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Autore: Soly_D    24/10/2012    10 recensioni
10^ classificata al contest "Un proverbio giapponese anche per te" indetto da Luana Chan
Non seppe stabilire quanto tempo fosse passato. Secondi, minuti, ore?
Le labbra di Usop non avevano ancora incontrato le sue, il che significava solo una cosa. «N-non vuoi baciarmi?».

[Usop/Kaya]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaya, Usop
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Soly Dea
Fandom: One Piece
Titolo: Just a kiss
Personaggi/Pairing: Usop/Kaya
Lunghezza storia: one-shot
Generi: sentimentale, romantico
Rating: verde
Note dell’autore: Questa fanfiction partecipa al contest Un proverbio giapponese anche per te di Luana Chan con il proverbio n 5. “Domandare non costa che un istante di imbarazzo, non domandare essere imbarazzati per tutta la vita.”
Il mio debutto nel fandom: l’ingenuità di una fanciulla alle prime armi e la semplicità di un simpatico bugiardo da sempre innamorato di lei. Spero possa piacere, vorrei sapere cosa ne pensate.



Just a kiss

Principesse rinchiuse in castelli sperduti, cavalieri pronti ad affrontare draghi malvagi pur di trovare la propria anima gemella, streghe vecchie e rugose che al momento opportuno sanno trasformarsi in bellissime fate dal viso angelico, gnomi o giganti, mele avvelenate o semi in grado di far crescere piante altissime in pochi secondi, polvere magica o sfere di cristallo, inganni e trappole, pericoli e fughe, incantesimi e maledizioni, boschi incantati o foreste tenebrose: favole tutte diverse l’una dall’altra e uniche nel loro genere, capaci di far emozionare o provare paura, di far battere il cuore o di far accapponare la pelle, favole in grado di far sognare e di dare speranza anche nelle situazioni più complicate.
«...E alla fine, il principe baciò la principessa».
In ogni favola che avesse letto, Kaya vi aveva trovato la stessa identica frase.
Cos’era, poi, un bacio? Un autore famoso lo aveva paragonato a un giuramento fatto più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che vuol conferma, un apostrofo rosa tra le parole “t'amo”, ma lei non aveva mai letto niente sul perché e sul come. E a chi chiedere, se non all’unica persona che conosceva più cose dei libri e della quale si fidava ciecamente? Sarebbe stato parecchio imbarazzante, ma voleva bene ad Usop e avrebbe sconfitto l’imbarazzo pur di dimostrargli quanto tenesse a lui.

Con le gambe penzoloni sul ramo dell’albero che ogni giorno era costretto a sopportare il suo peso, Usop se ne stava seduto a guardare di nascosto Kaya intenta a leggere un libro nel suo letto.
Gli occhi scuri divoravano una riga dopo l’altra, mentre i capelli biondi le ricadevano delicatamente sulle esili spalle cinte da una semplice vestaglia bianca: era così bella e luminosa, che quasi gli dispiaceva doverla richiamare per il loro appuntamento quotidiano. Ma il ragazzo sapeva quanto le sue storie, tanto impensabili quanto realistiche, facessero bene alla salute dell’amica e, con un leggero movimento del busto, fece scricchiolare il ramo.
Avvertito il rumore, Kaya poggiò il libro sul comodino e scese subito dal letto, precipitandosi sul davanzale con il sorriso stampato sulle labbra.
«Usop, finalmente!».
Il ragazzo si sporse maggiormente verso la finestra e Kaya gli cinse il collo, abbracciandolo con quella delicatezza che da sempre la caratterizzava.
«Mi aspettavi?».
La biondina arrossì lievemente, abbassando lo sguardo, e Usop sorrise di rimando.
«Allora, cosa vuoi che ti racconti oggi?».
Kaya rialzò lo sguardo verso l’amico e trovò il coraggio per andare avanti.
«Una favola», rispose timidamente.
Usop aggrottò la fronte e si portò una mano ai folti capelli corvini, grattandosi la testa con fare impacciato. «Una favola? E perché mai?», chiese incredulo. «Ero sicuro che preferissi le storie sui pirati...».
«Sì, ma ogni tanto è bene cambiare. Non pensi anche tu?».
Usop annuì, non potendo resistere al sorriso speranzoso dell’amica.
«C’era una volta una principessa...», cominciò il suo racconto con fare dapprima insicuro che si fece man mano più disinvolto.

