia, era già protetto dalla fitta e bionda peluria, tipica degli uomini adulti.
Le braccia di Loki invece… erano glabre, così anche le gambe e il petto, come aveva appena potuto appurare.

In quale creatura effimera e lunare si stava tramutando il suo amato fratello?

Era la mancanza di allenamento a renderlo così diverso, così bello, rispetto a molti altri giovani uomini?
Cos’era quella sensazione che sentiva? Come se il cuore gli esplodesse, come se lo stomaco si contorcesse, ogni qual volta Loki lo guardava negli occhi o lo sfiorava.
Cos’era quel fuoco che gli aveva acceso le guance, alla vista della sua pelle nuda?
 
Il rumore della porta che si chiudeva alle sue spalle, celando dietro di se la schiena curva di Thor, piegato sotto il peso di pensieri poco innocenti, ebbe il potere di rilassare Loki. Subito lasciò cadere a terra la veste, dando un’ultima occhiata alla sua immagine riflessa in quel dannato specchio. Specchio che, per un attimo, lo aveva confuso ed indebolito, mostrando anche a Thor la fragilità che sentiva dentro.
Si guardò le mani un secondo, illudendosi di sentire ancora, sotto i polpastrelli, quel calore e quei dolci brividi che percorsero il suo corpo, nell’istante in cui avevano sfiorato la pelle di Thor.

«Solo tu potrai, fratello.»
Mormorò, rivestendosi con cura e serafica calma, mentre l’oggetto dei suoi pensieri, Thor, camminava nervosamente avanti ed indietro, fuori dalle sue stanze, ansioso ed impaziente dell’arrivo del minore.
 
Nell’istante in cui Loki aprì le porte, elegantemente fasciato dal suo abito verde e nero, con il casco dorato sotto il braccio destro, dritto e fiero -come se tutto quel che era appena successo non fosse mai avvenuto- il suono di passi svelti e pesanti, alternato al tintinnio di armature e catene, distrasse i due principi, che si voltarono insieme in quella direzione.

Un gruppo di guardie marciava spedito verso di loro, anch’esse dirette alla sala del Trono, scortando con sé un soldato, che urlava e si contorceva, saldamente costretto da catene, che ne bloccavano ogni possibile fuga.
Visibilmente sporco di sangue, con gli abiti logori e stracciati, il soldato era stato certamente punito con pesanti torture, per un qualche crimine commesso e Thor capì che questo doveva essere l'oggetto della riunione che Odino aveva indetto.

La curiosità prese il sopravvento e il biondo principe si mosse per seguire le guardie, ansioso di arrivare al dunque e scoprire finalmente il motivo di tanto mistero.
Non si voltò per accertarsi che Loki lo seguisse e non vide nemmeno con che occhi malvagi il più giovane guardò quell’uomo.


Mai, nella sua vita, Loki aveva provato un tale senso di umiliazione ed impotenza, come in quelle poche ore, precedenti l’imbrunire della notte appena trascorsa, quando il soldato, ora in catene, lo aveva sorpreso in biblioteca da solo e aveva chiuso a chiave i portoni.
Una volgare lussuria, incendiava quegli occhi annebbiati d’alcool e lo Loki la vide, come vide l’uomo avvicinarsi, traballante, guardandolo come si guarda un qualcosa di… sporco. Bramandolo come si brama una qualsiasi sgualdrina da due soldi.

Mai avrebbe capito, Loki, cosa avesse intenzione di fare quel soldato e con quale ardito coraggio potesse anche solo aver sperato di riuscire nei suoi deplorevoli intenti.
Soltanto il momentaneo stordimento, dovuto all’averlo colto di sorpresa, permise all’ubriaco di sfiorare il corpo del Principe, anche solo per un istante.

Non fu quello a turbare Loki, non l’assurdo e vile tentativo d’aggressione, quanto le parole che pronunciò e il raccapricciante e osceno modo in cui le disse.

«Guarda che splendore sei! In quanti hai stretto tra quelle cosce?»

Non continuò oltre, perché Loki zittì quell’immonda voce, solo ondeggiando una mano e mozzandogli la lingua con la semplice magia di un mediocre incantesimo, noto anche al più infido e meschino mago di Asgard.
Non si meritava altro, quell’animale senza vergogna, senza un briciolo d’onore o rispetto.

Le urla strazianti del soldato, attirarono le guardie in biblioteca e non ci volle molto perché a tutti fosse chiaro l’immane crimine del quale voleva macchiarsi.
Lo trovarono sanguinante, sdraiato sul pavimento, mentre si raggomitolava su se stesso, tenendosi le labbra con entrambe le mani, per arginare la forte emorragia in corso.
La cinta dei pantaloni e un paio di bottoni già aperti, scoprivano le parti intime, in modo che fosse ben visibile a tutti il suo stato.
Loki, in piedi di fronte a lui, lo osservava freddo, senza muovere un muscolo, né tradire alcuna emozione.

«Portatelo via. Che venga punito, per aver oltraggiato sé stesso e il suo principe.»
E così ordinando, lasciò la biblioteca col solito passo altero e sicuro, a testa alta, senza degnare nessuno di uno sguardo, senza mai voltarsi indietro.
 
Si ritrovò ad affrettare il passo, sempre di più, man mano che si avvicinava alle sue stanze.
Lo stomaco in subbuglio ed un feroce senso di nausea lo obbligarono a correre veloce, una volta arrivato vicino alla sua porta. La spalancò con furia, per gettarsi al suo interno e chiudersi alla spalle anche la vergogna che sentiva montare dentro, insieme alla rabbia.
Si piegò in avanti, tenendosi saldo l’addome con un braccio e sentendo pungere gli occhi, colpa delle lacrime che premevano per uscire.

Non dormì quella notte, ma pensò.
Pensò fino a non aver più domande da farsi. Pensò finché non riuscì a dare una risposta a tutte.

Poi capì.
Quando si fermò davanti a quello specchio e vide la figura del gracile fanciullo che vi era riflessa, Loki capì che era colpa sua e del suo aspetto.
Si osservò, gli occhi arrossati per il pianto, il lieve tremore del suo corpo magro, la veste larga che gli cadeva addosso.
E i capelli... senza quella treccia a raccoglierli, Loki osservò i capelli sparpagliati sulle spalle, arrivare fino alla vita.

Li vide accentuare un paio d’occhi chiari, troppo grandi per essere quelli di un ragazzo.
Li vide enfatizzare la pelle bianca, troppo pallida per essere quella di un ragazzo.
Li vide lunghi… troppo lunghi per essere quelli di un ragazzo, e capì che doveva tagliarli.
Il suo aspetto tradiva la fragilità del suo cuore e del suo animo.

Doveva mascherarla, per impedire a chiunque di vederlo per quel che era e di fargli del male.
‘Dovrei tagliarmi i capelli.’
Pensò e ripensò, con quella forbice in mano, non trovando mai il coraggio di farlo davvero.

‘Ma a Thor piacciono.’
Si ritrovò a ricordare.

Suo fratello maggiore glielo disse, tempo fa, e lui si era sentito bello per la prima volta. Non diverso, non strano, non infante, né simile ad una fanciulla, solo… bello.
Vide la sincerità negli occhi di Thor e ricordò di avergli regalato un largo sorriso, in risposta, cercando di convogliare in esso l’enorme ‘grazie’ che avrebbe voluto urlargli, saltandogli al collo.

Poi però, ricordò anche che Thor non glielo aveva mai più ripetuto e che tanti anni erano passati. Ricordò che loro erano cresciuti e, con loro, anche quei capelli che, forse, erano semplicemente troppo lunghi.
Si promise così di tagliarli, non appena le sue stupide mani avessero finito di tremare, rendendogli difficile tale necessario compito.

Se Thor non lo avesse sorpreso, era quasi certo che sarebbe riuscito a farlo.
Se Loki non fosse felice, in fondo, che l’avesse scoperto.
Se Thor non lo avesse guardato… così.
Se Loki non desiderasse quello sguardo, puntato su di se, sempre.
Se Thor non avesse la pelle così calda.
Se Loki non fremesse ogni volta che la toccava.
Se i capelli di Thor non fossero così biondi.
Se a Loki non piacesse quel vistoso contrasto, quando si trovavano l’uno di fianco all’altro.

Perché il suo aspetto ingannava tutti, tranne Thor.
E se lo avesse plasmato, mascherato, cambiato, forse a Thor non sarebbe più piaciuto.
E decise, semplicemente, che non si sarebbe privato di questo.
Del modo in cui Thor lo guardava, seppur sbagliato e poco fraterno.
Del desiderio che celava per lui, ormai quasi impossibile da contenere, a quell’età.
 

Arrivati al cospetto di Odino, Loki camminava dietro Thor, come faceva sempre e come probabilmente avrebbe sempre fatto. La sua totale attenzione sulle spalle del maggiore, piuttosto che sull’imponente figura del Padre degli Dei.
Loki si guardò ancora la mano con la quale, poco prima, aveva accarezzato il braccio di Thor. Se la portò alle labbra e la baciò, sperando di sentirla ancora calda.

«Solo tu potrai, fratello.»
Ripeté, bisbigliandolo appena. Perché da solo nelle sue stanze, Loki aveva deciso che solo Thor avrebbe potuto toccarlo, da quel giorno per tutti quelli a venire.

Odino parlò, facendo risuonare la sua voce imperiosa all’interno dell’immenso salone, e calamitando così l’attenzione dei presenti su di sé.
Il soldato gridava e spergiurava sempre più forte, conscio della fine che avrebbe fatto di lì a breve.

«Piccolo verme! E’ stato lui! Lui mi ha fatto un maleficio.»
Sbraitava, piangendo ed insieme inveendo contro il giovane principe, che lo osservava distante, sorridendo con cattiveria e superiorità, a quell’uomo che lo aveva reso debole, anche se solo per un attimo. Dispiaciuto nel constatare che i guaritori avevano rimesso al suo posto, quella lurida lingua depravata, che Loki aveva -così abilmente- provveduto a 'purificare'.