Usop parlava e Kaya lo fissava attentamente, stando attenta ad ogni minimo cambiamento d’espressione e assorbendo ogni singolo particolare della storia. Immaginava che la principessa fosse lei, che Usop fosse il suo prode cavaliere, che Kuro si trasformasse nel drago sputafuoco e che la sua villa diventasse una fortezza impenetrabile.
«Il principe baciò la principessa e...».
«Aspetta!», lo bloccò la ragazza mettendogli le mani davanti al viso.
Usop, sempre più sorpreso, si adagiò sul ramo dell’albero e stette ad ascoltare.
«Spiegati meglio, spiegami cos’è un bacio».
Il ragazzo ingoiò a vuoto e poi tossì ripetutamente per camuffare l’imbarazzo.
«Un bacio? Ecco... io... non so se... non so come descriverlo».
Inventare storie sui pirati era molto più semplice.
«E allora... fammelo vedere!», propose Kaya non senza un leggero rossore in viso.
Il ragazzo sgranò gli occhi, mentre il cuore cominciava a battere più forte e il suo stomaco si contorceva in una morsa piacevole.
«N-ne sei sicura?».
La biondina annuì, sporgendosi dal davanzale, e aspettò che l’amico facesse la prima mossa.
Usop, dal canto suo, non sapeva proprio come fare. Non aveva mai baciato una ragazza, ma la possibilità di farlo proprio con Kaya lo allettava parecchio.
Allungò le braccia verso la ringhiera del balcone e atterrò davanti a Kaya con un balzo veloce.
Dopo una risatina isterica, dovuta all’imbarazzo, prese un respiro profondo e provò ad avvicinarsi alla biondina con lentezza disarmante.
Kaya chiuse istintivamente gli occhi, avvertendo il respiro di Usop che già le solleticava il viso. Ingoiò a vuoto e si fece coraggio, attendendo con ansia il momento in cui le labbra di lui avrebbero sfiorato le sue. Chissà che sapore avrebbero avuto, chissà quali effetti avrebbe scaturito quel bacio in lei... Ancora pochi secondi e avrebbe scoperto tutto, ancora uno sforzo e la sua attesa sarebbe stata ripagata con ciò che tutte le principesse aspettano dai loro cavalieri.
Non seppe stabilire quanto tempo fosse passato. Secondi, minuti, ore?
Le labbra di Usop non avevano ancora incontrato le sue, il che significava solo una cosa.
«N-non vuoi baciarmi?».
Kaya aprì gli occhi, rivelando un misto di sorpresa e delusione.
Usop se ne stava immobile, con il viso vicinissimo a quello della biondina e la bocca spalancata.
«Non è questo», rispose con un sorriso amaro.
«E allora cos’è?».
Il ragazzo si grattò la testa, imbarazzato, e indicò con un dito il particolare più evidente del suo viso.
«Il tuo naso?», chiese Kaya confusa.
«Mi impedisce di baciarti», spiegò lui con una nota di tristezza. «E’ troppo lungo!».
Kaya inarcò un sopracciglio, poi si portò una mano alla bocca e scoppiò a ridere.
«Non è divertente», replicò Usop, imbarazzato.
La biondina smise di ridere, poi accarezzò una guancia del ragazzo e gli sorrise affettuosamente.
«Su, va bene così. In fondo, non esistono solo i baci per dimostrare quanto si voglia bene ad una persona!».
Usop annuì, ancora un po’ imbarazzato, e la abbracciò forte.
«Ti ho mai raccontato di quella volta in cui il mio naso mi ha protetto dall’attacco dei nemici?».
E Kaya si mise comoda per ascoltarlo, perché le storie di Usop valevano molto più di un semplice bacio.



  
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