Odino pronunciò la sentenza di morte, articolando le accuse delle quali veniva riconosciuto colpevole, mentre Thor ascoltava impietrito, furibondo, voglioso solo di sfogarsi sull’infame che aveva osato anche solo tentare di nuocere a suo fratello.

«Bestia! Non dovresti nemmeno guardarlo!»
Ringhiò Thor, in direzione del soldato, distrutto e agonizzante di paura, mentre il cielo di Asgard urlava con lui, riflettendo la rabbia del Dio del Tuono.

L'uomo venne scortato nuovamente nella sua cella, in attesa dell’esecuzione, mentre Loki osservava suo fratello, furente, provando un sottile quanto eccitante piacere, nel sentirsi oggetto di tanta attenzione e senso di protezione da parte di Thor.

Rimasti soli nella sala del Trono, i membri della casata reale sprofondarono nel più ostinato dei silenzi, ciascuno vittima o beneficiario dei propri pensieri.
Ma Odino non aveva ancora finito, poiché entrambi i suoi figli erano presenti per una ragione ben precisa.

«Thor»
Esclamò il Re, riportando lo sguardo del maggiore su di sé.
«Ti impegnerai perché il principe Loki, tuo fratello, partecipi regolarmente alle esercitazioni di combattimento, come sarebbe suo dovere,
e ti assicurerai che non trascuri nessuna delle attività volte a potenziare e rafforzare il suo fisico.»

«Padre!»

Loki non si trattenne dal gridare di rabbia e frustrazione, scandalizzato e profondamente ferito da quelle parole, sentendosi additare per colpe che si era tanto sforzato da solo di non darsi.
Thor gli fu vicino in un secondo, appoggiandogli una mano sulla spalla per calmarlo.

«Figlio mio… »
Continuò il re, addolcendo di poco il tono della voce.
«Non hai colpe, ma capirai presto che un re… deve averne anche l’aspetto.»
Così dicendo, Odino chinò il capo, stanco, spossato, distrutto dalla durezza delle sue stesse parole, seppur conscio che era suo dovere dirle.
I suoi figli sarebbero presto diventati uomini e non ci sarebbe più stato lui a proteggerli.
Doveva forgiarli e permettere ad entrambi di difendersi da soli, contro ogni genere di male, specialmente quelli subdoli e moralmente deprecabili.
Lasciò la sala del trono, con Thor e Loki ancora fermi nella medesima posizione.

Incredulo di fronte a così poca misericordia e compassione da parte di suo padre, Loki si interrogava senza sosta.
Era dunque colpa del suo aspetto minuto?
Aveva ragione?
Era colpa dei suoi maledetti capelli lunghi? Delle mani affusolate e sottili? Della pelle così bianca?
Si tormentava, non riuscendo a smettere di tremare di collera, sotto gli occhi amareggiati di Thor, che non lasciò mai il suo fianco, attendendo con pazienza che le sue ire si placassero.

«Fratello?»
Sussurrò infine il maggiore, appoggiando due dita sotto il mento di Loki, per invitarlo ad alzare il capo e guardarlo in volto.
«Il vecchio si sbaglia!»
Sorrise, beffardo.
«Non ti ci vedo tutto muscoli e pelle bruciacchiata. Poi… a me piaci di più così!»

Anche Loki gli sorrise, come il lontano giorno in cui gli disse di amare i suoi capelli lunghi, con la stessa identica gratitudine, marchiata a fuoco nel proprio cuore.
Sorrise perché Thor era arrossito di nuovo, ritraendo la mano che gli aveva portato al mento.
Loki sorrise ancora… e lo baciò.
Improvviso e svelto, afferrandolo per il colletto dell’armatura e riportandoselo vicino, prima che il maggiore si allontanasse da lui per lasciare la sala del trono.
Un bacio timido ed incerto, a fior di labbra, pochi secondi appena.

«Grazie»

Con quel sussurro appena accennato, Loki appoggiò delicatamente la fronte contro quella del maggiore, promettendo a sé stesso e al suo cuore impazzito, di appartenergli incondizionatamente, per sempre.
 
Solo da Thor si sarebbe lasciato toccare, perché il tocco di Thor non era volgare, né sporco, né sbagliato. Perché era l’unico tocco di cui gli importasse davvero e perché, se mai Thor avesse voluto, Loki sapeva che gli avrebbe donato ben altro che un semplice bacio.
 
 



Fine.                       
 
 
 
Note: sta fan fiction è un casino!! Ma si capisce qualcosa?? No, giuro, non lo riesco a giudicare!! Oh cielo, sto proprio a posto! X’D Grassssssie a tutti per aver letto! E’ lunghissima e non riuscivo manco a finirla decentemente, quindi l’ho finita e basta… così... troncata selvaggiamente. Abbiate pietà! 

   
 
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